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    Proprieta' analgesiche dello xenon

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    Nella prima sezione della tesi, sono analizzate e discusse le basi fisiologiche della percezione dolorifica, mettendo in risalto la sua natura multiforme e quindi la sua influenzabilità da parte di innumerevoli fattori. Nella seconda parte, si prendono in esame i mediatori periferici e i neurotrasmettitori della via nocicettiva, con l’analisi dei loro recettori e quindi, per ciascuno di essi, il possibile ruolo nella modulazione del dolore, con particolare riferimento al glutammato e ai recettori NMDA. Nella terza ed ultima sezione, sono presentati e analizzati gli studi che evidenziano il ruolo dello xenon nella modulazione della via nocicettiva, i meccanismi d’azione e quindi i sistemi influenzati, nei modelli animali e nell’uomo, concludendo con possibili applicazioni cliniche nel trattamento del dolore acuto e cronico

    Ruolo di nuovi biomarcatori nella diagnosi e trattamento di sepsi e shock settico

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    La sepsi e lo shock settico hanno al giorno d’oggi un’incidenza crescente e sono una causa importante di morbilità e mortalità, sia nelle terapie intensive sia nei reparti di degenza ordinaria. Le cause di questo aumento dell’incidenza sono da ascrivere ad un invecchiamento della popolazione generale, un maggiore utilizzo di dispositivi invasivi soprattutto vascolari, la presenza di infezioni nosocomiali e la relativa antibioticoresistenza, terapie immunosoppressive prolungate, e – non da ultimo – una migliorata accortezza diagnostica dovuta ad una maggiore consapevolezza medica della problematica, sulla base di linee guida recentemente pubblicate. La sepsi se non trattata evolve naturalmente in shock settico, che è una condizione a rischio di vita con oltre il 40% di mortalità intraospedaliera. I pazienti che sopravvivono possono avere pesanti ricadute sul loro stato generale e sulla qualità di vita una volta dimessi dall’ospedale. Così come un precoce riconoscimento di un infarto miocardico acuto implica una maggiore quota di miocardio risparmiato, un precoce riconoscimento della sepsi significa maggiori probabilità di sopravvivenza e maggior numero di vite salvate. Per questo, è fondamentale iniziare precocemente la terapia, sia di supporto che antibiotica, la quale andrà successivamente variata in modo da risultare mirata al germe infettante e ridurre le probabilità di sviluppo di resistenza. In questo scenario è possibile inserire l’uso di biomarcatori di infezione e di disfunzione d’organo al fine di rendere la diagnosi specifica sempre più precoce e valutare la risposta alla terapia, possibilmente con sensibilità e specificità idonei a prendere fondatamente delle decisioni cliniche. Fra questi, la procalcitonina è un marcatore di infezione batterica ormai presente nella diagnostica routinaria di molte realtà come pronto soccorso, corsie e terapie intensive, usata come traccia diagnostica e di follow up della terapia. L’attività endotossinica (EAA), qualora positiva, rappresenta un biomarcatore affidabile di infezione da germi gram negativi i cui livelli, in base alla letteratura disponibile, correlano con la mortalità e con la necessità di terapie ulteriori. Il brain natriuretic peptide (BNP) rappresenta un biomarcatore di disfunzione cardiaca, anche questo utile per diagnosi e soprattutto per follow up di scompenso cardiaco, anche in questo caso correlato con la mortalità e la necessità di terapie ulteriori. Tuttavia, il loro ruolo predittivo preciso deve essere contestualizzato al tipo di paziente, alle altre variabili cliniche di uso routinario e soprattutto alla capacità di compenso del paziente. Pertanto è stato condotto uno studio clinico con l’obiettivo di correlare parametri ematici routinari (conta dei globuli bianchi, proteina C reattiva, conta piastrinica) con marcatori di infezione e di performance cardiaca (EAA e BNP), contestualizzare il valore di queste correlazioni nella gestione dei pazienti settici, e valutare la loro influenza sull’outcome. In questo studio osservazionale prospettico sono stati reclutati 15 pazienti critici con segni clinici di sepsi e almeno un dosaggio EAA entro 6 ore dal ricovero in terapia intensiva. Sono state determinate correlazioni tra età, sesso, tipo di infezione, livelli di biomarcatori (BNP, proteina C reattiva, procalcitonina, globuli bianchi e delle piastrine), così come livelli di EAA con misure di outcome (per esempio, la durata della degenza, la necessità di terapie sostitutive renali (CRRT), mortalità intra-ospedaliera e mortalità a 30 giorni). Nessuna differenza statisticamente significativa è stata rilevata tra il livello EAA e la mortalità a 30 giorni. La mortalità non è risultata significativamente più elevata per le donne (57%) rispetto agli uomini (50%), p = 1. L’età avanzata è risultata correlata ad una maggiore necessità di CRRT (p = 0,022). I pazienti con livelli di EAA inferiore a 0,6 hanno mostrato valori di BNP più bassi con una correlazione moderata (ρ = 0,39). Una correlazione significativa è stata rilevata tra i livelli di BNP e conta leucocitaria (p = 0,033), e tra mortalità intra-ospedaliera e conta piastrinica (p = 0,029). I pazienti che hanno ricevuto CRRT avevano livelli significativamente più elevati di BNP (p = 0,004). La conta leucocitaria ha correlato anche con la necessità di CRRT (p = 0,021). Anche se non significativo, è stato rilevato un trend di correlazione tra età e durata della degenza (ρ = 0,436), e tra età e conta leucocitaria (p = 0,054). In conclusione, si dimostra che il valore diagnostico e prognostico dei dati routinari di terapia intensiva correlati con nuovi biomarcatori, deve essere adattato per ogni paziente settico in base alle loro malattie di base, disabilità e riserva funzionale al fine di giustificare trattamenti intensivi e razionalizzare le risorse disponibili

    Early identification of acute kidney injury after bariatric surgery: Role of NGAL and cystatin C

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    Background: The aim of our study was to evaluate plasmatic and urinary NGAL and serum cystatin C as early diagnostic markers of acute kidney injury in obese patients undergoing bariatric surgery. Methods: For this this prospective observational study, we recruited 23 patients undergoing gastric by-pass or sleeve gastrectomy, and admitted to the Low Dependence Unit after the surgery. Plasma NGAL (pNGAL), urinary NGAL (uNGAL), serum cystatin C, serum creatinine, and serum urea were measured before surgery as well as 10 h and 24 h after surgery. Mean values of pNGAL, uNGAL, cystatin C, creatinine, and urea concentrations of pre- and post-surgery periods were compared using Student’s t test for paired data. We also evaluated the presence of correlation between modifications of NGAL and cystatin C after surgery and fluid balance, hydration (ml/kg) and diuresis using Pearson’s coefficient of correlation. Results: No patient developed AKI according to the AKIN criteria. pNGAL was significantly higher at T10th than T0(p=0.004). There was no significant difference between uNGAL at T0 and T10th (p=0.53) and between uNGAL at T0 and T24th (p=0.31). uNGAL at T24th was significantly higher in comparison to T10th (p=0.024). uNGAL concentrations were normal in all patients at every time step. Cystatin C concentration did not increase after surgery. Serum creatinine level was significantly higher at T48th, despite being still within the normal range, when compared to T0 (p=0.038). Conclusion: Our study shows that pNGAL can reflect mild tubular damage as its levels increase within a few hours from surgery and return to normal limits afterwards. Concerning uNGAL, there is a minimal increase at T24th, when NGAL concentration in plasma has already decreased. Serum cystatin C does not show any relevant kidney changes, or at least, no more than those ones shown by pNGAL

    Coupled plasma filtration adsorption improves hemodynamics in septic shock

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    Purpose: Septic shock involves a dysregulation of the immune response to an infection. This may lead to hemodynamic dysfunction and multiple-organ failure. The main aim of this study was to evaluate the effect of coupled plasma filtration adsorption (CPFA) on the hemodynamic profile in patients with septic shock. Materials and methods: We retrospectively analyzed data from 21 adult patients admitted to the intensive care unit with a diagnosis of septic shock, comparing data between pre-CPFA and post-CPFA treatment. They received a maximum of 5 cycles of treatment. Results: Coupled plasma filtration adsorption treatment was associated with a significant increase of mean arterial pressure (P < .001), reduction of the vasoactive/inotropic requirement (P = .007), and renal improvement. In patients with leukocytosis or leucopenia, the leukocyte count was restored to a reference range of values. Conclusion: Treatment with CPFA improves hemodynamic parameters in septic shock patients, ameliorating organ failure
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