20 research outputs found

    Hemorrhage from primitive rectal varices in patient with idiophatic thrombosis of portal vein: case report

    Get PDF
    Introduction. Rectal varices, primitive or secondary to hypertensive or thrombotic disorders of mesenteric-portal circle, represent an uncommon cause of lower digestive bleeding. The presence of rectal varices associated to idiopathic venous portal thrombosis represents a distinct nosologic entity, with important clinical and therapeutic problems related to it. Case report. Patient of young age, with positive anamnesis for primitive rectal varicies, admitted to our department for a serious rettorragy. The laboratory underlined moderate anaemia and the endoscopy documented the presence of multiple rectal varices, without evident signs of bleeding; the endoscopy documented the presence of two esophageal small varicose cords F1. The hepatobiliary sonography and the portography showed the massive thrombosis of the portal vein. The new serious episode of rectal bleeding induced us to subject the patient to a surgical operation of Hartmann recto-sigmoid resection. Conclusion. Because of the slight number of reported cases of primitive rectal varices and because of the scattering of many dates it’s difficult to draw an univocal diagnostic and therapeutic algorithm. Clinical framing and subsequent therapeutic approach rise often up from personal experience rather than well defined guidelines. The treatment is controversial, time by time many therapeutic options are reported either conservative or interventist. The failure of conservative therapy and the recurrent episodes of bleeding give indication to surgical treatment, that is represented by Hartmann colonic resection and/or the porto-systemic shunts in the cases of portal hypertension; in our case we made colonic resection sec. because of lapsed performing status of the patient

    Acute acalculous cholecystitis during the course of primary Epstein-Barr virus infection: a new case and a review of the literature

    Get PDF
    OBJECTIVE: The aim of this study was to describe a case of acute acalculous cholecystitis occurring in the course of primary Epstein-Barr virus (EBV) infection. METHODS: The clinical features of the case were analyzed and compared to those of three other similar cases reported in the international literature. RESULTS: All cases occurred in European females with cholestatic hepatitis, presented with gallbladder wall thickening, and recovered uneventfully without the need for surgical intervention. CONCLUSIONS: Acute acalculous cholecystitis may occur during the course of acute EBV infection, especially in patients with cholestatic hepatitis. Clinicians should be aware of the possible involvement of the gallbladder during EBV infection to avoid unnecessary invasive procedures or the overuse of antibiotics

    Validità dell'associazione citologica da abrasione-biopsia endoscopica nella diagnostica dell'apparato digestivo alto

    No full text
    La citologia da abrasione e La biopsia endoscopica sono state praticate su 97 pazienti. Nei 44 casi di carcinoma gastrico, accertati con l’esame istologico sui pezzi operatori, la citologia da abrasione ha dato risultati positivi nel 77% e la biopsia endoscopica nell’86%. Con le due tecniche associate la positività diagnostica ha raggiunto il 96%. Nel caso di adenocarcinoma della flessura duodeno- digiunale solo la citologia è stata positiva. Inoltre gli autori hanno evidenziato metaplasia intestina le associata a carcinoma (47%), ad ulcere gastriche benigne (52%) e ad esofagiti postoperatorie. Gli autori sottolineano l’importanza dell’abbinamento citologia da abrasione-biopsia endoscopica nelle lesioni sia tu morali che non neoplastiche del tratto digestivo alto ai fini di una migliore accuratezza diagnostica. Inoltre sottolineano l’elettività dell’indagine citologica nelle lesioni neoplastiche ostruttive

    Implicazioni diagnostiche e terapeutiche in due casi di tumori cistici del pancreas: mucinoso e sieroso

    Get PDF
    I tumori cistici del pancreas comprendono, come è noto, un gruppo patologicamente eterogeneo ed alquanto raro di neoplasie che manifestano, peraltro, molti aspetti clinici in comune; essi costituiscono il 10% circa di tutte le lesioni cistiche pancreatiche e l’1% di tutte le forme neoplastiche, avendo così un ruolo importante nell’ambito della chirurgia d’organo. Allo stato attuale vengono distinte due categorie di tumori cistici: la forma sierosa fondamentalmente benigna e quella mucinosa potenzialmente maligna o con caratteristiche di malignità già al momento della diagnosi. Essendo queste neoplasie ancora di difficle interpretazione preoperatoria, è necessario che l’iter diagnostico sia sempre accurato allo scopo di modulare il trattamento chirurgico che si avvale in ogni caso del responso dell’esame istologico estemporaneo, che deve essere sempre fatto su un numero sufficiente di sezioni del tumore. Gli Autori, alla luce di due casi di tumori cistici del pancreas osservati, dopo ampia revisione della letteratura, discutono sulla validità della diagnostica radiologica per immagini ed in particolar modo dell’esame ecografico con mezzo di contrasto, del dosaggio dei markers tumorali specifici e dell’esame istologico supportato dall’immunoistochimica nella caratterizzazione di queste neoplasie, ai fini di un migliore approfondimento sulla conoscenza biologica di una patologia rara e particolarmente interessante

    Su di un caso di neoplasia maligna primitiva multipla

    No full text
    Introduzione: Con il termine di neoplasie maligne primitive multiple ci si riferisce ad un gruppo di tumori primitivi ad insorgenza autonoma in differenti organi e tessuti. Case report: Gli Autori descrivono il caso di una paziente che ha sviluppato nell’arco di 31 mesi, 5 tumori maligni, 3 sincroni e due metacroni. Discussione: Gli Autori, analizzando la classificazione e la patogenesi di questi tumori, sottolineano l’importanza di un attento foilow-up oncologico in questi pazienti ed enfatizzano il ruolo dell’inquadramento nosografico nel progettare l’approccio terapeutico più razionale

    La colecistite acuta nell'anziano: trattamento combinato mediante colecistostomia percutanea ecoguidata e colecistectomia laparoscopica intervallata

    No full text
    Introduzione: Il trattamento della colecistite acuta nel paziente anziano è ancora oggi oggetto di dibattito, con particolare riguardo al timing chirurgico ed al ruolo della laparoscopia. Pazienti: Dal Gennaio 1994 al Giugno 2002 abbiamo osservato 27 pazienti di età > ai 70 anni affetti da colecistite acuta calcolotica.In tutti i casi è stata effettuata, entro 12 ore dall’esordio acuto, una colecistostomia percutanea eco-guidata. 25 pazienti (92, 6%) sono stati sottoposti, in 15 casi (60%) entro 5 giorni ed in 10 (40%) entro 8 giorni, a colecistectomia laparoscopica. In 2 pazienti (7, 4%), ad alto rischio operatorio, abbiamo optato per un trattamento conservativo. Risultati: La colecistostomia percutanea ecoguidata è stata eseguita con successo in tutti i pazienti, senza morbilità maggiore o mortalità e la completa risoluzione dei sintomi clinici è stata ottenuta entro 48 ore. La percentuale di conversione della laparoscopia è stata del 20%: 13, 3% nei pazienti sottoposti a chirurgia entro 5 giorni e 30% nel gruppo operato entro 8 giorni (p> O, 05). La morbilità postoperatoria è stata del 24% , risultando maggiore (40% vs 15%) nei pazienti in cui è stata necessaria la conversione (p> 0, 05); la mortalità è stata del 4%. La degenza media è stata di 11 giorni nei pazienti in cui la laparoscopia è stata condotta a termine con successo e di 21 in quelli in cui è stata necessaria la conversione (p<0, 001). Conclusioni: Il trattamento più razionale nei pazienti anziani affetti da colecistite acuta calcolotica è rappresentato dalla colecistostomia percutanea eco-guidata seguita, entro 5 giorni, dalla colecistectomia laparoscopica utilizzando un’insufflazione addominale massima di 12 mmHg ed una inclinazione del letto operatorio di 10-l5°
    corecore