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    Linee guida di idrogeologia: approccio ai progetti

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    Da Cap. Introduzione: Lavorare in idrogeologia significa studiare il moto delle acque sotterranee, la geometria degli acquiferi, la dinamica dell’interazione fra acque sotterranee di differenti acquiferi e fra queste e le acque superficiali; non solo, significa anche comprendere come e perché opere antropiche, sia intenzionalmente che involontariamente, interagiscono con la risorsa acqua e conoscere metodologie e tecniche per progettare in modo ecosostenibile e nel rispetto della risorsa stessa. Nessun progetto di opera che interagisce, intenzionalmente o meno, poco o tanto, con le acque sotterranee può prescindere da un adeguato studio idrogeologico. I capitoli che seguono non pretendono il titolo di manuale, né aspirano a quello di “Bignami” di idrogeologia; le stesse parole “linee guida” presenti nel titolo, lungi dal presumere ogni valore normatorio, hanno solo carattere esplicativo, non una regola, ma piuttosto una traccia, anche perché la “dinamicità” con cui i quadri normativi comunitari, nazionali, regionali e locali si sono recentemente evoluti non permette di confrontarsi con un ambito di leggi e consuetudini collaudato e consolidato. Scopo esclusivo del documento è quello di fornire una guida ai colleghi, liberi professionisti o funzionari che siano, alle prese con la preparazione di studi, relazioni, istruttorie, controlli in materia di risorsa idrica. La prima parte dell’elaborato sintetizza i metodi e gli strumenti dell’idrogeologia (dal rilievo geologico alla geofisica, alla geochimica, ai metodi modellistici), puntualizzando i contenuti indispensabili e opzionali della relazione idrogeologica e della carta idrogeologica; la seconda parte tratta, più specificamente, di normativa e supporto idrogeologico per alcuni selezionati campi di attività (siti inquinati e discariche, viabilità ed infrastrutture lineari, ricerca idrica, pianificazione, attività estrattive). Il documento, privo di qualsiasi pretesa di esaustività sulle problematiche trattate, ha mirato comunque, approfittando della ricchezza di punti di vista derivante dalla vasta gamma di ruoli svolti nella professione dai colleghi della commissione, ad armonizzare le posizioni in un documento tecnico, forse dissonante nello stile, ma univoco negli scopi. Il capitolo 9 “Viabilità ed infrastrutture lineari” tratta del supporto idrogeologico per viabilità, in galleria o meno, di una certa rilevanza regionale; gli stessi approfondimenti, ovviamente tarati sull’importanza dell’opera, sono validi anche per le viabilità Provinciali e Comunali e per le minori. Un accenno a parte per il capitolo 10 “Ricerca idrica ed opere di approvvigionamento idrico” dove è stato ripreso in toto il documento della Commissione Pozzi del 2005, aggiornandolo ed aggiungendo un capitolo relativo alle sorgenti ed un capitolo su problematiche ambientali in cui fra l’altro si è affrontato il critico argomento, purtroppo in Italia ad oggi sottostimato (garbatissimo eufemismo), della definizione, mantenimento e ripristino della separazione fra falde idriche naturalmente distinte. Per quanto concerne le sorgenti, la trattazione tecnico-scientifica è stata privilegiata rispetto a quella burocratico-procedurale, soprattutto perché, nel 90% dei casi, l’iter burocratico per autorizzazioni e concessioni per le sorgenti è identico a quello per i pozzi, alla cui trattazione quindi si rimanda. Riguardo alla Pianificazione (capitolo 11), si è scelto di trattare a grandi linee solo la pianificazione a scala comunale nella Regione Toscana. Il settore pianificazione idrogeologica, che non poteva ovviamente essere omesso in un documento che tratta di idrogeologia, è un settore che in Italia è stato sviluppato, con un certo grado di approfondimento, solo in alcune regioni del nord, regioni che hanno dovuto affrontare gravi emergenze; per il resto, in genere, esso è sempre considerato, quando sia preso in considerazione, come appendice della pianificazione urbanistico-edilizia. La mancanza di norme specifiche in materia rende necessario un approccio di tipo scientifico-tecnico ed una trattazione ben più vasta ed articolata di quella necessaria per semplici linee guida quali sono, o per lo meno vorrebbero essere, quelle che seguono

    High production of endothelin after foam sclerotherapy: a new pathogenetic hypothesis for neurological and visual disturbances after sclerotherapy

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    BACKGROUND: Visual and neurological disturbances have always been reported following liquid sclerotherapy (LS) for venous insufficiency. In 1993 Cabrera introduced foam sclerotherapy (FS) using a detergent sclerosant as Lauromacrogol 400 or sodium tetradecyl sulphate. Several authors have reported with FS an increased incidence of such transient visual disturbances and neurological complications. This has been associated with gas or air used to generate the sclerosing foam. The frequent association of the presence of a patent foramen ovale, a common condition in normal population, and such complications has led several authors to consider neurological and visual disturbances as paradoxical gas embolism. OBJECTIVE: We are introducing a new pathogenetic hypothesis for sclerotherapy complications. Medical literature shows evidence of a clear relationship among cerebral and retinal vasospasm, migraine and intimal irritation. We think that the irritating sclerosant agent may stimulate a significant release of vasoactive substances from the venous wall, specifically endothelin 1 (ET-1), the most powerful vasoconstricting agent. METHOD: We have studied systemic ET-1 levels after LS and FS with Lauromacrogol 400 in a group of 13 rats at one and five minutes after injection. RESULTS: While ET-1 levels did not change significantly in control and in the LS group, a significant increase was detected after FS at one and five minutes. CONCLUSION: We conclude that should the same results be found in patients treated using sclerosing foam (SF), ET-1 levels may closely correlate to the onset of visual or cerebral complications. Due to the bronchoconstrictor activity of ET-1, a relationship with post-treatment cough can be also postulated

    Significant endothelin release in patients treated with foam sclerotherapy

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    Background: Foam sclerotherapy has been proven to be a safe and effective treatment for superficial venous insufficiency, but transient visual and neurological disturbances continue to be reported. These side effects have been postulated to be related to the presence of air or gases in the sclerosing foam. We present a differing hypothesis where significant Endothelin release from the treated varices is capable of generating such complications. Material and methods: we have tested the release of Endothelin 1 in 12 rats where a sclerotherapy was performed with liquid or foamed sodium tetradecylsulphate. Moreover we have measured Endothelin 1 in the systemic circulation and in a draining vein from the treated area in a group of 11 patients treated with foam sclerotherapy with Lauromacrogol 400 Results: Rats treated with STS showed significant increase in ET 1 levels at 1 and five minutes after foam sclerotherapy. Patients treated with foam sclerotherapy showed significant increase in ET 1 levels and this significantly correlated with local ET 1 levels. Conclusions: Evidence of Endothelin 1 release after sclerotherapy represents a plausible relationship explaining neurological and visual disturbances

    Signifikante Endothelin-Freisetzung bei Patienten, die mit Sklerotherapie behandelt wurden

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    In einer neuen Studie demonstrierten wir, dass Polidocanolschaum in der Lage ist, in einem Tiermodell Endothelin-1 (ET-1) signifikant zu erhöhen. Beim ersten Teil der Studie testeten wir die ET-1-Freisetzung bei Ratten nach der Injektion von Natriumtetradecylsufat (STS) 1 % als Flüssigkeit und Schaum. Im zweiten Teil präsentierten wir den ersten klinischen Bericht von einer ET-1-Freisetzung nach Schaumsklerotherapie bei Patienten mit chronischer venöser Insuffizienz (CVI)
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