15 research outputs found

    Has COVID-19 Delayed the Diagnosis and Worsened the Presentation of Type 1 Diabetes in Children?

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    Objective: To evaluate whether the diagnosis of pediatric type 1 diabetes or its acute complications changed during the early phase of the coronavirus disease 2019 (COVID-19) pandemic in Italy. Research design and methods: This was a cross-sectional, Web-based survey of all Italian pediatric diabetes centers to collect diabetes, diabetic ketoacidosis (DKA), and COVID-19 data in patients presenting with new-onset or established type 1 diabetes between 20 February and 14 April in 2019 and 2020. Results: Fifty-three of 68 centers (77.9%) responded. There was a 23% reduction in new diabetes cases in 2020 compared with 2019. Among those newly diagnosed patient who presented in a state of DKA, the proportion with severe DKA was 44.3% in 2020 vs. 36.1% in 2019 (P = 0.03). There were no differences in acute complications. Eight patients with asymptomatic or mild COVID-19 had laboratory-confirmed severe acute respiratory syndrome coronavirus 2. Conclusions: The COVID-19 pandemic might have altered diabetes presentation and DKA severity. Preparing for any "second wave" requires strategies to educate and reassure parents about timely emergency department attendance for non-COVID-19 symptoms

    Diabetic ketoacidosis at the onset of disease during a national awareness campaign: a 2-year observational study in children aged 0-18 years

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    After a previous survey on the incidence of diabetic ketoacidosis (DKA) at onset of type 1 diabetes in children in 2013-2014 in Italy, we aimed to verify a possible decline in the incidence of DKA at onset during a national prevention campaign

    Valutazione dei livelli circolanti di betatrofina in bambini e adolescenti sani, con diabete mellito tipo 1 o con eccesso ponderale.

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    Introduzione. Recentemente è stato osservato, su modelli animali, che la betatrofina agisca come un potente fattore mitogeno sulle betacellule pancreatiche: se questo si rivelasse vero anche nell’uomo, essa costituirebbe un nuovo target in grado di stimolare la rigenerazione endogena della betacellule, permettendo un significativo avanzamento nella terapia dei pazienti affetti da diabete mellito. Inoltre, sempre su modelli animali, è stato evidenziato che la betatrofina sia strettamente collegata ai livelli circolanti di trigliceridi: in particolare i topi con una iperespressione di betatrofina presentavano livelli circolanti di trigliceridi incrementati, portando numerosi autori a concludere che l’inibizione della betatrofina potrebbe essere una strategia terapeutica per la dislipidemia attraverso la riduzione dei trigliceridi plasmatici, costituendo un potenziale target per farmaci utilizzabili sia per la dislipidemia che per il diabete. Ad oggi, esistono pochi studi al riguardo in età evolutiva. Lo scopo del presente lavoro è stato quello di valutare il comportamento dei livelli circolanti di betatrofina in bambini e adolescenti con DM1 all’esordio clinico della malattia, con obesità, oltre che in soggetti sani di controllo, paragonabili per età e sesso. Materiali e metodi. Sono stati reclutati 47 soggetti in età evolutiva (età media 10,2 4,2 anni) suddivisi in 3 gruppi: un gruppo di soggetti con DM1, un gruppo con obesità e un gruppo di soggetti sani paragonabili per età e sesso. Tutti i partecipanti allo studio sono stati sottoposti, presso la Sezione di Diabetologia Pediatrica della U.O. Pediatria Universitaria del Dipartimento Materno-Infantile dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, alla valutazione auxologica e della composizione corporea con bioimpedenziometria. In tutti è stato eseguito un prelievo ematico per il dosaggio della betatrofina. Nei soggetti con DM1 sono inoltre stati valutati i livelli circolanti di HbA1c e peptide C, mentre in quelli con obesità è stata dosata la glicemia e l’insulinemia. Risultati. I livelli di betatrofina sono risultati significativamente aumentati nei pazienti affetti da DM1 (p= 0,047) e in quelli con obesità (p=0,0035), rispetto ai controlli sani. Nei soggetti con DM1 è stata osservata una correlazione inversa e statisticamente significativa tra i livelli circolanti di betatrofina e quelli di peptide C (r2= -0,25; p=0,02). Nei soggetti obesi i livelli circolanti di betatrofina correlavano in modo diretto e statisticamente significativo con l’insulinemia (r2= 0,38; p=0,01) e l’HOMA-IR (r2= 0,36; p= 0,02). Conclusioni. I dati del presente lavoro di tesi mostrano un diverso comportamento dei livelli circolanti di betatrofina nei pazienti con DM1 e obesità rispetto ai controlli. La correlazione inversa, statisticamente significativa, tra betatrofina e peptide C osservata nei pazienti con DM1 all’esordio, potrebbe suggerire un ruolo di questo fattore nel preservare la massa betacellulare residua. La correlazione diretta, statisticamente significativa, tra betatrofina e insulinemia e HOMA-IR, osservata nei pazienti con obesità, potrebbe suggerire che questo sia un peptide prodotto in risposta allo stato d’insulinoresistenza, che possa anche rappresentare un biomarcatore precoce d’insulinoresistenza

    VALUTAZIONE DELLA MINERALIZZAZIONE OSSEA E DELL'ATTIVITA' FISICA IN ADOLESCENTI CON DMT1

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    Riassunto Una riduzione della densità minerale ossea (BMD) è stata descritta nei soggetti adulti con diabete mellito, incluso il tipo 1 (DMT1). In letteratura non sono presenti dati univoci sulla sua entità e frequenza e non vi sono studi che abbiano esaminato il comportamento del BMD in rapporto all’attività fisica misurata in modo oggettivo, soprattutto in adolescenti e giovani adulti con DMT1. Gli scopi di questo lavoro di tesi sono stati quelli di valutare, in una coorte di adolescenti e giovani adulti con DMT1, esordito in età pediatrica: · La presenza di una eventuale riduzione di BMD rispetto ai valori di riferimento per età e sesso; · Il livello di attività fisica svolta nell’arco di tempo di una settimana (n. di Mets e ore dedicate all’attività fisica), incluso il dispendio energetico attivo; · La presenza di eventuali correlazioni tra attività fisica, controllo metabolico del DMT1, BMD e composizione corporea. Lo studio ha fino ad ora riguardato un gruppo di 33 adolescenti e giovani adulti (16 maschi con età media di 18,9 + 2,9 anni; 17 femmine con età media di 22,2 + 5,5 anni), con livelli di HbA1c medi di 7,7 + 0,9 % nei maschi e 9,0 + 1,9 % nelle femmine. In tutti pazienti è stato eseguito un prelievo di sangue venoso per il dosaggio dei livelli di fosfatasi alcalina, PTH, 25OHD e di 1,25(OH)2D., oltre alla valutazione del BMD sia con densitometria ossea a doppio assorbimento fotonico (DXA) sia con tecnica ad ultrasuoni quantitativa (QUS). Ad ogni soggetto è stato poi chiesto d’indossare, per 7 giorni e 6 notti consecutivi, un calorimetro (ArmBand) che, durante tale periodo di tempo, ha registrato una serie di parametri relativi all’attività fisica (Mets medi, dispendio energetico, spesa energetica attiva, attività fisica giornaliera, n. di passi). Ciascun soggetto è stato poi invitato a compilare un diario alimentare nel quale riportare, dettagliatamente, il tipo e la quantità assunta di cibo ad ogni pasto e a misurare la glicemia prima e 2 ore dopo ogni pasto ed una volta alle 01.00 del mattino. Il quantitativo degli alimenti riportati è stato poi convertito in calorie per metterli in relazione ai parametri registrati dall’ArmBand. L’aderenza a quest’ultima procedura dello studio è stata scarsa e soltanto una piccola parte dei soggetti arruolati ha eseguito le glicemie come previsto dal protocollo e ha riportato i dati sugli alimenti assunti sul diario alimentare, inficiando l’elaborazione statistica dei risultati. L’analisi dei risultati ottenuti ha mostrato una differenza significativa, a parità di BMI, della composizione corporea tra maschi e femmine. I maschi, come atteso, hanno una maggiore massa magra con minore massa grassa rispetto alle femmine. Inoltre, a parità di ore settimanali dedicate all’attività fisica, i maschi hanno totalizzano un numero significativamente maggiore di Mets, con un più elevato livello di dispendio energetico e di spesa energetica attiva (dispendio energetico con attività fisica >3 Mets). Ciò significa che compiono l’attività fisica in modo più intenso e ciò si riflette sia in un miglior controllo glicometabolico (valori di HbA1c significativamente più bassi rispetto alle ragazze) sia nella diversa composizione corporea (valori più alti di massa magra), che a sua volta favorisce una migliore utilizzazione del glucosio. L’analisi dei parametri densitometrici ha permesso di osservare che i soggetti studiati non hanno, come gruppo, una significativa riduzione del BMD in nessuna delle sedi studiate. La presenza di una correlazione significativa e diretta tra Mets medi, dispendio energetico e spesa energetica attiva e i livelli di BMD suggerisce l’utilità dell’attività fisica anche nel mantenere un’adeguata densità minerale ossea, oltre a migliorare il controllo glicometabolico

    Skin advanced glycation end-products evaluation in infants according to the type of feeding and mother’s smoking habits

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    Objectives: This study was conducted to assess whether formula-fed infants had increased skin advanced glycation end-products compared with breastfed ones. We also evaluated the effect of maternal smoke during pregnancy and lactation on infant skin advanced glycation end-products accumulation. Methods: Advanced glycation end-product–linked skin autofluorescence was measured in 101 infants. Results: In infants born from non-smoking mothers, advanced glycation end-products were higher in formula-fed subjects than in breastfed subjects (0.80 (0.65–0.90) vs 1.00 (0.85–1.05), p < 0.001). Advanced glycation end-products in breastfed infants from smoking mothers were higher than in those from non-smoking mothers (0.80 (0.65–0.90) vs 1.00 (0.90–1.17), p = 0.009). Conclusion: Formula-fed infants had increased amounts of advanced glycation end-products compared with the breastfed ones, confirming that breast milk represents the best food for infants. Breastfed infants from mothers smoking during pregnancy and lactation had increased skin advanced glycation end-products, suggesting that smoke-related advanced glycation end-products transfer throughout breast milk. Moreover, advanced glycation end-products may already increase during gestation, possibly affecting fetal development. Thus, we reinforced that smoking must be stopped during pregnancy and lactation

    An Italian MODY family with proband and son carrying variants in GCK and HFN1A: is it a true case of digenic MODY?

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    Maturity Onset Diabetes of the Young (MODY) is a monogenic autosomal dominant disorder affecting 1-5 % of all patients with diabetes mellitus. In Caucasians, GCK and HNF1A mutations are the most common cause of MODY. Here, we report two family members carrying a genetic variant of both GCK and HNF1A gene and their nine year clinical follow-up. Our report urges physicians to be cautious when variants in two genes are found in a single patient and suggests that collaboration with MODY genetics experts is necessary for correct diagnosis and treatment

    Evaluation of Exosomal Coding and Non-Coding RNA Signature in Obese Adolescents

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    Exosomes may contribute to the pathogenesis of obesity through their action as communication mediators. As we have previously demonstrated, in obese adolescents, some circulating miRNAs modified the C-type natriuretic peptide (CNP) expression and were associated with changes in metabolic functions. At present no data are available on miRNA transport by exosomes in this condition. To verify and compare the presence and the expression of CNP/NPR-B/NPR-C, and some miRNAs (miR-33a-3p/miR-223-5p/miR-142-5p/miRNA-4454/miRNA-181a-5p/miRNA-199-5p), in circulating exosomes obtained from the same cohort of obese (O, n = 22) and normal-weight adolescents (N, n = 22). For the first time, we observed that exosomes carried CNP and its specific receptors only randomly both in O and N, suggesting that exosomes are not important carriers for the CNP system. On the contrary, exosomal miRNAs resulted ubiquitously and differentially expressed in O and N. O showed a significant decrease (p &lt; 0.01) in the expression of all miRNAs except for miR-4454 and miR-142-5p. We have found significant correlations among miRNAs themselves and with some inflammatory/metabolic factors of obesity. These relationships may help in finding new biomarkers, allowing us to recognize, at an early stage, obese children and adolescents at high risk to develop the disease complications in adult life

    Cardiometabolic risk in childhood cancer survivors

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    The Italian Cancer Registry Association has estimated that for the five-year period 2016-2020, in line with the previous five years, approximately 7,000 neoplasms have been diagnosed among children and 4,000 among adolescents. Leukemias, brain tumors and lymphomas together account for more than two-thirds of all pediatric cancers. Fortunately, the five-years survival rate has progressively improved reaching 80% thanks to the continuing improvement of therapeutic protocols but the vast majority of these cancer survivors will have at least one chronic health condition by 40 years of age. Long-term complications concern various organs and systems and have a multifactorial etiopathogenesis. Obesity, diabetes and metabolic syndrome represent chronic diseases that affect life expectancy. Cardiovascular risk partly linked to therapies and genetic susceptibility and partly linked to the presence of obesity, diabetes and metabolic syndrome predispose childhood cancer survivors to heart failure, coronary artery disease, valvular disease, arrhythmia. Hence the cardio- metabolic risk of childhood cancer survivors can have a significant impact on their lives, families, and on society at-large. It is therefore very important to know the risk factors that predispose to the development of cardio-metabolic pathologies in childhood cancer survivors, the possible primary and secondary prevention strategies, the methods of surveillance and the therapeutic approaches

    Screening and Identification of Putative Long Non-Coding RNA in Childhood Obesity: Evaluation of Their Transcriptional Levels

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    Abstract: Background and Methods: Long non-coding RNAs (LncRNAs) and microRNAs are involved in the pathogenesis of obesity, a multifactorial disease that is characterized by inflammation, cardiometabolic complications, and increased cancer risk among other co-morbidities. The up/down regulation of LncRNAs and microRNAs may play an important role in this condition to identify new diagnostic/prognostic markers. The aim of the study was to identify circulating inflammatory LncRNAs in obese adolescents (n = 54) and to evaluate whether their expression behaved differently compared to normal-weight adolescents (n = 26). To have a more complete insight, the expression of some circulating miRNAs that are linked to obesity (miR-33a, miR-223, miR-142, miR-199a, miR-181a, and miR-4454) were also analyzed. Results: LncRNAs and miRNAs were extracted simultaneously from plasma samples and amplified by Real-Time PCR. Among the 86 LncRNAs that were analyzed with custom pre-designed plates, only four (RP11-347E10.1, RP11-10K16.1, LINC00657, and SNHG12) were amplified in both normal-weight and obese adolescents and only SNHG12 showed significantly lower expression compared to the normal-weight adolescents (p = 0.026). Circulating miRNAs showed a tendency to increase in obese subjects, except for miR-181a expression. LncRNAs and miRNAs correlated with some clinical and metabolic parameters. Conclusions: Our results suggest the importance of these new biomarkers to better understand the molecular mechanisms of childhood obesity and its metabolic disorder
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