36 research outputs found

    Association of kidney function with inflammatory and procoagulant markers in a diverse cohort: A cross-sectional analysis from the Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis (MESA)

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    Background: Prior studies using creatinine-based estimated glomerular filtration rate (eGFR) have found limited associations between kidney function and markers of inflammation. Using eGFR and cystatin C, a novel marker of kidney function, the authors investigated the association of kidney function with multiple biomarkers in a diverse cohort. Methods: The Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis consists of 6,814 participants of white, African-American, Hispanic, and Chinese descent, enrolled from 2000-2002 from six U.S. communities. Measurements at the enrollment visit included serum creatinine, cystatin C, and six inflammatory and procoagulant biomarkers. Creatinine-based eGFR was estimated using the fourvariable Modification of Diet in Renal Disease equation, and chronic kidney disease was defined by an eGFR less than 60 mL/min/1.73 m2. Results: Adjusted partial correlations between cystatin C and all biomarkers were statistically significant: C-reactive protein (r = 0.08), interleukin-6 (r = 0.16), tumor necrosis factor-a soluble receptor 1 (TNF-aR1; r = 0.75), intercellular adhesion molecule-1 (r = 0.21), fibrinogen (r = 0.14), and factor VIII (r = 0.11; two-sided p less than 0.01 for all). In participants without chronic kidney disease, higher creatinine-based eGFR was associated only with higher TNF-aR1 levels. Conclusion: In a cohort characterized by ethnic diversity, cystatin C was directly associated with multiple procoagulant and inflammatory markers. Creatinine-based eGFR had similar associations with these biomarkers among subjects with chronic kidney disease.This research was supported by contracts N01-HC-95159 through N01-HC-95169 from the National Heart, Lung, and Blood Institute (NHLBI)

    Conservazione e rinnovamento urbano

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    Conservazione e rinnovamento urban

    L'architettura dei luoghi

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    L'Architettura dei Luogh

    Ipotesi progettuale di recupero e riutilizzo del complesso abitativo "PALAZZO EX PANTANELLA" sito in via dei Cerchi, Roma

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    Ricerca eseguita per Assessorato alle Politiche del Patrimonio, Politiche Abitative e Promozione Progetti Speciali del Comune di Roma per le verifiche di rilievo, Analisi e progetto volta al riutilizzo e alla trasformazione del complesso abitativo chiamato PALAZZO EX PANTANELLA. Gli edifici sono compresi tra Via dei Cerchi, Via dell’Ara Massima di Ercole e Via della Greca in Roma adiacente al circo Massimo. La richiesta del Comune di Roma era di riuscire a trasformare il complesso abitativo in un museo dove trovare la corretta e adeguata esposizione di alcune parti significative della Collezione delle statue della Famiglia Torlonia. (Il rilievo è stato eseguito con l’ausilio dello scanner 3D)

    Geometry as a tool to manage the territory. Nicolaas Kruik and the map of the Merwede

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    Nel 1729 il cartografo, meteorologo e astronomo olandese Nicolaas Kruik incide una mappa che rappresenterà un caposaldo per ogni successiva descrizione del territorio. Realizzata per il controllo di un contesto pericolosamente soggetto a inondazioni e allagamenti, la carta descrive il letto del fiume Merwede e le aree circostanti per un’estensione di circa 3,36 x 1,4 km, indagandoli con accuratezza mirata alla conoscenza e alla programmazione degli interventi relativi all’annoso problema della gestione delle acque, da sempre al centro dell’attenzione di amministratori e cartografi dei Paesi Bassi. In questa splendida carta, suddivisa in due tavole, Kruik adotta per la prima volta in ambito orografico curve di eguale valore, reinterpretando e riutilizzando in un contesto diverso le isogone impiegate circa trenta anni prima per la rappresentazione di un fenomeno fisico da un altro cartografo, astronomo e scienziato. Nel 1701 Edmund Halley, per descrivere la variazione dell’angolo magnetico sull’oceano compreso tra Europa, Africa e America a partire da una «line of no variation», aveva utilizzato curve isogone in una carta basata su misurazioni effettuate dallo stesso scienziato nel 1700. Il fatto che Halley consideri le isogone come «properly new» fa pensare che egli non fosse a conoscenza del lavoro, oggi perduto, del padre gesuita Cristoforo Borri, astronomo e matematico che avrebbe utilizzato tali curve un secolo prima [Dror, Taylor 2006: 60]. Halley e Kruik ricorrono a curve di eguale valore per descrivere due modelli del tutto diversi (un fenomeno fisico l’uno, un modello orografico l’altro), contribuendo entrambi a sdoganare l’impiego delle isocurve per la rappresentazione di fenomeni distribuiti su base geografica. L’importanza del lavoro di Kruik sta proprio nell’aver adottato questo strumento, rendendone imprescindibile l’impiego cartografico in ambito di conoscenza, controllo e gestione del territorio. Nel 1712 lo stesso Kruik aveva realizzato un’accurata cartografia del Delfland in 25 tavole incise in scala 1:10000, nata a seguito di un’accurata campagna di rilevamento che risaliva al 1701 e di anni di verifiche e sopralluoghi [De Vries: 26]. Questo lavoro, estremamente preciso e frutto di misurazioni accurate, rivela ancora una contaminazione tra proiezione zenitale e veduta che compaiono a volte sulla stessa tavola, apparentemente senza soluzione di continuità nel passaggio da una all’altra modalità proiettiva. La proiezione planimetrica diventa veduta prospettica a partire dalla fascia di intermediazione tra la terra e mare e poi, decisamente, nella rappresentazione del mare. Una modalità proiettiva di tipo assonometrico compare invece in corrispondenza di agglomerati urbani degni di risalto. Questa compresenza di modalità proiettive diverse deriva ancora dalle carte del Cinque e del Seicento, e dà luogo a immagini al contempo esatte, misurabili e accattivanti, ma lontane dall’integrità proiettiva che la cartografia andrà assumendo nel corso del Settecento, a partire dal successivo lavoro dello stesso Kruik. Nessun effetto prospettico è infatti presente nella carta del Merwede, dove la resa della terza dimensione è riservata ad alcuni tipi di vegetazione, descritti secondo modalità di “ribaltamento” prevalentemente simboliche, in linea con la cartografia tradizionale. Le isobate, adottate per mantenere la resa plastica in modalità di proiezione zenitale, lasciano il posto, nei rami secondari, a un trattamento grafico convenzionale, per quanto molto elegante, che deriva da esempi precedenti e che diventerà piuttosto comune in seguito, per la resa dell’acqua lungo il corso dei fiumi. Analoga caratterizzazione grafica dell’acqua la si ritrova anche nella pianta zenitale di Roma realizzata da Giovanni Battista Nolli solo 14 anni dopo il lavoro di Kruik, una carta che, per la resa degli elementi naturali ma, soprattutto, per l’accuratezza delle misurazioni e per la decisa rinuncia alla proiezione centrale o pseudo assonometrica, sembra meritare un confronto con l’imponente lavoro dell’olandese.In 1729 the Dutch cartographer, meteorologist and astronomer Nicolaas Kruik engraved a map that became a benchmark for every future illustration of a territory. The map was made to control a particularly dangerous area, subject to inundation and flooding; it shows the bed of the river Merwede and surroundings areas for roughly 3.36 x 1.4 kilometres. The extremely meticulous and accurate image was used to understand the area and plan projects aimed at solving the thorny problem of water management which had always been a priority for Dutch administrators and cartographers. In this superb map, divided into two tables, Kruik adopts contour lines of equal value. This was a first; it had never been done before. What Kruik did was to reinterpret and reuse the isogonals employed roughly thirty years earlier by another cartographer, astronomer and scientist to represent a physical phenomenon and then use them in a different context. In fact, in 1701 Edmund Halley had employed isogonic lines in a map he drew to describe the magnetic variation over the ocean between Europe, Africa and America starting with a “line of no variation” based on measurements he had made in 1700. The fact Halley considers isogones as “properly new” might indicate that he was unfamiliar with the work (now lost) by the Jesuit Father Cristoforo Borri, an astronomer and mathematician who is said to have used these isogonic lines one hundred years earlier. Halley and Kruik use lines of equal value to describe two very different models (one is a physical phenomenon; the other is an orographic model). However, they both helped to legitimise the use of contour lines to represent geographically-based phenomena. The fact Kruik actually used this tool is what makes his work important, because since then maps have become a key tool to understand, control and manage the territory. In 1712 Kruik had made an accurate map of Delfland in twenty-five engraved tables (scale 1:10000) based on the meticulous survey he performed in 1701, followed by years of cross-checking and on-site visits. This extremely precise and accurately measured map also reveals contamination between zenithal projection and view, both of which sometimes appear in the same table, ostensibly in a seamless shift from one projective mode to another. The planimetric projection becomes a perspective view starting with the border between land and sea and then, more resolutely, in the representation of the sea itself. Instead he uses an non scientific axonometric projection method for the more important urban agglomerations. The simultaneous presence of different projective methods was inspired by sixteenth- and seventeenth-century maps. The method creates images that are accurate, measurable and captivating, but are a far cry from the projective integrity that cartography was to acquire during the eighteenth century once Kruik had made his map. In fact, there are perspective effects in the map of the Merwede in which the third dimension is reserved for certain kinds of plants described using the chiefly symbolic “rabatting” method, in line with traditional cartography. The isobaths, adopted to maintain the plastic effect in a zenithal projection, were abandoned in the secondary distributaries where he used more conventional, albeit very elegant graphics. The latter were inspired by earlier examples and were later to become quite common to portray water flowing along rivers. A similar graphic depiction of water is present in the zenithal plan of Rome by Giovanni Battista Nolli engraved just fourteen years after Kruik made his map. The way in which natural elements are represented in Nolli’s map, but above all the accurate measurements and deliberate rejection of central or pseudo-axonometric projection, warrant a comparison between Kruik’s impressive map and the one made by Nolli. In 1729 the Dutch cartographer, meteorologist and astronomer Nicolaas Kruik engraved a map that became a benchmark for every future illustration of a territory. The map was made to control a particularly dangerous area, subject to inundation and flooding; it shows the bed of the river Merwede and surroundings areas for roughly 3.36 x 1.4 kilometres. The extremely meticulous and accurate image was used to understand the area and plan projects aimed at solving the thorny problem of water management which had always been a priority for Dutch administrators and cartographers. In this superb map, divided into two tables, Kruik adopts contour lines of equal value. This was a first; it had never been done before. What Kruik did was to reinterpret and reuse the isogonals employed roughly thirty years earlier by another cartographer, astronomer and scientist to represent a physical phenomenon and then use them in a different context. In fact, in 1701 Edmund Halley had employed isogonic lines in a map he drew to describe the magnetic variation over the ocean between Europe, Africa and America starting with a “line of no variation” based on measurements he had made in 1700. The fact Halley considers isogones as “properly new” might indicate that he was unfamiliar with the work (now lost) by the Jesuit Father Cristoforo Borri, an astronomer and mathematician who is said to have used these isogonic lines one hundred years earlier. Halley and Kruik use lines of equal value to describe two very different models (one is a physical phenomenon; the other is an orographic model). However, they both helped to legitimise the use of contour lines to represent geographically-based phenomena. The fact Kruik actually used this tool is what makes his work important, because since then maps have become a key tool to understand, control and manage the territory. In 1712 Kruik had made an accurate map of Delfland in twenty-five engraved tables (scale 1:10000) based on the meticulous survey he performed in 1701, followed by years of cross-checking and on-site visits. This extremely precise and accurately measured map also reveals contamination between zenithal projection and view, both of which sometimes appear in the same table, ostensibly in a seamless shift from one projective mode to another. The planimetric projection becomes a perspective view starting with the border between land and sea and then, more resolutely, in the representation of the sea itself. Instead he uses an non scientific axonometric projection method for the more important urban agglomerations. The simultaneous presence of different projective methods was inspired by sixteenth- and seventeenth-century maps. The method creates images that are accurate, measurable and captivating, but are a far cry from the projective integrity that cartography was to acquire during the eighteenth century once Kruik had made his map. In fact, there are perspective effects in the map of the Merwede in which the third dimension is reserved for certain kinds of plants described using the chiefly symbolic “rabatting” method, in line with traditional cartography. The isobaths, adopted to maintain the plastic effect in a zenithal projection, were abandoned in the secondary distributaries where he used more conventional, albeit very elegant graphics. The latter were inspired by earlier examples and were later to become quite common to portray water flowing along rivers. A similar graphic depiction of water is present in the zenithal plan of Rome by Giovanni Battista Nolli engraved just fourteen years after Kruik made his map. The way in which natural elements are represented in Nolli’s map, but above all the accurate measurements and deliberate rejection of central or pseudo-axonometric projection, warrant a comparison between Kruik’s impressive map and the one made by Nolli

    Mostra organizzata dallo Stato del Vaticano: Petros Eni/ Pietro è qui: partecipazione con il modello della Basilica Vaticana di Antonio da Sangallo il Giovane

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    E' responsabile scientifico della riproduzione digitale del modello ligneo della Basilica Vaticana di Antonio da Sangallo il Giovane: rilievo con scanner laser 3D, analisi, modello tridimensionale, renderings e animazione del modello ligneo. Il prodotto ottenuto è presente all’interno del percorso della mostra organizzata dallo Stato del Vaticano per l'anniversario dei 500 anni della fondazione della Basilica di San Pietro

    In occasione della mostra dei cinquecento anni dalla posa della prima pietra della Nuova Basilica Vaticana, intitolata del Petros Eni/Pietro: Rilievo, Documentazione, modellazione e ricostruzione 3D virtuale del Modello Ligneo della Basilica Vaticana di Antonio da Sangallo il Giovane.

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    In occasione delle celebrazioni per i cinquecento anni dalla posa della prima pietra della Nuova Basilica Vaticana, la Veneranda Fabbrica di San Pietro ha dedicato alla Basilica Patriarcale e all’Apostolo Pietro la mostra intitolata Petros Eni/Pietro è qui che ha raccolto cento capolavori provenienti dai più importanti musei del mondo con l’obiettivo di illustrare sia il valore spirituale e religioso del luogo su cui è stata edificata la Basilica, sia l’iter ideativo, progettuale e costruttivo del Nuovo San Pietro. L’apporto del modello del Sangallo era dunque, in questo quadro, irrinunciabile; valutazioni di natura logistica e conservativa sconsigliavano tuttavia lo spostamento del plastico dalla sede in cui attualmente si trova (uno degli ottagoni della Basilica). È proprio sotto la spinta di queste urgenze contrapposte che è nato il progetto di ricerca che ha condotto alla costruzione di una Replica Virtuale del Modello sangallesco e alla realizzazione di un filmato (allegato in DVD) volto ad illustrare le qualità spaziali e formali del progetto del Sangallo, proiettato nel corso della mostra

    Riproduzione digitale del modello ligneo del progetto della Basilica Vaticana di Antonio da Sangallo il Giovane

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    In occasione delle celebrazioni per i cinquecento anni dalla posa della prima pietra della Nuova Basilica Vaticana, la Veneranda Fabbrica di San Pietro ha dedicato alla Basilica Patriarcale e all’Apostolo Pietro la mostra intitolata Petros Eni/Pietro è qui che ha raccolto cento capolavori provenienti dai più importanti musei del mondo con l’obiettivo di illustrare sia il valore spirituale e religioso del luogo su cui è stata edificata la Basilica, sia l’iter ideativo, progettuale e costruttivo del Nuovo San Pietro. L’apporto del modello del Sangallo era dunque, in questo quadro, irrinunciabile; valutazioni di natura logistica e conservativa sconsigliavano tuttavia lo spostamento del plastico dalla sede in cui attualmente si trova (uno degli ottagoni della Basilica). È proprio sotto la spinta di queste urgenze contrapposte che è nato il progetto di ricerca che ha condotto alla costruzione di una Replica Virtuale del Modello sangallesco e alla realizzazione di un filmato (allegato in DVD) volto ad illustrare le qualità spaziali e formali del progetto del Sangallo, proiettato nel corso della mostra

    Fiera Internazionale delle Piccole e Medie Imprese del Lazio a Canton, Cina: Riproduzione del modello ligneo della Basilica Vaticana di Antonio da Sangallo il Giovane

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    E' responsabile scientifico della riproduzione digitale del modello ligneo della Basilica Vaticana di Antonio da Sangallo il Giovane: rilievo con scanner laser 3D, analisi, modello tridimensionale, renderings e animazione del modello ligneo. Il prodotto ottenuto è presente all’interno del percorso della mostra organizzata dallo Stato del Vaticano per l'anniversario dei 500 anni della fondazione della Basilica di San Pietro
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