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    Lesioni non palpabili della mammella: la Mammotome-biopsy nella gestione preoperatoria del cancro della mammella

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    Premessa: Il tumore del seno è nei paesi occidentali al primo posto per frequenza nelle donne e la sua incidenza è in costante crescita. Grazie soprattutto alla diffusione dello screening mammografico e ad una maggiore consapevolezza del problema, negli ultimi anni è aumentata la diagnosi delle cosiddette lesioni “non palpabili”; parimenti si è assistito ad un importante sviluppo delle metodiche diagnostiche di tipo mininvasivo. Alla tradizionale citologia con ago sottile si sono affiancate infatti varie procedure bioptiche percutanee; tali metodiche microistologiche hanno quasi del tutto sostituito la biopsia chirurgica escissionale e l’esame intra-operatorio al congelatore. Pazienti e metodo: Nella nostra Divisione di Chirurgia Generale, Vascolare e Mininvasiva, dal dicembre 1999 al settembre 2004 abbiamo eseguito, in collaborazione con il servizio di Radiologia, 214 biopsie su guida ecografia utilizzando la vacuum-assisted biopsy (Mammotome® ) con ago 11-Gauge. I risultati ottenuti per ciò che concerne l’accuratezza diagnostica, la quantità e qualità delle informazioni ottenute, il significato delle stesse nella eventuale gestione chirurgica, il discomfort globale per la paziente sono stati analizzati e discussi nel presente lavoro. Risultati: Delle 214 biopsie eseguite con tecnica Mammotome, nell’89,3% dei casi si è trattato di lesioni clinicamente non palpabili, con un diametro medio di 8 mm. L’età media delle pazienti era di 57,6 anni (range 31-88). La positività per patologia maligna è stata di 90 casi (42%). Nei casi di iperplasia duttale atipica e radial scar (6%) è stata effettuata l’exeresi chirurgica della lesione che ha confermato nel 100% dei casi la precedente diagnosi bioptica. Il 19% delle pazienti sottoposte a biopsia Mammotome era stato precedentemente sottoposto ad un prelievo citologico con ago sottile. Confrontando i risultati delle due metodiche, l’attendibilità diagnostica della seconda risulta essere significativamente superiore (p<0,05) come pure il numero di informazioni ottenute (istotipo, invasività, grading, recettori ormonali, etc.); il discomfort legato alla procedura, valutato in termini di dolore (VAS), è risultato inferiore a quello del prelievo con ago sottile (p<0,05). L’unica complicanza della biopsia Mammotome è rappresentata dall’ematoma nella sede del prelievo (8% dei casi). Il numero dei falsi negativi è stato di un caso, dovuto ad un non corretto centraggio del bersaglio. Conclusioni: Allo stato attuale in presenza di una lesione non palpabile della mammella la scelta della metodica diagnostica (agobiopsia o Mammotome) è legata al sospetto radiologico nella prospettiva di un eventuale intervento chirurgico. La biopsia con Mammotome nelle lesioni non palpabil

    Riparazione laparoscopica dei laparoceli e delle ernie ombelicali. Nostra esperienza

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    Introduzione - Il laparocele rappresenta una complicanza frequente dopo una laparotomia (2-20%). Il tasso di recidive dopo una riparazione semplice non protesica è ancora maggiore. L’utilizzo delle protesi ha comportato una riduzione delle recidive. Nell’ultimo decennio, la riparazione laparoscopica dei laparoceli e delle ernie ombelicali è divenuta una interessante alternativa alla procedura open. Pazienti - Scopo di questo studio retrospettivo è quello di valutare l’efficacia, la sicurezza ed i vantaggi dell’approccio laparoscopico relativamente al trattamento laparoscopico dei laparoceli e delle ernie ombelicali. Dal febbraio 2000 al giugno 2006, complessivamente 127 laparoceli (primari e recidivi), 21 ernie ombelicali e 19 ernie epigastriche sono state trattate con approccio mininvasivo. I criteri di esclusione sono stati: dimensioni del difetto inferiore a 2 cm o superiore a 20 cm, problematiche anestesiologiche, disordini emo-coagulativi. Il rapporto femmine/maschi è stato di 0.7, l’età media di 59 anni (24-83). Le patologie addominali associate, trattate contemporaneamente, sono state 26. Tre casi sono stati operati in condizioni di urgenza (laparoceli strozzati). Risultati - Il tasso di conversione in chirurgia open è stato di 2 casi (1.2%). Il tempo operatorio medio di 78 minuti (25-170) e la degenza media post-operatoria di 2.1 giorni (1-5). Le complicanze intra- e post-operatorie sono state del 5% (soprattutto sieromi), le recidive osservate 1.8% (3 casi). Conclusioni - Ulteriori studi con follow-up adeguati sono necessari per poter dimostrare i reali vantaggi della tecnica laparoscopica, tuttavia l’esperienza riportata di oltre 5 anni dimostra che in casi selezionati l’approccio laparoscopico può rappresentare un’ interessante ed efficace alternativa alla tecnica open

    Comparing fibrin sealant with staples for mesh fixation in laparoscopic transabdominal hernia repair: A case control-study

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    Background: Laparoscopic hernia repair is not as popular as cholecystectomy. We have performed more than 3,000 laparoscopic herniorrhaphies using the trans-abdominal (TAPP) technique. To prevent recurrences we fix the polypropylene mesh with staples. The use of fibrin glue for graft fixation is a possible alternative. Methods: We have performed 3,130 laparoscopic hernia repairs over 14 years. For mesh fixation we used titanium clips and observed a small number of complications. In July 2003 we started using fibrin glue (Tissucol®). The purpose of this retrospective longitudinal study was to evaluate if the use of fibrin sealant was as safe and effective as conventional stapling and if there were differences in post-operative pain, complications and recurrences. Results: From July 2003 to June 2006 we performed 823 laparoscopic herniorrhaphies. Fibrin glue (Tissucol®) was used in 88 cases. Two homogeneous groups of 68 patients (83 cases) treated with fibrin glue and 68 patients (87 cases) where the mesh was fixed with staples, were compared. Patients with relevant associated diseases or large inguino-scrotal hernias were excluded. Operative times were longer in the group treated with fibrin glue with a mean of 35 minutes (range 22-65 mins) compared to the group treated with staples (25 minutes, range 14-50 mins). The time of hospital stay was the same (24 hours). Post-operative complications, that were more frequent in the stapled group, included trocar site pain, hematomas, intra-operative bleedings and incisional hernias. No significant difference was observed concerning seromas, chronic pain and recurrence rate. Conclusions: Less post-operative pain, and a faster return to usual activities are the main advantages of laparoscopic repair compared to the traditional approach. The use of fibrin sealant reduces in our experience the risk of post- and intra-operative complications such as bleeding and incisional hernia; recurrence rates are similar, but the operative time is longer. © 2007 Springer Science+Business Media, LLC
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