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Covid-19: la decisione clinica in condizioni di carenza di risorse e il criterio del “triage in emergenza pandemica”
Da diversi mesi il nostro Paese si trova a dover fronteggiare una minaccia senza precedenti per la salute e
la vita dei cittadini, provocata dal rapido e crescente contagio del virus Sars-CoV-2. Una minaccia tanto più
difficile da contrastare poiché è stata sottovalutata l’allerta sul rischio di pandemie globali lanciata da organismi internazionali, con conseguenti ritardi nella preparazione a fronteggiare le emergenze sanitarie1. Il sistema sanitario2 è stato sottoposto a una pressione straordinaria e ha dovuto velocemente riorganizzarsi e ristrutturarsi, per cercare di individuare ed isolare i soggetti fonte di contagio e, nei casi più gravi, per poter curare gli ammalati da Covid-19 in reparti ospedalieri di terapia intensiva e subintensiva, spesso allestiti in pochissimo tempo. Nel contesto della salute pubblica, l’evento pandemico provocato dal Covid-19 ha assunto aspetti di particolare drammaticità
La figura dell'«esperto di bioetica» nell'ambito dei comitati etici
Il problema del definire le competenze dello studioso «esperto di bioetica» non è solo di oggi e non riguarda solo il nostro Paese. È strettamente connesso al carattere interdisciplinare della bioetica: per chi studia, insegna, opera in vario modo nel suo ambito sono sufficienti le competenze maturate all'interno della propria professione e il dialogo con altri esperti? O vi è anche la necessità che ciascuno, in aggiunta alle proprie competenze, ne acquisisca altre, trasversali alle diverse discipline coinvolte, competenze proprio per questo peculiari della bioetica