20 research outputs found

    La colecistectomia laparoscopica nel paziente uremico

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    Nel presente studio vengono valutati i vantaggi della colecistectomia videolaparoscopica (VLC) eseguita in due pazienti uremici affetti da calcolosi della colecisti. Dal gennaio al luglio 2004, di 27 pazienti affetti da calcolosi della colecisti 15 sono stati sottoposti a VLC, delle quali 4 sono convertite. Due dei pazienti sottoposti a VLC erano in trattamento dialitico: una donna di 42 anni, sintomatica, affetta anche da iperparatiroidismo primitivo e da iperaldosteronismo primitivo, e un uomo di 55 anni, asintomatico, in lista per il trapianto renale. Non sono state osservate complicanze maggiori e minori ed entrambi i pazienti sono stati dimessi in IV giornata postoperatoria. Anche nei pazienti uremici la VLC deve essere il gold standard per il trattamento della calcolosi della colecisti sintomatica o non

    A SIMPLE TECHINIQUE TO IMPROVE RESIDUAL SKIN PLASTICITY FOR SCROTAL RECONSTRUCTION IN FOURNIER'S GANGRENE

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    A 50 years-old man developed 24 hours after hemorroidectomy a severe Fournier's gangrene of the scrotum necessitating surgical exeresis of more than 2/3 of scrotal skin followed by hyperbaric oxygen therapy. After the resolution of the septic phase, scrotum reconstruction was obtained by tissue expansion to avoid more invasive advanced reconstructive techniques. The procedure consisted of an enzymatic and mechanical debridement and progressive skin expansion by package of gauzes of increasing volume covered with a collagenase-cloramphenicol ointment (Iruxol - Smith & Nephew, Italy), then closing the wound edges by temporary stitches to put under tension the skin. The reestablishement of the natural elasticity of the scrotal skin was obtained in ten days and at the final closure of the wound edges an acceptable optimal aesthtic result was achieved

    Mediastinal syndrome from plasmablastic lymphoma in human immunodeficiency virus and human herpes virus 8 negative patient with polycythemia vera: a case report

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    Background: Plasmoblastic lymphoma is a rare and aggressive subtype of diffuse large B cell lymphoma, which occurs usually in the jaw of immunocompromised subjects. Case presentation: We describe the occurrence of plasmoblastic lymphoma in the mediastinum and chest wall skin of an human immunodeficiency virus-negative 63-year-old Caucasian man who had had polycytemia vera 7 years before. At admission, the patient showed a superior vena cava syndrome, with persistent dyspnoea, cough, and distension of the jugular veins. Imaging findings showed a 9.7 × 8 × 5.7 cm mediastinal mass. A chest wall neoformation biopsy and ultrasound-guided fine-needle aspiration biopsy of the mediastinal mass allowed diagnosis of plasmoblastic lymphoma and establishment of an immediate chemotherapeutic regimen, with rapid remission of compression symptoms. Conclusions: Plasmoblastic lymphoma is a very uncommon, difficult to diagnose, and aggressive disease. The presented case represents the first rare mediastinal plasmoblastic lymphoma in a human immunodeficiency virus-/human herpesvirus-8-negative patient. Pathologists should be aware that this tumor does appear in sites other than the oral cavity. Fine-needle aspiration biopsy is a low-cost, repeatable, easy-to-perform technique, with a high diagnostic accuracy and with very low complication and mortality rates. Fine-needle aspiration biopsy could represent the right alternative to surgery in those patients affected by plasmoblastic lymphoma, being rapid and minimally invasive. It allowed establishment of prompt medical treatment with subsequent considerable reduction of the neoplastic tissue and resolution of the mediastinal syndrome

    L’utilità della colonscopia nel follow-up dei pazienti operati per cancro del colon-retto

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    Per migliorare la sopravvivenza dopo intervento chirurgico di resezione colica o di resezione anteriore del retto per neoplasia, è necessario seguire questi pazienti per valutare l’eventuale comparsa di recidive locali o di tumori metacroni. Dall’ottobre 2002 al gennaio 2006, di 864 pazienti sottoposti a pancoloscopia, 68 sono stati sottoposti ad intervento chirurgico curativo per adenocarcinoma colorettale. Si trattava di 36 uomini e 32 donne con età media di 63 anni. In 19 veniva eseguita una emicolectomia sinistra, in 28 una resezione anteriore del retto, in 18 una emicolectomia destra e in 3 una resezione del trasverso. I pazienti sono stati inseriti in un programma di sorveglianza endoscopica: annualmente per i primi 2 anni e, se l’esame strumentale era negativo, dopo ulteriori 3 e 5 anni. In due dei 68 pazienti osservati è stata riscontrata una lesione sospetta per recidiva di adenocarcinoma che in entrambi i casi, all’esame istologico, risultava essere invece un granuloma. Sono stati diagnosticati, inoltre, 3 polipi adenomatosi del colon destro, 2 del colon trasverso (uno villoso e uno tubulare), 5 del colon discendente (3 tubulari e due villosi) e uno tubulo-villoso del retto. Non sono state osservate neoplasie metacrone. Dai dati della nostra casistica si evince che, nonostante non siano state osservate recidive locali o neoplasie metacrone, il riscontro di 11 nuovi polipi nei 68 pazienti studiati suggerisce che nei pazienti operati per neoplasia colorettale l’impiego della colonscopia è il ‘gold standard’ per una diagnosi di nuovi polipi oltre che di recidive

    Trattamento laparoscopico del mielolipoma surrenalico: caso clinico e revisione della letteratura

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    Il mielolipoma surrenalico è una rara neoplasia benigna costituita da tessuto adiposo maturo frammisto ad elementi cellulari ematopoietici. Nel gennaio 2005 abbiamo osservato un paziente di 77 anni nel quale, eseguita una TC addome con mezzo di contrasto nel follow-up per urotelioma vescicale recidivo, veniva evidenziata una neoformazione ben delimitata, omogenea, con basso valore di attenuazione, di circa 4 cm a carico del surrene di destra. La funzionalità endocrinologica era nella norma. Il paziente è stato sottoposto a surrenalectomia videolaparoscopica destra secondo Gagner. Il decorso post-operatorio e stato regolare e privo di complicanze. L’esame istologico evidenziava un mielolipoma surrenalico. La surrenalectomia videolaparoscopica rappresenta oggi per questo tipo di neoformazioni surrenaliche il gold standard terapeutic

    Informed Consent in High-Risk Renal Transplant Recipients

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    Before performing a clinical, diagnostic, and/or therapeutic action, the doctor is required to provide the patient with a bulk of information defined as informed consent. This expression was used for the first time in 1957 during a court case in California and the two words—informed and consent—are used together to underline the fact that the patient cannot give his or her true consent without first receiving correct information concerning the medical act in question. With regard to the medicolegal aspects governing organ transplants, despite the bulk of detailed work performed by health service workers involved in this surgical field with the aim of preparing adequate informed consent models, this has not yet been accompanied by the necessary legislative development. The informed consent model to be presented to the kidney transplant candidate should include a detailed description of the recipient's comorbidity and should aim at reducing the number of medicolegal actions, which have become more and more frequent in the last few years due to the ever increasing number of patients considered as suitable for transplantation. Informed consent, therefore, should not be a mere bureaucratic formality to be obtained casually, but should be carefully stipulated together with the patient by the transplant surgeon. It is, in fact, an indispensable condition for transforming a potentially illegal action, that is, the violation of an individual's psychophysical integrity, into a legal one

    Iniziali esperienze sull'impiego di un dispositivo per l'anastomosi vascolare meccanica per le fistolle arterovenose per l'emodialisi.

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    INTRODUZIONE ED OBIETTIVI Nella costruzione delle fistole artero-venose, il confezionamento manuale dell’anastomosi è il gold standard.Generalmente questa è realizzata con una o due suture a sopraggitto in continua o talora a punti staccati. La tecnica è abbastanza standardizzata,anche se può richiedere una significativa spesa di tempo, specie in presenza di vasi di piccolo calibro, e una curva di apprendimento anche lunga. Riportiamo la nostra esperienza sull’uso di un dispositivo che permette di rendere l’esecuzione di quest’intervento più rapida, precisa e senza il clampaggio preventivo dell’arteria. MATERIALI E METODI Abbiamo impiegato la suturatrice meccanica per il confezionamento di un’anastomosi vascolare per l’accesso vascolare in due pazienti affetti da IRC. L’anastomosi in entrambi i casi fu confezionata tra l’arteria radiale e la vena cefalica, in anestesia locale e senza il clampaggio preventivo dell’arteria. RISULTATI: La durata complessiva media dell’intervento fu di 25 minuti circa. La connessione tra l’arteria radiale e la vena cefalica fu realizzata prontamente (c.ca 10 secondi), senza dover ricorrere al clampaggio transitorio dell’arteria. Il “thrill”, in entrambi i casi, fu apprezzato immediatamente dopo l’anastomosi senza sanguinamento dai margini di sutura. CONCLUSIONI I vantaggi potenziali dell’uso di questo dispositivo includono la possibilità di realizzare un’anastomosi tecnicamente precisa e con notevole risparmio di tempo, pur ritenendo che esso necessita di ulteriori perfezionamenti. Nei pazienti uremici con patologia aterosclerotica severa, la possibilità di non effettuare il clampaggio preventivo dell’arteria può ridurre il rischio di danni dello strato intimale e la formazione di trombi nel sito di anastomosi. Ovviamente per poter attestare la bontà della tecnica impiegata saranno necessari studi mirati che al momento non sono disponibili

    Sphincter-like motion following machanical dilation of the internal inguinal ring during indirect inguinal hernia procedure

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    INTRODUCTION: Even today, there is still great speculation as to the underlying pathogenesis of inguinal hernia. As a result, it could be extrapolated that the vast majority of repairs are based upon conjecture. Most current repairs are founded upon the principle of "closing the defect" in the anatomy, either by suturing closed under tension, covering with a mesh or obliterating the defect with a plug. Many variants of each method are refined to achieve better clinical outcomes. Yet few, if any, strive to understand a fundamental question: "What has gone wrong with the normal physiological and anatomical mechanisms that prevent abdominal structures protruding through the abdominal wall?" We consider, in the normal subject, the muscular structures that converge and wrap around the inguinal canal as a highly dynamic structure, which forms a reactive barrier to the augmentation of intra-abdominal pressures. In effect, the structures work together like a "striated sphincter complex." Through years of surgical experience, we have seen the formation of adhesions and fibrosis in these delicate and key structures, and hypothesised that they may impair its shuttering action, thus, creating a patency of this jammed inguinal ring leading to hernia. Based upon these observations, we have created a hernia repair variant that tries to "unblock" the muscles prior to repair, thus, hopefully restoring a degree of physiologic function. METHODS: A retrospective study describes the results of 47 patients operated for indirect inguinal hernia with a standardised procedure consisting of meticulous adhesiolysis of the hernia area and mechanical dilation (divulsion) of the inguinal orifice in order to break stiff fibres within the muscle, allowing viable muscle fibres to contract freely once more. After dilation, a proprietary lamellar-shaped implant was delivered into the canal. Its form and function are designed to eliminate impingement of the cord structures and give a gentle outwards force to induce a reactive contraction of the sphincter-like muscle complex during healing. This gentle contraction offers the possibility to eliminate fixation of the implant. RESULTS: The removal of scar tissue, dilation and the introduction of the implant into the internal inguinal ring induced a forceful "gripping" contraction by the sphincter complex in all patients. Even without fixation, it became almost impossible to pull the implant out of the canal. After obliterating the orifice with the lamellar implant, it was clear that there was no dilative compression upon the cord structures. CONCLUSION: The results of this combined procedure, scar removal, dilation and implant delivery, led to thoughtful suggestions regarding the anatomy and the physiology of the inguinal canal. The procedural adhesiolysis during indirect inguinal hernia repair has always shown the well described concentric muscular arrangement formed by the internal oblique and transversus muscles. This circular-shaped muscular structure is often recognised as a static barrier that, due to weakness and/or together with other causes, fails in its role and allows indirect inguinal hernia protrusion. According to the results of our observations, we consider this concentric muscular complex as a dynamic formation: we will use the term "striated sphincter complex." Its steady tightening motion after divulsion and the insertion of a lamellar implant is always accompanied by a strong gripping action, which is not seen prior to divulsion. This indicates that it could correspond to a sphincter: the "inguinal sphincter." The impairment of this sphincter could be the cause of the inguinal canal's patency and the development of hernia

    TRATTAMENTO MULTIDISCIPLINARE DELLA GANGRENA DI FOURNIER. CASE REPORT

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    Introduzione:Fournier ha descritto per la prima volta una fascite necrotizzante dei genitali e/o del perineo che può evolvere rapidamente in shock settico con mortalità fino al 67%1. Caso Clinico: Pz. maschio 50 a.a. con turbe psichiche e diabete mellito II sottoposto ad emorroidectomia. A 24 ore dolore distrettuale, iperpiressia, edema dello scroto, crepitio inguinale sottocutaneo bilaterale. Veniva effettuato drenaggio chirurgico urgente della regione inguinale bilateralmente e recentazione scrotale; nel post-operatorio NPT e terapia antibiotica e.v.(ertapenem sodico 1 gr/die e linezolidd 600 mg x 2/die). Doppia medicazione/die e curettage dei reliquati necrotici seguiti da lavaggi con betadine, iruxol uso topico e zaffaggio con garze; 10 sedute di OTI2 a giorni alterni. Chiuse per prima intenzione le ferite inguinali, l’exeresi graduale delle sinechie tra derma e residui di dartos nonché l’aspirazione dell’idrocele facevano guadagnare stoffa cutanea e spazio per il packing. Quest’ultima metodica ripetuta per tre volte con un volume sempre maggiore di garze stipate consentiva l’espansione cutanea in due settimane con ricostruzione completa della borsa scrotale senza necessità di chirurgia plastica. Discussione/Conclusione: La tumefazione dello scroto e la presenza di crepitio del sottocutaneo inguinale ha consentito una diagnosi precoce con trattamento intensivo multidisciplinare immediato finalizzato a: a) risoluzione lo shock settico; b) eradicazione il focolaio infettivo inguino-scrotale; c) demarcazione della necrosi. Per la ricostruzione dello scroto, quando possibile, proponiamo questo metodo di espansione cutanea purchè si elidano le sinechie tra derma e residui di dartos. Nel nostro paziente nonostante si era avuta una perdita di circa due terzi della cute scrotale grazie alla mobilità testicolare ed al packing ripetuto è stato possibile ricostruire la borsa scrotale. La gangrena di Fournier è in prima istanza una emergenza chirurgica gravata da alta mortalità che necessita di trattamento dell’infezione distrettuale e dello shock settico. La ricostruzione scrotale, quando possibile, deve mirare alla restituzione della naturale elasticità dei residui cutanei accostabili sotto tensione con packing espansivo progressivo. In caso contrario deve intervenire la chirurgia plastica
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