90 research outputs found

    Renovation of the Former School Complex "Antonio Pacinotti", Pontedera (Pisa)

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    IT: Il contributo raccoglie riflessioni, metodi e risultati del laboratorio intensivo di progettazione svoltosi a Pontedera, Pisa (05.06.2014 e 04-06.07.2014), per la raccolta di proposte per tre aree municipali in attesa di sviluppo tra cui il complesso scolastico dell’ex I.P.S.I.A.«A.Pacinotti» redatto da Stefanos Antoniadis, Antonio Camporeale e Pina Ciotoli. EN: The paper gathers ideas, methods and results of the intensive design workshop held in Pontedera, Pisa (05.06.2014 and 04-06.07.2014), for the collection of proposals for three municipal areas awaiting urban regeneration, including the former school complex « A.Pacinotti» by Stefanos Antoniadis, Antonio Camporeale and Pina Ciotoli

    Post covid Rome: “Being in the world” and urban metabolism. Post covid Roma: “Ser-en el mundo” y metabolismo urbano

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    This paper aims to propose a reflection on how the city of Rome is reacting to the social and urban consequences caused by the pandemic situation. Starting from the analysis of urban densification and hyper-densification –and their correlations with globalism– the paper also intends to underline a broader phenomenon linked to the progressive “abandonment” of large cities. In fact, the pandemic phenomenon risks catalyzing two trends currently at an embryonic stage in Italy, generating a scenario with uncertain consequences: on the one hand, the loss of urban attractiveness could suggest a progressive “abandonment” of large cities; on the other hand, cities may have to deal with the need to stop sprawl phenomena and promote greater densification of the urban perimeter. Furthermore, the pandemic is showing how, at the base of the emergency, there is a problem of spaces and that beyond the social distancing, which will end as the contagion began, it will be the architect’s task to help the community to overcome the memory of the trauma experienced, leading to a greater awareness of taking care of spaces and urban metabolism.Este trabajo pretende proponer una reflexión sobre cómo está reaccionando la ciudad de Roma ante las consecuencias sociales y urbanas provocadas por la situación de pandemia. Partiendo del análisis de la densificación y la hiperdensificación urbanas -y de sus correlaciones con el globalismo-, el documento pretende también subrayar un fenómeno más amplio vinculado al progresivo “abandono” de las grandes ciudades. De hecho, el fenómeno de la pandemia corre el riesgo de catalizar dos tendencias actualmente en fase embrionaria en Italia, generando un escenario de consecuencias inciertas: por un lado, la pérdida de atractivo urbano podría sugerir un progresivo “abandono” de las grandes ciudades; por otro, las ciudades podrían tener que enfrentarse a la necesidad de frenar los fenómenos de dispersión y promover una mayor densificación del perímetro urbano. Además, la pandemia está mostrando cómo, en la base de la emergencia, hay un problema de espacios y que más allá del distanciamiento social, que acabará como empezó el contagio, será tarea del arquitecto ayudar a la comunidad a superar la memoria del trauma vivido, lo que llevará a una mayor conciencia de cuidado de los espacios y del metabolismo urbano

    Walter B. Griffin e la costruzione di una Amauroto australiana

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    This paper aims to analyze the Canberra plan designed by Walter Burley Griffin, underlining the innovative elements -related to the Olmstead’s landscape theories- and used by the American architect to create a new urban and civil utopia. The name of Walter Burley Griffin, in the history of contemporary architecture, is inseparably linked to the Canberra plan, his most famous project; despite of the many buildings designed all over United States, Australia and India, Griffin seems to be eclipsed by the western architectural scene. However, he is an emblematic figure of 20th-century, both professionally and humanly: in 1913, after winning the Canberra design Competition (held in 1911), he upset his entire existence closing his Chicago atelier and leaving for Australia, where he lived for more than twenty years. The american architect was interested in creating an ideal urban model, in which citizens of the new State (the Commonwealth of Australia) could recognize the common goal of civil and identity values

    Tessuti verticali. Interpretazione architettonica e urbana del grattacielo

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    Esaminato all’interno di un sistema complesso, articolato in elementi verticali distinti, ogni grattacielo si propone come una “micro città”, ossia un organismo autonomo che riproduce al suo interno la medesima strutturazione capillare e le stesse dinamiche aggregative tipiche del tessuto urbano. Le mega città asiatiche quali Shanghai, Tokyo, Hong Kong, Shenzhen e alcune città americane come New York e Chicago, la cui crescita in verticale è solo apparentemente bloccata dall’attuale crisi economica, sperimentano i propri luoghi di aggregazione e di condivisione all’interno degli edifici alti, così da definire architettonicamente l’esistenza di trame urbane “in quota”. Analizzando il grattacielo come una sorta di trasposizione verticale del sistema gerarchico orizzontale, è possibile definire un nuovo modello urbano calato direttamente dal mondo dell’utopia nella realtà attuale. Al contrario della Torre di Babele, simbolo di incompiutezza e caos, il grattacielo interpretato come tessuto diventa modulo verticale per un nuovo ordine urbano. Per poter capire fino in fondo l’espressione “tessuto verticale”, così da rintracciare con facilità le complicate trame contemporanee, è necessario indagare il significato di tessuto, ripercorrendo persino il significato etimologico e originario del termine. Soltanto attraverso questa ricerca paziente, sarà infatti possibile cogliere l’utilità della nozione di tessuto nello studio degli edifici alti. Il tema dei grattacieli viene, alla scala architettonica, esaminato come aggregazione di spazi organizzati da percorsi interni in aderenza con i percorsi urbani (o come loro continuazione) e dunque come organismo aggregativo avente una propria tipicità. In altre parole come tessuto. Un modo di vedere le cose originale ma anche molto attuale ed utile, se solo si considerano i problemi che sta ponendo, in ogni parte del mondo, un modo di concepire il grattacielo come oggetto urbano quasi del tutto indifferente alla struttura della città

    Cappella nel Saya Park / Saya Park Chapel

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    Il saggio è stato pubblicato nel numero monografico “Percorsi del sacro” ricerca che ha analizzato le micro-architetture spirituali inserite nella natura. Il presente contributo affronta una lettura critico-interpretativa della Cappella nel Saya Park progettata da Alvaro Siza e Carlo Castanheira a partire dal 2015. Il progetto è inserito nella categoria tipologica “capanna”

    Spazi contemporanei nella città storica. Oltre la traccia

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    Il contributo raccoglie gli esiti progettuali di alcuni dei partecipanti ai Laboratori del Seminario di Architettura di Camerino (organizzato ogni anno dalla Facoltà di Architettura dell'Università di Camerino). Il tema dell'anno 2018 analizzava, nello specifico, il rapporto tra città storica e architettura contemporanea. I quattro progetti presentati nel saggio – degli studenti Alberto, Gerace, Sportiello e Guadagno – mostrano un originale contributo critico sul tema del “costruire nel costruito”, focalizzando l’attenzione sulla relazione, non sempre positiva e organica, fra l’opera architettonica contemporanea e i resti di infrastrutture archeologiche

    Vertical Tissue: architectonical interpretation of the skyscraper

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    The aim of this paper is to analyze the skyscraper as an architectural organism, and to interpret the vertical city like a “vertical tissue”. Previously, the skyscraper, studied as an architectural type, was defined as a block developed in height (Pevsner, 1976) isolated from the urban context and opposed to the historic city (Maffioletti, 1990). This research is based on the concept of “organism” (Strappa, 1995), and it examines the skyscraper as a building type in which it is possible to identify a solidarity between the vertical structuring axis and residential units (example noticed in the first buildings of Chicago) (Condit, 1979). The skyscraper is therefore not considered as a model of the so-called “utopia of gigantism” (Samonà) that characterized the modern city in recent years, but as a system that can create a new vision of the city; as the skyscraper is treated as a basic element to compare an alternative model for the modern city. To study the vertical city like vertical tissue it is first necessary to define the skyscraper as an architectural organism, therefore to interpret the aggregation of skyscrapers such as an urban organism, underling the “urban” features in which the vertical element is the matrix design for a new city-system. Thanks to this methodology we can study the city not as a set of architectural singularity but as vertical system, in which we can recognize both an architectural and urban organism

    Progetti per la rinascita. Tokyo, Akira e la ricostruzione continua

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    Tokyo è un caso abbastanza raro di città che, nel corso di cento anni, ha subito più volte cambiamenti radicali, dimostrando una resilienza straordinaria che si è espressa ciclicamente nel corso del tempo. Secondo quanto sostiene Harada Keimi possiamo rintracciare circa 4 fasi che ripercorrono lo sviluppo urbano della capitale partendo dalla rivoluzione Meiji (1868) sino agli anni 2000. Il primo, in ordine di tempo, tra gli eventi traumatici che subì la capitale, è il terremoto del Kanto che nel settembre 1923 causò la morte di circa 100.000 persone, distruggendo gran parte della Edo storica e, a seguito del quale, furono avviate tutta una serie di proposte che avevano il fine di modernizzare la città. Il tentativo di ricostruzione fu portato avanti dall’allora Ministro Gotō Shinpei che già nel 1920, durante la propria carica come Sindaco di Tokyo, aveva avviato una serie di studi per modernizzare la capitale. Il presente contributo, partendo dall’impostazione planimetrica del piano per Tokyo di Gotō indaga il tema della tabula rasa nel caso specifico della capitale giapponese, attraversando fasi fondamentali del suo sviluppo: dal terremoto di Edo degli anni venti ai raid aerei della seconda guerra mondiale, sino alle proposte utopiche di Tange e della sua scuola avanzate negli anni Sessanta, progetti dalla grande forza espressiva che hanno disegnato la Tokyo del futuro

    Arcade d’oltreoceano: analogie e differenze della strada commerciale in Gran Bretagna e in Nord America

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    Durante il XIX secolo, a seguito dei profondi cambiamenti urbani e sociali determinati dalla Rivoluzione Industriale, si è assisto al nascere di una nuova dimensione percettiva e funzionale della strada, occupata prevalentemente da veicoli, e ormai in forte contrasto con una misura umana della città. Il cambiamento percettivo della funzionalità stradale ha favorito la realizzazione di architetture per il terziario e per lo svago quali i passage e gli arcade, ovvero di strade coperte commerciali talvolta adoperate come piazze e luoghi di incontro. Costruzioni quali il Piccadilly e il Burlington Arcade -e in generale gli arcade realizzati in Gran Bretagna a partire dal XVIII secolo- sono risposte concrete alle esigenze metropolitane che impongono luoghi commerciali coperti e lontani dal caos delle strade di scorrimento; nondimeno, come il loro analogo francese, gli arcade sintetizzano un processo di interiorizzazione dei percorsi, per cui lo spazio passante assume il ruolo di elemento lineare catalizzante i flussi di transito interni, definendo -al contempo- l’assetto architettonico della galleria. Gli arcade realizzati a Londra, a Leeds oppure a Glasgow hanno una chiara vocazione urbana, configurando cioè la strada coperta all’interno di un tessuto consolidato e costituendo, pertanto, una riproposizione moderna dei principi antropici che sottendono alla definizione delle strade mercato. I livelli di tipicità espressi nell’area britannica sono enfatizzati oltreoceano con la costruzione di arcade-building quali il Cleveland Arcade, primo prototipo in assoluto del magazzino commerciale diffuso in tutto il Nord America. Il confronto e le similitudini tra il modello urbano degli arcade inglesi rispetto alle logiche progettuali dell’edificio-arcade di matrice americana, rimarcano l’esistenza di un substrato psicologico comune nell’articolazione dello spazio commerciale, dunque una risposta costruttiva radicale a problematiche urbane e architettoniche analoghe

    Cappella della Riconciliazione / Chapel of Reconciliation

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    Il saggio è stato pubblicato nel numero monografico “Percorsi del sacro” ricerca che ha analizzato le micro-architetture spirituali inserite nella natura. Il presente contributo affronta una lettura critico-interpretativa della Cappella della Riconciliazione, inserita nella categoria tipologia del "recinto". L'edificio sorge sul sito della Versöhnungskirche, chiesa evangelica progettata nel 1894 da Gotthilf Ludwig Möckel e demolita nel 1985 dal governo della DDR in quanto troppo vicina alle opere difensive del Muro di Berlino. L'opera è inoltre inserita all'interno di un parco della memoria dedicato alle vittime del Muro di Berlino (il Gedenkstätte Berliner Mauer, situato nella parte nord della capitale). Il progetto è inserito nella categoria tipologica “capanna”
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