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    PROFILO CLINICO E RISCHIO DI CRONICIZZAZIONE DELL'EMICRANIA: IL RUOLO DELL'ASSOCIAZIONE CON LA SINDROME DELLE GAMBE SENZA RIPOSO.

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    La relazione tra emicrania e sonno fisiologico è certamente complessa e pluridirezionale; da un lato gli attacchi emicranici possono, infatti, presentare emergenza preferenziale durante il sonno notturno, dall’altro ben noto è il ruolo del sonno nell’interruzione dell’episodio emicranico. Alcuni studi hanno, inoltre, documentato l’esistenza di un’associazione tra emicrania e disturbi del sonno, suggerendo, addirittura, un loro possibile contributo nel processo di trasformazione dell’emicrania da episodica a cronica. Recenti indagini hanno supportato l’esistenza di un’associazione tra emicrania e sindrome delle gambe senza riposo (Restless Legs Syndrome, RLS), tuttavia, le possibili implicazioni sulla presentazione clinica e sul rischio di cronicizzazione dell’emicrania non sono state tuttora definite. L’obiettivo di questo studio è stato verificare l’esistenza di un’associazione tra emicrania e RLS e valutarne le possibili implicazioni sul profilo clinico dell’emicrania, esaminando in particolare descrittori di malattia quali: stima di frequenza, severità e disabilità conseguente agli episodi, pattern cronobiologico degli attacchi ed infine presenza di sintomi premonitori dopaminergici. Sono stati arruolati presso il Centro Cefalee della Clinica Neurologica dell’Università di Pisa 180 pazienti consecutivi (142 femmine e 38 maschi), di età compresa tra 19 e 77 anni, rispondenti ai criteri diagnostici per emicrania senza e con aura (IHS, 2004). Il campione è risultato costituito da 165 pazienti con emicrania senz’aura, 10 con diagnosi di emicrania senza e con aura e 5 pazienti affetti esclusivamente da emicrania con aura. 48 pazienti rispondevano ai criteri per emicrania cronica (frequenza maggiore di 15 giorni/mese negli ultimi 3 mesi), mentre i restanti 132 pazienti presentavano emicrania episodica. I pazienti sono stati, infine, suddivisi in base al pattern di emergenza temporale preferenziale in 3 gruppi: “sottotipo notturno” (>75% degli episodi ad esordio notturno e/o al risveglio, n=47), “sottotipo diurno” (>75 % degli attacchi ad esordio durante il giorno, n=62 ) e “sottotipo indifferente” (n= 71). Un quadro di RLS è stato diagnosticato, in accordo agli attuali criteri diagnostici (IRLSSG, 2003), in 41 pazienti (22,7%), 36 affetti da emicrania senz’aura e 5 da emicrania senza e con aura; l’occorrenza di RLS risultava, pertanto, maggiore rispetto alla prevalenza nella popolazione generale europea (10% circa). Una conferma strumentale con esame polisonnografico è stata ottenuta in un sottogruppo di 13 dei 20 pazienti con diagnosi clinica di RLS e pattern notturno-mattutino a conferma della, peraltro già nota, sensibilità dei criteri diagnostici clinici vigenti. La diagnosi di RLS è stata posta nel 18,1% dei pazienti con emicrania episodica e nel 35,4% degli emicranici cronici e l’associazione tra la presenza di RLS ed emicrania cronica è risultata statisticamente significativa (p<0.05). I pazienti con RLS presentavano, inoltre, maggior grado di disabilità associata all’emicrania, così come stimata dal questionario MIDAS. La diagnosi di RLS è risultata maggiormente rappresentata nei soggetti con “sottotipo notturno”, seguita dai soggetti con “sottotipo indifferente”, con occorrenza rispettivamente del 42,5% e 21,1%, mentre solo il 9,6% dei soggetti con sottotipo diurno rispettava i criteri diagnostici per RLS. Nella nostra casistica non veniva, invece, rilevata un’associazione significativa tra diagnosi di RLS e presenza di sintomi premonitori dopaminergici, sebbene questi fossero altamente rappresentati nella popolazione dei soggetti emicranici (63,8%). L’occorrenza di RLS è risultata quindi maggiormente rappresentata nei soggetti di sesso femminile, nei pazienti con più elevata frequenza e severità di malattia e negli emicranici con pattern cronobiologico notturno-mattutino. L’associazione tra emicrania e RLS merita di essere indagata nello screening diagnostico dei pazienti emicranici, poiché, oltre a condizionare il profilo clinico del paziente, può comportare importanti implicazioni prognostiche e terapeutiche; farmaci come Gabapentin e Pregabalin dovrebbero essere considerati di prima scelta, vista l’efficacia nel trattamento di entrambe le condizioni, mentre gli antidepressivi, sia triciclici che SSRI, dovrebbero essere, per quanto possibile, evitati, essendone ben noto il possibile effetto peggiorativo sulla RLS. La correlazione, infine, tra frequenza degli attacchi emicranici e RLS, potrebbe suggerire che l’identificazione e l’adeguato trattamento del disturbo del sonno, oltre che migliorare direttamente la qualità di vita del paziente, possano svolgere un importante ruolo nel prevenire la trasformazione dell’emicrania da episodica a cronica

    Acute Delta Hepatitis in Italy spanning three decades (1991–2019): Evidence for the effectiveness of the hepatitis B vaccination campaign

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    Updated incidence data of acute Delta virus hepatitis (HDV) are lacking worldwide. Our aim was to evaluate incidence of and risk factors for acute HDV in Italy after the introduction of the compulsory vaccination against hepatitis B virus (HBV) in 1991. Data were obtained from the National Surveillance System of acute viral hepatitis (SEIEVA). Independent predictors of HDV were assessed by logistic-regression analysis. The incidence of acute HDV per 1-million population declined from 3.2 cases in 1987 to 0.04 in 2019, parallel to that of acute HBV per 100,000 from 10.0 to 0.39 cases during the same period. The median age of cases increased from 27 years in the decade 1991-1999 to 44 years in the decade 2010-2019 (p &lt; .001). Over the same period, the male/female ratio decreased from 3.8 to 2.1, the proportion of coinfections increased from 55% to 75% (p = .003) and that of HBsAg positive acute hepatitis tested for by IgM anti-HDV linearly decreased from 50.1% to 34.1% (p &lt; .001). People born abroad accounted for 24.6% of cases in 2004-2010 and 32.1% in 2011-2019. In the period 2010-2019, risky sexual behaviour (O.R. 4.2; 95%CI: 1.4-12.8) was the sole independent predictor of acute HDV; conversely intravenous drug use was no longer associated (O.R. 1.25; 95%CI: 0.15-10.22) with this. In conclusion, HBV vaccination was an effective measure to control acute HDV. Intravenous drug use is no longer an efficient mode of HDV spread. Testing for IgM-anti HDV is a grey area requiring alert. Acute HDV in foreigners should be monitored in the years to come

    Descrittori di disabilitĂ , fatica, pattern ipnico e marcatori plasmatici di stress ossidativo: analisi multiparametrica in una casistica di pazienti emicranici.

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    L’emicrania rappresenta una comune cefalea primaria, la cui presentazione clinica, così come il decorso life-time, risultano ampiamente variabili; in particolare, alcuni pazienti mantengono una bassa frequenza di attacchi, mentre una percentuale limitata, ma significativa di pazienti, stimata intorno al 3% annuo, va incontro a trasformazione da forma episodica a cronica, una condizione caratterizzata da una frequenza di attacchi stabilmente superiore a 15 giorni al mese, marcata disabilità, elevati costi socio-economici e frequente associazione a overuse di farmaci sintomatici. Si ritiene attualmente che l’emicrania rappresenti un continuum che può prevedere il progressivo passaggio da forme a bassa frequenza ad un pattern cronico; inoltre, lo spettro clinico di presentazione dell’emicrania è espanso dalla presenza di disfunzioni intercritiche e dall’associazione con disturbi del sonno e psichiatrici, che interagendo reciprocamente, contribuiscono ad accrescere il grado di disabilità causato dalla cefalea. Recenti dati hanno, inoltre, suggerito la presenza di disfunzioni del metabolismo ossidativo mitocondriale nei soggetti emicranici, con produzione periferica di marcatori plasmatici di stress ossidativo, sia in fase critica sia intercritica; i dati riguardanti lo stress ossidativo nell’emicrania sono, tuttavia, limitati e condotti su casistiche eterogenee di soggetti cefalalgici e rimangono scarsamente comprese le possibili relazioni con il profilo clinico dell’emicrania. L’emicrania costituisce, pertanto, un disordine neurobiologico complesso e multifattoriale, i cui meccanismi fisiopatologici rimangono ancora, in gran parte, non noti, così come le basi biologiche e i fattori che sottendono alla trasformazione dell’emicrania da forma episodica a cronica. Sulla base di queste considerazioni, l’obiettivo della presente tesi è stato quello di riportare i risultati di studi condotti durante l’attività di Dottorato, volti a determinare il ruolo di alcuni fattori laboratoristico-comportamentali nella presentazione clinica dell’emicrania. In particolare, sono stati analizzati descrittori di disabilità, parametri di funzionamento diurno, quali occorrenza di fatica ed eccessiva sonnolenza diurna, profilo ipnico, presenza di sintomi d’ansia e depressivi e marcatori plasmatici di stress ossidativo in una casistica di pazienti con diagnosi di emicrania senz'aura (ICHD-III beta), al fine di valutare le interazioni reciproche e le possibili implicazioni sul pattern clinico di presentazione dell’emicrania. La ricerca condotta è stata articolata in due fasi: 1) Sono stati inizialmente arruolati 75 pazienti con emicrania episodica e 75 con emicrania cronica (ICHD-III beta), valutando comparativamente caratteristiche demografiche, descrittori di malattia (frequenza e severità degli attacchi, durata di malattia, consumo di famaci sintomatici), presenza di allodinia cutanea (Allodynia Symptoms Check-list 12, ASC-12), disabilità causata dall'emicrania (Migraine Disability Assessment Score, MIDAS e Headache Impact Test-6, HIT-6), occorrenza di fatica (Fatigue Severity Scale, FSS), eccessiva sonnolenza diurna (Epworth Sleepiness Scale, ESS), qualità soggettiva del sonno notturno (Pittsburgh Sleep Quality Index, PSQI), cronotipo (reduced Morningness-Eveningness Questionnaire, rMEQ), presenza di sintomi d’ansia e depressivi (rispettivamente, Generalized Anxiety Disorder 7-item scale, GAD-7, e Patient Health Questionnaire 9-item scale, PHQ-9). 2) In un sottogruppo di 36 pazienti affetti da emicrania cronica sono stati esaminati marcatori plasmatici connessi all’equilibrio pro-ossidanti/anti-ossidanti, quali i prodotti di ossidazione avanzata delle proteine (AOPP), la capacità ferro-riducente del plasma (FRAP) e i gruppi tiolici plasmatici (-SH), ottenuti tramite prelievo ematico venoso. I livelli plasmatici dei marcatori di stress ossidativo sono stati valutati nei pazienti con diagnosi di emicrania cronica, rispetto a un gruppo di controllo, costituito da 40 soggetti sani, non cefalalgici; inoltre, è stata valutata la relazione tra i biomarcatori di stress ossidativo e le caratteristiche di malattia. I pazienti con emicrania cronica presentavano un’età media (p=0,012) e una durata media di malattia (p<0,001) significativamente più elevati rispetto ai soggetti con emicrania episodica; inoltre, la frequenza media/mensile di attacchi emicranici (p<0,001), la severità media degli attacchi (p=0,014) e i punteggi ai questionari MIDAS (p=0,005) e HIT-6 (p=0,003) erano più elevati negli emicranici con pattern cronico. La presenza di allodinia cutanea era più rappresentata nei soggetti con emicrania cronica (p=0,025), senza differenze nel punteggio medio alla scala ASC-12. Nei pazienti con emicrania cronica venivano, inoltre, rilevati punteggi più elevati ai questionari FSS (p<0,001), PSQI (p=0,015), GAD-7 (p=0,019) e PHQ-9 (p<0,001), rispetto alla forma episodica, indicando una maggiore occorrenza del sintomo fatica, una peggiore qualità soggettiva del sonno notturno e una più elevata presenza di sintomi d’ansia e depressivi nei soggetti affetti da emicrania cronica. Mediante un’analisi di correlazione condotta nel campione totale di 150 pazienti, utilizzando il coefficiente Rho di Spearman, è stata evidenziata una correlazione statisticamente significativa, positiva tra frequenza media mensile di attacchi emicranici ed età anagrafica (p<0,001), durata di malattia (p<0,001), severità degli attacchi (p=0,042), punteggio ai questionari MIDAS (p<0,001), HIT-6 (p=0,002), FSS (p<0,001), PSQI (p=0,006), GAD-7 (p=0,019) e PHQ-9 (p<0,001). L’analisi di correlazione parziale, allorché corretta per la presenza di sintomi d’ansia e depressivi, confermava l’esistenza di una correlazione positiva tra la frequenza mensile degli attacchi emicranici ed età anagrafica (p<0,001), durata di malattia (p<0,001), MIDAS score (p=0,002), FSS score (p=0,009), supportando l’esistenza di una stretta relazione tra emicrania e occorrenza di fatica, prevalentemente valutata nel periodo intercritico. Per quanto riguarda i marcatori plasmatici di stress ossidativo, l’analisi statistica ha documentato livelli significativamente ridotti di FRAP (p<0,001) e dei gruppi tiolici plasmatici (p<0,001) nei pazienti con emicrania cronica, rispetto ai soggetti sani di controllo, suggerendo l’esistenza di una ridotta capacità antiossidante in questi pazienti. Il livello di AOPP, marker di danno ossidativo alle proteine, era più elevato nei pazienti affetti da emicrania cronica, anche se non sono state documentate differenze statisticamente significative rispetto ai controlli (p=0,539). Confrontando i marcatori plasmatici di stress ossidativo nei pazienti con emicrania cronica e overuse di triptani (18 pazienti) rispetto ai soggetti con uso eccessivo di farmaci anti-infiammatori non steroidei (18 pazienti), non sono emerse differenze tra i due gruppi. I risultati della presente ricerca documentano, pertanto, l’esistenza di una complessa e multidirezionale relazione tra pattern clinico di presentazione dell’emicrania, impatto/disabilità nelle attività della vita quotidiana, presenza di fatica, scarsa qualità soggettiva del sonno e sintomi d’ansia e depressivi, parametri che risultano più marcati nell’emicrania cronica, e la cui intensità/severità correla direttamente con la frequenza mensile di attacchi emicranici. I dati riportati sono in accordo, ed espandono, il concetto di emicrania come uno spettro o continuum, in cui al progressivo aumento della frequenza degli attacchi corrisponderebbe una disfunzione progressivamente crescente di differenti parametri, quali disabilità correlata all’emicrania, occorrenza di fatica, scarsa qualità soggettiva del sonno notturno e presenza di sintomi d’ansia e dell’umore. L’analisi di correlazione parziale conferma, inoltre, l’esistenza di una stretta relazione tra emicrania e fatica, indipendentemente dalla presenza di sintomi d’ansia e depressivi. Le basi biologiche di tale associazione rimangono non definite, chiamando, tuttavia, in causa meccanismi centrali e/o periferici, che potrebbero contribuire a determinare una condizione di facile affaticabilità nei soggetti emicranici e, in ipotesi, una possibile base bio-patologica comune potrebbe essere rappresentata da disfunzioni del metabolismo energetico ossidativo. In tal senso, i risultati del presente studio suggeriscono l’esistenza di un alterato bilancio tra specie ossidanti e difese antiossidanti, con riduzione della capacità antiossidante nei pazienti con emicrania cronica, rilievo in accordo con l’ipotesi di alterazioni del metabolismo energetico ossidativo nei soggetti emicranici; ulteriori indagini sono necessarie al fine di definire il ruolo causale o consequenziale di uno squilibrio tra specie pro-ossidanti e difese anti-ossidanti nella patogenesi dell’emicrania e nel processo di “cronicizzazione”, nonché le possibili implicazioni terapeutiche, quali l’impiego di molecole ad attività antiossidante, nella pratica clinica

    Preferential occurrence of attacks during night sleep and/or upon awakening negatively affects migraine clinical presentation

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    It is well known that migraine attacks can preferentially occur during night sleep and/or upon awakening, however the possible implications of this timing on migraine clinical presentation remain unclear. The aim of this study was to assess the possible consequences of sleep-related migraine (defined as ≥75% of migraine attacks occurring during night sleep and/or upon awakening) on the migraine clinical picture (i.e. migraine-related disability, attack severity, use of symptomatic drugs), subjective sleep quality, excessive daytime sleepiness and fatigue. Two hundred consecutive migraine without aura patients were enrolled; patients with comorbid disorders or chronic medication use were excluded. 39% of the migraineurs included in the study received a diagnosis of sleep-related migraine. The mean frequency of migraine attacks (days per month) did not significantly differ between the patients with and those without sleep-related migraine, whereas migraine-related disability (p<0.0001), mean attack severity (p<0.0001), and monthly intake of symptomatic drugs (p<0.0001) were significantly higher in patients with migraine preferentially occurring at night-time and/or upon awakening. Subjective sleep quality and excessive daytime sleepiness did not differ significantly between the two groups, whereas fatigue was significantly more present in the patients with sleep-related migraine (p=0.0001). These data seem to support the hypothesis that patients with sleep-related migraine represent a subset of individuals with a more severe and disabling clinical presentation of migraine and greater impairment of daily functioning, as suggested by the higher degree of fatigue. Migraineurs with night-time attacks also showed a greater use of symptomatic drugs, possibly related to delayed use of symptomatic treatment. The identification of subtypes of patients with a higher disability risk profile could have crucial implications for individually tailored management of migraine patients

    Evidence of increased restless legs syndrome occurrence in chronic and highly disabling migraine

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    The existence of an association between migraine and restless legs syndrome (RLS) has recently been reported, although the possible implications of this for migraine clinical presentation remain poorly understood. The objectives of this study were to determine RLS frequency in a population of migraineurs compared with healthy subjects and to assess RLS occurrence in episodic versus chronic migraine patients; the relationship between migraine-related disability and RLS comorbidity was also evaluated. Two hundred and seventy-seven consecutive migraineurs(ICHD-II, 2004) were enrolled and compared with 200 controls; migraine was episodic in 175 and chronic in 102 patients. RLS (IRLSSG criteria, 2003) was present in 22.7% of the total sample of migraineurs and in 7.5% of the controls (p<0.0001). RLS occurred significantly more frequently in chronic compared with episodic migraineurs(34.3% vs 16%, respectively, p=0.0006); a significant association between RLS diagnosis and moderate-severe migraine-related disability was also documented (p=0.0003). In conclusion, the results of the present study not only confirm the higher occurrence of RLS in migraine patients compared with the general population, but also suggest that RLS (the condition itself, or the disruption of sleep patterns often found in patients affected by RLS) might affect migraine clinical presentation, being associated with chronic and highly disabling migraine. These findings could have important therapeutic and prognostic implications in clinical practice

    Chronic Migraine with Medication Overuse and OnabotulinumtoxinA: Two Positive Case Reports of a Modified Injection Protocol

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    This correspondence proposes a modified injection protocol for OnabotulinumtoxinA (BoNT-A) in chronic migraine, whenever first time treated patients experience local adverse events but good clinical response. BoNT-A is approved as a prophylactic treatment for chronic migraine with/without medication overuse; its safety and efficacy were evaluated in the Phase III REsearch Evaluating Migraine Prophylaxis Therapy (PREEMPT) study, which established the optimal total dose to maximize efficacy and tolerability between 150 UI and 200 UI.1 Treatment is usually safe and well tolerated; the most frequent adverse event is muscular weakness. Ptosis, local pain, paresthesia/hypoesthesia, erythema, ecchymosis are common; tearing and photophobia are less common. The exact mechanism of BoNT-A in pain control is still debated; according to the leading hypothesis, it inhibits the release of neurotransmitters from peripheral nociceptors blocking sensitization of painconducting nerve fibers and reducing peripheral pain signals to the central nervous system (CNS); moreover, a recent preclinical study suggested the role of BoNT-A in the processing of mechanical pain by selective inhibition of trigeminal meningeal nociceptors (C-fibers).2 However, the pre-clinical observation that BoNT-A can reduce secondary mechanical hyperalgesia not only on the injection side but also on the contralateral side,3 supports a possible additional central mechanism that could contribute to BoNT-A efficacy.We report two cases of patients, treated for the first time with BoNT-A for chronic migraine following the standard procedure, who experienced tearing and bilateral photophobia. Both patients were female (51- and 54-year-old, respectively), with a diagnosis of chronic migraine according to International Classification of Headache Disorders (ICHD-III); they reported medication overuse and met clinical criteria for refractory migraine, since more than two classes of first-line prophylactic drugs (beta-blockers,antiepileptics, and antidepressants) resulted ineffective and poorly tolerated.4 In both cases pain was olecranic. The first injection with BoNT-A was practiced following the standard procedure (155 UI, 31 fixed injection sites: 7 anterior injections – which include 4 sites in the frontalis muscle, 2 in the corrugator muscle and 1 in the procerus muscle – and, for each side, 4 injections into the temporalis muscle, 3 into the occipitalis muscle, 2 into cervical paraspinal muscles, 3 into trapezius muscle). No periprocedural adverse events were reported. A few days after injections, both patients complained of bilateral tearing and severe photophobia. Relevant ophthalmic pathologies were ruled out with specialized consulting. Symptoms progressively improved with complete remission within a month. Despite side effects, dramatic reduction in the mean number of headache-days per month (Patient 1: from 30 to 8-10 days; Patient 2: from 30 to 4-5 days) was noticed in both cases, and associated improvement in pain intensity was reported; medication overuse ceased. We decided to practice a second treatment with BoNT-A, modifying the injection protocol to avoid side effects. No injections were performed on frontalis, corrugator, and procerus muscles; cervical injection points remained unchanged whereas the number of remaining sites was increased as follows: 10 (5 right15 left) injection sites into temporal muscles, 8 (4 right14 left) into occipital muscles, and 10 (5 right15 left) into trapezius muscles. The points of injection were all those specified by both the standard and “follow the pain” protocols, avoiding the anterior approach. After the procedure no adverse events were reported and the clinical benefit was confirmed; further treatments were performed with similar results. The prolonged positive effect (1 year followup) observed in both patients suggests that a different approach with selected sites of injection of BoNT-A may be equally effective if adequate dose of neurotoxin is used (32 sites, 160 UI). Our alternative protocol, if validated by further reports, could be considered in patients with moderate to severe local adverse events related to anterior injections, reporting remarkable clinical improvement. This observation in patients with olecranic pain reinforces the hypotesis of a central action of BoNT-A, possibly by its retrograde axonal transport from the nerve trunk to CNS

    Sleep-related migraine occurrence increases with aging.

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    A preferential occurrence of attacks at night-time or during early morning is documented in migraine without aura, suggesting a relationship between migraine and sleep and an impairment of circadian rhythms. The objective of this study was to verify the occurrence of sleep-related migraine in a large sample of migraineurs divided in different age groups and to evaluate the possible role of physiological variables (i.e., aging, gender) and comorbidities (i.e., psychiatric diseases). 734 patients (519 women and 215 males), aged 21-70 years, fulfilling IHS criteria (2004) for migraine without aura, were enrolled. The population was divided into five groups according to decades of life and it was evaluated the percentage of sleep-related migraine (at least 75% migraine attacks occurring during night sleep and/or upon awakening) in the different age groups. Headache clinical diary, Pittsburgh Sleep Quality Index and Beck Depression Inventory were also used. The preferential emergence of attacks during night sleep and/or upon awakening progressively increased with aging, without gender predilection; the percentage of patients with sleep-related migraine was: 16% between 20 and 30 years, 27% between 31 and 40 years, 38% between 41 and 50 years, 45% between 51 and 60 years, and 58% between 61 and 70 years, respectively. Poor sleep quality and depression did not account for night-time and/or awakening migraine collocation. These data suggest the main role of aging in order to favor nocturnal/early morning emergence of migraine without aura and support the hypothesis of an involvement of impaired chronobiological mechanisms and sleep regulation

    Inter-critical and critical excessive daily sleepiness in episodic migraine patients.

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    The objective of this study was to determine the relationship between sleepiness and migraine in the intercritical period and to evaluate the time course of critical drowsiness during the attacks. One hundred patients fulfilling IHCD 2nd (2004) criteria for migraine without aura were compared to 100 healthy subjects. Habitual excessive daily sleepiness, evaluated by means of Epworth Sleepiness Scale, was not more frequent in patients with episodic migraine than in controls (12% migraineurs vs. 8% controls, NS). The analysis of critical sleepiness by means of Stanford Sleepiness Scale (SSS) revealed a beginning of sleepiness increase before the attack onset, starting 12 h before, a peak of SSS values at the migraine attack onset and then a gradual decrease to reach baseline values only 12-24 h later. Moreover, patients responding to symptomatic drugs showed a greater and faster decrease of critical sleepiness in comparison with non-responder migraineurs; this finding allows excluding the role of medications in promoting critical somnolence and together with critical drowsiness time-course supports the hypothesis that vigilance impairment could be related to migraine pathogenesis

    Fatigue, sleep-wake pattern, depressive and anxiety symptoms and body-mass index: analysis in a sample of episodic and chronic migraine patients

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    Migraine clinical presentation and life-time course can be highly heterogeneous, with a subgroup of patients developing chronic migraine; moreover, migraine clinical spectrum is expanded by the association with different coexisting conditions and interictal dysfunctions. The aim of this study was to systematically evaluate migraine clinical features, daily functioning parameters, sleep pattern, presence of depressive-anxiety symptoms and body mass index (BMI) in a sample of 75 episodic and 75 chronic migraine without aura patients. Migraine-related disability, fatigue, daily sleepiness, subjective sleep quality, anxiety and depressive symptoms were, respectively, evaluated using the following questionnaires: Fatigue Severity Scale (FSS), Epworth Sleepiness Scale, Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI), Generalized Anxiety Disorder 7-item Scale (GAD-7), Patient Health Questionnaire 9-item Scale (PHQ-9). Mean FSS score (p < 0.001), PSQI score (p = 0.015), GAD-7 score (p = 0.019), PHQ-9 score (p < 0.001) and BMI score (p = 0.012) were significantly higher in chronic compared to episodic migraineurs. Additionally, a correlation analysis carried out in the total sample of 150 migraine patients documented a statistically significant, positive correlation between monthly frequency of migraine attacks and FSS score (p < 0.001), PSQI score (p = 0.006), GAD-7 score (p = 0.019), PHQ-9 score (p < 0.001) and BMI score (p = 0.049). Data from the present report seem to expand the concept of migraine as a continuum or spectrum, with greater occurrence of fatigue, poor sleep quality, anxiety-depressive symptoms and higher BMI score in chronic compared to episodic migraine patients; further investigation is certainly necessary to better define the biological basis and mechanisms associated with migraine transformation from episodic to chronic pattern
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