67 research outputs found

    Parkinson's disease: autoimmunity and neuroinflammation

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    Parkinson's disease is a neurodegenerative disease that causes the death of dopaminergic neurons in the substantia nigra. The resulting dopamine deficiency in the basal ganglia leads to a movement disorder that is characterized by classical parkinsonian motor symptoms. Parkinson's disease is recognized as the most common neurodegenerative disorder after Alzheimer's disease. PD ethiopathogenesis remains to be elucidated and has been connected to genetic, environmental and immunologic conditions. The past decade has provided evidence for a significant role of the immune system in PD pathogenesis, either through inflammation or an autoimmune response. Several autoantibodies directed at antigens associated with PD pathogenesis have been identified in PD patients. This immune activation may be the cause of, rather than a response to, the observed neuronal loss. Parkinsonian motor symptoms include bradykinesia, muscular rigidity and resting tremor. The non-motor features include olfactory dysfunction, cognitive impairment, psychiatric symptoms and autonomic dysfunction. Microscopically, the specific degeneration of dopaminergic neurons in the substantia nigra and the presence of Lewy bodies, which are brain deposits containing a substantial amount of α-synuclein, have been recognized. The progression of Parkinson's disease is characterized by a worsening of motor features; however, as the disease progresses, there is an emergence of complications related to long-term symptomatic treatment. The available therapies for Parkinson's disease only treat the symptoms of the disease. A major goal of Parkinson's disease research is the development of disease-modifying drugs that slow or stop the neurodegenerative process. Drugs that enhance the intracerebral dopamine concentrations or stimulate dopamine receptors remain the mainstay treatment for motor symptoms. Immunomodulatory therapeutic strategies aiming to attenuate PD neurodegeneration have become an attractive option and warrant further investigation

    Fibroma ossificante dei seni paranasali: diagnosi e management

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    Le lesioni fibro-ossee benigne raramente colpiscono i seni paranasali e sono suddivise in 3 entità: osteoma, displasia fibrosa e fibroma ossificante. Questi presentano simili caratteristiche cliniche, radiologiche e istologiche ma hanno un comportamento diverso. Il fibroma ossificante, in particolare la variante istologica giovanile, può presentare un comportamento aggressivo con un alto rischio di recidiva se rimosso in modo incompleto. Lo scopo dello studio è quello di paragonare il comportamento clinico del fibroma ossificante con quello delle altre lesioni fibro-ossee; di evidenziare un eventuale comportamento differente tra i vari sottotipi istologici; di descrivere i vantaggi, i limiti e i risultati della chirurgia endoscopica endonasale rispetto ai dati presenti in letteratura. Abbiamo analizzato retrospettivamente 11 pazienti affetti da fibroma ossificante naso-sinusale e trattati in un centro ospedaliero di terzo livello. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a TC. La RM è stata eseguita in caso di coinvolgimento del basicranio o in caso di recidiva. Una biopsia pre-operatoria è stata effettuata nei casi in cui la massa era raggiungibile per via endoscopica. Un paziente è stato sottoposto a embolizzazione pre-operatoria ed ha riportato una cecità monolaterale al termine della procedure. In base alla localizzazione, l’exeresi del tumore è stata eseguita con un approccio endoscopico (7 pazienti), esterno (3), combinato (1). Istologicamente 5 pazienti hanno riportato un sottotipo convenzionale, 5 la variante giovanile psammomatoide associata in un caso a cisti aneurismatica ossea, e un paziente la variante giovanile trabecolare. Tre pazienti affetti dalla variante istologica giovanile psammomatoide hanno presentato un’invasione del basicranio e sono stati sottoposti ad exeresi subtotale per via endoscopica che ha richiesto in seguito, a causa di un aumento di volume del residuo, un secondo intervento per via transbasale. I reperti clinici, radiologici e istologici dovrebbero essere considerati insieme per una accurata diagnosi differenziale tra le lesioni fibro-ossee. Ulteriori studi sono necessari per concludere se la localizzazione e l’estensione del fibroma ossificante al momento della diagnosi sono più importanti della variante istologica. L’approccio endoscopico è la prima opzione nella maggior parte dei casi anche se in alcuni selezionati pazienti l’approccio esterno risulta ancora necessario

    Potenziali evocati vestibolari miogenici nella diagnosi del neurinoma dell'ottavo nervo cranico.

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    Potenziali Evocati Vestibolari Miogenici: stimolazione monoaurale o binaurale.

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    Pneumolabyrinth following eustachian tube insufflation

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    Pneumolabyrinth is a condition in which the vestibule and/or cochlea is filled with air1. Eustachian tube insufflation is a type of treatment for recurrent serous otitis media which is still popular in Europe. To our knowledge no case of a pneumolabyrinth due to barotrauma provoked by Eustachian tube insufflation has previously been described. The aim of this paper is to present the case of a female previously operated on for stapedotomy who developed a pneumolabyrinth with sudden profound deafness and vertigo following eustachian tube insufflation
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