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Prosocialità e felicità a scuola: uno studio multilevel
Introduzione. Comprendere quali sono i fattori che rendono gli adolescenti felici nel contesto
scolastico rappresenta un'importante area di ricerca della psicologia dello sviluppo. Tra i
possibili fattori, vari studi hanno identificato il ruolo giocato dalla prosocialità (la tendenza
a mettere in atto comportamenti di aiuto) nel favorire l'accettazione dei pari (Caprara et
al.,2000) e nel promuovere un'atmosfera positiva generale nella classe (Luengo Kanacri et
al.,2017). Nonostante il ruolo positivo della prosocialità sia stato riconosciuto a livello
individuale, i suoi benefici a livello contestuale (essere in una classe più o meno prosociale)
per il benessere degli studenti sono meno chiari e meritano ulteriori indagini. Lo scopo
principale di questo studio è quello di chiarire il contributo della prosocialità sia a livello
individuale (studente) sia a livello contestuale (classe) in relazione alla felicità a scuola.
Specificamente, abbiamo esplorato il ruolo della prosocialità nel moderare gli effetti di tre
determinanti della felicità degli studenti a scuola (López-Pérez & Zuffianò,2018): la scuola
come sviluppo positivo,l'importanza di esperire affetto positivo, e l’orientamento al risultato.
Metodo. Un campione di 745 studenti (M=11.74,SD=1.46) di Liverpool (UK) ha riportato il
suo livello di felicità a scuola. Gli studenti hanno inoltre completato le scale di prosocialità
(Goodman, 1997) e delle determinanti della felicità a scuola (López-Pérez &
Zuffianò,2018).Data la struttura nested dei dati (745 studenti in 35 classi), le analisi sono
state condotte tramite regressioni multi-level.
Risultati. A livello individuale (level-1), la felicità è risultata predetta positivamente dallo
sviluppo positivo (b=.28,SE=.11,p=.011),affetto positivo (b=.68,SE=.08,p<.001),e dall'
orientamento al risultato (b=.19,SE=.07,p=.011), ma non dalla
prosocialità(b=.04,SE=.11,p=.73). A livello contestuale (classe, level-2), invece, far parte di
una classe prosociale prediceva positivamente più alti livelli di felicità
(b=1.35,SE=.37,p=.001). Esplorando possibili effetti di interazione cross-level, è stato
riscontrato un effetto significativo (b=-.84,SE=.27,p =.002) tra l'affetto (level-1) e la
prosocialità a livello della classe (level2) sulla felicità degli studenti. Specificamente, quando
gli studenti erano in classi molto prosociali (+1SD), il ruolo dell'affetto positivo era meno
forte (b=.47,SE=.10,p<.001) rispetto a coloro che erano in classi poco prosociali (-1SD;
b=.87,SE=.10,p<.001).
Conclusioni: I risultati suggeriscono che essere in una classe prosociale rappresenta un fattore
protettivo a livello contestuale per la felicità degli studenti. Inoltre, essere in una classe
prosociale può essere di particolare aiuto per la felicità di quegli studenti che faticano a
esperire emozioni positive a scuola
La salute mentale nella terza infanzia e nella prima adolescenza: il ruolo protettivo della positività
Introduzione: Dato l’aumento dei problemi internalizzanti in adolescenza (Bor et al., 2014), il presente
studio ha avuto come scopo quello di esaminare il ruolo della Positività(P) nei bambini, intesa come una
modalità di vedere se stessi, le proprie esperienze di vita e il futuro in modo positivo(Caprara et al.,2012).
Studi precedenti hanno mostrato il ruolo protettivo della P rispetto a stili interpersonali caratterizzati da
ansia ed evitamento (Castellani et al.,2016), stabilità emotiva(Caprara et al.,2012) e prosocialità(Luengo
Kanacri et al.,2017). Tuttavia, nessuno studio sinora ha investigato il contributo della P nella terza
infanzia e nella prima adolescenza. Specificamente, lo studio ha un duplice obiettivo:(1)testare la validità
fattoriale della scala P nella terza infanzia in bambini di scuola primaria(età 6-11) e nella prima
adolescenza(età 11-13), tramite analisi fattoriali esplorative(EFA) e confermative(CFA);(2)testare il
ruolo protettivo della P in relazione a disturbi internalizzanti(INT), esternalizzanti(EXT), problemi
emotivi(EMO) e comportamenti prosociali (PRO).
Metodo: La scala P e lo SDQ(Goodman,1997)sono stati somministrati a 742studenti di scuola primaria e
secondaria in Inghilterra. Nello specifico, il gruppo di calibrazione(N=369)era formato da
219studenti(47.9%maschi)di scuola primaria(M=10.78,DS=.52)e da 150studenti(50.7%maschi)di scuola
secondaria(M=13.58,DS=.92);il gruppo di validazione(N=373)era formato da 202studenti(46%maschi)di
scuola primaria(M=10.71,DS=.52) e da 171studenti(48%maschi) di scuola
secondaria(M=13.18,DS=.93).
Risultati: Nel gruppo di calibrazione, l’EFA ha indicato il modello ad un fattore della scala P come il più
plausibile. Nel gruppo di validazione, la CFA ne ha confermato la struttura monofattoriale. Una CFA
multigruppo (primaria vs secondaria)ha confermato l’invarianza scalare(factor loadings e intercette)della
scala POS, come indicato dal cambio nel ΔCFI<.01(Cheung&Rensvold,2002). Gli indici di fit del modello
scalare sono i seguenti:ΔCFI=.000, χ2(36)=63.599,p<.05,CFI=.963,TLI=.957,RMSEA=.065. Il
confronto delle medie latenti tra i due gruppi d’età ha evidenziato che i bambini di scuola primaria
riportavano una P media più alta(μ=3.90)rispetto ai ragazzi di scuola secondaria(μ=3.57). In termini di
validità di costrutto, la P era associata negativamente con INT nella scuola primaria(β=-.550,p<.001)e
nella secondaria(β=-.617,p<.001); inoltre, era associata positivamente con i PRO, sia nella scuola
primaria(β=.468,p<.001)che nella secondaria(β=.436,p<.001), mentre risultava negativa l’associazione
tra P e EXT nella primaria(β=-.524, p<.001)e nella secondaria(β=-.538, p<.001)e tra P ed EMO nella
primaria(β=-.531, p<.001)e nella secondaria(β=-.551, p<.001).
Conclusioni: Questo studio ha dimostrato come la scala P sia valida nella terza infanzia e prima
adolescenza e come la P rappresenti un fattore protettivo per la salute mentale. Le implicazioni pratiche
di questo studio verranno discusse
EFEITO DE DOSES CRESCENTES DE CALCÁRIO SOBRE A POPULAÇÃO DE Heterodera glycines EM SOJA EFFECT OF SOIL LIMING ON Heterodera glycines POPULATION IN SOYBEAN
<!-- @page { margin: 2cm } --> <p class="western" align="justify">Este estudo foi conduzido sob condições de estufa de produção, visando avaliar o efeito de doses crescentes de calcário, sobre a população do nematóide Heterodera glycines em raízes de soja. Tomando como base a recomendação de calcário para elevar a saturação de bases para 50%, adotaram-se cinco tratamentos: testemunha (sem calcário); metade da dose recomendada (0,675 t.ha-1); dose recomendada (1,35 t.ha-1); dobro da recomendação (2,7 t.ha-1); e triplo da recomendação (4,05 t.ha-1). O delineamento experimental foi inteiramente casualizado com seis repetições. O ensaio foi conduzido em vasos usando como planta hospedeira a soja, cultivar FT-Cristalina, e inoculando-se 4.000 ovos de H. glycines por vaso. Foram avaliados o número fêmeas nas raízes e o número de cistos/100 cm3 de solo. Os resultados mostraram que o número de fêmeas diminuiu à medida que se aumentaram as doses de calcário, até a dose de 3,039 t.ha-1, segundo uma resposta quadrática significativa. O número de cistos no solo reduziu linearmente à medida que foram aumentadas as doses de calcário.</p> <p class="western" align="justify">PALAVRAS-CHAVE: Nematóide de cisto; manejo do solo; calagem.</p><br><!-- @page { margin: 2cm } --> <p class="western" align="justify">The greenhouse study was carried out at Escola de Agronomia e Engenharia de Alimentos – Universidade Federal de Goiás, Brazil, to evaluate increasing levels of soil liming on Heterodera glycines population developing on soybean roots. The full dose of liming was determined in order to increase the base saturation up to 50%. The treatments were: control (no liming), half dose (0.675 t.ha-1), full dose (1.35 t.ha-1), double dose (2.7 t.ha-1), and triple dose (4.05 t.ha-1). The experimental design was completely randomized with five treatments and six replications. Each pot was planted with the cultivar FT-Cristalina and inoculated with 4,000 eggs. The number of H. glycines females on soybean roots, and cysts/100 cm3 were evaluated. The number of females was reduced as liming doses increased up to 3.03 t.ha-1, showing quadratic response. The number of cysts reduced linearly as liming doses were reduced.</p> <p class="western">KEY-WORDS: Cyst nematode; soil management; liming.</p>
Conceptualisations of happiness at school and its link with competence, autonomy, and relatedness
Objectives: Recent reports have pointed to low levels of happiness at school (The Good Childhood Report, 2017).
Given that autonomy, competence and relatedness are key to experience higher wellbeing at school, we aimed to
explore if happiness conceptualisations were linked to higher levels of those variables.
Methods: A sample of children (9 to 11 year-olds; N=421; Mage=10.75; 53%females) and adolescents (12 to 14 yearolds; N=323; Mage=13.37; 48%females) were asked to define what made them happy at the school and reported
their levels of autonomy, competence and relatedness (Tian, Han, & Huebner, 2014).
Results: Thirteen themes of happiness emerged. For children, we found a positive relationship between happiness as
positive feelings and higher scores in competence while the conceptualization of non-violence was negatively related
to higher scores of relatedness and competence. For adolescents, the conceptualizations of positive feelings, good
grades, friends, moral actions and self-efficacy were positively related to higher scores of autonomy, relatedness,
and competence.
The conceptualization of positive relationships with teachers was positively related to higher scores of relatedness
and competence. Finally, the conceptualization of purpose was positively related to higher scores of relatedness.
Conclusions: These results showed the importance that adolescents' relatedness plays in the school context, as it
closely related to several conceptualisations of happiness. We elaborate on the developmental differences in
conceptualising happiness and we discuss on the practical implications of our findings
Prosociality and assertiveness: Associations with students' internalising and externalising problems
Objectives: Understanding the predictors of students’ mental health is at the core of developmental psychology
research agenda. Although previous studies pointed out to the importance of prosociality (a behaviour intended to
benefit another), and assertiveness (tendency to affirm and defend one’s own point of view), as individual protective
factors, the extent to which they jointly protect against internalizing (INT) and externalizing problems (EXT) deserves
further investigation.
Design: In the current study, we tested the independent and interactive effects of prosociality and assertiveness in
association with INT and EXT among at primary and secondary schools.
Methods: A sample of 742 students (Mage=11.74, SD=1.46) from 35 classrooms in Liverpool (UK) filled out validated
scales of prosociality, assertiveness, and internalising and externalising behaviour.
Results: Multilevel regression indicated that higher level of prosociality and assertiveness at the student level
predicted lower level of INT (b =-.07, p=.04 and b=-.14, p<.001, respectively) while controlling for gender and age
differences (primary vs secondary school). Interestingly, EXT was differently predicted by prosociality and
assertiveness: whereas prosociality was negatively related to EXT (b=-.29, p<.001), assertiveness predicted higher
levels of EXT (b=.10, p<.001). Interaction effects between prosociality and assertiveness as well as their interaction
with students' age were not significant, suggesting that the effects of prosociality and assertiveness were consistent
across school levels.
Conclusions: The practical implications of these findings are discussed by highlighting that excessive level of
assertiveness may represent a risk factor for developing EXT during childhood and adolescence