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Revisione critica del decorso del nervo ulnare al polso
Con l’esperienza nell’esecuzione di interventi di neurolisi del nervo ulnare al polso è sorto il dubbio che il canale attraverso il quale decorre il nervo ulnare non corrispondesse esattamente a come era stato descritto. La descrizione di questo distretto anatomico redatta da Guyon nel 1861 non si sovrapponeva ai nostri reperti intraoperatori.
Negli anni successivi la Letteratura dei vari autori era stata sempre conforme alla descrizione di Guyon.Secondo la descrizione classica il nervo attraversa il canale di Guyon affiancato dai piccoli ossi pisiforme e dall’uncinato i quali si trovano a delimitare, rispettivamente sul lato ulnare e su quello radiale, quasi come due colonne, il percorso del nervo ulnare nel canale di Guyon stesso.
In realtà gli ossi il pisiforme e l’uncinato non erano posizionati a costituire i limiti laterali da tale canale, anzi, l’anatomia sembrava essere tridimensionalmente più complessa.
In Letteratura poi abbiamo reperito un articolo del 1996 di Cobb et al. (9) dove,attraverso uno studio effettuato sul cadavere, si sovvertiva la descrizione classica dell’anatomia del canale di Guyon, per giungere alla conclusione che non si tratti di un vero e proprio canale, bensì di una successione di spazi diversi dove scorre il fascio neurovascolare ulnare.
Questo articolo ci ha dato lo spunto per studiare a fondo tale regione in maniera analitica e così, oltre alla revisione della documentazione fotografica precedentemente acquisita, ed all’attenta valutazione ed osservazione dei reperti intraoperatori che abbiamo analizzato in prima persona, abbiamo sottoposto 20 soggetti sani esenti da patologia nervosa periferica in quel particolare distretto ad uno studio RMN del polso per valutare il decorso del nervo ulnare in questa regione
Duality for a boundary driven asymmetric model of energy transport
We study the Asymmetric Brownian Energy, a model of heat conduction defined
on the one-dimensional finite lattice with open boundaries. The system is shown
to be dual to the Symmetric inclusion process with absorbing boundaries. The
proof relies on a non-local map transformation procedure relating the model to
its symmetric version. As an application, we show how the duality relation can
be used to analytically compute suitable exponential moments with respect to
the stationary measure.Comment: 15 pages, no figur
L'imaging in Risonanza Magnetica quale elemento predittivo di evoluzione verso la malignitĂ del nodulo in cirrosi
Il carcinoma epatocellulare rappresenta la piĂą frequente evoluzione della cirrosi epatica.
Allo stato dell’arte, la diagnosi di epatocarcinoma viene posta grazie all’impiego delle metodiche di Imaging (Ecografia, Tomografia Computerizzata e Risonanza Magnetica); in particolare, lo studio del comportamento dinamico della lesione dopo somministrazione di mezzo di contrasto permette di evidenziare il tipico comportamento dell’epatocarcinoma.
Sebbene quindi lo studio della fase dinamica rappresenti il fondamento diagnostico, oggigiorno sono disponibili particolari mezzi di contrasto, classificati come mezzi di contrasto epatobiliari, utilizzabili negli studi di Risonanza Magnetica, che permettono di esplorare la funzionalità e il grado di differenziazione degli epatociti, consentendo di suggerire l’eventuale progressione in senso maligno del nodulo anche in fasi precoci.
Scopo del nostro studio è stato quello di effettuare una valutazione retrospettiva delle intensità di segnale delle nodularità su cirrosi atipiche da un punto di vista di enhancement vascolare, in modo da identificare elementi predittivi di evoluzione verso la malignità . In secondo luogo, abbiamo valutato la tempistica di evoluzione verso la malignità delle nodularità .
Il nostro studio origina dalle osservazioni emerse dall’analisi di dati estrapolati da un dedicato database, nel quale sono stati inseriti i dati relativi alla valutazione imaging dei pazienti cirrotici che hanno effettuato almeno un esame di Risonanza Magnetica con Gd-EOB-DTPA nel periodo compreso tra Gennaio 2013 e Giugno 2015.
Sulla base di tale database, abbiamo retrospettivamente selezionato due distinti gruppi di pazienti:
Gruppo 1, nel quale sono stati inseriti pazienti che rispondevano ai seguenti criteri di inclusione:
(1) pazienti che avevano effettuato due esami RM di follow up con Gd-EOB-DTPA entro sei mesi; (2) pazienti che mostravano almeno un nodulo ipovascolare in fase arteriosa e ipointenso in fase tardiva dinamica e/o in fase epatobiliare al primo esame RM con Gd-EOB-DTPA (Tempo 0 MR); (3) pazienti che non presentavano noduli riferibili a HCC tipici al Tempo0 RM; (4) pazienti nei quali il nodulo atipico all’esame RM al tempo 0 era progredito ad HCC all’esame RM al tempo 1, sulla base degli attuali criteri dinamici; (5) nessun trattamento percutaneo né intravascolare era stato effettuato su alcun nodulo nel periodo tra l’esame RM al tempo 0 e al tempo 1. Infine, dal nostro database istituzionale, abbiamo selezionato 34 pazienti consecutivi (M: 23 , F: 11 ,età media:70aa; range: 48-84) che rispettavano i criteri di inclusione, con un numero totale di noduli atipici alla Tempo0 RM progrediti ad HCC all’esame RM al tempo 1 di 59.
Gruppo 2: come gruppo di controllo abbiamo selezionato 13 pazienti espiantati (M: 8, F: 5, età media: 62aa; range: 43-64), nei fegati nativi dei quali era stato evidenziato all’analisi istologica post espianto, almeno 1 nodulo displasico di alto grado (HGDN), per un totale di 33 HGDN.
Tutti i 17 pazienti avevano eseguito un esame RM con Gd-EOB-DTPA entro 6 mesi da trapianto (Tempo 0 RM).
Sono state valutate in termini quantitativi, le intensità di segnale delle nodularità nelle diverse fasi dello studio RM, in particolare, sono state registrate le intensità di segnale sia dei noduli progrediti in HCC sia degli HGDN diagnosticati su fegati espiantati all’esame RM effettuato al Tempo 0 nelle sequenze: basale T2 e T1 pesate, arteriosa, tardiva ed epatobiliare.
I dati ottenuti dall’analisi delle intensità di segnale nelle diverse fasi di acquisizione sono stati confrontati con un software dedicato per analisi statistiche biomediche, applicando il test Chi quadrato.
L’analisi con curva ROC (receiver operating characteristics) è stata effettuata per valutare la progressione temporale verso la malignità .
Sono stati considerati come significativi, valori di P ottenuti <0.05.
Sulla base di risultati ottenuti, l’associazione più significativa nel predire l’evoluzione maligna delle nodularità atipiche (come comportamento dinamico) in cirrosi è risultato essere la ipointensità nodulare nelle fasi tardiva dello studio dinamico ed in fase epatobiliare (p= 0.0001).
Ulteriore fattore che pone il sospetto di rapida progressione verso la malignità è la isointensità delle nodularità nelle sequenze basali sia T2, sia T1 pesate (p=0.03).
Infine, ulteriore fattore predittivo verso evoluzione maligna è risultato essere la isointensità della nodularità in fase arteriosa associato alla ipointensità della stessa in fase epatobiliare (p=0.03).
Riguardo alla tempistica di evoluzione, dall’analisi dei nostri dati è emerso che il 60% (63/92) dei noduli ipointensi in fase tardiva dello studio dinamico ed in fase epatobiliare entro 6 mesi progrediva verso la carcinogenesi franca, diagnosticata sulla base del comportamento dinamico tipico (“wash in” in fase arteriosa e “wash out” in fase epatobiliare).
In definitiva, in base ai risultati del nostro studio, è lecito affermare che, sebbene a tutt’oggi il comportamento tipico allo studio dinamico permetta di formulare diagnosi di HCC su fegati cirrotici con alta specificità , nel caso di noduli atipici allo studio vascolare, esistono elementi fortemente predittivi di rapida evoluzione verso la malignità .
Il riscontro di tali elementi permette di porre diagnosi di “premalignità ”; tale riscontro è fondamentale al fine di stratificare i pazienti cirrotici in follow-up in classi di criticità , sulla base di rischio di progressione verso una condizione neoplastica
La rottura dei tendini flessori come complicanza della frattura di polso sintetizzata con placca
Rottura tendini flessori in esiti frattura polso sintetizzata con placca volar
Surgical treatment of retrosternal extraosseous Ewing Sarcoma in a 6-years old female: a clamshell approach with hemysternectomy and application of a non-crosslinked extracellular matrix
Background Ewing Sarcoma (ES) and Neuroblastoma (NB) belong to a family of tumours of primitive neuroectodermal origin (PNET) that occurs in both bone and soft tissue. Notwithstanding ES and NB are two distinct malignant tumours, sometimes there could be a link between them. Case report We describe a case of an extraosseous ES localized in the retrosternal region and the upper lobe of the right lung, which had been previously treated for NB in a 6 years old female. We treated this case with a clamshell approach which allows, in a one-step surgery, a complete excision of the mass reconstructing the hemysternectomy with a non-crosslinked matrix. Conclusion the clamshell approach is therefore useful to achieve the retrosternal space and the lung with a single surgical access. According to our experience, we consider appropriate to use a non-crosslinked matrix for sternal reconstruction
Plasmatic tryptophan/large neutral amino acids ratio in domestic dogs is affected by meal composition
Tryptophan (Trp) is involved in the synthesis of serotonin and melatonin and it competes with other large neutral amino acids (LNAAs) for its uptake into the brain [1]. The aim of this study was to assess the impact of three different diets on plasmatic Trp/LNAAs ratio. This study included five female Labrador Retrievers (2 spayed, 8.6 ± 3.8 years old) from the same bloodline, who were usually fed the same commercial dry food once a day. Each dog received three different diets for one single day each. Isocaloric and isonitrogenous diets, with a carbohydrates content of 47% and proteins content of 28% on dry matter basis, were provided in two meals, one in the morning and one after 12 hours. Dogs received the first diet (D1) and then they returned to their normal diet for 30 days. After that “washout” period, dogs were fed with the second diet (D2), and after 30 more days they received the third diet (D3). D1 was composed of a mix of puffed rice, minced meat and olive oil equally divided into the two meals. D2 was made up of two different meals. The morning meal was composed of puffed rice and olive oil, whereas the evening meal consisted of minced meat and olive oil. D3 consisted of two identical meals of the commercial dry food usually consumed by the sample dogs. Blood was collected right before the first meal (t0) and after 2, 4, 6, 8, 10 and 24 hours. Plasma samples were used for HPLC quantification of Trp and other LNAAs (isoleucine + leucine + phenylalanine + tyrosine + valine) using a method described in literature [2]. Their levels and ratios at t0 and after D1, D2 and D3 were compared using a mixed model for repeated measures (p<0.05). Trp concentrations showed no significant difference between D1, D2 and D3 samples at any sampling times. LNAAs levels were similar at t0 in the three experimental days, but they showed different trends depending on the composition of the meal provided. In particular, D2 led to a decrease in LNAAs levels and therefore to higher Trp/LNAAs ratios in the 6 hours period after the provision of carbohydrates. In detail, mean Trp/LNAAs ratio of D2 was statistically higher compared to both D1 and D3 at t2 (D1=0.224; D2=0.306; D3=0.217; p<0.001), t4 (D1=0.225; D2=0.327; D3=0.197; p<0.001), and t6 (D1=0.244; D2=0.303; D3=0.205; p<0.015). In addition, mean Trp/LNAAs ratio after D2 was higher than after D3 also at t8 (D2=0.280; D3=0.206; p<0.001) and t10 (D2=0.294; D3=0.224; p<0.001). The trend was different at t24, when Trp/LNAAs ratio was found to be significantly lower after being fed D2 compared to D1 (D1=0.210; D2=0.155; p=0.041). These results indicate that the diet affects Trp bioavailability. Therefore, it is worthwhile to investigate the effects of diet on Trp bioavailability at the brain level, serotonin and melatonin secretion and the real impact of Trp/LNAAs ratio on dog behaviour
Plasma membrane gamma-glutamyltransferase activity facilitates the uptake of vitamin C in melanoma cells.
Adequate cellular transport of ascorbic acid (AA) and its oxidation product dehydroascorbate (DHA) is
assured through specific carriers. It was shown that vitamin C is taken up as DHA by most cell types, including cancer
cells, via the facilitative GLUT transporters. Thus, AA oxidation to DHA can be considered a mechanism favoring
vitamin C uptake and intracellular accumulation. We have investigated whether such an AA-oxidizing action might be
provided by plasma membrane g-glutamyltransferase (GGT), previously shown to function as an autocrine source of
prooxidants. The process was studied using two distinct human metastatic melanoma clones. It was observed that the
Me665/2/60 clone, expressing high levels of membrane GGT activity, was capable of effecting the oxidation of
extracellular AA, accompanied by a marked increase of intracellular AA levels. The phenomenon was not observed with
Me665/2/21 cells, possessing only traces of membrane GGT. On the other hand, AA oxidation and stimulation of cellular
uptake were indeed observed after transfection of 2/21 cells with cDNA coding for GGT. The mechanism of GGTmediated
AA oxidation was investigated in acellular systems, including GGT and its substrate glutathione. The process
was observed in the presence of redox-active chelated iron(II) and of transferrin or ferritin, i.e., two physiological iron
sources. Thus, membrane GGT activity—often expressed at high levels in human malignancies—can oxidize
extracellular AA and promote its uptake efficiently
Evans syndrome and antibody deficiency: an atypical presentation of chromosome 22q11.2 deletion syndrome
We report a case of an 8-year-old male patient with Evans syndrome and severe hypogammaglobulinemia, subsequently in whom the 22q11.2 deletion syndrome (22q11.2 DS) was diagnosed. No other clinical sign of 22q11.2 DS was present with the exception of slight facial dysmorphism. The case is of particular interest because it suggests the need to research chromosome 22q11.2 deletion in patients who present with autoimmune cytopenia and peculiar facial abnormalities, which could be an atypical presentation of an incomplete form of 22q11.2 DS
Area law and vacuum reordering in harmonic networks
We review a number of ideas related to area law scaling of the geometric
entropy from the point of view of condensed matter, quantum field theory and
quantum information. An explicit computation in arbitrary dimensions of the
geometric entropy of the ground state of a discretized scalar free field theory
shows the expected area law result. In this case, area law scaling is a
manifestation of a deeper reordering of the vacuum produced by majorization
relations. Furthermore, the explicit control on all the eigenvalues of the
reduced density matrix allows for a verification of entropy loss along the
renormalization group trajectory driven by the mass term. A further result of
our computation shows that single-copy entanglement also obeys area law
scaling, majorization relations and decreases along renormalization group
flows.Comment: 15 pages, 6 figures; typos correcte
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