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    Antiche infanzie. Percezioni e gestione sacrale del bambino nelle culture del Mediterraneo e del Vicino Oriente,

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    I saggi raccolti nel volume indagano il tema dell’infanzia in prospettiva storico-religiosa, lungo un arco cronologico che va dal iii millennio a.C. al vi sec. d.C., con un approccio multidisciplinare. Il confronto fra contesti culturali, geografici e cronologici diversi fa emergere una notevole continuità nella percezione dell’infanzia, ma anche elementi peculiari a ciascun ambito. In tal senso l’osservazione del “trattamento religioso” del bambino si conferma centrale e strumento ideale per far emergere specificità e consonanze. La documentazione di cui disponiamo non restituisce una percezione del bambino in quanto tale, fornendo semmai informazioni su alcune specifiche serie di “non adulti”. Nel mondo antico è la stessa categoria “bambino” a essere problematica. In tale contesto le società sembrano prioritariamente interessate a trasformare più rapidamente possibile il “non adulto” in “un adulto” coerente ai propri fini. L’attenzione ricade essenzialmente su quei bambini che si trovino nelle condizioni di potere o dovere affrontare tale processo. Essi risultano, infatti, titolari di tutele sacrali, riti e funzioni allorché sono presi in considerazione nella loro qualità di “prole”, “figli”, membri in itinere di un determinato gruppo. La maggior parte dei bambini documentati, del resto, è caratterizzata da una provenienza sociale alta o medio-alta, mentre sul destino degli altri sappiamo poco o nulla, così come scarsissime sono le informazioni sulle bambine. In definitiva sembra delinearsi una distinzione quasi ontologica fra bambini-figli e bambini tout-court.The essays collected in the book address the theme of childhood from a historical-religious perspective, along a chronological span that goes from the third millennium B.C. to the sixth century A.D., using a multidisciplinary approach. The comparison between different cultural, geographical, and chronological contexts brings out a remarkable continuity in the perception of childhood, but also elements peculiar to each area. In this respect, the observation of the "religious treatment" of the child is confirmed as central and as an ideal tool for bringing out specificities and consonances. The documentation we have does not return a perception of the child as such. If anything, it provides information on certain specific sets of "non-adults". It’s the same "child" category that sounds problematic in the ancient world. In this context, societies seem primarily interested in transforming, as quickly as possible, the “non-adult” into an “adult” consistent for its own purposes. The focus is essentially on those children who can or should face this process. When children are taken into account as offspring, they appear to us as holders of sacred protections, rites, and functions, that is to say as “children”, ongoing members of a specific group. Most of the children we’ve heard of, moreover, are characterized by a high or medium-high social origin, while we know little or nothing about the fate of others, just as there is very little information on girls. Ultimately, an almost ontological distinction seems to emerge between children- offspring and children tout-court

    La scrittura delle donne

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    L'eroe va a scuola

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    Nutrice di eroi: ruolo e valenza di un personaggio "minore" della tragedia greca

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    Alkestis, ovvero: ognuno muore per sé

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    Liminalità infantili

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    Nelle culture antiche, l’infanzia, quale che sia l’arco cronologico ad essa assegnato, si configura come un territorio di confine fra il non essere e l’essere, fra l’individuo ancora “informe” e l’adulto pienamente “formato”, una zona di passaggio, nella quale si permane per un certo tempo, ma in cui si potrebbe anche non entrare. Risulta, infatti, preliminare l’alternativa fra accettazione e rifiuto. Un’alternativa che trova fondamento nella tradizione sacrale di appartenenza e dà origine a procedure di inclusione ed esclusione, per lo più fortemente ritualizzate e connesse con entità extraumane, preposte al controllo di specifiche sfere dell’esistenza. Riti e pratiche si codificano così sempre più rigidamente e talvolta, come avviene in ambito cristiano, determinano l’emergere di complesse riflessioni di ordine antropologico e teologico. Il bambino, inoltre, proprio perché percepito in rapporto con l’alterità extraumana, viene in alcuni casi chiamato a farsi tramite fra due mondi, sia nell’esercizio di funzioni rituali generalmente precluse agli adulti, sia facendosi egli stesso “significante” di messaggi che solo la pratica divinatoria potrà decodificare. Il volume, che vede la collaborazione di specialisti di ambiti disciplinari, culturali e cronologici molto diversificati, indaga il tema lungo un arco cronologico che va dal terzo millennio a.C. al VI s. d.C., in prospettiva storico-religiosa, prestando specifica attenzione ad aspetti archeologici e letterari, filologici e lessicali, amministrativi e normativi, e più generalmente storici.In ancient Cultures, childhood –whatever the time frame assigned– is characterized as a border territory between non-being and being, between a still "formless" individual and a fully "formed" adult. This is a transition area, in which one remains for a certain time, but where might not even enter. In fact, the alternative between acceptance and refusal is preliminary. Each other are rooted in their own sacred tradition, from which inclusion and exclusion procedures originate. These are generally strongly ritualized and connected with extra-human entities, responsible for controlling specific spheres of existence. Rites and practices are more and more rigid and codified, as it happens in the Christian context, determining the spread of complex anthropological and theological reflections. Moreover, child, because is perceived in relation with extra-human beings, in some cases is set to be the medium between two worlds, both in the exercise of ritual functions generally precluded to adults, as by making himself "significant" of messages that only divinatory practice will be able to decode. The volume is the result of a fruitful collaboration between different specialists for disciplinary fields, cultural sectors and chronological periods. The theme of childhood is investigated, in a chronological span ranging from the third millennium BC. to the VI century, using, with a historical-religious perspective, sources of different types (archaeological, literary, philological, administrative, lexical, juridical)
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