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    Influence of Climate on Emergency Department Visits for Syncope: Role of Air Temperature Variability

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    BACKGROUND: Syncope is a clinical event characterized by a transient loss of consciousness, estimated to affect 6.2/1000 person-years, resulting in remarkable health care and social costs. Human pathophysiology suggests that heat may promote syncope during standing. We tested the hypothesis that the increase of air temperatures from January to July would be accompanied by an increased rate of syncope resulting in a higher frequency of Emergency Department (ED) visits. We also evaluated the role of maximal temperature variability in affecting ED visits for syncope. METHODOLOGY/PRINCIPAL FINDINGS: We included 770 of 2775 consecutive subjects who were seen for syncope at four EDs between January and July 2004. This period was subdivided into three epochs of similar length: 23 January-31 March, 1 April-31 May and 1 June-31 July. Spectral techniques were used to analyze oscillatory components of day by day maximal temperature and syncope variability and assess their linear relationship. There was no correlation between daily maximum temperatures and number of syncope. ED visits for syncope were lower in June and July when maximal temperature variability declined although the maximal temperatures themselves were higher. Frequency analysis of day by day maximal temperature variability showed a major non-random fluctuation characterized by a ∼23-day period and two minor oscillations with ∼3- and ∼7-day periods. This latter oscillation was correlated with a similar ∼7-day fluctuation in ED visits for syncope. CONCLUSIONS/SIGNIFICANCE: We conclude that ED visits for syncope were not predicted by daily maximal temperature but were associated with increased temperature variability. A ∼7-day rhythm characterized both maximal temperatures and ED visits for syncope variability suggesting that climate changes may have a significant effect on the mode of syncope occurrence

    Intuitive physical exercise: gender differences and impact on positive body image and intuitive eating

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    Practicing physical activity contributes to good health. It is important to regulate the level of physical activity according to what an individual can manage. The intuitive exercise involves listening to one's bodily cues and being aware of the senses while moving to guide decisions on when to start and stop exercise, rather than forcing oneself to adhere to a rigid program (Reel et al., 2016). Practicing physical exercise intuitively can have a positive impact on body image. The aims of the present study are to examine 1) gender differences in intuitive exercise, 2) and the relationship between intuitive exercise, positive body image and intuitive eating in the general population. An online survey composed of questionnaires about intuitive exercise (Intuitive Exercise Scale, IEXS) and positive body image (Functionality Appreciation Scale, FAS; Body Appreciation Scale-2, BAS-2; Intuitive Eating Scale-2, IES2) was administered to 1260 individuals (Mage = 43.6 ± 12.7, range= 20 – 76; þmale= 54.2). Results showed significant gender differences with women scoring higher than men in the IEXS subscales of exercise rigidity (p = .003) and mindful exercise (p = .004). Regression analyses showed that the BAS-2 (R2 adj= .13) and the FAS (R2 adj= .10) scores significantly increased with the increase of IEXS subscales of body trust (respectively, p = .001 and p < .001) and decreased with the increase of exercise rigidity (both ps < .001). Total IES-2 scores (R2 adj= .19) significantly increased with the increase of body trust (p < .001) and decreased with the increase of emotional exercise and exercise rigidity (both ps < .001). It also tested whether intuitive exercise has a different effect on positive body image and intuitive eating depending on gender. No significant interaction was found. These results suggest that women engage in less various exercise protocols, but they are more aware of cues deriving from their body on when to stop exercising compared to men. Moreover, positive body image and adaptive eating styles (i.e., intuitive eating) seem to be promoted by relying on bodily cues to guide one’s own exercise type, frequency, and intensity (i.e., body trust). Conversely, positive body image and intuitive eating are negatively affected by engagement in various exercise protocols and the practice of exercise to manage negative emotions

    E\u2019 opportuno un richiamo nel fallimento della corretta scheda vaccinale (due dosi) MPR?

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    OBIETTIVI: Alcuni Dipartimenti di Prevenzione non eseguono un richiamo per il vaccino MPR in soggetti con anticorpi negativi/dubbi verso una o pi\uf9 tra morbillo, parotite e rosolia, qualora risulti dal certificato di vaccinazione la corretta applicazione della scheda vaccinale (due dosi). Lo scopo della ricerca \ue8 il tentativo di dimostrare che un dose di richiamo \ue8 utile al fine di ottenere una pi\uf9 completa copertura immunitaria. METODI: Gli studenti dei corsi di laurea afferenti alla Facolt\ue0 di Medicina dell\u2019Universit\ue0 di Padova (medicina e chirurgia, odontoiatria e professioni sanitarie) sono sottoposti ad accertamento sanitario dal 2004. Dal certificato vaccinale, 496 studenti avevano eseguito due dosi di vaccino MPR. Il titolo anticorpale \ue8 stato determinato con metodo ELISA e gli studenti con anticorpi negativi o dubbi sono stati invitati ad eseguire un richiamo. RISULTATI: Una corretta procedura vaccinale contro MPR garantisce solo per la rosolia il raggiungimento di una copertura anticorpale quasi completa (98,6%), mentre appare particolarmente bassa per il morbillo (78,8%) e media per la parotite (87,1%). La somministrazione di una dose di richiamo consente di raggiungere una copertura immunitaria soddisfacente pari al 97,6% per il morbillo, al 98,4% per la parotite e al 100,0% per la rosolia. CONCLUSIONI: La scheda vaccinale MPR prevista dal programma nazionale per l\u2019eliminazione di morbillo, parotite e rosolia (due dosi di cui la prima nel secondo anno di vita e la seconda a 5-6 o 11-12 anni) non sembra assicurare una copertura immunitaria efficace contro morbillo e parotite. Al contrario, la copertura contro la rosolia \ue8 quasi totale, assicurata d\u2019altro canto anche da una sola somministrazione (98,0%). Appare quindi opportuno che, in caso di controllo degli anticorpi e una volta che questi risultino negativi o dubbi, una terza dose venga somministrata al fine di verificare la reale consistenza di soggetti \u201cnon-responders\u201d che, dai risultati ottenuti appare bassa (2,4% per il morbillo e 1,6% per la parotite, nessuno per la rosolia)

    Copertura immunitaria verso il morbillo e vaccinazione negli studenti dei corsi di studio di medicina

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    Obiettivi: Valutare il grado di copertura immunitaria per il morbillo e lo stato vaccinale negli studenti afferenti ai corsi di studio della Facolt\ue0 di Medicina e Chirurgia dell\u2019Universit\ue0 di Padova. Metodi: Dall\u2019anno accademico 2003-2004 \ue8 stato valutato il titolo anticorpale contro il morbillo mediante metodo EIA agli studenti dei corsi di laurea della Facolt\ue0 di Medicina e Chirurgia dell\u2019Universit\ue0 di Padova (in totale 4245, 1265 maschi e 2980 femmine), sia per le professioni sanitarie sia per i corsi di studio in medicina e chirurgia e in odontoiatria. Gli studenti (sono stati analizzati solo quelli nati e residenti in Italia per una migliore valutazione comparativa), et\ue0 media 22,7\ub14,6 anni (maschi 23,9\ub15,1, femmine 22,1\ub14,3 anni), sono stati suddivisi per sesso e il titolo anticorpale \ue8 stato espresso come positivo (misurato quantitativamente), negativo o dubbio. Sulla base dei certificati di vaccinazione presentati da 1658 studenti (39,1%), 458 maschi e 1200 femmine \ue8 stato inoltre valutata l\u2019efficacia dei vaccini eseguiti durante l\u2019infanzia (i soggetti sono stati ulteriormente suddivisi tra quelli che avevano ricevuta una (1032) o due (626) dosi). E\u2019 stato inoltre valutato il grado di adesione alla vaccinazione, anche in relazione al sesso, nel caso in cui il titolo anticorpale risultasse negativo o dubbio. Risultati: Solamente l\u201984,7% degli studenti (83,1% maschi e 85,4% femmine) risultava positivo per i marcatori contro il morbillo, senza differenze significative tra i due sessi. Da segnalare l\u2019elevata percentuale (7,0%) di risultati dubbi. L\u2019invito alla vaccinazione \ue8 stato recepito dal 51,9% degli studenti negativi o dubbi, il 55,5% femmine e il 44,4% maschi. Il controllo dei marcatori dopo il vaccino \ue8 stato eseguito dal 55,7% e solo per l\u201989,8% si \ue8 osservata una sieroconversione, ancora con una elevata percentuale (7,5%) di risultati dubbi. Alla fine della campagna vaccinale (hanno aderito pi\uf9 le femmine dei maschi, \u3c72=6,682, p<0,01) la percentuale di copertura immunitaria complessiva \ue8 stata pari all\u201988,7%, 86,5% maschi e 89,6% femmine. Ulteriormente, di 1658 studenti (458 maschi e 1200 femmine) era disponibile in certificato delle vaccinazioni; 1032 soggetti (300 maschi e 732 femmine) avevano eseguito solo una dose di vaccino, mentre 626 (158 maschi e 468 femmine) ne avevano eseguite due. La percentuale di soggetti positivi non dimostra differenze significative rispetto al totale n\ue8 nei soggetti sottopostisi ad una dose (85,3% di positivi) n\ue8 in quelli vaccinati due volte (86,3% di positivi). Conclusioni: La copertura anticorpale verso il morbillo appare lontana dall\u2019ottimale in entrambi i sessi; il suggerimento verso la vaccinazione appare poco recepito (soprattutto nei maschi). E\u2019 quindi necessario un ulteriore sforzo per raggiungere un livello anticorpale tale da ridurre i rischi connessi all\u2019infezione morbillosa, soprattutto in et\ue0 adulta

    Sieroprevalenza dei marcatori contro la varicella negli studenti dei corsi di studio di medicina

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    Obiettivi: Valutare il grado di copertura immunitaria per la varicella negli studenti afferenti ai corsi di studio della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova. Metodi: Dall’anno accademico 2003-2004 è stato valutato il titolo anticorpale contro la varicella mediante metodo EIA agli studenti dei corsi di laurea della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova (in totale 4238, 1260 maschi e 2978 femmine), sia per le professioni sanitarie sia per i corsi di studio in medicina e chirurgia e in odontoiatria. Gli studenti (sono stati analizzati solo quelli nati e residenti in Italia per una migliore valutazione comparativa), età media 22,7±4,6 anni (maschi 23,9±5,1, femmine 22,1±4,3 anni), sono stati suddivisi per sesso e il titolo anticorpale è stato espresso come positivo (misurato quantitativamente), negativo o dubbio. E’ stato inoltre valutato il grado di adesione alla vaccinazione, anche in relazione al sesso, nel caso in cui il titolo anticorpale risultasse negativo o dubbio. Risultati: Il 94,3% degli studenti (la percentuale è sorprendentemente analoga per i due sessi) risultavano positivi per i marcatori contro la varicella, con una quota modesta di risultati dubbi (0,66%), con modeste differenze non significative tra maschi (0,48%) e femmine (0,74%). Soltanto 15 studenti (0,35%) erano stati vaccinati in epoca precedente la valutazione del titolo anticorpale. Di questi, 4 risultavano negativi e 1 dubbio. L’invito alla vaccinazione è stato recepito dal 53,5% degli studenti negativi o dubbi, il 54,1% femmine e il 53,2% maschi. Il controllo dei marcatori dopo il vaccino è stato eseguito dal 47,7%, ma per il 25,8% dei soggetti il titolo rimaneva negativo o dubbio. Non sono state rilevate differenze significative tra i sessi. Alla fine della campagna vaccinale la percentuale di copertura immunitaria complessiva è stata pari all’95,4%, 95,5% maschi e 95,3% femmine. Conclusioni: La copertura anticorpale verso la varicella appare generalmente elevata e molto vicina all’immunità di gregge; il suggerimento verso la vaccinazione appare però poco percepito. D’altro canto, la vaccinazione ha messo in evidenza un certo grado di inefficacia poichè il 25,8% (16,7% maschi e 29,6% femmine, differenza per’altro non significativa) non sieroconvertiva

    Seroprevalence of hepatitis virus antibodies in paramedical students.

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    Paramedical students of Padua University Medical School were investigated to evaluate the seroprevalence of hepatitis A, B and C virus antibody levels. They were 1,027 subjects, prevalently from Italy (mostly from Veneto Region), but also from different geographical places such as Western and Eastern Europe, Africa, Asia, and Central and Southern America. Seroprevalence of hepatitis A virus antibodies was significantly (p<0.05) higher in males than in females and (p<0.001) in subjects older than 40 years. High rate of positive hepatitis A virus antibodies was observed in students from Africa, Asia, Eastern Europe and Central and Southern America. On the contrary, few students (1.1 percent) were past infected with hepatitis B virus; among these, 0.3 percent was positive for HBs antigen. Compliance to vaccination appeared on the whole high (85.9 percent), but significantly (p<0.001) higher in females (88.5 percent) than in males (79.5 percent) and (p<0.001) in subjects aged 24 years or less (93.7 percent), probably covered by the law. Non responders were, on the average, 2.8 percent. Low vaccination compliance (60.8 percent) was in students outside Italy or Western Europe. Finally, a very low prevalence (0.3 percent) of hepatitis C virus antibody level was observed

    Ruolo dell’assistente sanitario nella compliance alla vaccinazione nei soggetti suscettibili

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    OBIETTIVI: Valutare la compliance alla vaccinazione contro le malattie trasmissibili prevenibili negli studenti dei corsi di studi della Facoltà di Medicina con marcatori negativi. METODI: Dal 2004 sono stati sottoposti a sorveglianza sanitaria gli studenti afferenti ai corsi di laurea della Facoltà di Medicina dell’Università di Padova (corsi di studio in medicina, odontoiatria e professioni sanitarie). In questi anni sono stati valutati i marcatori per l’epatite B e le malattie trasmissibili infantili (varicella, rosolia, parotite e morbillo). In presenza di negatività del titolo anticorpale, gli studenti sono stati invitati (non obbligati) ad eseguire una dose di richiamo o (in caso non attuato) un ciclo completo e dopo 20-30 giorni a ripetere il test. RISULTATI: E’ necessario premettere che l’esecuzione del vaccino è certa solo se eseguito presso il Dipartimento di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera che mensilmente fornisce al servizio di Medicina Preventiva il report delle vaccinazioni. E’ quindi possibile che alcuni studenti abbiano eseguito la vaccinazione presso l’Unità Sanitaria di residenza senza ulteriore comunicazione. Tale evento costituisce un evidente fattore di confusione. I risultati ottenuti durante i primi anni di monitoraggio hanno dimostrato una compliance complessiva verso le vaccinazioni consigliate attorno al 50%, anche se in genere maggiore verso l’epatite B. Sulla base di questi risultati, un maggior impegno nell’informazione sui rischi ha portato ad un significativo incremento nella compliance vaccinale che nell’ultimo dato completo disponibile (2009) raggiunge quasi il 70%. CONCLUSIONI: L’impiego di professionisti dell’area della prevenzione quali gli assistenti sanitari, è stato fondamentale per il miglioramento della compliance vaccinale. Infatti, il counselling vaccinale, l’offerta attiva delle vaccinazioni, l’impegno professionale nel sostenere obiettivi e strumenti di salute di riconosciuta efficacia fondati sull’evidenza scientifica, la stretta collaborazione con gli operatori del servizio vaccinazioni del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali hanno modificato negli anni il trend di adesione ai programmi vaccinali consigliati. La vaccinazione è uno strumento estremamente efficace per ridurre sia l’incidenza che la morbosità di malattie infettive negli operatori sanitari. La carta di Ottawa del 1986 definisce la promozione della salute come il processo che consente alle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria salute e di migliorarla. In questo senso la responsabilizzazione degli studenti delle professioni sanitarie è stato un punto di forza per il miglioramento della compliance

    Il rischio biologico da incidente nel personale sanitario universitario

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    Il rischio biologico \ue8 di rilevante importanza in ambiente sanitario. Oltre alla trasmissione per via aerea, fonti di contaminazione sono le ferite accidentali e gli imbrattamenti con fluidi biologici. Da alcuni anni \ue8 stato istituito un sistema di rilevamento degli incidenti biologici il quale dovrebbe permettere una attenta valutazione delle cause e dei possibili effetti. In questa ottica, abbiamo valutato il numero di incidenti denunciati nel triennio 2004-2006 dal personale sanitario universitario (tra questo sono compresi anche gli studenti pre e post laurea). Nel triennio preso in esame, sono stati denunciati 407 incidenti con strumenti acuminati o taglienti contaminati con materiale biologico (prevalentemente sangue). Tra questi, 204 erano maschi e 293 femmine, prevalentemente del gruppo di et\ue0 inferiore a 40 anni. E\u2019 stato valutato il numero di incidenti rispetto all\u2019ora del giorno, al giorno della settimana e al mese; sono stati anche contati gli incidenti in relazione al tempo di permanenza al lavoro. L\u2019ora in cui gli incidenti sono pi\uf9 frequenti \ue8 tra le 9 e le 13 (223 infortuni), non ci sono differenze significative tra i giorni della settimana (a parte sabato e domenica), mentre tra i mesi dell\u2019anno febbraio, maggio giugno e luglio sembrano i mesi con un maggior numero di infortuni. Curiosamente, il maggior numero di infortuni avviene entro le prime 4 ore di servizio. A parte i dati statistici, di particolare interesse sono i follow-up conseguenti alla denuncia di infortunio. I soggetti sono stati suddivisi tra fonti note (423) e non note (74). Tra le fonti note abbiamo valutato quelle positive per HBV, HCV o HIV e quelle negative. Le fonti note per HBV positiva sono risultate 19, per HCV positiva 65 e per HIV positiva 3. E\u2019 stato quindi valutato il grado di compliance dei soggetti infortunati col follow-up (da protocollo, al tempo 0, 3 e 6 mesi). Sorprendentemente, solo il 26,3% dei soggetti con fonti note positive per HBV e il 33,3% per HIV hanno completato il follow-up, mentre il 40% con fonti note positive per HCV. Fortunatamente, non si \ue8 osservata nessuna sieroconversione. Due soggetti su tre si sono sottoposti a terapia antiretrovirale senza rilevanti effetti collaterali. Se la fonte \ue8 nota per essere negativa, la compliance si riduce ulteriormente (sotto il 30%). Se la fonte \ue8 ignota, per tutti e tre i virus la compliance \ue8 di poco inferiore al 40%. In conclusione, \ue8 probabile che il numero di infortuni denunciati sia di molto sottostimato e che quindi il numero totale non sia quello reale. Colpisce la scarsa compliance per il follow-up anche nel caso in cui la fonte sia nota come positiva, aumentando significativamente solo se questa \ue8 HCV positiva o ignota. Appare quindi ancora problematico stimolare gli operatori sanitari a sottoporsi ai protocolli per la prevenzione delle malattie infettive trasmissibili per via ematogena e soprattutto a seguire le procedure standard per prevenire gli infortuni con strumenti acuminati o taglienti

    FOXA1 in Breast Cancer: A Luminal Marker with Promising Prognostic and Predictive Impact

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    SIMPLE SUMMARY: Forkhead box A1 protein (FOXA1) is described as a pioneer factor that binds to condensed chromatin, permitting the recruitment of other transcription factors to the DNA. Worthy of note, FOXA1 is an interacting partner of both the estrogen and androgen receptor, playing a crucial role in the development and progression of breast cancer. Moreover, it is necessary for the estrogen-receptor-binding and subsequent transcriptional activation of luminal genes in breast cancer cells. Herein, we review principal roles of FOXA1 in normal and neoplastic tissues, with special attention to its prognostic and predictive role in luminal and non-luminal breast cancers. ABSTRACT: The present review focuses on the function of the forkhead protein FOXA1 in breast cancer (BC) in relation to steroid hormone receptors. We explored the currently available analytic approaches for FOXA1 assessment both at gene and protein levels, comparing the differences between the available techniques used for its diagnostic assessment. In addition, we elaborated on data regarding the prognostic and predictive role of this marker in BC based on several studies that evaluated its expression in relation to the outcome and/or response to therapy. FOXA1, similar to the androgen receptor (AR), may have a dual role in BC according to hormonal status. In luminal cancers, its expression contributes to a better prognosis, while in triple-negative breast cancers (TNBC), it implies an adverse outcome. Consequently, we observed that FOXA1-positive expression in a neoadjuvant setting may predict a lack of response in luminal BC as opposed to TNBC, in which FOXA1 allegedly increases its chemosensitivity. In conclusion, considering its accessible and convenient identification by immunohistochemistry, its important impact on prognosis, and its suitability to identify patients with different responses to chemotherapy, we propose that FOXA1 could be tested in routine diagnostics as an additional prognostic and predictive marker in BC

    Efficacia dei vaccini in base alla malattia e alla scheda vaccinale

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    Obiettivi: indagare la risposta immunitaria dopo vaccinazione contro epatite A (HAV), epatite B (HBV), varicella (V), rosolia (R), parotite (P), morbillo (M), difterite (D) e tetano (T) in relazione al tipo di malattia contro cui viene usato il vaccino e la scheda vaccinale adottata. Materiali e metodi: sono stati determinati gli anticorpi antivirali e antibatterici negli studenti dei corsi di laurea (medicina e chirurgia, odontoiatria e professioni sanitarie) della Facolt\ue0 di Medicina dell\u2019Universit\ue0 di Padova dal 2004 al 2010. Solo i soggetti muniti di certificato attestante la vaccinazione sono stati arruolati per l\u2019indagine. Risultati: la vaccinazione contro R appare la pi\uf9 efficace (98,1% di copertura immunitaria), indipendentemente se con una (98,0%) o due dosi (98,1%). Altrettanto efficace appare il vaccino contro T (95,2% di copertura) indipendentemente dal tempo trascorso dall\u2019ultimo vaccino (anche superiore ai 15 anni). Superiore all\u201980% appare la copertura immunitaria verso HAV (89,6%) HBV (86,6%), M (85,6%, risultati molto simili tra una e due dosi). Bassa appare la copertura immunitaria nei pochi soggetti sottoposti a vaccinazione contro V (75,0%, con una chiara differenza, anche se sempre inferiore all\u201980%, se sono state inoculate due dosi) e P (79,3%, anche se in questo caso due dosi forniscono una copertura del 90,1% contro il 70,8% di una dose). Praticamente trascurabile \ue8 la copertura immunitaria contro D (45,2%) nel ridotto numero di soggetti sottoposti a test. Conclusioni: la bassa copertura vaccinale contro D appare chiara conseguenza della mancanza di richiami dopo il ciclo di base, i richiami limitandosi alla sola antitetanica. Di grande interesse appare la necessit\ue0 di vaccinare con almeno due dosi contro P al fine di perseguire una pi\uf9 larga copertura vaccinale. Per quanto riguarda HBV \ue8 importante rilevare che la maggior parte dei soggetti negativi (evento non dipendente dal tempo trascorso dal vaccino) risponde prontamente ad una dose di richiamo
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