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    PAZIENTI DI TIPO GERIATRICO RICOVERATI IN UN REPARTO DI MEDICINA D'URGENZA: UNO STUDIO OSSERVAZIONALE

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    La dinamica demografica pone il nostro fra i Paesi con la più alta percentuale di anziani: oltre il 20%, ossia quasi 12 milioni di persone, hanno un’età superiore a 65 anni e circa l’11% superiore ad 80 anni. Per la persona anziana il concetto di salute è espresso, principalmente, in termini di autonomia funzionale anche in presenza di malattia; per tale motivo grande rilevanza assumono le problematiche cognitive, dalle forme più gravi di demenza (Alzheimer, Lewy) ai disordini apparentemente minori. Gli anziani con plurime patologie e fragili hanno minore capacità di adattamento e quindi una maggiore probabilità di andare incontro ad eventi avversi acuti o riacutizzazione di una o più patologie, con conseguente ospedalizzazione. Le persone in età geriatrica necessitano, in media, di visite più urgenti e di più frequenti ricoveri con tempi di degenza solitamente più prolungati rispetto agli adulti non anziani. L’attuale organizzazione dei dipartimenti d’emergenza-urgenza (DEA) non sempre tiene conto della necessità del paziente anziano di permanere il meno possibile nel DEA e dei suoi bisogni, determinati non solo dalle numerose patologie, ma anche da problemi sociali ed esistenziali, dalla disabilità e dalla precaria performance cognitiva ed affettiva. Malgrado crescenti evidenze scientifiche suggeriscano l’importanza di una completa valutazione funzionale e cognitiva nell’assessment del paziente anziano con patologia acuta, in quanto importante fattore prognostico negativo, raramente questa viene eseguita al momento del ricovero. SCOPO DELLO STUDIO Lo scopo del presente studio è: 1) verificare la prevalenza ed il grado di deficit cognitivo nei pazienti ultrasettantenni afferenti al DEA della AUOP e ricoverati nella U.O. Medicina di Urgenza (non UTI); 2) valutare la possibile correlazione tra lo stato funzionale cognitivo, la patologia motivo del ricovero ed i parametri ematochimici di routine; 3) verificare la possibile interazione tra deficit cognitivo, durata della degenza ed outcome clinico; 4) valutare la variazione dello stato cognitivo al momento della dimissione. RISULTATI Nel presente studio la prevalenza di deficit cognitivo (punteggio al MMSE < di 24) risultava superiore al 70%. E’ stata accertata una significativa correlazione tra punteggio MMSE con alcuni parametri demografici, clinici ed ematochimici. CONCLUSIONE Il presente studio documenta un’elevata prevalenza di deficit cognitivo nella popolazione ultra-settantenne con patologia acuta, con quasi il 50% dei pazienti con punteggio MMSE inferiore a 18. La compromissione cognitiva risulta inoltre essere il più importante fattore predittivo di mortalità a breve termine, suggerendo quindi la necessità di includere la valutazione dello stato cognitivo nell’inquadramento clinico del paziente anziano con patologia acuta. Quest’ultima inoltre sembra determinare un transitorio peggioramento delle capacità cognitive, come suggerito dal miglioramento del MMSE al momento della dimissione, miglioramento che risulta indipendente dalla durata della degenza e dal grado di compromissione cognitiva iniziale

    A loss-of-function polymorphic mutation in the P2X7 receptor gene in patients with papillary thyroid cancer

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    Extracellular nucleotides, via specific plasma membrane receptors (P2Rs) of the X and Y subtype, modulate several cell functions, including cell-to-cell cross talk. We have previously demonstrated the expression of several functional P2XRs subtypes, including P2X7, in primary human thyrocytes. P2X7 is the main player in inflammation and immunomodulation; a strong expression of this receptor has been shown in several human solid tumors. Polymorphisms of the gene encoding for P2X7 have been described; among these, 1513AOC induces loss-of-function while 489 COT gain-of-function of the receptor. We evaluated the presence of 1513AOC and 489COT polymorphisms in patients with papillary thyroid carcinoma (PTC). P2X7R genotypic analysis was performed in 83 patients with PTC (70 women; mean age 43G13 yrs; 29 with diameter !1 cm; 33 with follicular and 50 with classical variant) and 100 healthy subjects (Bone Marrow Bank donors, Ferrara). The single nucleotide polymorphisms were analyzed in genomic DNA samples by the TaqMan MGB probe technique. Results are summarized in the table. Increased homozygous substitution 1513AOC was detected only in patients with the follicular variant (22%). A significant correlation with PTC dimension was also observed (PZ0.02). No differences were detected in the allelic frequencies for 489COT. Overall, our data demonstrate an increased prevalence of 1513AOC polymorphism in patients with PTC. This loss-of-function polymorphism characterized the follicular variant and correlated with cancer dimension. Further studies are needed to evaluate the role of 1513AOC polymorphism as a novel clinical marker of differentiated thyroid carcinoma
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