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Questa casa ha quattro canti
L'approccio alla progettazione della cellula abitativa è avvenuto attraverso un lavoro di studio, comunicazione e riflessione che ha riguardato ambiti paralleli e interagenti: la disciplina squisitamente architettonica indagata attraverso lo studio e la lettura diretta di esperienze progettuali significative, che tengono conto delle questioni fondamentali per affrontare lo spazio e della restituzione di un metodo interpretativo e progettuale; l'attenzione ad altri ambiti, apparentemente lontani, attraverso la testimonianza diretta di interpreti di specifici saperi: un modo per conoscere il lavoro di progettisti che, negli anni e in contesti diversi, hanno dato risposte possibili e adeguate al tema abitativo; ma anche un modo per stimolare riferimenti e connessioni di pensiero, per scardinare logiche consuetudinarie di giudizio, per mettere in moto le coscienza e le emozioni, per stimolare il dubbio e la creatività. In questo contesto sono state invitate a parlare diverse figure che hanno riletto e restituito il senso e i modi relativi ai rispettivi ambiti professionali alla luce dello spazio più intimo dell'abitare evidenziando, ognuna a suo modo, l'esistenza di un pensiero progettuale sotteso al proprio fare, di una tensione verso lo sviluppo e il cambiamento in relazione all'evolversi degli specifici settori.
All'insegna della complessità sono stati privilegiati colloqui con discipline connesse ad ambiti in cui si costruiscono e definiscono alcune forme di interazione e di dialogo tra gli individui (stampa, televisione, canzone, arte, moda, psicologia, religione, volontariato) o con le istituzioni (storia, ricerca) e che si riversano nella complessità dello spazio abitativo: una sorta di palcoscenico su cui hanno recitato numerosi attori della contemporaneità, ognuno armato dei propri strumenti di battaglia: parole, immagini, libri, giornali, disegni, chitarre, pistole, scacciacani, confezioni di Malox!; ognuno con la propria voce, timbri che si imprimono nella memoria con tonalità differenti, accenti, cadenze personali a portare idee, a stimolare emozioni e pensieri. A iniziare un dialogo con un mondo che cambia, di cui spesso ignoriamo le regole, ma con cui dobbiamo confrontarci per acquisire una progettualità possibile e consapevole con cui affrontare i mutamenti di domani.
La complessità è requisito di ogni campo del sapere e dell'azione umana a cui anche l'architettura appartiene. L'architettura è risultato del pensiero e dell'arte quale processo del loro prodursi congiunto nello spazio per mezzo di una tecnica riconoscibile. Progettare significa perciò decidere attraverso l'esercizio della critica, applicato alla conoscenza della realtà e all'interno della soggettività della personale esperienza intellettuale e realizzativa. Quale prodotto civile e sintesi delle opzioni possibili, l'architettura trae quindi ispirazione dalla complessità della cultura e del mondo, manifestandosi nel tempo reale. La centralità dell'individuo e il desiderio di migliorarne le condizioni di vita sono alla base dell'azione architettonica e la pongono in relazione alle discipline che offrono la composizione di un pensiero: la filosofia, la psicologia, la letteratura, l'arte, la moda, la musica, la scienza, la religione, la politica, la storia, e con tutto ciò che informa la quotidianità. Nella qualità dello spazio - nella sua organizzazione e figurazione, nella sua costituzione concreta - l'inconscio dimostra di essere l'interprete dei desideri umani verso qualcosa che non è ancora raggiunto ma che è necessario alle pulsioni che lo tengono in vita. I nessi tra aspirazioni, ricerca espressiva, innovazione realizzativa dimostrano l'irriducibile orientamento dell'architettura a essere paradigma della complessità