19 research outputs found

    Un restauro rinnegato: la ricostruzione della facciata della basilica di San Bernardino all’Aquila

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    The restoration works carried out in the last century on the facade of the San Bernardino Basilica not only constitute a completely unpublished story, but offer various reasons for reflection. The split between structure and form, on which the intervention of the Civil Engineering Department is based, produces an extreme choice poorly based on the real danger. A singular distance between the theoretical-methodological acquisitions and the practice is evident, aimed at continuing what has already been achieved in the past without any critical reflection. The monumental sixteenth-century facade was almost completely disassembled and rebuilt with an internal frame in reinforced concrete in 1958-1962, although it was unharmed both in 1703 (when an earthquake damaged the dome, which was later rebuilt), and in 1915 during the earthquake that destroyed Marsica. In addition to the inopportune demolition, the oblivion that characterizes the story is surprising; here it is reconstructed on the basis of the technical reports and documents of the construction site. The recent seismic events have subjected the facade to a test which has proved to be effective, but have also confirmed the vulnerability of the dome and the bell tower, already manifested in the past. Today we cannot ignore the real consistency of the building and future conservation criticalities, nor persist in the obstinate separation between structural and restoration issues (as if this concerned only the superficial aspect).I lavori di consolidamento e restauro compiuti nel secolo scorso sulla facciata della basilica di San Bernardino non solo costituiscono una vicenda del tutto inedita, ma offrono diversi motivi di riflessione.La scissione tra struttura e forma, su cui è basato l’intervento del Genio Civile, produce in questo caso una scelta estrema e scarsamente fondata su una reale pericolosità. È evidente una singolare distanza tra le acquisizioni teorico-metodologiche e la prassi, diretta a proseguire quanto già realizzato in passato senza alcuna riflessione critica.La monumentale facciata cinquecentesca fu smontata quasi integralmente e ricostruita con un telaio interno in calcestruzzo armato nel 1958-1962, nonostante fosse risultata illesa sia nel 1703 (quando il terremoto danneggiò la cupola, poi ricostruita), sia nel 1915 durante il sisma che distrusse la Marsica.Oltre alla inopportuna demolizione, sorprende l’oblio che caratterizza la vicenda qui ricostruita puntualmente sulla base delle relazioni tecniche e dei documenti di contabilità del cantiere.I recenti eventi sismici hanno sottoposto la facciata ad un collaudo rivelatosi efficace, confermando piuttosto la vulnerabilità della cupola e del campanile (già manifestatasi in passato); oggi tuttavia non si può ignorare la reale consistenza della fabbrica e le future criticità conservative, né persistere nella ostinata separazione tra questioni strutturali e di restauro, come se questo riguardasse solo l’aspetto superficiale.

    Spopolamento e abbandono nei paesi montani d’Abruzzo: degrado e risorsa. Un processo reversibile?

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    The topic of depopulated towns has been dealt with an approach aimed to their re-functionalization, sometimes producing results very far from history and from the meanings that those places represent.Now this issue is dealt with a different perspective, considering that the abandonment can be considered a resource, and not just a cause of degradation. The abandonment permitted to preserve the authenticity of these places and today is an important source of attraction. While this renewed interest could contribute to the material conservation of buildings, it may also modify them irreversibly.The earthquakes of 2009 and 2016-2017 have produced new abandonments and they are causing reconstructions that significantly alter the towns and the landscape. Considering the results in progress, there is a general lack of understanding of historical buildings considered exclusively as “real estate” to refurbish.The reflection on depopulated centers cannot be limited to the reuse but must experiment different modalities, based on the significance of the places and the values to be preserved.The history and the relationship with the territory prefigure other possibilities; today new sensitivities encourage the "returns" to mountains as alternative choices towards the models of today's society. Mountain villages offer the possibility of experimenting with new forms of sociality, economy, hospitality but they must be considered as an integral part of the landscape to protected. Spopolamento e abbandono nei paesi montani d’Abruzzo: degrado e risorsa. Un processo reversibile?Il tema dei paesi spopolati è generalmente trattato con un approccio finalizzato alla rifunzionalizzazione, producendo risultati talora molto lontani dalla storia che quei luoghi rappresentano.Se visto con una prospettiva diversa, l’abbandono può essere considerato una risorsa e non solo una causa di degrado; esso ha permesso di preservare l'autenticità dei luoghi ed è oggi un'importante fonte di attrazione, soprattutto in contesti di interesse paesaggistico.Sebbene il riuso possa contribuire alla conservazione degli edifici, c’è il rischio che questi siano sfigurati da interventi poco consapevoli dei valori e dei significati che li caratterizzano.Gli eventi sismici del 2009 e del 2016-2017 hanno prodotto sia nuovi abbandoni, sia ricostruzioni che alterano in modo significativo l’architettura e il paesaggio. Considerando i risultati in corso, si osserva una generale mancata comprensione del costruito storico considerato esclusivamente come "patrimonio immobiliare" da restituire all’efficienza.La riflessione sui centri spopolati non può limitarsi al nuovo utilizzo, ma deve sperimentare altre modalità basate sull’identità dei luoghi e sui significati da preservare. La storia e il rapporto con il territorio prefigurano altre possibilità; oggi nuove sensibilità incoraggiano i "ritorni" nei paesi montani come scelte alternative verso i modelli della società di oggi, ma questi luoghi – in cui sperimentare nuove forme di socialità, economia e ospitalità – devono essere parte integrante del paesaggio da tutelare.Il tema dei paesi spopolati è generalmente trattato con un approccio finalizzato alla rifunzionalizzazione, producendo risultati talora molto lontani dalla storia che quei luoghi rappresentano.Se visto con una prospettiva diversa, l’abbandono può essere considerato una risorsa e non solo una causa di degrado; esso ha permesso di preservare l'autenticità dei luoghi ed è oggi un'importante fonte di attrazione, soprattutto in contesti di interesse paesaggistico.Sebbene il riuso possa contribuire alla conservazione degli edifici, c’è il rischio che questi siano sfigurati da interventi poco consapevoli dei valori e dei significati che li caratterizzano.Gli eventi sismici del 2009 e del 2016-2017 hanno prodotto sia nuovi abbandoni, sia ricostruzioni che alterano in modo significativo l’architettura e il paesaggio. Considerando i risultati in corso, si osserva una generale mancata comprensione del costruito storico considerato esclusivamente come "patrimonio immobiliare" da restituire all’efficienza.La riflessione sui centri spopolati non può limitarsi al nuovo utilizzo, ma deve sperimentare altre modalità basate sull’identità dei luoghi e sui significati da preservare. La storia e il rapporto con il territorio prefigurano altre possibilità; oggi nuove sensibilità incoraggiano i "ritorni" nei paesi montani come scelte alternative verso i modelli della società di oggi, ma questi luoghi – in cui sperimentare nuove forme di socialità, economia e ospitalità – devono essere parte integrante del paesaggio da tutelare. Depopulation and abandonment in the mountain villages of Abruzzo: degradation and resource. A reversible process?The topic of depopulated towns has been dealt with an approach aimed to their re-functionalization, sometimes producing results very far from history and from the meanings that those places represent.Now this issue is dealt with a different perspective, considering that the abandonment can be considered a resource, and not just a cause of degradation. The abandonment permitted to preserve the authenticity of these places and today is an important source of attraction. While this renewed interest could contribute to the material conservation of buildings, it may also modify them irreversibly.The earthquakes of 2009 and 2016-2017 have produced new abandonments and they are causing reconstructions that significantly alter the towns and the landscape. Considering the results in progress, there is a general lack of understanding of historical buildings considered exclusively as “real estate” to refurbish.The reflection on depopulated centers cannot be limited to the reuse but must experiment different modalities, based on the significance of the places and the values to be preserved.The history and the relationship with the territory prefigure other possibilities; today new sensitivities encourage the "returns" to mountains as alternative choices towards the models of today's society. Mountain villages offer the possibility of experimenting with new forms of sociality, economy, hospitality but they must be considered as an integral part of the landscape to protected

    La comprensione del restauro in un contesto post-sismico, tra criticità, strumenti, opportunità e prospettive

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    In the event of disasters, the concept of restoration is often misrepresented as a (impossible) return to previous situations, or limited to decorative elements considered as accessories that can be separated from the architectural organism; in any case, it is placed in the background (if not completely ignored) with respect to the issues of safety and usability. The understanding of the values and the meanings of architecture is therefore distorted and canceled with respect to the urgency of "recovering" a heritage identified only in the best-known monuments, neglecting the theoretical reflections developed following the wars destructions and, in particular, the experiences of previous post-seismic reconstructions that often disfigured cities and territories more than the immediate damage itself. Yet, if on the one hand the study of buildings in damaged contexts presents significant critical issues, on the other hand the material observation provides significant opportunities for the deepening of historical-construction knowledge; this learning – essential for understanding the actual state of damage and vulnerability, often determined by anthropic actions – also provides the opportunity to develop new knowledge on the heritage itself. Teaching for architectural restoration therefore assumes a central role both to reflect on the purposes of conservation and to contribute significantly to the realization of the knowledge path indicated by the Guidelines and regulations.In occasione di catastrofi il concetto di restauro viene spesso travisato come un (impossibile) ritorno a situazioni precedenti, oppure limitato agli elementi decorativi considerati come accessori separabili dall’organismo architettonico; in ogni caso, esso è posto in secondo piano (quando non del tutto ignorato) rispetto alle questioni della sicurezza e del ripristino della funzionalità.La comprensione dei valori e dei significati dell’architettura risulta quindi distorta e annullata rispetto all’urgenza di “recuperare” un patrimonio identificato solo nei monumenti più noti, trascurando le riflessioni teoriche sviluppate in seguito alle distruzioni belliche e, in particolare, le esperienze delle precedenti ricostruzioni post-sismiche che spesso hanno sfigurato città e territori più degli stessi danni immediati.Eppure, se da un lato lo studio degli edifici nei contesti danneggiati presenta notevoli criticità, dall’altro l’osservazione materiale fornisce rilevanti opportunità per l’approfondimento della conoscenza storico-costruttiva; tale apprendimento – essenziale per comprendere l’effettivo stato di danno e vulnerabilità, spesso determinate da azioni antropiche – consente di sviluppare nuove conoscenze sul patrimonio stesso.La didattica per il restauro assume quindi un ruolo centrale sia per riflettere sulle finalità della conservazione, sia per contribuire in modo significativo a realizzare il percorso di conoscenza indicato dalle normative

    The conservation of palazzo Carli-Benedetti after the 2009 earthquake in L’Aquila (Italy)

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    La vicenda della ricostruzione post-sismica di palazzo Carli-Benedetti all'Aquila viene analizzata nella duplice ottica storico-architettonica e economico-sociale al fine di consentire una comparazione di casi-studio in diversi luoghi del mondo. La distruzione dovuta a cause naturali, come i terremoti o le alluvioni, o a cause antropiche, come le guerre o interventi strutturalmente inadeguati, viene spesso contrastata da parziali e totali ricostruzioni. La ricostruzione viene però raramente analizzata in maniera oggettiva e scientifica, obiettivo prefigurato dai tre volumi dell'opera dell'Icomos-Iccro

    Restaurare dopo il terremoto. Palazzo Carli Benedetti all’Aquila

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    Riflessioni attorno all'intervento di restauro successivo a un evento sismico in riferimento al palazzo Carli-Benedetti dell'Aquil

    L'Aquila, Palazzo Carli Benedetti. Fasi costruttive e storia sismica

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    Palazzo Carli Benedetti, disposto nel tratto più elevato del centro storico dell’Aquila, a poca distanza dalla chiesa di S. Maria di Paganica, ha riportato seri danni a seguito delle scosse relative al sisma del 6 aprile 2009. Il Palazzo, di particolare importanza per la qualità sia storica sia architettonica, occupa una rilevante porzione di un più vasto isolato e appare debolmente connesso con le altre fabbriche adiacenti. La planimetria è articolata su un quadrilatero rettangolare, con due volumi minori che ne prolungano le estremità; il quadrilatero principale presenta spigoli quasi retti, con lati composti da corpi di diverso spessore; la disposizione dei setti murari è sostanzialmente organizzata per giustapposizione di cellule murarie che risultano peraltro dimensionalmente irregolari. Gli elementi costruttivi strutturali, a causa della sovrapposizione delle fasi edificatorie, risultano disomogenei per tipologia, per dimensioni e spessori, per materiali. La costruzione presenta almeno due tipi di presidio antisismico evidenti, consistenti nei contrafforti murari e nei tiranti orizzontali metallici. Nonostante la discreta regolarità planimetrica e degli alzati, nonché la presenza dei dispositivi antisismici menzionati, l’edificio è stato fortemente danneggiato dal sisma del 6 aprile scorso e ha subito alcuni collassi parziali. L’azione sismica ha messo in evidenza la disomogeneità delle murature e la vulnerabilità di alcune porzioni anomale della costruzione, che nascondevano irrazionalità esecutive (ad esempio i setti murari in falso e la presenza di trabeazioni lignee non continue o non sufficientemente vincolate). Nell’insieme, i meccanismi di danno più pericolosi (di primo modo) sono stati limitati a porzioni murarie ridotte e l’organismo ha potuto resistere erogando generalmente un opportuno comportamento scatolare; tuttavia l’azione sismica ha portato comunque a condizioni di sollecitazione troppo elevate con effetti localmente distruttivi. Uno degli aspetti più gravi di danneggiamento (diffuso su quasi tutte le murature) consiste nella perdita di continuità dei setti murari, oggi fortemente lesionati e a volte parzialmente dislocati. Altrove la discontinuità muraria si è determinata in corrispondenza dell’innesco di meccanismi di ribaltamento, a loro volta trattenuti dalla presenza dei tiranti; questi ultimi, pur non riuscendo a mantenere integra la muratura, hanno comunque evitato che il ribaltamento proseguisse con effetti devastanti. Altro dissesto particolarmente evidente è costituito dalla lesione dei fronti esterni in corrispondenza delle angolate,in cui si riconosce un meccanismo di ribaltamento, proprio sulla direzione prevalente dell’azione sismica individuata dal meccanismo focale della scossa del 6 aprile, forse incentivato da un concomitante effetto torsionale e limitato dai presidi antisismici presenti. Nell’edificio, oltre al collasso parziale di alcune tramezzature, si registra anche il crollo di alcuni elementi orizzontali: diverse controsoffittature antiche e moderne, due porzioni di volta muraria in foglio, un cassone idrico (crollato dal sottotetto con sfondamento del solaio). In particolare, risulta importante, ai fini conservativi dell’opera architettonica, la perdita della controsoffittatura della loggia, collassata non solo nella zona del ribaltamento ma nell’intera estensione del loggiato. La struttura è stata gravemente danneggiata dagli eventi sismici: nonostante la presenza dei dispositivi antisimici e il comportamento scatolare dell’edificio siano stati in grado di confinare i collassi ad alcune limitate porzioni, tutta la struttura muraria dei piani primo e secondo è stata fortemente indebolita da lesioni, deformazioni vistose, distacchi tra i paramenti, perdendo la solidità necessaria a garantirne una idonea resistenza. Un radicale intervento di recupero delle originarie capacità strutturali della muratura appare indispensabile

    Lo studio delle malte antiche per la formazione multidisciplinare. Insegnamenti ed eredità di Giorgio Torraca

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    Lo studio delle superfici architettoniche ha spesso sollecitato un confronto tra differenti discipline umanistiche e scientifiche, come la storia dell’arte, l’architettura, il restauro o la chimica. In particolare, la lettura delle finiture architettoniche, degli intonaci più o meno decorati, delle malte di allettamento e degli stucchi, è come per nessun altro materiale costitutivo, il vero ‘bordo’ di scambio tra le diverse figure presenti in un cantiere di restauro. Basti pensare all’affresco o, per meglio dire, al dipinto murale, che per il restauratore è pellicola pittorica e tavolozza dell’autore da conservare nella sua integrità, per lo storico dell’arte oggetto di ricerca iconografica e storiografica, per il chimico e, in generale, per il conservation scientist materia caratterizzabile nelle sue più minute componenti, per l’architetto non solo superficie da studiare per comprendere le forme e la figuratività dello spazio, ma anche documento materiale per conoscere e interpretare la materia di supporto dell’affresco, cioè la costruzione stessa. L’osservazione attenta dei materiali costitutivi delle superfici architettoniche, d’altra parte, non si limita a fornire una conoscenza ‘epidermica’ dell’oggetto, ma contribuisce alla comprensione storico-critica del manufatto e delle sue vicende costruttive e conservativ

    Palazzo Carli Benedetti

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    Breve sintesi storico-costruttiva del palazzo nobiliare aquilano, costruito nel XV sec., tramite l'accorpamento di cellule edilizie preesistenti, e nel XVIII sec., dopo il terremoto del 1703. Il profilo consente di contestualizzare la valutazione dei danni derivanti dal sisma del 6 aprile 2009, nel quadro di una panoramica generale dedicata alle maggiori architetture storiche colpite nel cratere aquilano.Brief summary of the historical construction of L'Aquila palace, built in the fifteenth century., Through the incorporation of existing building cells, and in the eighteenth century., After the earthquake of 1703. The profile helps to contextualize the assessment of the damage caused by the earthquake of 6 April 2009, as part of a general overview of the major historical buildings dedicated affected in the crater of L'Aquila

    Chiesa di Santa Maria ad Cryptas

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    Breve sintesi storico-costruttiva della chiesa di S. Maria ad Cryptas a Fossa (Aq), una delle più interessanti fabbriche edificate nel medioevo, integralmente rivestita da un importante ciclo di affreschi. La presentazione è accompagnata da una valutazione generale dei danni derivanti dal sisma del 6 aprile 2009, nel quadro di una panoramica generale dedicata alle maggiori architetture storiche colpite all'interno del cratere aquilano.Brief summary historical construction of the church of S. Mary to Cryptas in Fossa (Aq), one of the most interesting factories built in the Middle Ages, fully covered with an important cycle of frescoes. The presentation is accompanied by a general assessment of the damage caused by the earthquake of 6 April 2009, as part of a general overview of the major historical buildings dedicated affected within the crater of L'Aquila

    Instruments for Assessing Historical Built Environments in Emergency Contexts: Non-Destructive Techniques for Sustainable Recovery

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    This article looks at a knowledge-based approach to emergency situations caused by earthquakes or other natural disasters, and illustrates how a multidisciplinary approach enables the integration of technical requirements with those of a historical and cultural nature. The case study presented is the recovery of the ex-city hospital of L’Aquila, in Italy, which was hit by an earthquake in 2009. The integrated use of varying investigation methodologies allowed us to establish the effectiveness of a knowledge-based approach, and generated new ideas for the development of the structure and its strategic role within the city
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