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Dinamiche e forme di comunicazione degli spazi espositivi. Innesti, contaminazioni e innovazioni dal marketing retail alla musealizzazione
Questa ricerca si propone di modellizzare la variabilità dei consumi nella società odierna attraverso il meccanismo comunicativo degli spazi espositivi, con particolare riferimento al retail contaminato dai processi di musealizzazione.
Lo spazio espositivo del retail, non sempre dedicato alla “vendita fisica” dei prodotti, è comunque un luogo di consumo ed uno spazio di esperienza estetica. Questi luoghi presentano oltremodo una congiunzione con lo spazio architettonico e nella maggior parte dei casi, con la collezione di prodotti e la proposta di visione e fruizione degli stessi. Se riflettiamo sulla natura del ruolo dei musei, anche questi avanzano le medesime caratteristiche, ovvero si ritrovano all’interno di una struttura architettonica, presentano le collezioni di opere socialmente classificate come artistiche, e la loro proposta di fruizione. Il dibattito sul ruolo dei musei esiste già da diverso tempo, in questa ricerca però prenderemo in considerazione solo i tratti caratteristici pertinenti dei musei contemporanei. In essi più che nei musei tradizionali, l’arte e la spettacolarizzazione si fondono e si confondono, lasciando primeggiare la dimensione economica e mettendo in secondo piano quella estetica.
Questo è l’assunto di base della tesi proposta: se per i musei contemporanei il cambio di strategia ha visto un aumento dell’interesse di massa per i fenomeni artistici e la necessità di un ritorno economico, per il retail ipermoderno si è imposto il progetto di traslare e sovrapporre il significato di oggetto estetico su di un prodotto. In entrambi i casi l’incontro e la mediazione tra consumatore/spettatore e oggetto esposto avrà luogo nel contenitore spaziale che ne diverrà teatro.
Lo spazio, in quanto linguaggio comunica e lo farà attraverso le sue dimensioni sensibile e percettiva. È indubbio che a questa attività comunicativa dello spazio segue un continuo adeguamento delle strategie aziendali come uno dei momenti centrali del rapporto esistente tra branding management e consumatore.
In questa ricerca si vogliono superare le posizioni interpretative che tendono a valorizzare soltanto alcuni aspetti dello spazio espositivo a discapito di altri, senza considerare la natura multidisciplinare dell’oggetto d’indagine. L’obiettivo sarà pertanto, spiegare come le strutture spaziali del retail e dei musei contemporanei siano sovrapponibili, alla luce di una più ampia strategia di marca che volge verso l’internazionalizzazione.
L’intera tesi, oltretutto orienta lo sguardo alla significazione e alla comunicazione delle pratiche di consumo all’interno di uno spazio, nonché la dialettica tra produzione e consumo di senso, che vogliono convergere verso la definizione di nuovi scenari di mercato.
Per giungere a tale risultato si è reso necessario sistematizzare l’indagine verso più direzioni: una visione analitica tesa all’esplorazione delle diverse forme di retail e degli elementi fisici, concettuali e tecnici che
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lo concepiscono. E in un altro verso l’analisi del funzionamento e dei tratti distintivi di ogni singolo spazio, e della sua capacità di narrazione e di dialogo.
Il costante adattamento delle tecniche di marketing retail all’evoluzione socioculturale è vincente in un mercato sempre più complesso, il quale non può ignorare la prospettiva del consumo. Lo studio di questo fenomeno presenta varie sfaccettature, e rappresenta il contesto base di questa ricerca. L’approccio che verrà adottato in questa tesi sarà prevalentemente di tipo semiotico, pur riservando un significativo spazio anche agli importanti contributi elaborati dalle altre discipline. D’altronde, essendo i comportamenti di consumo dei fenomeni che si presentano in un contesto socioculturale dato, appare evidente come, per guardare ad essi e alla loro trasformazione, nonché ai legami che intrattengono con altri settori scientifici, sia necessario adottare uno sguardo multidisciplinare orientato all’analisi del contesto sociale quale quello sociologico e ad un approccio di tipo economico/finanziario all’interno del quale ritroveremo una revisione delle tecniche di marketing e di branding.
D’altra parte bisogna pure considerare variabili esterne come l’avanzare della finanza e all’introduzione di tecnologie digitali, che hanno reso ancora più incisivo “il superamento del dualismo corpo vs anima e materiale vs spirituale”; termini e concetti non a caso ripresi da Kotler nel suo Marketing 3.0 e dall’approccio relazionale H2H, ovvero Human to Human facendo un passo avanti rispetto alla ripartizione B2C e B2B. Proprio a partire da questa evoluzione insieme alla “dematerializzazione” della ricchezza economica, e ai cambiamenti delle funzioni e delle figure professionali, si arriva oggi a dovere gestire delle componenti che sono produttrici di significati nonché oggetti comunicazionali.
Infine i progressi della tecnologia elettronica e dell’espansione dell’uso di internet, hanno permesso l’accesso al mercato ai prodotti smaterializzati e ai servizi, i quali hanno creato una semiosfera propria e inglobante del quotidiano.
Alla luce di questo sfondo multidisciplinare, la lettura e dunque l’analisi di uno spazio espositivo permettono di entrare all’interno di meccanismi relazionali tra superficie espositiva, strategie di marca e mercato di riferimento, che sarà vagliato secondo l’aspetto dell’internazionalizzazione.
Al centro di questi studi verrà posto il concetto di spazialità inteso come linguaggio, e il retail sarà concepito come luogo privilegiato di comunicazione integrata del discorso di marca e di valorizzazione delle pratiche di consumo.
Questo percorso di studio si è sviluppato attraverso una ricerca a monte delle singole identità dei brand appartenenti a settori diversificati: luxury fashion, digitale e food, con chiaro riferimento ai propri spazi espositivi, al fine di indagare gli effetti di senso che essi riescono a costruire. Il corpus analizzato vedrà dei brand come: Louis Vuitton, Hermès, Fendi, Google, Ebay e Illy caffè. La pratica dell’osservazione è dunque il primo strumento utilizzato durante l’analisi, a cui è seguita una fase di descrizione finalizzata a far emergere i sistemi di pertinenza utili per affrontare lo studio di quest’oggetto.
Il quesito ultimo del lavoro, riguarda la modalità con cui gli spazi espositivi si manifestano nel discorso di marca, e nella cultura attraverso le attività di branding management, e contestualmente dalle pratiche d’uso on-site o attraverso il mobile. Pratica posta in essere prima ancora che vi sia il fisico accesso al punto vendita o all’esposizione, seguito spesso dalla condivisione sui social
Cumulative asbestos exposure and mortality from asbestos related diseases in a pooled analysis of 21 asbestos cement cohorts in Italy
Background: Despite the available information on cancer risk, asbestos is used in large areas in the world, mostly in the
production of asbestos cement. Moreover, questions are raised regarding the shape of the dose response relation, the
relation with time since exposure and the association with neoplasms in various organs. We conducted a study on the
relationship between cumulative asbestos exposure and mortality from asbestos related diseases in a large Italian pool of
21 cohorts of asbestos-cement workers with protracted exposure to both chrysotile and amphibole asbestos.
Methods: The cohort included 13,076 workers, 81.9% men and 18.1% women, working in 21 Italian asbestos-cement
factories, with over 40 years of observation. Exposure was estimated by plant and period, and weighted for the type of
asbestos used. Data were analysed with consideration of cause of death, cumulative exposure and time since first exposure
(TSFE), and by gender. SMRs were computed using reference rates by region, gender and calendar time. Poisson regression
models including cubic splines were used to analyse the effect of cumulative exposure to asbestos and TSFE on mortality
for asbestos-related diseases. 95% Confidence Intervals (CI) were computed according to the Poisson distribution.
Results: Mortality was significantly increased for ‘All Causes’ and ‘All Malignant Neoplasm (MN)’, in both genders.
Considering asbestos related diseases (ARDs), statistically significant excesses were observed for MN of peritoneum
(SMR: men 14.19; women 15.14), pleura (SMR: 22.35 and 48.10), lung (SMR: 1.67 and 1.67), ovary (in the highest
exposure class SMR 2.45), and asbestosis (SMR: 507 and 1023). Mortality for ARDs, in particular pleural and peritoneal
malignancies, lung cancer, ovarian cancer and asbestosis increased monotonically with cumulative exposure. Pleural
MN mortality increased progressively in the first 40 years of TSFE, then reached a plateau, while peritoneal MN showed
a continuous increase. The trend of lung cancer SMRs also showed a flattening after 40 years of TSFE. Attributable
proportions for pleural, peritoneal, and lung MN were respectively 96, 93 and 40%
Fluorouracil, Leucovorin, and Irinotecan Plus Cetuximab Versus Cetuximab as Maintenance Therapy in First-Line Therapy for RAS and BRAF Wild-Type Metastatic Colorectal Cancer: Phase III ERMES Study
purpose: the intensity of anti-EGFR-based first-line therapy for RAS/BRAF wild-type (wt) metastatic colorectal cancer (mCRC), once disease control is achieved, is controversial. a de-escalation strategy with anti-EGFR monotherapy represents a potential option to maintain efficacy while reducing cytotoxicity. methods: In this multicenter, open-label, phase III trial, patients with untreated RAS/BRAF wt mCRC were randomly assigned to receive either fluorouracil, leucovorin, and irinotecan/cetuximab (FOLFIRI/Cet) until disease progression (arm A) or FOLFIRI/Cet for eight cycles followed by cet alone (arm B). the coprimary end points were a noninferior progression-free survival (PFS) in the modified per-protocol (mPP) population (>eight cycles) and a lower incidence of grade (G) 3-4 adverse events (AEs) for arm B compared with arm a. results: overall, 606 patients were randomly assigned, with 300 assigned to arm A and 306 to arm B. The median follow-up was 22.3 months. In the mPP population, 291 events occurred with a PFS of 10 versus 12.2 months for arms B and A, respectively (P of noninferiority = .43). In the intention-to-treatment (ITT, ≥one cycle) population, 503 events occurred with a PFS of 9 versus 10.7 months (P = .39). the overall survival was 35.7 versus 30.7 months (P = .119) and 31.0 versus 25.2 months (P = .32) in the mPP and ITT population, respectively. arm B had lower G3-4 AEs during the maintenance period than arm A (20.2% v 35.1%). conclusion: The ERMES study did not demonstrate noninferiority of maintenance with cet alone. despite a more favorable safety profile, maintenance with single-agent cet after induction with FOLFIRI/Cet cannot be recommended for all patients but could represent an option in selected cases
Cetuximab continuation after first progression in metastatic colorectal cancer (CAPRI-GOIM): A randomized phase II trial of FOLFOX plus cetuximab versus FOLFOX
Background: Cetuximab plus chemotherapy is a first-line treatment option in metastatic KRAS and NRAS wild-type colorectal cancer (CRC) patients. No data are currently available on continuing anti-epidermal growth factor receptor (EGFR) therapy beyond progression. Patients and methods: We did this open-label, 1:1 randomized phase II trial at 25 hospitals in Italy to evaluate the efficacy of cetuximab plus 5-fluorouracil, folinic acid and oxaliplatin (FOLFOX) as second-line treatment of KRAS exon 2 wild-type metastatic CRC patients treated in first line with 5-fluorouracil, folinic acid and irinotecan (FOLFIRI) plus cetuximab. Patients received FOLFOX plus cetuximab (arm A) or FOLFOX (arm B). Primary end point was progressionfree survival (PFS). Tumour tissues were assessed by next-generation sequencing (NGS). This report is the final analysis. Results: Between 1 February 2010 and 28 September 2014, 153 patients were randomized (74 in arm A and 79 in arm B). Median PFS was 6.4 [95% confidence interval (CI) 4.7-8.0] versus 4.5 months (95% CI 3.3-5.7); [hazard ratio (HR), 0.81; 95% CI 0.58-1.12; P = 0.19], respectively. NGS was performed in 117/153 (76.5%) cases; 66/117 patients (34 in arm A and 32 in arm B) had KRAS, NRAS, BRAF and PIK3CA wild-type tumours. For these patients, PFS was longer in the FOLFOX plus cetuximab arm [median 6.9 (95% CI 5.5-8.2) versus 5.3 months (95% CI 3.7-6.9); HR, 0.56 (95% CI 0.33-0.94); P = 0.025]. There was a trend in better overall survival: median 23.7 [(95% CI 19.4-28.0) versus 19.8 months (95% CI 14.9-24.7); HR, 0.57 (95% CI 0.32-1.02); P = 0.056]. Conclusions: Continuing cetuximab treatment in combination with chemotherapy is of potential therapeutic efficacy in molecularly selected patients and should be validated in randomized phase III trials
Outcomes of COVID-19 patients treated with continuous positive airway pressure outside ICU
Aim We aim at characterizing a large population of Coronavirus 19 (COVID-19) patients with moderate-to-severe hypoxemic acute respiratory failure (ARF) receiving CPAP outside intensive care unit (ICU), and ascertaining whether the duration of CPAP application increased the risk of mortality for patients requiring intubation.
Methods In this retrospective, multicentre cohort study, we included COVID-19 adult patients, treated with CPAP outside ICU for hypoxemic ARF from March 1 st to April 15th, 2020. We collected demographic and clinical data, including CPAP therapeutic goal, hospital length of stay (LOS), and 60- day in-hospital mortality.
Results The study includes 537 patients with a median age of 69 (IQR, 60-76) years. Males were 391 (73%). According to predefined CPAP therapeutic goal, 397 (74%) patients were included in full treatment subgroup, and 140 (26%) in the do-not intubate (DNI) subgroup. Median CPAP duration was 4 (IQR, 1-8) days, while hospital LOS 16 (IQR, 9-27) days. Sixty-day in-hospital mortality was overall 34% (95%CI, 0.304-0.384), and 21% (95%CI, 0.169-0.249) and 73% (95%CI, 0.648-0.787) for full treatment and DNI subgroups, respectively. In the full treatment subgroup, in-hospital mortality was 42% (95%CI, 0.345-0.488) for 180 (45%) CPAP failures requiring intubation, while 2% (95%CI, 0.008- 0.035) for the remaining 217 (55%) patients who succeeded. Delaying intubation was associated with increased mortality [HR, 1.093 (95%CI, 1.010-1.184)].
Conclusions We described a large population of COVID-19 patients treated with CPAP outside ICU. Intubation delay represents a risk factor for mortality. Further investigation is needed for early identification of CPAP failures
Androgen-Induced Cell Migration: Role of Androgen Receptor/Filamin A Association
Background: Androgen receptor (AR) controls male morphogenesis, gametogenesis and prostate growth as well as development of prostate cancer. These findings support a role for AR in cell migration and invasiveness. However, the molecular mechanism involved in AR-mediated cell migration still remains elusive. Methodology/Principal Findings: Mouse embryo NIH3T3 fibroblasts and highly metastatic human fibrosarcoma HT1080 cells harbor low levels of transcriptionally incompetent AR. We now report that, through extra nuclear action, AR triggers migration of both cell types upon stimulation with physiological concentrations of the androgen R1881. We analyzed the initial events leading to androgen-induced cell migration and observed that challenging NIH3T3 cells with 10 nM R1881 rapidly induces interaction of AR with filamin A (FlnA) at cytoskeleton. AR/FlnA complex recruits integrin beta 1, thus activating its dependent cascade. Silencing of AR, FlnA and integrin beta 1 shows that this ternary complex controls focal adhesion kinase (FAK), paxillin and Rac, thereby driving cell migration. FAK-null fibroblasts migrate poorly and Rac inhibition by EHT impairs motility of androgen-treated NIH3T3 cells. Interestingly, FAK and Rac activation by androgens are independent of each other. Findings in human fibrosarcoma HT1080 cells strengthen the role of Rac in androgen signaling. The Rac inhibitor significantly impairs androgen-induced migration in these cells. A mutant AR, deleted of the sequence interacting with FlnA, fails to mediate FAK activation and paxillin tyrosine phosphorylation in androgen-stimulated cells, further reinforcing the role of AR/FlnA interaction in androgen-mediated motility. Conclusions/Significance: The present report, for the first time, indicates that the extra nuclear AR/FlnA/integrin beta 1 complex is the key by which androgen activates signaling leading to cell migration. Assembly of this ternary complex may control organ development and prostate cancer metastasis
Guidelines for the use and interpretation of diagnostic methods in adult food allergy
Food allergy has an increasing prevalence in the general population and in Italy concerns 8 % of people with allergies. The spectrum of its clinical manifestations ranges from mild symptoms up to potentially fatal anaphylactic shock. A number of patients can be diagnosed easily by the use of first- and second-level procedures (history, skin tests and allergen specific IgE). Patients with complex presentation, such as multiple sensitizations and pollen-food syndromes, frequently require a third-level approach including molecular diagnostics, which enables the design of a component-resolved sensitization profile for each patient. The use of such techniques involves specialists' and experts' skills on the issue to appropriately meet the diagnostic and therapeutic needs of patients. Particularly, educational programs for allergists on the use and interpretation of molecular diagnostics are needed
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