12 research outputs found
Role of Reactive Oxygen Species in Pathogenesis of Radiocontrast-Induced Nephropathy
In vitro and in vivo studies have demonstrated enhanced hypoxia and formation of reactive oxygen species (ROS) in the kidney following the administration of iodinated contrast media, which play a relevant role in the development of contrast media-induced nephropathy. Many studies indeed support this possibility, suggesting a protective effect of ROS scavenging or reduced ROS formation with the administration of N-acetylcysteine and bicarbonate infusion, respectively. Furthermore, most risk factors, predisposing to contrast-induced nephropathy, are prone to enhanced renal parenchymal hypoxia and ROS formation. In this review, the association of renal hypoxia and ROS-mediated injury is outlined. Generated during contrast-induced renal parenchymal hypoxia, ROS may exert direct tubular and vascular endothelial injury and might further intensify renal parenchymal hypoxia by virtue of endothelial dysfunction and dysregulation of tubular transport. Preventive strategies conceivably should include inhibition of ROS generation or ROS scavenging
Metabolomic salivary signature of pediatric obesity related liver disease and metabolic syndrome
Pediatric obesity-related metabolic syndrome (MetS) and nonalcoholic fatty liver disease (NAFLD) are increasingly frequent conditions with a still-elusive diagnosis and low-efficacy treatment and monitoring options. In this study, we investigated the salivary metabolomic signature, which has been uncharacterized to date. In this pilot-nested case-control study over a transversal design, 41 subjects (23 obese patients and 18 normal weight (NW) healthy controls), characterized based on medical history, clinical, anthropometric, and laboratory data, were recruited. Liver involvement, defined according to ultrasonographic liver brightness, allowed for the allocation of the patients into four groups: obese with hepatic steatosis ([St+], n = 15) and without hepatic steatosis ([St–], n = 8), and with (n = 10) and without (n = 13) MetS. A partial least squares discriminant analysis (PLS-DA) model was devised to classify the patients’ classes based on their salivary metabolomic signature. Pediatric obesity and its related liver disease and metabolic syndrome appear to have distinct salivary metabolomic signatures. The difference is notable in metabolites involved in energy, amino and organic acid metabolism, as well as in intestinal bacteria metabolism, possibly reflecting diet, fatty acid synthase pathways, and the strict interaction between microbiota and intestinal mucins. This information expands the current understanding of NAFLD pathogenesis, potentially translating into better targeted monitoring and/or treatment strategies in the future
Positive predictive values and outcomes for uninformative cell-free DNA tests: An Italian multicentric Cytogenetic and cytogenomic Audit of diagnOstic testing (ICARO Study)
Objectives: To establish the positive predictive values (PPV) of cfDNA testing based on data from a nationwide survey of independent clinical cytogenetics laboratories.
Methods: Prenatal diagnostic test results obtained by Italian laboratories between 2013 and March 2020 were compiled for women with positive non-invasive prenatal tests (NIPT), without an NIPT result, and cases where there was sex discordancy between the NIPT and ultrasound. PPV and other summary data were reviewed.
Results: Diagnostic test results were collected for 1327 women with a positive NIPT. The highest PPVs were for Trisomy (T) 21 (624/671, 93%) and XYY (26/27, 96.3%), while rare autosomal trisomies (9/47, 19.1%) and recurrent microdeletions (8/55, 14.5%) had the lowest PPVs. PPVs for T21, T18, and T13 were significantly higher when diagnostic confirmation was carried out on chorionic villi (97.5%) compared to amniotic fluid (89.5%) (p < 0.001). In 19/139 (13.9%), of no result cases, a cytogenetic abnormality was detected. Follow-up genetic testing provided explanations for 3/6 cases with a fetal sex discordancy between NIPT and ultrasound.
Conclusions: NIPT PPVs differ across the conditions screened and the tissues studied in diagnostic testing. This variability, issues associated with fetal sex discordancy, and no results, illustrate the importance of pre- and post-test counselling
Impatto a breve termine dell'inquinamento dell'aria nelle citt\ue0 coperte dalla sorveglianza epidemiologica EpiAir2
OBIETTIVO: stimare l\u2019impatto a breve termine dell\u2019inquinamento
atmosferico sulla popolazione adulta di 23 citt\ue0 italiane
nel periodo 2006-2009 nell\u2019ambito del progetto EpiAir2.
DISEGNO, MATERIALI E METODI: per ogni citt\ue0 inclusa nello
studio \ue8 stato calcolato l\u2019impatto dell\u2019effetto a breve termine
dell\u2019inquinamento atmosferico sulla mortalit\ue0. In particolare,
sono stati calcolati i decessi attribuibili a concentrazioni
delle polveri (PM10 e PM2.5) superiori a soglie differenti
definite dalla legislazione europea o nell\u2019ambito delle
linee guida dell\u2019Organizzazione mondiale della sanit\ue0 (per
il PM10: 20 e 40 \u3bcg/m3, riduzione del 20% ad arrivare a 20
\u3bcg/m3 e superamento del limite di 35 giorni con concentrazioni
medie di 50 \u3bcg/m3; per il PM2.5: 10, 18 e 25
\u3bcg/m3, riduzione del 20% ad arrivare a 18 \u3bcg/m3). La
stima di impatto \ue8 stata ottenuta combinando la stima di
effetto delle polveri, il livello di mortalit\ue0 osservato e i livelli
di concentrazione degli inquinanti misurati dalle reti di
monitoraggio urbane. Per quanto riguarda le stime di effetto,
sono state utilizzate le distribuzioni a posteriori specifiche
per citt\ue0 risultanti da una metanalisi bayesiana.
L\u2019incertezza sulle stime di impatto \ue8 stata calcolata con metodi
Monte Carlo.
RISULTATI: nell\u2019insieme delle 23 citt\ue0 valutate nel presente
studio il numero di decessi attribuibili agli effetti a breve termine
delle concentrazioni di PM10 superiori a 20 \u3bcg/m3 e
di PM2.5 superiori a 10 \u3bcg/m3 nel periodo 2006-2009 \ue8 risultato
rispettivamente pari allo 0,9% (assumendo indipendenza
tra citt\ue0 l\u2019intervallo di credibilit\ue0 all\u201980% \ue8 0,4-1,4)
e allo 0,8% (ICr80% 0,2-1,3) della mortalit\ue0 naturale.
L\u2019impatto delle concentrazioni di polveri PM10 e PM2.5 \ue8 risultato
concentrato nelle citt\ue0 della Pianura Padana, della
Piana fiorentina, e nelle grandi realt\ue0 metropolitane di
Roma, Napoli e Palermo: per il PM10 la percentuale sui decessi
\ue8 risultata 1,0% (ICr80% 0,4-1,5) contro 0,4%
(ICr80% 0,2-0,7) nelle altre citt\ue0 analizzate. Se i livelli di
concentrazione delle polveri fossero stati inferiori del 20%,
complessivamente l\u2019impatto si sarebbe ridotto del 42% per
il PM10 e del 51% per il PM2.5.
CONCLUSIONI: i livelli di inquinamento osservati nel periodo
in studio sono stati responsabili di un numero importante
di decessi nelle citt\ue0 analizzate. Politiche di contenimento
basate sulla diminuzione percentuale delle concentrazioni
annuali di polveri interesserebbero tutte le citt\ue0 coperte
dallo studio e potrebbero ridurre in modo importante l\u2019impatto
dell\u2019inquinamento sulla salute
Indicatori ambientali nello studio EpiAir2: I dati di qualit\ue0 dell'aria per la sorveglianza epidemiologica
OBIETTIVO: costruzione di indicatori ambientali di inquinamento
aerodiffuso per finalit\ue0 di sorveglianza epidemiologica
in 25 citt\ue0 italiane per il progetto EpiAir2 (2006-2010) e presentazione
dei dati di dieci anni di sorveglianza in 10 citt\ue0
italiane (2001-2010).
DISEGNO: sono stati raccolti dati di particolato (nelle frazioni
PM10 e PM2.5 ), biossido di azoto (NO2 ) e ozono (O3 ), considerati
fattori di rischio per la salute. I datimeteorologici considerati
come confondenti nell\u2019analisi dell\u2019effetto degli inquinanti
sono stati: temperatura, umidit\ue0 relativa (e la variabile
derivata \u201ctemperatura apparente\u201d) e pressione barometrica. I
criteri per la selezione delle stazioni dimonitoraggio e imetodi
di calcolo per la costruzione di indicatori ambientali a partire
dalle serie giornaliere disponibili sono stati scelti in continuit\ue0
con la precedente edizione di EpiAir. Per tutte le citt\ue0, \ue8 stata
verificata l\u2019omogeneit\ue0 dei dati selezionati nel rappresentare
l\u2019esposizione delle popolazioni.
SETTING E PARTECIPANTI: il progetto EpiAir2 coinvolge per
gli anni 2006-2010 le citt\ue0 diMilano,Mestre-Venezia,Torino,
Bologna, Firenze, Pisa, Roma,Taranto,Cagliari e Palermo, gi\ue0
presenti nello studio EpiAir. A questo elenco vanno aggiunte
le citt\ue0 di Treviso, Trieste, Padova, Rovigo, Piacenza, Parma,
Ferrara, Reggio Emilia, Modena, Genova, Rimini, Ancona,
Bari, Napoli e Brindisi.
RISULTATI: nel periodo considerato \ue8 stato osservato un decremento
delle concentrazioni di particolato nella maggior
parte delle citt\ue0 in analisi, mentre non si pu\uf2 giungere a conclusioni
cos\uec nette per NO2 e ozono. L\u2019analisi dell\u2019andamento
temporale degli indicatori ha evidenziato valori medi
annuali di PM10 superiori ai 40 \u3bcg/m3 in alcune citt\ue0 della
Pianura Padana, e valori medi annuali di NO2 costantemente
superiori ai 40 \u3bcg/m3 nelle citt\ue0 di Trieste, Milano,
Padova, Torino, Modena, Bologna, Roma e Napoli.
CONCLUSIONE: l\u2019ampliamento del progetto EpiAir, con
l\u2019inclusione di ulteriori 13 citt\ue0, ha permesso di evidenziare
peculiarit\ue0 legate alle differenti aree geografiche in studio e
numerose situazioni di criticit\ue0 con superamenti dei valori
di concentrazione limite fissati dalla legislazione corrente.
I risultati dello studio EpiAir2 confermano la necessit\ue0 di un
sistema di sorveglianza dell\u2019inquinamento aerodiffuso nei
centri urbani e industriali al fine di ottenere stime affidabili
dell\u2019esposizione della popolazione residente e di monitorarne
l\u2019andamento nel tempo
Le politiche per la promozione della mobilit\ue0 sostenibile e la riduzione dell'inquinamento atmosferico causato dal traffico veicolare nelle citt\ue0 partecipanti allo studio EpiAir2
OBIETTIVO: fornire un quadro sintetico delle politiche di
mobilit\ue0 adottate negli ultimi anni (2006-2010) dalle amministrazioni
di alcuni Comuni italiani attraverso la rilevazione
degli interventi sulla mobilit\ue0 urbana e relativa efficacia.
DISEGNO E SETTING: i dati presentati si riferiscono alle quindici
citt\ue0 inizialmente partecipanti al progetto EpiAir2: Torino,
Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Pisa, Roma, Taranto,
Palermo, Cagliari, Trieste, Genova, Ancona, Napoli, Bari.
RISULTATI: da questa indagine emergono debolezze e punti
di forza delle citt\ue0 italiane nell\u2019affrontare il tema della mobilit\ue0
sostenibile. Le modifiche della consistenza del parco
circolante sono state accompagnate da un suo rinnovamento
con conseguente riduzione dei veicoli rispondenti agli standard
emissivi pi\uf9 vecchi, seppur con differenze marcate tra
le varie citt\ue0. Tra le debolezze pi\uf9 rilevanti nella gestione locale
della mobilit\ue0 urbana \ue8 da segnalare in primo luogo lo
sviluppo ridotto di metropolitane e di sistemi tranviari e il
ritardo nell\u2019ammodernamento delle reti ferroviarie suburbane,
che pongono le citt\ue0 italiane in una posizione evidentemente
svantaggiata rispetto ad altre realt\ue0 urbane europee
analoghe. Per quanto riguarda gli altri aspetti della mobilit\ue0
urbana (offerta/domanda di trasporto pubblico, ZTL, zone
pedonali, km di piste ciclabili, servizi di car sharing e bike
sharing), si segnala una situazione estremamente disomogenea
tra le varie citt\ue0 italiane.
CONCLUSIONI: le disomogeneit\ue0 tra le diverse realt\ue0 sono in
parte spiegabili con le peculiarit\ue0 strutturali e culturali
locali, oltre che da una diversa attenzione \u201cstorica\u201d alle problematiche
ambientali e a un\u2019estemporaneit\ue0 delle scelte effettuate
dalle rispettive amministrazioni. Pur in presenza di
molte iniziative settoriali, pare sia mancata una strategia nazionale
che, pur rispettosa del livello di autonomia locale,
abbia fornito linee di indirizzo per affrontare in maniera
adeguata e coordinata il tema della mobilit\ue0 sostenibile e
dell\u2019inquinamento atmosferico da traffico veicolare
Inquinamento atmosferico e mortalit\ue0 in venticinque citt\ue0 Italiane: Risultati del progetto EpiAir2
OBIETTIVO: valutare gli effetti a breve termine dell\u2019inquinamento
atmosferico sulla mortalit\ue0 nelle 25 citt\ue0 italiane partecipanti
alla seconda fase del progetto EpiAir (Sorveglianza
epidemiologica dell\u2019inquinamento atmosferico: valutazione
dei rischi e degli impatti nelle citt\ue0 italiane).
DISEGNO: studio di serie temporali con metodologia casecrossover,
con aggiustamento per i fattori temporali emeteorologici
rilevanti. L\u2019associazione inquinamento atmosferico-mortalit\ue0
\ue8 stata analizzata per ciascuna delle 25 citt\ue0 in studio.Gli
inquinanti considerati sono stati il particolato (PM10 e PM2.5),
il biossido di azoto (NO2) e l\u2019ozono (O3 estivo). Le stime complessive
di effetto sono state ottenute successivamentemediante
unametanalisi e sono state espresse per incrementi di 10 \u3bcg/m3
delle concentrazioni di inquinanti. Sono stati implementatimodelli
mono e bi-pollutant.
SETTING E PARTECIPANTI: lo studio ha analizzato 422.723
decessi verificatisi tra i residenti di 35 anni o pi\uf9 nelle 25
citt\ue0 in studio per gli anni 2006-2010.
PRINCIPALI MISURE DI OUTCOME: sono stati considerati i
conteggi giornalieri di decessi per cause naturali, tra cui le
cause cardiache, cerebrovascolari e respiratorie. Le informazioni
sulle cause di morte sono state ottenute dai Registri
delle cause di morte delle singole citt\ue0.
RISULTATI: il numeromedio annuo di decessi per cause naturali
varia da 513 a Rovigo e 20.959 a Roma. Circa il 25% delle
morti \ue8 dovuto a cause cardiache, il 10%a cause cerebrovascolari
e il 7%a cause respiratorie. Per incrementi di 10 \u3bcg/m3 di PM10
si osserva un effetto immediato sullamortalit\ue0 naturale (0,51%;
IC95%0,16-0,86; lag 0-1)..Effetti pi\uf9 importanti e prolungati
(lag 0-5) si osservano per il PM2.5 (0,78%; IC95%0,12-1,46)
e soprattutto per l\u2019NO2 (1,10%; IC95%0,63-1,58). Incrementi
dellamortalit\ue0 cardiaca sono associati al PM10(0,93%; IC95%
0,16-1,70) e al PM2.5 (1,25%; IC95%0,17-2,34), mentre per
la mortalit\ue0 respiratoria l\u2019effetto dell\u2019esposizione a NO2 risulta
pi\uf9 importante (1,67%; IC95%0,23-3,13; lag 2-5) rispetto a
quella a PM10 (1,41%; IC95%-0,23;+3,08).
I risultati sono fortemente omogenei tra citt\ue0 per la mortalit\ue0
cardiaca e cerebrovascolare, ma non per quella respiratoria.
Non si riscontrano effetti sulla mortalit\ue0 cerebrovascolare.
L\u2019effetto dell\u2019O3 sulla mortalit\ue0 \ue8 al limite della
significativit\ue0 statistica.
CONCLUSIONI: lo studio conferma un chiaro incremento
dellamortalit\ue0 associata agli inquinanti atmosferici. Risultano
pi\uf9 importanti gli effetti degli inquinanti correlati al traffico
autoveicolare, qualiNO2 (permortalit\ue0 naturale) e PM2.5 (per
mortalit\ue0 cardiaca e respiratoria), con un ruolo indipendente
di NO2 rispetto al particolato in base all\u2019analisi bi-pollutan
High prevalence of fragility vertebral fractures in patients hospitalised in Internal Medicine Units. Results of the POINT (Prevalence of Osteoporosis in INTernal medicine) study
Background: Osteoporotic vertebral fractures (VFs) often go unrecognised in both healthy individuals and in pathological conditions. Few data exist on VFs in patients hospitalised in Internal Medicine Units (IMUs), who often suffer from multiple concomitant chronic disorders. Aim of the study: This multicentre cross-sectional study was aimed at assessing the prevalence of VFs in an unselected population of patients referring to IMUs. Correlations between VFs and the main coexisting diseases were also investigated. Methods: Information on demographic, clinical and laboratory findings, and on the presence of known risk factors for osteoporosis was recorded. The Genant's semi-quantitative method was used to evaluate, in a central reading centre, the presence and severity of VFs in the thoracic and lumbar spine. Results: A cohort of 995 patients was evaluated. At least one VF of any grade was found in 47.5% of patients, with similar prevalence between females (48.1%) and males (46.7%). Older age, chronic obstructive pulmonary disease, and previous diagnosis of osteoporosis showed a significant association with VFs in multivariable analysis. However, 79.7% of the VFs were observed in patients without previous diagnosis of osteoporosis. Moreover, a VF of grade 2 or greater was found in 20.8% of patients. Conclusions: Fragility VFs is a very frequent finding in patients hospitalised in IMUs. Consequently, more attention should be devoted in this clinical setting to this comorbidity, which is known to be an additional factor for mortality and, when localised in the thoracic part of the spine, may negatively influence a concomitant respiratory insufficiency