13 research outputs found

    Il valore diagnostico incrementale del test di Rorschach rispetto al PDM nell'assessment multimetodo dei disturbi di personalitĂ 

    No full text
    La ricerca si propone di verificare il “valore diagnostico incrementale” del test di Rorschach nell’implementazione di una procedura di assessment multimetodo per i disturbi di personalità che includa anche gli assi P ed M del PDM (Manuale Diagnostico Psicodinamico; Task Force, 2006), e che alla luce dei limiti della tassonomia categoriale DSM-based e degli strumenti self-report, li integri con misure clinician-report (SWAP-200, Prototipi Diagnostici Psicodinamici, Questionario sul Funzionamento Mentale) e performance-based. Il “problema della convergenza eterometodo”(Bornstein, 2009) è infatti determinato dai differenti livelli del funzionamento individuale che i diversi strumenti sono in grado di cogliere. La scelta del metodo di siglatura di Klopfer si propone di fornire un primo contributo verso la validazione, alla luce dei vantaggi per una descrizione psicodinamica “multilivello” della personalità che esso fornisce (oltre ad es. alla maggiore economicità clinica e alla quasi sempre più soddisfacente IRR), e delle criticità, poco indagate, del CS di Exner. Saranno illustrati i dati preliminari relativi a un campione di pazienti con DP secondo il DSM-5 afferenti a setting pubblici e privati e valutati con gli strumenti suddetti in maniera indipendente, per verificare empiricamente l’ipotesi dell’esistenza di clusters o misure composite, costituiti da un insieme predefinito di variabili Rorschach, corrispondenti a ciascun disturbo di personalità DSM e alle funzioni mentali dell'Asse M del PDM, e valutarne il “valore diagnostico incrementale” rispetto ai PDP. Sarà discussa l'utilità delle variabili Rorschach nel cogliere le componenti più profonde dell’assetto psichico dei DP per la diagnosi differenziale di disturbi che presentano dimensioni di funzionamento almeno in parte sovrapponibili, per i DP su cui ci sono pochi o nessuno studio, e alla luce delle nuove conoscenze circa caratteristiche controverse di alcuni DP

    Rischio psicopatologico nei pazienti con malattia rara. Uno studio multicentrico

    No full text
    Nonostante la bassa prevalenza delle singole patologie, le Malattie Rare (MR) rappresentano un importante problema di sanità pubblica a causa dell’elevata numerosità, cronicità, grado di invalidità e spesso di mortalità precoce che comportano (Taruscio, 2011). Numerose sono inoltre le problematiche relative alla diagnosi, spesso tardiva (per l’eterogenità nell’insorgenza, nell’eziopatogenesi e nella sintomatologia), al trattamento (un basso numero di esse può contare su terapie risolutive) e alla raccolta di dati epidemiologici attendibili e omogenei tra i diversi Paesi –nell'ICD-10 molte MR non sono nemmeno contemplate-. Nel complesso costituiscono dunque un carico significativo per un consistente numero di pazienti e loro familiari, che risultano verosimilmente a rischio per l'insorgenza di psicopatologia comorbida. Sarà presentata parte dei risultati di uno studio nazionale multicentrico condotto dal Centro Nazionale Malattie Rare (CNMR) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), relativi a emozioni espresse, vissuti personali, bisogno di sostegno psicologico nelle varie fasi di malattia (prima e dopo la diagnosi, nell'adattamento), aspettative sulla natura del servizio erogato e temi espressi nelle narrazioni dell'utenza dei Centri Regionali/Provinciali di Coordinamento e degli sportelli di ascolto per le MR. I dati, che rappresentano la prima indagine sistematica in Italia dei bisogni psicologici di questi pazienti, saranno discussi rispetto alla possibilità di rischio psicopatologico, anche alla luce del confronto con altre patologie mediche in termini di similitudini e peculiarità, e al fine duplice di documentare la necessità di formazione specifica degli operatori della salute mentale da un lato, e di implementare percorsi reali di invio a consultazione dell'utenza considerata a rischio all'interno dei presidi di cura specialistici, entrambi praticamente inesistenti nel SSN

    Interventi del terapeuta e alleanza: un’indagine empirica

    No full text
    L’alleanza terapeutica è stata riconosciuta come quel fattore comune, trasversale ai diversi approcci terapeutici, in grado di spiegare buona parte dell’efficacia delle psicoterapie (Horvath, Bedi, 2002). Se l’effetto dell’alleanza rispetto all’outcome resta un fatto assodato, appare tuttavia più convincente un modello di azione terapeutica che non contrappone aspetti “tecnici” e genericamente “relazionali” in psicoterapia. Questo studio si propone pertanto di: 1) indagare la relazione tra interventi del terapeuta e alleanza; 2) identificare gli elementi del processo terapeutico che sono associati all’alleanza tra paziente e terapeuta; 3) verificare se gli interventi del terapeuta maggiormente correlati all’alleanza aderiscono a specifici modelli di trattamento. 30 sedute di psicoterapia di 15 coppie paziente/terapeuta sono state selezionate in modo casuale e valutate con una batteria di strumenti inclusi: lo Psychotherapy Process Q-set (PQS; Jones, 2000), uno strumento Q-sort costituito da 100 item che descrivono atteggiamenti, comportamenti o esperienze del paziente, azioni, interventi o atteggiamenti del terapeuta e la natura dell’interazione diadica; il Working Alliance Inventory - Observer Version (WAI-O; Horvath, 1981, 1982), uno strumento costituito da 36 item e formato da tre scale che si riferiscono alle tre componenti dell’alleanza individuate da Bordin (1979) – obiettivi (Goal), compiti (Task), legami (Bond); e il Comparative Psychotherapy Process Scale (CPPS; Hilsenroth et al., 2005), uno strumento costituito da 20 item e utilizzato per valutare le tecniche di intervento di tipo psicodinamico o cognitivo-comportamentale adottate dal terapeuta. Le correlazioni tra interventi del terapeuta e alleanza sono risultate significative e positive. Rispetto agli item del PQS associati all’alleanza, molti corrispondono o sono per lo più riconducibili a interventi tecnici di tipo psicodinamico, altri a determinati contributi del paziente, e delineano specifiche modalità di interazione terapeutica. Tali risultati sembrerebbero confermare il carattere bipersonale, di co-costruzione intersoggettiva della relazione terapeutica

    Individuazione dei fattori di cura che determinano l’efficacia delle psicoterapie psicodinamiche nel trattamento di pazienti nevrotici.

    No full text
    L'obiettivo di questo studio, che si colloca fra gli studi di ultima generazione su processo ed esito delle psicoanalisi (Wallerstein, 2001, 2006), è individuare i fattori terapeutici attivi nelle terapie dinamiche good outcome di pazienti con organizzazione nevrotica di personalità, per i quali la psicoanalisi rappresenta il trattamento d’elezione (Kernberg, 2004). A partire da un campione di 32 trattamenti analitici interamente audioregistrati e trascritti abbiamo scelto in modo casuale 6 trattamenti, e da questi abbiamo selezionato 60 sedute: 2 all’inizio, 2 dopo due mesi, 2 a metà trattamento, 2 a due mesi dalla fine e le ultime 2 sedute. Tutte le sedute sono state analizzate con: lo Psychotherapy Process Q-Set (Jones, 1985, 2000), per la valutazione del processo terapeutico; il Working Alliance Inventory–Observer (Horvath, 1981, 1982; Horvath, Greenberg, 1989) per la valutazione dell’alleanza terapeutica; la Depth Scale of Session Evaluation Questionnaire (Stiles, Snow, 1984) per la valutazione della profondità dell'elaborazione. Le prime 8 e le ultime 8 sedute di ciascun trattamento sono state poi valutate con la Shedler Westen Assessment Procedure-200 (SWAP; Westen, Shedler, 1999 a, b) per la valutazione della personalità sana e patologica e con la Scala di Valutazione Globale del Funzionamento (VGF; APA, 2000). I risultati di questo studio mostrano che elementi tecnici specifici, come gli interventi focalizzati sui pattern relazionali tipici del paziente e le interpretazioni centrate su transfert e conflitti sono associati a un miglioramento del funzionamento della personalità del paziente, a una maggiore capacità di elaborazione e a una migliore alleanza terapeutica

    Relazione terapeutica, attaccamento paziente-terapeuta e processo clinico: una psicoanalisi di Merton Gill

    No full text
    L’interesse odierno per lo studio della relazione terapeutica ha stimolato l’indagine più precisa e approfondita delle componenti del rapporto paziente-terapeuta che incidono sul processo e l’outcome dei trattamenti. Tra queste, particolare attenzione è stata rivolta ai pattern di attaccamento paziente-terapeuta e alla loro interazione con differenti aspetti del processo clinico (per es.: Levy et al., 2011; Daniel, 2006; Lingiardi, De Bei, 2007). Questo studio si propone pertanto di analizzare, all’interno di un disegno di ricerca single-case, 1) il rapporto tra relazione di attaccamento paziente-terapeuta e specifici fattori tecnici e relazionali, e 2) i cambiamenti intercorsi nel percorso di trattamento in termini sia qualitativi sia quantitativi. Verranno analizzate 32 sedute di una psicoterapia psicoanalitica di M. Gill (4 per 8 fasi di trattamento), valutate attraverso due strumenti: il Patient Therapist Attachment Q-sort (De Bei, Lingiardi, Miccoli, 2007), per identificare il rapporto di attaccamento paziente-terpaeuta, e lo Psychotherapy Process Q-set (Jones, 2000), per descrivere l’interazione tra paziente e terapeuta al fine di catturarne la complessità. Saranno discussi i principali cambiamenti del rapporto di attaccamento paziente-terapeuta in relazione ai cambiamenti delle variabili di processo. Bibliografia DANIEL, S.I. (2006), “Adult attachment patterns and individual psychotherapy: A review”. In Clinical Psychology Review, 26, pp. 968–984. DE BEI, F. LINGIARDI, V., MICCOLI, D. (2007). Patient Therapist Attachment Q-sort (PTA-Q). Manuale non pubblicato. JONES, E. (2000), L’azione terapeutica. Tr. it. Raffaello Cortina, Milano 2008. LEVY, K. N., ELLISON, W.D., SCOTT, L.N., BERNECKER, S.L . (2011) “Attachment style”. In Journal of clinical psychology: in session, 67 (2) , pp. 193-203. LINGIARDI, V., DE BEI, F. (2007), “Alleanza terapeutica, transfert, controtransfert, attaccamento: come si integrano questi costrutti nella ricerca empirica sulla relazione terapeutica?”. In Nicolo, G., SALVATORE, S. (a cura di), La ricerca in psicoterapia. Carlo Amore Edizioni

    Assessing therapeutic process and changes in patient-therapist attachment with PQS and PTA Q-Sort

    No full text
    The aim of this paper is to investigate the fluctuations in patient-therapist attachment in different phases of psychoanalysis completely audiotaped and trascripted conducted by Merton Gill. In order to accomplish this goal, we have selected a sample of 32 sessions (4 every six months of analysis). Three independent raters will apply to these sessions the Patient-Therapist Attachment Q-sort (PTA-Qsort; De Bei, Lingiardi, Miccoli, 2008) and Psychotherapy Process Q-Sort (Jones, 2000). In line with previous results, we expect to find a progressive increase in patient-therapist attachment security during the analysis, with an intermediate phase with a decrease of the security and an increase in the final phase. We will also investigate the relations between attachment style and psychoanalytic process

    I fattori di processo che determinano l’efficacia delle psicoterapie psicodinamiche: trattamenti a good o bad outcome a confronto

    No full text
    L'obiettivo di questa ricerca, che si colloca fra gli studi di ultima generazione su processo ed esito delle psicoanalisi (Wallerstein, 2001, 2006), è individuare i fattori terapeutici delle terapie dinamiche confrontando trattamenti good e bad outcome. A partire da un campione di 32 trattamenti analitici interamente audioregistrati e trascritti abbiamo scelto 6 psicoterapie allo scopo di fornire un inquadramento diagnostico del funzionamento mentale dei pazienti, dei loro pattern/disturbi di personalità e dei pattern sintomatici attraverso la classificazione PDM (PDM Task Force, 2008), valutare i cambiamenti nel loro funzionamento di personalità e i fattori terapeutici attivi nel processo. Di ogni trattamento: • le prime 8 e le ultime 8 sedute sono state valutate con la SWAP-200 (Westen, Shedler, 1999 a, b) e con la VGF (APA, 2000); • 2 sedute all’inizio, 2 a due mesi, 2 a metà trattamento, 2 a due mesi dalla fine e le ultime 2 sono state analizzate con il PQS (Jones, 2000). I risultati mostrano che elementi tecnici specifici, come gli interventi focalizzati sui pattern relazionali tipici del paziente e le interpretazioni centrate su transfert e conflitti, sono associati a un miglioramento del funzionamento della personalità del paziente e a una maggiore capacità di elaborazione

    What does not work, for whom… and how? Cosa può rendere inefficace una psicoterapia psicodinamica

    No full text
    Gli studi su processo e esito delle psicoterapie si propongono di identificare i fattori terapeutici attivi all’interno di trattamenti efficaci (Roth, Fonagy, 1996; Norcross, Wampold, 2010). Questo studio si propone di indagare “what does not work, for whom … and how?” in un trattamento tratto da un database di 32 trattamenti analitici, interamente audioregistrati e trascritti. Abbiamo analizzato 15 sedute (3 all’inizio del trattamento, 3 a due mesi dall’inizio, 3 a metà trattamento, 3 a due mesi dalla fine e 3 alla fine) con una batteria di strumenti che include: • SWAP-200 (Westen, Shedler, 1999 a,b) per la valutazione della personalità; • DMRS (Perry, 1991) per la valutazione dello stile difensivo; • CCRT (Luborsky, 1977, 1996) per la valutazione del modello conflittuale relazionale centrale del paziente alla base dei fenomeni transferali e della capacità del terapeuta di cogliere il CCRT del paziente sulla base delle reazioni controtransferali; • PQS (Jones, 2000) per la valutazione del processo terapeutico. I risultati mostrano che, nonostante l’impiego di interventi focalizzati su pattern relazionali e conflitti, interpretazioni di transfert e resistenze, la rigidità dell’assetto difensivo del paziente e alcune problematiche relazionali che si sviluppano nell’interazione col terapeuta inibiscono il miglioramento del paziente
    corecore