7 research outputs found

    ANOSMIA AFTER EXPOSURE TO A PYRETHRIN-BASED INSECTICIDE: A CASE REPORT

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    We present the case of a subject developing anosmia, preceded by nasal transient irritation and short lasting phantosmia and torqosmia, upon re-entrance into a room treated with a pyrethrins-based insecticide. The concentration of the insecticide in the room is unknown, but relatively high levels are predicted basing upon the modality of exposure and by the irritation symptoms in the subject. Despite corticosteroids therapy, anosmia has persisted unmodified for more than three years; according to, and based on evidence in the literature on olfactory disturbance prognosis, anosmia in this patient is likely to be permanent. The significance of this case report is related to the current wide use of insecticides containing pyrethrin and pyrethroids and highlights the need for more adequate attention to lowering airborne concentrations of pyrethrins and pyrethroids prior to re-entering the treated rooms. In particular, in a closed space sprayed with pyrethrins and pyrethroids insecticide, any irritant symptoms and/or dysosmia should be immediately considered relevant warning signs, and must be avoided

    Evaluation of Occupational Exposure to Perchlorethylene in a Group of Italian Dry Cleaners Using Noninvasive Exposure Indices

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    Recent data suggest a general trend in decreased occupational exposure to perchlorethylene (PCE) in the dry-cleaning sector. The aims of this study were to confirm this trend to lower exposure levels in a group of Italian dry cleaners and to evaluate the current occupational PCE exposure in these works using noninvasive biological indices. Environmental exposure was assessed by personal sampling in 60 operators working in 21 dry cleaning shops in North Italy. PCE in the exhaled alveolar air (PCEalv), urinary concentration of PCE and of trichloroacetic acid (TCA) (PCEu and TCAu respectively), were measured as biological exposure indices. Median PCE environmental concentration in the whole sample was 10.6 mg/m3 (i.e., less than the 25% of the levels measured in the same area in a previous study). All values were less than 10% of the occupational limits. PCEu measured in samples collected at the end of the work shift resulted the biological markers having the strongest correlation with environmental PCE (r = 0.81). PCEalv also resulted in a high correlation (r = 0.66), while a lower correlation was found for TCAu measured at the end shift (r = 0.32). According to our results, PCEu can be proposed as a valid, noninvasive, and easily reliable exposure index to evaluate PCE exposure at the low levels currently observed in dry cleaners, therefore representing a promising alternative to invasive blood sample collections needed to determine PCE blood concentration

    Prevalenza di disturbi muscolo-scheletrici nella popolazione giovanile

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    I disturbi muscolo-scheletrici (DMS) sono un problema frequente in vari gruppi di lavoratori, ma alcuni dati suggeriscono la loro comparsa già in età giovanile, all’ingresso nel mondo del lavoro. Su queste basi ci siamo proposti di valutare la prevalenza di tali disturbi in un gruppo di studenti universitari. In 219 studenti del primo anno di vari CdL dell’Università di Modena e Reggio Emilia è stata raccolta la versione italiana del “Nordic Muscoloskeletal Questionnaire” per lo studio dei DMS soggettivi. In 134 partecipanti è stato somministrato anche un questionario “ad hoc” per valutare correlazioni con alcuni possibili fattori di rischio. La prevalenza di disturbi è risultata del 32% al collo, 31% al rachide lombare, 23% al ginocchio, 17% al rachide dorsale e 15% alla spalla; inferiore al 10% in tutti gli altri distretti. Tra i fattori correlati sono emersi un BMI>25, il lavoro extra-scolastico, le attività domestiche ed anche lo sport, che non è risultato pertanto protettivo. Le prevalenze di disturbi rilevate negli studenti risultano essere non trascurabili specie in alcuni distretti come collo e rachide lombare; tali risultati sono coerenti con gli scarsi dati disponibili in letteratura scientifica

    Effetti precoci della esposizione a percloroetilene nei lavoratori delle lavanderie a secco sulla funzione visiva

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    Introduzione: Alcuni studi hanno dimostrato la possibile correlazione tra esposizione a percloroetilene (PCE) negli addetti delle lavanderie a secco ed alterazioni della percezione cromatica. Obiettivi: Abbiamo voluto verificare l’eventuale presenza di alterazioni della funzione visiva in un gruppo di lavoratori esposti ai livelli attuali di PCE. Metodi: Lo studio è stato condotto su 38 lavoratori esposti a PCE in 21 lavanderie del distretto di Modena e 60 controlli scelti in base a criteri di confrontabilità. I lavoratori delle lavanderie sono stati sottoposti a monitoraggio ambientale dell’esposizione a PCE (esposizione media pari a 16,9 mg/m3). Ad entrambi i gruppi sono poi stati somministrati un questionario anamnestico ed il test di Ishihara per valutare i criteri di esclusione e, successivamente, i test di Lanthony D15d e di Acuità Visiva a Contrasto Ridotto (VCS) per valutare alterazioni della funzione visiva. I risultati del test di Lanthony sono stati espressi mediante l’Indice di Confusione Cromatica (ICC). Risultati: Nei casi il valore medio di ICC è 1,28 (DS 0,21) e nei controlli è 1,15 (DS 0,21); la differenza risulta statisticamente significativa (p<0.01). I valori di ICC sono tendenzialmente peggiori negli addetti al solo lavaggio, esposti a livelli di PCE più elevati (esposizione media pari a 26,8 mg/m3). I valori di VCS per ciascuna frequenza non mostrano invece differenze significative tra i due gruppi. Conclusioni: I nostri dati indicano che anche esposizioni occupazionali a PCE ben al di sotto degli attuali valori limite possano essere comunque in grado di indurre alterazioni della percezione cromatica e non sarebbero pertanto adeguatamente protettivi almeno nei confronti di questi effetti

    Esposizione professionale a Percloroetilene nelle lavanderie a secco

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    Il percloroetilene (PCE) è tuttora il principale solvente in uso nelle lavanderie a secco. Spesso il monitoraggio biologico dei lavoratori si basa sul solo dosaggio dell’acido tricloroacetico (TCA), suo principale metabolita urinario. Abbiamo voluto verificare la correlazione dei valori di tale metabolita con il PCE ambientale ai livelli attuali di esposizione
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