I complessi manicomiali provinciali realizzati in Italia tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento costituiscono un patrimonio di spazi pubblici dismessi e solo parzialmente riutilizzati,
con caratteri peculiari e molto differenti rispetto ad altri spazi
che la città contemporanea ha scartato e abbandonato (impianti
produttivi, strutture militari, carceri ecc.). Essi furono innanzitutto realizzati in un arco di tempo molto breve, per rispondere ai requisiti di moderni istituti di cura della salute mentale a seguito della Legge 36 del 1904. Un altro dato peculiare dei complessi manicomiali moderni
è la significativa dotazione di spazi verdi. Un ulteriore elemento che differenzia la storia di questi complessi
da altri siti abbandonati e sottoutilizzati è che tutti i manicomi
iniziarono simultaneamente, con l’approvazione della Legge Basaglia6, un lento processo di dismissione che si protrasse fino alla fine degli anni Novanta. L’insieme di questi caratteri peculiari dell’evoluzione storica
dei complessi psichiatrici moderni appare particolarmente significativo
rispetto a nuove prospettive di cura integrata del benessere
psicofisico. Nel saggio sono indagati, in una prospettiva evolutiva che arriva fino all'oggi o il rapporto con la città e il paesaggio e il rapporto tra spazi comuni e spazi “riservati” in alcuni complessi psichiatrici italiani
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