Le riserve alimentari dentro reti sociali

Abstract

Le filiere agroalimentari più evolute a fronte della doppia sfida derivante dalla globalizzazione dei mercati e dalla persistenza di corporazioni professionali e oligopoli industrial-commerciali, hanno puntato da diversi anni sulla differenziazione dei prodotti. Ciò significa sostanzialmente “qualità certificata” a partire dai luoghi di coltivazione, dalla salubrità dei cibi, dal rispetto di modalità di produzione ecosostenibili. Emblematica in tal senso la richiesta di tracciabilità dei prodotti. In realtà, la qualità certificata provoca una elevata burocratizzazione delle filiere senza che si garantisca il raggiungimento degli obiettivi di fondo: tenuta economica delle imprese agricole e sicurezza alimentare. La strada alternativa è rappresentata dall’autoregolazione e dai patti di filiera, i quali a loro volta sono sottoposti alle tentazioni sia di produttori che di consumatori di attuare comportamenti opportunistici (free riding, acquisti e vendite al di fuori del patto). L’idea qui sostenuta di analizzare la gestione delle riserve alimentari viene utilizzata per verificare a) se la sopraddetta lettura delle filiere agroalimentari regge, se in altre parole, la dinamica delle riserve alimentari si uniforma a una delle due tendenze previste, b) se un potenziamento delle riserve a tutti i livelli – dal produttore al consumatore passando per i centri di stoccaggio - può essere una via per raggiungere le finalità di “nutrire il pianeta”

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Last time updated on 12/11/2016

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