Risultati a lungo termine del trattamento endoluminale dell’aneurisma dell’aorta addominale
Riassunto della tesi
Scopo:
Valutare i risultati clinici a lungo termine dei pazienti con aneurisma dell’aorta addominale (AAA) sottorenale sottoposti a trattamento endovascolare di posizionamento di endoprotesi aortica (EVAR) da Novembre 1998 a Gennaio 2007.
Materiali e Metodi:
Lo studio ha incluso 196 pazienti (M/F: 191/5, età media 72,4 anni) con AAA sottorenale (diametro trasverso massimo, Dmax, medio 52,4±9,7mm). Sono stati utilizzati 11 differenti tipi commerciali di endoprotesi, prevalentemente biforcate (n=183, 93,4%). Tutti i pazienti sono stati sottoposti a stretto follow-up clinico e strumentale, mediante eco-color Doppler (ECD) e angio-Tomografia Computerizzata (TC). È stata valutata l’incidenza di complicanze a breve e lungo termine (con particolare riferimento agli endoleak, EL), la sopravvivenza e la correlazione dei dati ECD e TC in termini di variazione del Dmax della sacca aneurismatica e della presenza di EL.
Risultati:
Il successo tecnico immediato è stato del 97,4% (191/196 pazienti), con 5 casi di conversione chirurgica immediata. Il follow-up medio è stato di 3,5±2,4 anni (range 0-8,4). La mortalità perioperatoria è stata del 1% (2/196 pazienti), mentre la sopravvivenza cumulativa a 1, 3 e 5 anni è stata del 97,8%, 83,7% e 75,7%, con un unico caso (1/190, 0,5%) di decesso correlato alla rottura di AAA ed un caso di conversione chirurgica tardiva per progressivo incremento della sacca aneurismatica. La mortalità è risultata significativamente associata all’età del paziente (P=.02) ed al Dmax preprocedurale (P=.01). L’incidenza cumulativa di EL a 1, 3 e 5 anni è stata del 29,8%, 38,4% e 44,3% (70/190 pazienti, 36,8%), di cui 29 (41,4%) EL primari e 41 (58,6%) EL secondari, prevalentemente rappresentati da EL tipo II (54/70, 77,1%); il 54,3% degli EL sono stati sottoposti ad uno o più trattamenti, con un successo secondario complessivo del 75,5% (148/196 pazienti). È stata osservata un’ottima correlazione tra ECD e TC nella misurazione del Dmax (k=.96) e nel definirne le variazioni significative (k=0.67). Utilizzando l’indagine TC come gold standard, sensibilità, specificità, valori predittivi positivo (VPP) e negativo (VPN) dell’ECD nella identificazione dell’EL sono stati del 44,5%, 97,6%, 77,6% e 90,3%, rispettivamente.
Conclusioni:
EVAR è una procedura sicura, con bassa mortalità e morbidità periprocedurale ma con incidenza di complicanze in corso di follow-up relativamente elevata, di cui solo circa il 30% ha significato clinico. È possibile ridurre i costi del follow-up attraverso il prevalente utilizzo dell’indagine ECD, limitando l’uso della TC solo a casi selezionati, nonché attraverso un minor ricorso a re-interventi. Nuovi studi clinici randomizzati saranno quindi necessari alla luce di questi nuovi protocolli diagnostici e terapeutici per valutare gli effettivi costi del trattamento endovascolare
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