Boschi residui in Italia tra paesaggio rurale e conservazione
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Abstract
L’evoluzione del paesaggio italiano dall’ultimo dopo guerra ad oggi costituisce una situazione che
non ha eguali negli ultimi 500 anni. Siamo i primi ad osservare ampie superfici boscate lasciate alla
loro evoluzione naturale. Le modificazioni che intervengono in questo processo sono per noi non
sempre facilmente prevedibili ed hanno sicuramente conseguenze assai diverse se si tratta di aree boscate
pedemontane, inserite in un complesso più o meno ampio di sistemi forestali contigui, oppure
di piccoli nuclei boscati isolati all’interno di un paesaggio dominato dalle attività agricole e più o
meno profondamente urbanizzato. Mentre nelle aree pedemontane si assiste ad un importante e diffuso
recupero di maturità legato al fenomeno dell’abbandono, non sempre accompagnato da un aumento
di naturalità e di biodiversità, nel paesaggio rurale delle colline e delle pianure si registra un progressivo
impoverimento sia qualitativo che quantitativo soprattutto a carico delle aree seminaturali
non produttive a causa delle attività agricole e dell’urbanizzazione. In questo contesto, i pochi lembi
di boschi residui si trovano in una posizione particolarmente delicata: il loro riconosciuto valore ambientale
non li ha sottratti alla pressione agronomica, mentre allo sfruttamento economico è subentrato
l’abbandono (spesso per disinteresse, oltre che come non ponderata scelta per la conservazione),
tuttavia mancano, oltre che adeguate risorse economiche, sufficienti esperienze sulle modalità di
studio, di gestione e di manutenzione, che ne garantiscano la conservazione, non solo della struttura
ma anche della biodiversità fitocenotica, floristica e faunistica