Il potere estero delle autonomie regionali e locali e il diritto europeo

Abstract

Il lavoro passa in rassegna gli spazi di cooperazione aperti alle istituzioni regionali e locali da parte del diritto europeo. Quest’ultimo a ben guardare, se normalmente si identifica con il diritto dell’Unione europea (UE), nell’ambito di cui si tratta fa riferimento ai significativi risultati scaturiti dalla sinergia, collaborazione e coordinamento fra le due più grandi organizzazioni internazionali in Europa, l’UE appunto e il Consiglio d’Europa (CdE), che sono da tempo impegnate nella democratizzazione, nello sviluppo e capillarizzazione della cooperazione internazionale nel nostro Continente attraverso il coinvolgimento di un numero sempre più ampio di attori e protagonisti, a partire da quelli di natura istituzionale diversi dallo Stato centrale. L’esame del quadro normativo prodotto dallo sforzo comune della UE e del CdE ha messo peraltro in evidenza che gli spazi aperti alla cooperazione infrastatale non presuppongono la titolarità e neppure l’esercizio del c.d. potere estero da parte degli enti substatali a cui essa è rivolta dimostrando, in tal senso, che tale forma di cooperazione non sia suscettibile di creare un conflitto, neppure a livello teorico o potenziale, con quella condotta dallo Stato centrale in politica estera. Posto che non mettono in discussione le prerogative e la responsabilità dello Stato nei rapporti con le controparti internazionali, le forme di apertura riconosciute agli enti regionali e locali nei rapporti con l’estero, viceversa, sono altamente rappresentative dell’importanza strategica che i ruoli regionali e locali assumono nel rendere efficace, effettiva e articolata la cooperazione condotta a livello centrale per la costruzione di un'Europa unita

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