L'analisi da Descartes a Kant

Abstract

Gli studi sull’analisi prima di Kant hanno messo in luce una pluralità di significati del termine (metodo geometrico, arte sperimentale, tecnica di scomposizione di concetti o di dati empirici, analisi linguistica, indagine psicologica delle idee e delle sensazioni, calcolo logico delle proposizioni) e suggerito la contrapposizione tra due tradizioni distinte: l’analisi delle idee degli empiristi britannici che trova accoglienza nella Francia di Condillac, e il metodo razionalistico cartesiano che si sviluppa in Germania con Leibniz e Wolff e arriva al Kant precritico. Scopo di questo saggio è mostrare che questo schema interpretativo è troppo rigido perché sacrifica molti aspetti importanti dei metodi cartesiano e newtoniano all’immagine popolare che ne davano i filosofi, ma anche perché l’analisi delle idee proviene anch’essa da Descartes (attraverso il depotenziamento degli aspetti tecnici ad opera dell’Art de penser), e l’analisi dei geometri non è soppiantata dall’indagine psicologica ma continua a essere coltivata, com’è evidente in Condorcet. Questa ricostruzione delle vicende post-cartesiane dell’analisi (che consente di chiarire alcuni aspetti del rapporto analisi-sintesi sul quale tempo fa ha attirato l’attenzione Jaakko Hintikka) pur essendo condotta senza la preoccupazione di cercare i precursori di Kant, fornisce anche un punto di vista utile per capire l’uso dell’analisi e della sintesi in Kant e per misurare la sua distanza dalla dottrina cartesiana

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