Frattali, Arianna

EleA@UniSA - Università degli Studi di Salerno

			1		SINESTESIEONLINE	SUPPLEMENTO	DELLA	RIVISTA	«SINESTESIE»	ISSN	2280-6849	a.	XII,	n.	40,	2023		«IL	PARLAGGIO»	–	RECENSIONI		ALBERTO	BENTOGLIO,	Maria	Callas,	Ca-rocci	Editore,	Roma,	2023,	pp.	120	 Il	 volume,	 inserito	 nella	 collana	Percorsi	e	dimensioni	del	teatro	diretta	da	Lorenzo	Mango	e	Franco	Perrelli,	si	concentra	sulla	figura	di	Maria	Callas	–	indiscusso	fenomeno	musicale	del	se-colo	 scorso	 –	 illuminandola	 da	 una	prospettiva	 prettamente	 teatrale	 ed	indagandone	 il	 ruolo	 di	 vera	 innova-trice	nelle	pratiche	sceniche	del	melo-dramma.	 Alberto	 Bentoglio	 propone	infatti	un	 itinerario	attraverso	 la	car-riera	 artistica	 della	Diva	 –	 dagli	 anni	Quaranta	 della	 formazione,	 sino	 alle	ultime	apparizioni	degli	anni	Settanta	–	 focalizzandosi,	 in	 maniera	 non	 del	tutto	inedita	(come	dimostrano	i	saggi	già	dedicati	all’argomento	da	Gerardo	Guccini,	 nel	 2020),	ma	 ulteriormente	approfondita,	sulle	sue	qualità	di	can-tante-attrice.		Oggetto	 privilegiato	 di	 questa	 ri-costruzione	biografico-artistica	è	dun-que	il	lavoro	svolto	da	Callas	in	colla-borazione	con	i	numerosi	registi	della	sua	carriera,	tra	cui	emergono	i	nomi	dei	 più	noti	 Luchino	Visconti,	 Franco	Zeffirelli	 e	 Margherita	 Wallmann,	senza	 tralasciare,	però,	gli	esordi	con	Guido	 Salvini	 e	 Gerardo	 Guerrieri.	 In	controtendenza	rispetto	a	chi	attribui-sce	al	solo	Visconti	il	merito	di	scopri-tore	dei	 suoi	 talenti	 recitativi,	questo	agile	e	ben	documentato	studio	dimo-stra,	attraverso	un’attenta	selezione	di	fonti,	 come	 detti	 talenti	 fossero	 stati	già	 ampiamente	 sperimentati	 e	 raffi-nati	 sotto	 la	 guida	di	 altri	 registi	 che	seguirono	 la	 cantante,	 almeno	 nei	dieci	anni	precedenti	il	sodalizio	arti-stico	con	lo	stesso	Visconti.		Il	testo	si	articola	così	in	cinque	se-zioni	principali,	rispettivamente	dedi-cate	 agli	 esordi,	 il	 rapporto	 di	 Callas	con	Milano	e	con	i	registi	della	Scala,	la	collaborazione	scaligera	con	Visconti,	gli	allestimenti	nel	mondo	e	le	ultime	ricorrenze	 di	Norma,	 Tosca	 e	Medea,	soffermandosi	 anche,	 in	 conclusione,	sulla	 collaborazione	 cinematografica	con	 Pier	 Paolo	 Pasolini.	 In	 ogni	 se-zione,	 che	 segue	prevalentemente	un	impianto	cronologico,	con	qualche	ne-cessaria	sovrapposizione	dovuta	a	ra-gioni	prevalentemente	analitiche	e	te-matiche,	 sono	 presentate	 le	 schede	biografiche	relative	ai	registi	menzio-nati.	 Queste	 ultime,	 in	 particolare,			RECENSIONI						SINESTESIEONLINE,	40	|	2023	 2		rappresentano	 un	 utile	 strumento	 a	disposizione	 del	 semplice	 lettore,	come	 dello	 studioso,	 nella	 consulta-zione	e	fruizione	rapida	del	testo,	che	si	 conclude	 con	 una	 selezione	 biblio-grafica	 dedicata	 principalmente	all’esperienza	 teatrale	 dell’artista,	 fo-cus	 privilegiato,	 come	 detto,	 dell’in-tero	lavoro.	Se	le	prime	pagine	ricostruiscono	gli	anni	della	formazione,	avvenuta	tra	la	 Grecia	 e	 l’Italia	 a	 metà	 degli	 anni	Quaranta,	 una	 prima	 osservazione	 di	rilievo	 riguarda	 sicuramente	 il	 fatto	che,	 nel	 panorama	 teatrale	 italiano	della	 prima	 metà	 del	 Novecento,	 «il	concetto	di	regia	come	strumento	cri-tico	 per	 la	 rappresentazione	 di	un’opera	 lirica	 [risulti]	 estraneo	 alla	pratica	di	allestimento	scenico	del	tea-tro	d’opera»	(p.	14).	I	rari	allestimenti	che	 tentano	 la	 via	 dell’innovazione	 –	pensiamo	a	quelli	di	Max	Reinhardt	e	Jacques	 Copeau	 al	 Maggio	 Musicale	Fiorentino	–	sono	infatti	guardati	con	sospetto	 dal	 pubblico	 e	 dalla	 critica,	mentre	 sarà	 necessario	 attendere	 la	metà	 del	 secolo	 per	 avere	 un	 regista	teatrale	che	si	mostri	in	grado,	affian-cando	il	maestro	concertatore,	di	coor-dinare	 tutti	 gli	 elementi	 dello	 spetta-colo.	 Alle	 spalle	 del	 genere	 c’è	 infatti	una	ferrea	tradizione	con	cui	confron-tarsi,	fatta	di	tempi	rigidi	ed	abitudini	consolidate,	elementi	 che,	 solo	a	par-tire	dagli	 anni	Cinquanta,	 saranno	ri-pensati,	almeno	in	Italia,	alla	luce	della	consapevolezza	che	esistano	necessa-riamente	 «varie	 opere	 e	 varie	drammaturgie	musicali,	 ognuna	delle	quali	 va	 affrontata	 a	 suo	 modo»	 (p.	17).	A	 partire	 dagli	 anni	 dell’imme-diato	dopoguerra,	Callas	ha	occasione	di	partecipare	a	numerosi	allestimenti	che	la	mettono	in	contatto	con	registi	provenienti	dal	teatro	di	prosa,	cimen-tandosi	 in	 esperienze	 di	 rilievo	 sul	piano	artistico	e	cinematografico.	Que-sti	 registi	 hanno	 tutti	 progressiva-mente	 accompagnato	 lo	 sviluppo	dell’arte	 attoriale	 della	 giovane	 can-tante,	che	la	porterà	a	misurarsi,	negli	anni	della	maturità,	con	ruoli	in	cui	già	eccellevano	Sarah	Bernhardt	ed	Eleo-nora	Duse.	Lo	studio	si	 sofferma	così	sull’incontro	 con	 Tatiana	 Pavlova,	nella	Fedora	di	Umberto	Giordano	del	’56,	 personaggio	 amatissimo	 dalla	Bernhardt,	dopo	aver	analizzato	l’alle-stimento	 scaligero	 di	Traviata	per	 la	regia	di	Luchino	Visconti,	dove	il	con-fronto	con	la	Duse	nella	Signora	delle	Camelie	è	d’obbligo.	Autorità	 teatrale	riconosciuta	 e	 profonda	 conoscitrice	del	metodo	di	Stanislavskij,	la	Pavlova	riserva	 un’attenzione	 particolare	 alle	qualità	recitative	dell’interprete	prin-cipale,	 guidandola	 verso	 la	 resa	 sce-nica	di	un	personaggio	ambiguo	e	sug-gestivo.	Dal	canto	suo,	Visconti	ha	già	indirizzato	la	cantante	verso	una	Vio-letta	 moderna,	 scenicamente	 viva	 e	credibile,	 nel	 memorabile	 –	 seppure	controverso	 –	 allestimento	 scaligero	del	’55.	Collocata	cronologicamente	tra	la	Fedora	e	Traviata	(ma	non	di	minore			RECENSIONI						SINESTESIEONLINE,	40	|	2023	 3		importanza)	 è	 la	 collaborazione	 con	Margherita	 Wallmann,	 «figura	 cen-trale	 per	 l’evoluzione	 della	 regia	d’opera	 in	 Italia»	 (p.	 61),	 che	 ha	 alle	spalle	 una	 lunga	 e	 importante	 espe-rienza	di	 coreografa,	 danzatrice	 e	 di-rettrice	del	corpo	di	ballo	della	Scala.	Per	 la	Medea	 del	 ’53	 diretta	 da	 Leo-nard	Bernstein,	 le	 due	 artiste	 stabili-scono	un	sodalizio	artistico	che	confe-rirà	ulteriori	 sfumature	 innovative	 al	personaggio	della	maga	 colchide.	Re-duce	da	un	drastico	dimagrimento	che	modificherà	 profondamente	 il	 suo	aspetto,	 influendo	 –	 come	 già	 osser-vato	 da	 Gerardo	 Guccini	 –	 anche	 sul	suo	profilo	attoriale,	Callas	interpreta	infatti	 una	 protagonista	 combattuta,	violenta	e	passionale,	giovandosi	di	un	fisico	più	duttile	e	scattante,	perfetta-mente	 adeguato	 all’attenzione	 punti-gliosa	che	la	Wallmann	dedica	alle	co-reografie	e	ai	movimenti	dei	cantanti	sulla	scena.		Medea	 rappresenta	 del	 resto	 un	vero	e	proprio	leit	motiv	nella	carriera	della	 Diva,	 tanto	 da	 ri-crearla	 per	 il	grande	 schermo	 nella	 celebre	 ver-sione	 cinematografica	 di	 Pier	 Paolo	Pasolini,	nel	1968.	Si	tratta	della	prima	e	 unica	 esperienza	 di	 riprese	 sul	 set,	poiché	l’artista	si	adatta	con	difficoltà	ai	tempi	frammentati	della	recitazione	cinematografica,	 dichiarando	 in	 se-guito	 all’amica	 Dacia	 Maraini	 quanto	la	macchina	da	presa	la	metta	a	disa-gio,	 facendole	perdere	di	naturalezza	espressiva.	La	performance	cinemato-grafica	 testimonia	 tuttavia	 la	 vena	sperimentale	di	Callas	sul	piano	reci-tativo,	 sfidando,	 nel	 melodramma,	 i	gusti	di	un	pubblico	molto	affezionato	alla	tradizione,	ma	anche	avventuran-dosi,	 con	 il	 cinema,	 nei	 territori	 del	pubblico	di	massa.	Questa	versatilità,	assolutamente	 inedita	 per	 una	 can-tante	d’opera,	risulta	tuttavia	inusuale	anche	per	gli	stessi	attori	di	teatro,	che	spesso	faticano	ad	adattare	le	proprie	tecniche	recitative	ai	(dilatati	o	frazio-nati)	 tempi	 cinematografici,	 come	di-chiarato	più	volte	perfino	da	Vittorio	Gassman,	 definito	 un	 vero	 e	 proprio	“mattatore”	dello	schermo.	Dato	rilevante	che	emerge	da	que-sto	libro	è	dunque	il	costante	appren-distato	come	attrice	svolto	dalla	Callas	durante	tutta	la	sua	carriera,	adattan-dosi	ai	mutati	gusti	del	pubblico	e	se-guendo	 puntualmente	 le	 indicazioni	registiche,	 sempre	 pronta	 a	 recepire	con	meticoloso	 scrupolo	 ogni	 indica-zione	 di	 movimento	 o	 gesto.	 La	 sua	presenza	scenica	ha	insegnato	a	gene-razioni	 di	 cantanti	 l’importanza	dell’interpretazione	 espressiva	nell’esecuzione	 musicale,	 elemento	spesso	 molto	 trascurato	 da	 buona	parte	 della	 tradizione	 melodramma-tica.	 Inoltre,	 il	suo	passaggio	artistico	sulle	scene	di	tutto	il	mondo	«ha	con-fermato	la	necessità	della	figura	del	re-gista	per	la	buona	riuscita	di	una	mes-sinscena	lirica»	(p.115),	elemento	che	aggiunge	alla	storia	del	teatro	passata	e	futura	prospettive	inedite	di	analisi	e	sviluppo	che	prescindano,	finalmente,			RECENSIONI						SINESTESIEONLINE,	40	|	2023	 4		dalla	 consueta	 separazione	di	 genere	fra	teatro	lirico	e	teatro	di	prosa. ARIANNA	FRATTALI													

Alberto Bentoglio, Maria Callas, Carocci Editore, Roma, 2023, pp. 120

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Alberto Bentoglio, Maria Callas, Carocci Editore, Roma, 2023, pp. 120

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