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«Appendix Probi»: correzioni ortografiche o correzioni linguistiche?

Abstract

L'articolo si propone di ricostruire l’orizzonte filologico entro cui si colloca quello straordinario documento che è l’AP III. L'opinione proposta è che, una volta che l’opuscolo sia stato depurato e, per così dire, liberato dalle incrostazioni dell’esegesi linguistica, ci si trovi dinnanzi a una lista di prescrizioni ricavate a loro volta da una compilazione di materiali precedenti o contemporanei al V secolo d.C. Questi materiali provengono in alcuni casi da fonti conosciute, in altri casi da fonti che comunque si riflettono nelle numerose trattazioni ortografiche e nelle regulae che scandirono il progressivo affermarsi di nuovi usi linguistici e di nuove scriptae nella tarda latinità. Traverso queste scriptae, avvertite ancora come parte integrante del repertorio dei latinofoni e dei latinografi, cominciavano a filtrare forme e fenomeni linguistici eccentrici rispetto al modello del “neostandard” latino. Il nostro grammatico compila questo repertorio ad usum paedagogicum, probabilmente. Vi aggiunge alcune espressioni tratte dalla propria competenza linguistica che documentano in parte usi linguistici non anteriori al V secolo d.

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