Amelia Rosselli legge Dante. Il V canto dell’“Inferno” in “Variazioni belliche”

Abstract

Through the textual analysis of eight poems from Variazioni belliche, the article intends to demonstrate how Amelia Rosselli’s appropriation of Inferno vmainly presents a metapoetic connotation. Dantean echoes in Poesie (1959), the collection's first section, embody a kind of poetry in which the lyrical I has a distinctive role – hence, the use of the free verse, even if already projected towards the spazio metrico, the fixed form which has the task to distinguish Rosselli’s poetry from the previous lyrical tradition. On the contrary, in Variazioni (1960-1961), the second section of the volume, the strong lyrical subject conveyed by Paolo and Francesca’s canto collides with the «pretesa di universalità» of Rosselli’s new poetic form. This conflict results in a deep fracture within the lyrical voice.Attraverso l’analisi di otto testi selezionati da Variazioni belliche, il contributo si propone di dimostrare che le riscritture rosselliane di Inferno v sono rette da una tensione preminentemente metapoetica. Nella prima sezione del libro del 1964, Poesie (1959), i frammenti danteschi rappresentano una poesia fortemente marcata in senso soggettivo e per questo legata al verso libero, ma già occhieggiante lo spazio metrico, la forma chiusa che l’avrebbe contraddistinta rispetto alla precedente tradizione lirica. Nella seconda sezione della raccolta, Variazioni (1960-1961), invece, le riscritture del canto di Paolo e Francesca, ancora portatrici di una poesia in cui si impone l’io lirico, entrano in collisione con la «pretesa di universalità» della nuova metrica rosselliana scatenando una profonda spaccatura all’interno della voce lirica

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