Investire per le professioni infermieristiche e rispettarne i diritti: se non ora quando?

Abstract

What has happened in recent months is that the nursing professions, which represent the highest expression of frontline commitment in the pandemic fight, despite their total dedication and self-denial to the welfare and health of citizens, continue to feel constantly powerless and unheard. Their voice is essentially ignored by many of the institutional decision makers and politicians, and in the media is often used in an improper and instrumental way. This situation, together with the very serious staff shortages due, mainly, to blatant planning errors, the continuous disinvestment, the persistence of certain bureaucratic constraints, the complex organizational and personal situations related to the pandemic, are leading to the deterioration of the physical and mental wellbeing of many professionals, to motivational disaster and to the abandonment of the professions, with the obvious related sequelae. Even long before the pandemic began, nurses felt that their concerns were not being taken seriously, and now, two years later, these feelings have not changed, in fact they have solidified. Many decisions, and as many missed decisions, not only appear to be taken to the detriment of nurses and citizens, but seem to be aimed at maintaining unaltered balances, potentates and systems of relationships, even within the profession, rather than with the nurses: with the PNRR resources it really seems, as in the Cat's Claw of memory, that everything changes for the structures, but nothing is aimed at changing for those who work within them. The State, the Ministry, the Regions and the Agencies (in all its collaborative expressions), make promises but in reality postpone the courageous choices and investments that need to be made quickly. It is necessary to be aware of this and to note that many aspects of communication, mediation, and interlocution at different levels have been very poor. The "real" and strategic partnership between Governments, Subsidiary Bodies and Agencies, the private world, the social world, especially with the contribution of the free scientific, cultural and professional associative world, at an international level has led to vigorous developments in terms of a more supported career path, salary increases and the achievement of expansion to the upper limits of professional action in the area of skills, advanced practice (autonomy and prescription) and strategic leadership. In Italy, public recognition, gratitude and praise have not been followed by concrete and stable actions aimed at addressing the challenges that nurses face on a daily basis, no real innovation or paradigm shift for the profession. Moreover, the premises of the contract do not seem - at all - to be aimed at designing a different future and not even to give the desired change of pace in terms of pay and enhancement of professionalism. Again, very few resources and a flood of blah, blah, blah.uello che è accaduto in questi mesi è che le professioni infermieristiche che rappresentano la massima espressione dell’impegno in prima linea nella lotta pandemica, nonostante la loro totale dedizione e abnegazione verso il benessere e la salute dei cittadini, continuano a sentirsi costantemente impotenti e non ascoltate. La loro voce è sostanzialmente ignorata da molti dei decisori istituzionali e dalla politica, e dai media è spesso utilizzata in forma impropria e strumentale. Questa situazione, unita alle gravissime carenze di organico dovute, principalmente, a palesi errori di programmazione, al disinvestimento continuo, al persistere di taluni vincoli burocratici, alle complesse situazioni organizzative e personali legate alla pandemia, stanno portando al deterioramento del benessere fisico e mentale di molti professionisti, al disastro motivazionale e all’abbandono delle professioni, con le ovvie sequele correlate. Già da molto prima dell’inizio della pandemia, gli infermieri sentivano che le loro preoccupazioni non venissero prese sul serio, e ora, a distanza di due anni, queste sensazioni non sono mutate, anzi si sono consolidate. Molte decisioni, e altrettante mancate decisioni, non solo appaiono prese a scapito degli infermieri e dei cittadini, ma sembrano volte a mantenere inalterati equilibri, potentati e sistemi di relazioni, anche interne alla professione, invece che con gli infermieri: con le risorse PNRR sembra davvero, come da gattopardiana memoria che tutto cambi per le strutture, ma nulla sia volto a cambiare per chi ci lavora all’interno. Lo Stato, il Ministero, le Regioni e le Agenzie (in tutte le sue espressioni collaborative), fanno promesse ma nella realtà rimandano le scelte coraggiose e gli investimenti che vanno invece realizzati in tempi brevi. Bisogna prendere consapevolezza di questo e constatare che molti aspetti anche di comunicazione, di mediazione, di interlocuzione a diversi livelli sono risultati davvero esigui. La partnership “reale” e strategica tra Governi, Organismi sussidiari e Agenzie, mondo privato, mondo sociale, soprattutto con il contributo del libero mondo associativo scientifico, culturale e professionale, a livello internazionale ha portato a vigorosi sviluppi in termini di un più supportato percorso di carriera, ad incrementi retributivi e al raggiungimento dell’espansione ai limiti superiori dell’agire professionale nell’ambito delle competenze, pratica avanzata (autonomia e prescrizione) e di leadership strategica. In Italia, ai pubblici riconoscimenti, alla gratitudine e alle lodi non sono seguite azioni concrete e stabili, volte a dare seguito alle sfide che gli infermieri devono affrontare quotidianamente, nessuna reale innovazione o cambio di paradigma per la professione. Inoltre, le premesse del contratto non sembrano - per niente - essere volte a disegnare un futuro diverso e nemmeno a dare l’auspicato cambio di passo in termini di retribuzione e di valorizzazione delle professionalità. Anche in questo caso scarsissime risorse ed un fiume di bla, bla, bla. Grande preoccupazione va espressa anche per la deriva sui social media, per le opinioni di “pancia” e reattive di talune organizzazioni rispetto a contributi senza prospettiva, spesso per la ricerca del facile consenso. Questo ha ostacolato le giuste istanze professionali e lasciato ai margini del dibattito politico e culturale documenti ed evidenze scientifiche nazionali ed internazionali cruciali per lo sviluppo professionale, sviluppate grazie al meritorio lavoro delle organizzazioni e degli infermieri che giorno dopo giorno approfondiscono e si adoperano per uno sviluppo coordinato e responsabile dell’infermieristica. Non si può che esprimere preoccupazione: il quadro in atto sembra portare a conseguenze drammatiche per lo sviluppo dell’intera professione infermieristica. Non si può che auspicare l’intervento richiesto da più parti, da parte delle Autorità politiche e strategiche, che in ogni caso, vanno meglio sostenute e supportate per ottenere il radicale cambio di direzione e per poter celermente offrire misure significative e drastiche di cambiamento. Non si può, allo stesso tempo, ogni volta cercare la via “italiana” ignorando quello che avviene per le professioni a livello globale. La pandemia dovrebbe avercelo insegnato! LA CNAI con le Associazioni e Società Scientifiche del Network delle Organizzazioni infermieristiche italiane (NOII), www.cnai.pro/noii, e il Forum delle Professioni Sanitarie di Federsanità, già nel mese di dicembre 2021 hanno presentato al Forum Risk Management di Arezzo, pubblicata contestualmente su Quotidiano Sanità, una call for action sulla base delle indicazioni della roadmap per l’infermieristica fino al 2025 di WHO Europa, con il sostegno di EFNNMA nelle 4 aree di riferimento: 1) Condizioni di lavoro, 2) Formazione di base e avanzata, 3) Espansione delle funzioni, 4) Valorizzazione gli infermieri, disponibile sul sito della CNAI. L’obiettivo è quello di vedere finalmente applicata anche in Italia una strategia trasformativa per le professioni infermieristiche, volta a renderle molto più attrattive, offrendo percorsi di avanzamento di carriera, ottimizzando lo sviluppo della pratica e delle competenze, rafforzando i programmi di formazione infermieristica e sviluppando standard di qualità specifici, migliorando le condizioni di lavoro ed il benessere professionale, con ricadute virtuosamente positive per il servizio sanitario e la cittadinanza. Le azioni parlano più forte delle parole e gli infermieri sono e dovranno sempre più essere una professione di “attivisti”, di persone impegnate per una società migliore. CNAI, nell’annunciare nuove iniziative per il 2022 e per la Giornata Internazionale degli Infermieri del 12 maggio il cui tema è “Investire nell'assistenza infermieristica e rispettare i diritti per garantire la salute globale”, sostiene, propone e promuove il migliore utilizzo di questi eventi, anche allo scopo di sviluppare iniziative collettive per ottenere ampia eco, insieme ad altre e diverse rappresentanze culturali, professionali e sindacali, per rendere ancora più efficace e visibile il dialogo con i decisori politici ed istituzionali e dare concreta dimostrazione della forza, anche numerica, e dell’importanza della professione infermieristica per il sistema salute. È fondamentale agire, in maniera diversificata, con molta più prontezza e forza; si è già molto in ritardo, non farlo significherebbe assumersi la responsabilità del futuro degrado delle professioni infermieristiche e delle conseguenze negative sulla salute dei cittadini che il vigente sistema continuerebbe, inevitabilmente, a produrre. Se non ora, quando

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