Cosa accomuna e cosa differenzia le professioni nella relazione d’aiuto? L’esempio della psicoterapia e prospettive future per le professioni affini

Abstract

L’orientamento umanistico-esistenziale vede nel disagio psichico, quando non determinato da componenti psichiatriche endogene, l’espressione di una “non realizzazione del potenziale umano” inteso non solo nel raggiungimento di obiettivi esteriori (socio-economici o nella vita di relazione) ma soprattutto nell’accettazione profonda della nostra natura e di quel “conosci te stesso” a cui ci rimanda una saggezza millenaria. Questa “rinascita” ad una nuova consapevolezza di sé implica una “maieusi” (che è l’arte della levatrice) che può esprimersi in molti aspetti del “prendersi cura” che vanno da quelli più “sintomatici” a quelli di carattere esistenziale più vasto e delicato e che presuppone una crescita umana e una formazione professionale adeguata. La sfida che il CIPRA si propone è quella di sostenere un processo di maggiore professionalizzazione nell’ambito delle Relazioni di Aiuto, che valga anche a definire meglio le specificità e le “competenze” di ciascuna professione in un disegno articolato di interventi a vari livelli nel compito a cui tutti i professionisti della relazione d’aiuto tendono: quello di essere di aiuto, appunto, a nostri simili in un momento di difficoltà. Dopo una panoramica sulla relazione d’aiuto, sul comportamento curativo, sulla funzione materno-accuditiva, sul corpus condiviso in psicoterapia e sulle competenze richieste per un percorso di evoluzione psicologica, l’autore propone una modalità di entrare nella specificità delle professioni della relazione di aiuto, prendendo come spunto la psicoterapia e sostenendo che un’azione del genere potrebbe giovare all’intero mondo delle professioni della relazione di aiuto

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