280 research outputs found

    Nursing Now

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    Cari Associati e Lettori di Professioni infermieristiche, Nursing Now, la campagna globale per migliorare la salute attraverso l’assistenza infermieristica arriva in Italia grazie a CNAI. Gli infermieri italiani e il mondo della sanità hanno dimostrato grande attenzione per il lancio Ufficiale di Nursing Now Italy con la partecipazione di Lord Nigel Crisp (co-chair Nursing Now) e del Dr. Howard Catton (CEO di International Council of Nurses) ed illustri Autorità politiche, accademiche e professionali a Roma presso il Senato della Repubblica il 3 maggio 2019 e a Milano presso l’Aula Magna dell’Università di Milano il 6 maggio 2019, dopo le prime iniziative svolte presso all’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Sant’Andrea di Roma. Nursing Now è una campagna globale che vede riuniti l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Consiglio Internazionale degli Infermieri e la Fondazione Burdett Trust for nursing, di cui è madrina la Duchessa di Cambridge, Kate Middleton. Al momento è diffusa in oltre 90 paesi al mondo (gli ultimi lanci sono stati effettuati in USA e Australia). L’iniziativa proseguirà fino alla fine del 2020, bicentenario della nascita di Florence Nightingale, indicato come “Anno degli infermieri” dall’Assemblea Mondiale della Sanità e si propone di far conoscere e sviluppare la figura ed il ruolo dell’infermiere, l’influenza che ogni infermiere ha e può avere nel sistema salute oltre ad incrementarne il contributo per garantire a tutti e ovunque l'accesso alla salute e all'assistenza sanitaria. Il lancio ufficiale dell’iniziativa Nursing Now Italy che vede come leading association la Consociazione Nazionale della Associazioni Infermiere/i (CNAI) ha ottenuto il patrocinio del Parlamento Europeo, del Ministero della Salute, della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, dell’Agenzia per i Servizi sanitari Regionali (AGENAS), delle Università degli Studi di Milano e Milano Bicocca, della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) della Federazione della Aziende Sanitarie Pubbliche e degli Enti Locali (Federsanità ANCI) Società Italiana di Scienze Infermieristiche (SISI), degli Ordini delle Professioni Infermieristiche di Milano-Lodi-Monza Brianza (OPI MILOMB) e Roma (OPI ROMA), dei Comuni di Milano e di Roma Capitale, oltre all’adesione di numerose Associazioni professionali e di cittadini e Aziende Ospedaliere e Sanitarie. Il Presidente della Repubblica, come suo premio di rappresentanza, ha concesso all’iniziativa la medaglia presidenziale

    Anno Internazionale dell'Infermiere e dell'Ostretrica

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    2020 ANNO INTERNAZIONALE DELL'INFERMIERE E DELL'OSTETRICA Il 2020 è stato designato dall'Organizzazione Mondiale della SanitaÌ€ (OMS) «Anno internazionale dell'infermiere e dell'ostetrica», in occasione del bicentenario della nascitaÌ€ di Florence Nightingale. Rappresenta un'opportunitaÌ€ unica per questa generazione di mettere l'infermieristica e l'ostetricia sotto i riflettori e nell'agenda dei Governi a livello globale, con l'obiettivo finale di migliorare la salute di tutti. Nel corso dell'anno, è necessario attirare l'attenzione sul ruolo cruciale che gli infermieri e le ostetriche possono svolgere nell'ambito di team multidisciplinari di assistenza sanitaria, fornendo assistenza sanitaria di alta qualitaÌ€ e incentrata sul paziente Gli investimenti a sostegno dell'assistenza infermieristica e ostetrica portano a una trasformazione virtuosa a livello di sistema nell'erogazione dell'assistenza sanitaria. Rappresentano la modalitaÌ€ economicamente piuÌ€ vantaggiosa ed efficace per i paesi di migliorare la salute, promuovere l'uguaglianza di genere e sostenere la crescita economica. Si vuole plasmare un futuro per le nostre professioni in cui abbiamo piuÌ€ infermieri e ostetriche in posizioni di guida e leadership, maggiore accesso a una formazione di qualitaÌ€ e migliori condizioni di lavoro. Come risultato degli sforzi congiunti di advocacy, l'obiettivo è che il Governo, le Regioni e i responsabili dei servizi sani- tari, diano prioritaÌ€ all'assistenza infermieristica e alle ostetriche attraverso il cambiamento della policy e con impegni certi a favore delle professioni

    Investire per le professioni infermieristiche e rispettarne i diritti: se non ora quando?

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    What has happened in recent months is that the nursing professions, which represent the highest expression of frontline commitment in the pandemic fight, despite their total dedication and self-denial to the welfare and health of citizens, continue to feel constantly powerless and unheard. Their voice is essentially ignored by many of the institutional decision makers and politicians, and in the media is often used in an improper and instrumental way. This situation, together with the very serious staff shortages due, mainly, to blatant planning errors, the continuous disinvestment, the persistence of certain bureaucratic constraints, the complex organizational and personal situations related to the pandemic, are leading to the deterioration of the physical and mental wellbeing of many professionals, to motivational disaster and to the abandonment of the professions, with the obvious related sequelae. Even long before the pandemic began, nurses felt that their concerns were not being taken seriously, and now, two years later, these feelings have not changed, in fact they have solidified. Many decisions, and as many missed decisions, not only appear to be taken to the detriment of nurses and citizens, but seem to be aimed at maintaining unaltered balances, potentates and systems of relationships, even within the profession, rather than with the nurses: with the PNRR resources it really seems, as in the Cat's Claw of memory, that everything changes for the structures, but nothing is aimed at changing for those who work within them. The State, the Ministry, the Regions and the Agencies (in all its collaborative expressions), make promises but in reality postpone the courageous choices and investments that need to be made quickly. It is necessary to be aware of this and to note that many aspects of communication, mediation, and interlocution at different levels have been very poor. The "real" and strategic partnership between Governments, Subsidiary Bodies and Agencies, the private world, the social world, especially with the contribution of the free scientific, cultural and professional associative world, at an international level has led to vigorous developments in terms of a more supported career path, salary increases and the achievement of expansion to the upper limits of professional action in the area of skills, advanced practice (autonomy and prescription) and strategic leadership. In Italy, public recognition, gratitude and praise have not been followed by concrete and stable actions aimed at addressing the challenges that nurses face on a daily basis, no real innovation or paradigm shift for the profession. Moreover, the premises of the contract do not seem - at all - to be aimed at designing a different future and not even to give the desired change of pace in terms of pay and enhancement of professionalism. Again, very few resources and a flood of blah, blah, blah.uello che è accaduto in questi mesi è che le professioni infermieristiche che rappresentano la massima espressione dell’impegno in prima linea nella lotta pandemica, nonostante la loro totale dedizione e abnegazione verso il benessere e la salute dei cittadini, continuano a sentirsi costantemente impotenti e non ascoltate. La loro voce è sostanzialmente ignorata da molti dei decisori istituzionali e dalla politica, e dai media è spesso utilizzata in forma impropria e strumentale. Questa situazione, unita alle gravissime carenze di organico dovute, principalmente, a palesi errori di programmazione, al disinvestimento continuo, al persistere di taluni vincoli burocratici, alle complesse situazioni organizzative e personali legate alla pandemia, stanno portando al deterioramento del benessere fisico e mentale di molti professionisti, al disastro motivazionale e all’abbandono delle professioni, con le ovvie sequele correlate. Già da molto prima dell’inizio della pandemia, gli infermieri sentivano che le loro preoccupazioni non venissero prese sul serio, e ora, a distanza di due anni, queste sensazioni non sono mutate, anzi si sono consolidate. Molte decisioni, e altrettante mancate decisioni, non solo appaiono prese a scapito degli infermieri e dei cittadini, ma sembrano volte a mantenere inalterati equilibri, potentati e sistemi di relazioni, anche interne alla professione, invece che con gli infermieri: con le risorse PNRR sembra davvero, come da gattopardiana memoria che tutto cambi per le strutture, ma nulla sia volto a cambiare per chi ci lavora all’interno. Lo Stato, il Ministero, le Regioni e le Agenzie (in tutte le sue espressioni collaborative), fanno promesse ma nella realtà rimandano le scelte coraggiose e gli investimenti che vanno invece realizzati in tempi brevi. Bisogna prendere consapevolezza di questo e constatare che molti aspetti anche di comunicazione, di mediazione, di interlocuzione a diversi livelli sono risultati davvero esigui. La partnership “reale” e strategica tra Governi, Organismi sussidiari e Agenzie, mondo privato, mondo sociale, soprattutto con il contributo del libero mondo associativo scientifico, culturale e professionale, a livello internazionale ha portato a vigorosi sviluppi in termini di un più supportato percorso di carriera, ad incrementi retributivi e al raggiungimento dell’espansione ai limiti superiori dell’agire professionale nell’ambito delle competenze, pratica avanzata (autonomia e prescrizione) e di leadership strategica. In Italia, ai pubblici riconoscimenti, alla gratitudine e alle lodi non sono seguite azioni concrete e stabili, volte a dare seguito alle sfide che gli infermieri devono affrontare quotidianamente, nessuna reale innovazione o cambio di paradigma per la professione. Inoltre, le premesse del contratto non sembrano - per niente - essere volte a disegnare un futuro diverso e nemmeno a dare l’auspicato cambio di passo in termini di retribuzione e di valorizzazione delle professionalità. Anche in questo caso scarsissime risorse ed un fiume di bla, bla, bla. Grande preoccupazione va espressa anche per la deriva sui social media, per le opinioni di “pancia” e reattive di talune organizzazioni rispetto a contributi senza prospettiva, spesso per la ricerca del facile consenso. Questo ha ostacolato le giuste istanze professionali e lasciato ai margini del dibattito politico e culturale documenti ed evidenze scientifiche nazionali ed internazionali cruciali per lo sviluppo professionale, sviluppate grazie al meritorio lavoro delle organizzazioni e degli infermieri che giorno dopo giorno approfondiscono e si adoperano per uno sviluppo coordinato e responsabile dell’infermieristica. Non si può che esprimere preoccupazione: il quadro in atto sembra portare a conseguenze drammatiche per lo sviluppo dell’intera professione infermieristica. Non si può che auspicare l’intervento richiesto da più parti, da parte delle Autorità politiche e strategiche, che in ogni caso, vanno meglio sostenute e supportate per ottenere il radicale cambio di direzione e per poter celermente offrire misure significative e drastiche di cambiamento. Non si può, allo stesso tempo, ogni volta cercare la via “italiana” ignorando quello che avviene per le professioni a livello globale. La pandemia dovrebbe avercelo insegnato! LA CNAI con le Associazioni e Società Scientifiche del Network delle Organizzazioni infermieristiche italiane (NOII), www.cnai.pro/noii, e il Forum delle Professioni Sanitarie di Federsanità, già nel mese di dicembre 2021 hanno presentato al Forum Risk Management di Arezzo, pubblicata contestualmente su Quotidiano Sanità, una call for action sulla base delle indicazioni della roadmap per l’infermieristica fino al 2025 di WHO Europa, con il sostegno di EFNNMA nelle 4 aree di riferimento: 1) Condizioni di lavoro, 2) Formazione di base e avanzata, 3) Espansione delle funzioni, 4) Valorizzazione gli infermieri, disponibile sul sito della CNAI. L’obiettivo è quello di vedere finalmente applicata anche in Italia una strategia trasformativa per le professioni infermieristiche, volta a renderle molto più attrattive, offrendo percorsi di avanzamento di carriera, ottimizzando lo sviluppo della pratica e delle competenze, rafforzando i programmi di formazione infermieristica e sviluppando standard di qualità specifici, migliorando le condizioni di lavoro ed il benessere professionale, con ricadute virtuosamente positive per il servizio sanitario e la cittadinanza. Le azioni parlano più forte delle parole e gli infermieri sono e dovranno sempre più essere una professione di “attivisti”, di persone impegnate per una società migliore. CNAI, nell’annunciare nuove iniziative per il 2022 e per la Giornata Internazionale degli Infermieri del 12 maggio il cui tema è “Investire nell'assistenza infermieristica e rispettare i diritti per garantire la salute globale”, sostiene, propone e promuove il migliore utilizzo di questi eventi, anche allo scopo di sviluppare iniziative collettive per ottenere ampia eco, insieme ad altre e diverse rappresentanze culturali, professionali e sindacali, per rendere ancora più efficace e visibile il dialogo con i decisori politici ed istituzionali e dare concreta dimostrazione della forza, anche numerica, e dell’importanza della professione infermieristica per il sistema salute. È fondamentale agire, in maniera diversificata, con molta più prontezza e forza; si è già molto in ritardo, non farlo significherebbe assumersi la responsabilità del futuro degrado delle professioni infermieristiche e delle conseguenze negative sulla salute dei cittadini che il vigente sistema continuerebbe, inevitabilmente, a produrre. Se non ora, quando

    Disegnare il futuro della professione infermieristica e del sistema salute: se non ora quando?

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    La pandemia ha evidenziato come principale punto di caduta dei Servizi Sanitari, l’area della sanità extra-ospedaliera che, in Italia ha sofferto in ogni Regione, con particolare riferimento alle Regioni che più sono state interessate della prime ondate pandemiche.  Eppure in Italia, l’attuale organizzazione già prevede una vasta rete di servizi Distrettuali con funzioni eterogenee ma sovrapponibili alle future Case di comunità ed in molte Regioni esistono anche Ospedali di comunità: non certo nel numero previsto, ma anche in questo caso si tratterà solo di aggiunta o di un nuovo riequilibro con le altre strutture ospedaliere. Abbiamo oltre 50.000 Medici di famiglia (MMG/PLS), 20.000 farmacie, che in molti casi già operano come farmacie di servizi, oltre 7000 RSA, migliaia di Associazioni di volontariato socio sanitario, compresa la CRI, ed una vasta rete di strutture private accreditate a diversi livelli impegnate dall’area ospedaliera all’area di assistenza domiciliare o laboratoristica.  Eppure tutte queste strutture non sono state in grado di arginare, riconoscere, trattare i bisogni di salute emergenti nel periodo pandemico. La panacea di tutto saranno davvero le nuove strutture “fisiche”, la nuova denominazione di ambiti già esistenti?  Il Ministero e le Regioni nel corso del tempo hanno in corso di elaborazione una serie di documenti per le funzioni territoriali. Con gli investimenti del PNNR pari ad oltre 7 miliardi sul potenziamento del territorio: 2 miliardi nelle Case di Comunità, 4 su Telemedicina e ADI, 1 nelle Cure Primarie, si sta provvedendo, come ovvio, alla riscrittura degli standard ad una maggiore omogeneità di strutture a livello nazionale, purtroppo in una visione ancora centralistica e poco aperta al mondo delle professioni e della rappresentanza.&nbsp

    Il 2020, Anno Internazionale dell’Infermiere e del COVID-19

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    Oltre venti milioni di infermieri e ostetriche in tutto il mondo, l'equivalente di oltre il 50% della forza lavoro sanitaria, è da quasi un anno in prima linea ad affrontare la vita ed a salvare le vite. In Italia il personale infermieristico è di sole 350 mila unità realmente impiegabili, rispetto ai 450 mila che risultano iscritti agli Ordini provinciali. Un numero di infermiere/i decisamente non sufficiente per le esigenze del sistema, come avvalorato dai dati dell’OMS e dell’OECD e che abbiamo potuto purtroppo apprezzare durante questa pandemia. Le infermiere e gli infermieri sono stati davvero messi alla prova proprio nell’anno internazionale degli infermieri, come designato l'Organizzazione mondiale della sanità, volto a dare rinnovata visibilità alla professione. Quanto si è rivelato in qualche modo profetico, ma decisamente molto drammatico quell'obiettivo. Quando l'impatto del COVID19 sui pazienti e sui sistemi sanitari ha cominciato a manifestarsi, infermiere e infermieri si sono trovati in situazioni mai viste prima, spesso lavorando per lunghe ore con accesso limitato ai dispositivi di protezione individuale e sviluppando autonomamente linee guida su come prendersi cura dei pazienti con il virus. Il bilancio emotivo poi è dall’inizio particolarmente toccante. Con i pazienti COVID19 isolati e senza accesso ai visitatori, infermiere e infermieri hanno dovuto fornire supporto emotivo ai pazienti e alle loro famiglie, pur in presenza di DPI che hanno mutato radicalmente le possibilità di comunicazione. In molti casi, gli infermieri hanno avuto il difficile compito di aiutare le famiglie a dire addio ai propri cari tramite telefono e videoconferenza. Condizioni difficili, nuovi modi di lavorare, una pandemia globale inesorabile: tutto questo ha creato una tempesta perfetta con il potenziale di avere un serio impatto sul benessere emotivo e psicologico degli infermieri. Infatti, nell'attuale contesto pandemico, le ricerche in corso stanno dimostrando che il personale infermieristico è influenzati in misura maggiore rispetto ai loro colleghi medici da stress, ansia e depressione. Ciò è dovuto, in parte, al fatto che gli infermieri sono i membri dell’equipe assistenziale che trascorrono la maggior parte del tempo con i pazienti. Di conseguenza, potrebbero subire cambiamenti sproporzionati nelle procedure e nei protocolli operativi, DPI, carichi di lavoro pesanti, turni prolungati e timore di esposizione al virus. E purtroppo, con i casi di COVID19 che continuano ad aumentare in molti angoli del mondo a novembre e dicembre, la fine non è ancora in vista, anche se l’arrivo dei vaccini ci dà rinnovata speranza per un 2021 di somministrazioni di massa.Oltre venti milioni di infermieri e ostetriche in tutto il mondo, l'equivalente di oltre il 50% della forza lavoro sanitaria, è da quasi un anno in prima linea ad affrontare la vita ed a salvare le vite. In Italia il personale infermieristico è di sole 350 mila unità realmente impiegabili, rispetto ai 450 mila che risultano iscritti agli Ordini provinciali. Un numero di infermiere/i decisamente non sufficiente per le esigenze del sistema, come avvalorato dai dati dell’OMS e dell’OECD e che abbiamo potuto purtroppo apprezzare durante questa pandemia. Le infermiere e gli infermieri sono stati davvero messi alla prova proprio nell’anno internazionale degli infermieri, come designato l'Organizzazione mondiale della sanità, volto a dare rinnovata visibilità alla professione. Quanto si è rivelato in qualche modo profetico, ma decisamente molto drammatico quell'obiettivo. Quando l'impatto del COVID19 sui pazienti e sui sistemi sanitari ha cominciato a manifestarsi, infermiere e infermieri si sono trovati in situazioni mai viste prima, spesso lavorando per lunghe ore con accesso limitato ai dispositivi di protezione individuale e sviluppando autonomamente linee guida su come prendersi cura dei pazienti con il virus. Il bilancio emotivo poi è dall’inizio particolarmente toccante. Con i pazienti COVID19 isolati e senza accesso ai visitatori, infermiere e infermieri hanno dovuto fornire supporto emotivo ai pazienti e alle loro famiglie, pur in presenza di DPI che hanno mutato radicalmente le possibilità di comunicazione. In molti casi, gli infermieri hanno avuto il difficile compito di aiutare le famiglie a dire addio ai propri cari tramite telefono e videoconferenza. Condizioni difficili, nuovi modi di lavorare, una pandemia globale inesorabile: tutto questo ha creato una tempesta perfetta con il potenziale di avere un serio impatto sul benessere emotivo e psicologico degli infermieri. Infatti, nell'attuale contesto pandemico, le ricerche in corso stanno dimostrando che il personale infermieristico è influenzati in misura maggiore rispetto ai loro colleghi medici da stress, ansia e depressione. Ciò è dovuto, in parte, al fatto che gli infermieri sono i membri dell’equipe assistenziale che trascorrono la maggior parte del tempo con i pazienti. Di conseguenza, potrebbero subire cambiamenti sproporzionati nelle procedure e nei protocolli operativi, DPI, carichi di lavoro pesanti, turni prolungati e timore di esposizione al virus. E purtroppo, con i casi di COVID19 che continuano ad aumentare in molti angoli del mondo a novembre e dicembre, la fine non è ancora in vista, anche se l’arrivo dei vaccini ci dà rinnovata speranza per un 2021 di somministrazioni di massa

    L'Anno Internazionale dell'Infermiere e dell'Ostetrica ed il COVID-19.

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    Il 2020, Anno Internazionale dell'Infermiere e dell'Ostetrica e del duecentesimo anniversario della nascita di Florence Nightingale, è iniziato e prosegue in una modalití  del tutto inattesa con la pandemia da COVID-19. Questa situazione ha evidenziato l'attualití  e la visione interdisciplinare, quando mai moderna oggi, del pensiero di Florence Nightingale, cosí¬ come la sua ampia gamma di interessi: dalla statistica all'analisi dei dati, all'igiene, dalla sanití  pubblica alla sanití  militare,"ˆdall'attenzione verso l'ambiente fisico e psicologico alla capacití  di adattamento ai diversi contesti. Tutte componenti quanto mai essenziali in una visione dell'assistenza infermieristica moderna ed ad ampio spettro. Ci siamo trovati difronte ad una «guerra» globale da combattere senza disporre delle armi idonee e con sistemi di pianificazione e risposta inadeguati. Una enorme sfida per la comunití  scientifica, per gli infermieri e i professionisti sanitari e in generale per la societí  nella sua interezza. L'enorme impatto in termini di vittime, il sovraccarico talora non gestibile dei servizi sanitari, il profondo disagio sociale dovuti a mesi di chiusura e lock-down, come unica misura di sanití  pubblica di riferimento, la grave crisi economica collegata al virus stanno anche generano nell'opinione pubblica, e talvolta nella stessa comunití  scientifica il desiderio di provare a trovare soluzioni con tempistiche non sempre conciliabili con il normale progredire del metodo scientifico. La natura "nuova" del virus e il tempo relativamente breve sinora intercorso non consentono di formulare giudizi definitivi in merito a molti aspetti, ma portano a dover riflettere obbligatoriamente sulle scelte di sistema fin qui effettuate. In Italia, con dati ancora da consolidare, circa 30.000 professionisti sanitari sono stati infettati (oltre il 12 percento del totale dei positivi al virus SARS-COV2) e si stima che almeno il 60% di questi sia infermiere, molti sono stati ricoverati, alcuni di questi in terapia intensiva, alcuni hanno perso la vita. Oltre duecentocinquanta sanitari hanno data la vita per salvare le vite, di cui oltre quaranta infermiere e infermieri e quattro si sono suicidate."ˆUn sacrificio che merita di non essere mai dimenticato. Non tutto è andato bene in Italia, specie in alcune aree, come non tutto sta andando bene in altri paesi del mondo. Ci sono stati tanti innumerevoli problemi legati alla gestione iniziale della diffusione e alla importante carenza dei dispositivi di protezione individuale, tanto da farci affermare, come professionisti sanitari, di dover andare in guerra con le pistole giocattolo. La carenza strutturale dell'assistenza sanitaria in ambito territoriale, l'impossibilití  di alcune strutture di affrontare con mezzi adeguati la diffusione del virus, come le residenze assistenziali per anziani in senso ampio, hanno di certo aumentato il numero dei contagiati e delle vittime e hanno reso evidenti i risultati di questi anni di tagli economici nei sistemi sanitari. Gravi le carenze di personale infermieristico, gravi le carenze di posti letto, in particolare di terapia intensiva, gravi le carenza di pianificazione e di risposta integrata, gravi le carenza di materiali e carenze di formazione specifica in alcuni settori, gravi le carenze nella filiera di gestione degli approvvigionamenti e dell'emergenza. Le organizzazioni sono state meno resilienti del personale, che chiamato a dare il contributo al massimo delle possibilití  lo ha fatto. Alcuni tornando in servizio dalla pensione, altri tornando nell'area clinica, altri laureandosi prima per entrare immediatamente in servizio, altri dando il proprio aiuto volontario. Tutti al massimo

    Nursing Now

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    Cari Associati e Lettori di Professioni infermieristiche, Nursing Now, la campagna globale per migliorare la salute attraverso l'assistenza infermieristica arriva in Italia grazie a CNAI. Gli infermieri italiani e il mondo della sanití  hanno dimostrato grande attenzione per il lancio Ufficiale di Nursing Now Italy con la partecipazione di Lord Nigel Crisp (co-chair Nursing Now) e del Dr. Howard Catton (CEO di International Council of Nurses) ed illustri Autorití  politiche, accademiche e professionali a Roma presso il Senato della Repubblica il 3 maggio 2019 e a Milano presso l'Aula Magna dell'Universití  di Milano il 6 maggio 2019, dopo le prime iniziative svolte presso all'Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma e l'Azienda Ospedaliera Universitaria Sant'Andrea di Roma. Nursing Now è una campagna globale che vede riuniti l'Organizzazione Mondiale della Sanití , il Consiglio Internazionale degli Infermieri e la Fondazione Burdett Trust for nursing, di cui è madrina la Duchessa di Cambridge, Kate Middleton. Al momento è diffusa in oltre 90 paesi al mondo (gli ultimi lanci sono stati effettuati in USA e Australia). L'iniziativa proseguirí  fino alla fine del 2020, bicentenario della nascita di Florence Nightingale, indicato come "Anno degli infermieri" dall'Assemblea Mondiale della Sanití  e si propone di far conoscere e sviluppare la figura ed il ruolo dell'infermiere, l'influenza che ogni infermiere ha e può avere nel sistema salute oltre ad incrementarne il contributo per garantire a tutti e ovunque l'accesso alla salute e all'assistenza sanitaria. Il lancio ufficiale dell'iniziativa Nursing Now Italy che vede come leading association la Consociazione Nazionale della Associazioni Infermiere/i (CNAI) ha ottenuto il patrocinio del Parlamento Europeo, del Ministero della Salute, della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, dell'Agenzia per i Servizi sanitari Regionali (AGENAS), delle Universití  degli Studi di Milano e Milano Bicocca, della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) della Federazione della Aziende Sanitarie Pubbliche e degli Enti Locali (Federsanití  ANCI) Societí  Italiana di Scienze Infermieristiche (SISI), degli Ordini delle Professioni Infermieristiche di Milano-Lodi-Monza Brianza (OPI MILOMB) e Roma (OPI ROMA), dei Comuni di Milano e di Roma Capitale, oltre all'adesione di numerose Associazioni professionali e di cittadini e Aziende Ospedaliere e Sanitarie. Il Presidente della Repubblica, come suo premio di rappresentanza, ha concesso all'iniziativa la medaglia presidenziale

    Investire per la salute e l’assistenza infermieristica

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    CNAI expresses support and support to all professional and trade union organizations engaged in the enhancement of the profession and supports the forms of exercise permitted aimed at making the voice and the discomfort of nursing heard. What has happened in recent years is that nurses, who have represented the maximum expression of commitment on the front line in the pandemic fight, despite their total dedication and self-denial, continue to feel constantly powerless and not listened to. Their voice is essentially ignored by many of the institutional decision-makers and by politics, and by the media it is often used in an improper and instrumental way. Even the contract of the Healthcare sector 2019-2021, has seen considerable slowdowns in the concrete legal and economic definition and, in fact, we must already work on the next renewal, without having yet implemented the previous one. This situation, combined with the very serious staff shortages due, mainly, to obvious programming errors, to continuous divestment, to certain bureaucratic aspects, to the complex organizational and personal situations linked to the pandemic, are leading to a motivational disaster with the obvious correlated sequelae. Long before the pandemic began, nurses felt that their concerns were not being taken seriously, and now, two years later, these feelings have not changed, rather they have consolidated. Many decisions, and just as many missed decisions, not only appear to be taken at the expense of nurses and citizens, but seem to aim at maintaining unaltered balances, powers and systems of relationships, even within the profession, instead of with nurses: with PNRR resources it seems really, as per the Leopardian memory that everything changes for the structures, but nothing is aimed at changing for those who work inside. The State, the Ministry, the Regions and the Agencies (in all its collaborative expressions), make promises but in reality postpone the courageous choices and investments that must instead be made quickly. It is necessary to become aware of this and to note that many aspects of communication, of mediation, of dialogue at different levels have turned out to be very small.NAI esprime sostegno e supporto a tutte le Organizzazioni professionali e sindacali impegnate nella valorizzazione della professione e sostiene le forme di esercizio consentite volte a far sentire la voce ed il disagio infermieristico. Quello che è accaduto in questi anni è che gli infermieri, che hanno rappresentato la massima espressione dell’impegno in prima linea nella lotta pandemica, nonostante la loro totale dedizione e abnegazione, continuano a sentirsi costantemente impotenti e non ascoltati. La loro voce è sostanzialmente ignorata da molti dei decisori istituzionali e dalla politica, e dai media è spesso utilizzata in forma impropria e strumentale. Anche il contratto del comparto Sanità 2019-2021, ha visto notevolissimi rallentamenti nella concreta definizione giuridica ed economica e, di fatto, bisogna già lavorare sul prossimo rinnovo, senza aver ancora messo in atto il precedente. Questa situazione, unita alle gravissime carenze di organico dovute, principalmente, a palesi errori di programmazione, al disinvestimento continuo, a taluni aspetti burocratici, alle complesse situazioni organizzative e personali legate alla pandemia, stanno portando al disastro motivazionale con le ovvie sequele correlate. Già da molto prima dell'inizio della pandemia, gli infermieri sentivano che le loro preoccupazioni non venissero prese sul serio, e ora, a distanza di due anni, queste sensazioni non sono mutate, anzi si sono consolidate. Molte decisioni, e altrettante mancate decisioni, non solo appaiono prese a scapito degli infermieri e dei cittadini, ma sembrano volte a mantenere inalterati equilibri, potentati e sistemi di relazioni, anche interne alla professione, invece che con gli infermieri: con le risorse PNRR sembra davvero, come da gattopardiana memoria che tutto cambi per le strutture, ma nulla sia volto a cambiare per chi ci lavora all’interno. Lo Stato, il Ministero, le Regioni e le Agenzie (in tutte le sue espressioni collaborative), fanno promesse ma nella realtà rimandano le scelte coraggiose e gli investimenti che vanno invece realizzati in tempi brevi. Bisogna prendere consapevolezza di questo e constatare che molti aspetti anche di comunicazione, di mediazione, di interlocuzione a diversi livelli sono risultati davvero esigui

    Le competenze infermieristiche avanzate e l’onda del futuro

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    Riflettendo sulla serie di allarmi di tante organizzazioni di area medica in questo ultimo periodo, con continui riferimenti a carenze e richieste di investimenti solo per il personale medico, spesso non suffragati da dati, se non in aree ben delimitate, questi appaiono ancorati ad una visione ormai superata del sistema sanitario - che si vuole mantenere a trazione medico-centrica - e connessi ad una palese azione di arroccamento, che va solo a discapito dei cittadini, per garantire il mantenimento delle rendite di posizione e di potere medico. Tutto questo è di palese evidenza e non può essere sottovalutato o taciuto ulteriormente. Quel che brilla nel nostro Paese, infatti, è il non utilizzare la vera soluzione: gli infermieri al massimo del loro potenziale. Seppur in totale assenza di prove scientifiche contrarie a livello globale, è evidente l’opposizione o l’inerzia di coloro che a livello decisionale non considerano adeguatamente di migliorare la salute attraverso la professione infermieristica. Gli infermieri specialisti e gli infermieri con competenze avanzate, con capacità di trattare in forma autonoma a livelli crescenti i pazienti nei diversi setting a partire dall’area di emergenza, dall’area intensiva, e in particolare nell’area delle cure primarie, al domicilio, nei luoghi di lavoro, in ambito scolastico e nelle future case di comunità/ospedali di comunità, consentirebbe tra l’altro di utilizzare al meglio anche il personale medico specialista e di medicina generale. L’inserimento di ulteriori figure come l’infermiere anestesista, già presente in oltre 100 paesi al mondo, come in Francia o negli Stati Uniti, dove sono responsabili fino all’80% delle anestesie effettuate nei diversi interventi chirurgici, consentirebbe di risolvere numerosi aspetti connessi a questa area. Con percorsi formativi ottimizzati, gli infermieri garantirebbero in tempi decisamente più rapidi, la totale adesione ai desiderata di salute dei cittadini (accesso alle cure, sicurezza e protezione, vivere in ambienti sani). Su questo vorrei però usare ancora più concretezza ed eliminare alla radice la prima obiezione che viene fatta, trincerandosi dietro la qualità e la sicurezza delle cure, quella della durata del percorso formativo. Come noto, la Direttiva 2013/55/EU, fissa per la Laurea in Medicina e Chirurgia un percorso pari a 5500 ore, diluita in Italia in 6 anni, rispetto ai 5 anni di molti altri Paesi, mentre per la Laurea in Infermieristica è stabilito un percorso pari a 4.600 ore, contratte in solo 3 anni, a differenza di molti paesi che la estendono in 4 anni. La distanza, tra il percorso medico e quello infermieristico, è pari quindi a 900 ore. Integrando il percorso di formazione infermieristico con un Master di primo livello o con la Laurea Magistrale, come ben noto, si arriva a valori orari di formazione totalmente sovrapponibili o superiori al Corso di Laurea in Medicina, in termini di apprendimento clinico
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