22 research outputs found

    Innovazione per l'inclusione

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    «Social and Cultural Innovation» is a syntagma that has become of current usage among researchers due to the name chosen by the European Strategy Forum Research Infrastructures for the working group whose object are the research infrastructures that are primarily connected with Social Sciences and Humanities. Innovation means the creation of new products and services by bringing to the market a new idea. Economic growth turns on infrastructures, which provide access to services and knowledge, e.g. by overcoming the digital divide. It is up to the national governments to construct competencies that generate complexity. The current migrants and refugees crisis has made it clear with a terrific effectiveness that a most urgent objective is working out policies of social and cultural innovation to the advantage of new citizens that make them welcome in full dignity

    Building Back Better: idee e percorsi per la costruzione di comunitĂ  resilienti

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    I saggi raccolti in questo volume richiamano l’attenzione su quanto è possibile fare sin d’ora, nel nostro paese, per mobilitare le migliori energie e attivare processi virtuosi nella direzione tracciata dalle Nazioni Unite nel Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-30. Si tratta certamente di “ricostruire meglio” (Building Back Better), ma servono anche azioni di prevenzione che diventano prioritarie in un contesto dove ai rischi naturali si aggiungono vulnerabilità sociali ed economiche. La comunità scientifica ha il dovere di partecipare alla creazione di condizioni che incrementino la resilienza dei territori e delle comunità a rischio o già colpiti. Solo un fecondo e concreto dialogo fra i numerosi saperi, competenze e responsabilità dei diversi attori coinvolti può consentire di intraprendere azioni adeguate per ottenere risultati incisivi e duraturi a sostegno dei territori e delle comunità. Un hub internazionale, caratterizzato da contributi multidisciplinari, può valorizzare una massa critica di ricerca e innovazione, come testimonia questo libro, attivando un proficuo confronto con i decisori politici per progettare e realizzare interventi concreti sui territori. Il volume raccoglie contributi di ricercatori di università italiane (Bologna, Camerino, Firenze, Macerata, Modena e Reggio Emilia, Politecnica delle Marche, Urbino), enti e centri di ricerca (Centro euromediterraneo di documentazione Eventi Estremi e Disastri, Gran Sasso Science Institute, Istituto nazionale di fisica nucleare, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e di ActionAid. La parte Strategie in azione raccoglie le interviste ai responsabili dell’Agenzia per la coesione territoriale, del Piano Casa Italia, della Protezione civile e di Loccioni Group

    A multi-analytical approach for the identification of technological processes in ancient jewellery

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    The compositional and structural characterization of the constituent alloys of precious metal artefacts is the basis for understanding the technological processes used in the art of the ancient goldsmiths. This research presents a multi-analytical approach to the study of the technologies of ancient jewellery manufacturing through the use of non-traditional methods. The development of original methods, such as the application of hardware devices and software programs, allows us to overcome the application limits of traditional analysis, as in the study of Castellani’s earrings, where statistical analyses were carried out using Pearson’s Coefficient Correlation and Cluster Analysis to identify the correlation of elements in the soldering areas. For the Tarquinia fibula, a methodology based on Imaging Analysis has been used to measure the geometrical parameters involved in the construction of the jewel. For another study, a new experimental apparatus was set up in order to identify markers on the micro/nano scale. It consists of a scanning electron microscope (SEM-EDS) integrated with XRF, an equipment developed in order to obtain a greater depth of analysis and a better integration of the compositional data. The aim of the work has been to integrate data from different analytical methodologies in order to identify technology transfer and/or production features, as well as the circulation of the goldsmith’s artefacts.La caractérisation de la composition et de la structure des alliages en métal précieux est fondamentale pour la compréhension des procédés technologiques liés à l’orfèvrerie antique. Ce travail décrit un nouveau protocole d’analyse dédié à l’étude des technologies de fabrication de bijoux anciens, grâce à l’utilisation de méthodes non traditionnelles. Le développement de méthodes originales, utilisant entre autres des dispositifs expérimentaux et des logiciels, permet de dépasser les limites d’application de l’analyse traditionnelle. Par exemple, dans l’étude de boucles d’oreilles de la collection Castellani, l’analyse statistique réalisée au moyen du Coefficient de corrélation de Pearson et de l’analyse par nuage de points ont permis d’identifier la corrélation entre les éléments entrant dans la composition de la soudure. Dans le cas de la fibule de Tarquinia, une méthodologie basée sur l’analyse d’images a été utilisée pour mesurer les paramètres géométriques associés à la construction du bijou. Simultanément, un nouvel équipement a été créé pour individualiser des marqueurs à l’échelle micro/nanométrique. Il s’agit du couplage d’un microscope électronique à balayage équipé d’un système de dispersion en énergie X (MEB-EDS) avec la fluorescence à rayons X (FX) pour obtenir une profondeur d’analyse plus grande et une meilleure intégration et reproductibilité des données concernant la composition élémentaire. Le but de ce travail a été d’intégrer les données de différentes méthodes d’analyse afin d’identifier le transfert de technologie et/ou de travail lié à la production et circulation d’objets d’orfèvrerie

    Food and the Reflective Society: Reflections on Biocultural Diversity

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    The relationship between food and culture has been considered from a range of disciplines and approaches including anthropology, sociology, history, economics, philosophy, and women’s studies. The UNESCO list of world intangible cultural heritage embraces to date 547 items. Food has much to offer to the “reflective society”, a syntagma that has been receiving increased usage among researchers since 2013, because it was the title chosen by the European Commission for posting Social Sciences and Humanities related calls within the sixth societal challenge of Horizon 2020, which is about “Innovative, inclusive and reflective societies”. Biodiversity is to be studied in relation to the mobility of migrants, which has an impact on the agri-food systems. It is necessary to combine global climate change models with local scenarios of social and economic growth. We expect food to trigger a change in the mind-set as regards locating culture (anthropology of space and place) for inclusion and reflection in education, life-long learning, healthcare, urban development and regeneration. Culture cannot be but plural, changing, adaptable, constructed. Inclusion and reflection are constructed whenever we are in contact with other human beings, regardless where they come from. This we have to learn

    Il servizio bibliotecario nazionale nelle reti della ricerca

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    Si è d’accordo che una biblioteca digitale sia uno spazio nel quale mettere insieme collezioni, servizi e persone per la creazione, l’accesso e la conservazione dei dati e dunque per l’informazione e la conoscenza. La prima occorrenza del sintagma risale al 1971; e la prima digital library fu il progetto Gutenberg (www.gutenberg.org), avviato da Michael Hart con l’obiettivo di costituire una biblioteca di versioni elettroniche liberamente riproducibili di libri stampati. Ma se è vero che esistevano biblioteche digitali ben prima d’internet, è anche vero che ve ne furono ancora prima che le si chiamassero così, quando gli unici supporti di registrazione erano le schede perforate, poi sostituite dai nastri magnetici e quindi dai floppy disk. Il primo a svilupparle in Italia fu il CNR, a partire dal 1963, quando il suo raggio d’azione si ampliò finalmente a 360 gradi con l’ingresso delle scienze umane, rendendo possibili imprese quali lo Index Thomisticus di Roberto Busa, concepito nel 1946 e pubblicato nel 1980 in 56 volumi con il sostegno dell’Istituto di Linguistica Computazionale-CNR (www.ilc.cnr.it) diretto da Antonio Zampolli, il Vocabolario Giuridico Italiano, iniziato, ma non portato a termine, da Luigi Lombardi Vallauri presso l’Istituto di Teoria e Tecnica dell’Informazione Giuridica-CNR (www.ittig.cnr.it) a partire dal 1968, e il progetto del nuovo vocabolario storico italiano, l’Istituto Opera del Vocabolario Italiano-CNR (www.ovi.cnr.it), ben noto in questa sala, iniziato da Aldo Duro nel 1965 presso l’Accademia della Crusca e ammirabilmente continuato, senza desistere dall’obiettivo, da Pietro Beltrami fino al 2013, e oggi da Lino Leonardi. Per antichità, ampiezza e longevità, il primato spetta tuttavia all’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee-CNR (www.iliesi.cnr.it), diretto oggi da Antonio Lamarra e fondato da Tullio Gregory con la collaborazione di Tullio De Mauro nel 1964, come gruppo di studio del CNR presso l’Istituto di Filosofia dell’Università di Roma. Nel corso dei decenni, l’istituto fu luogo di studio e di formazione di giovani ricercatori, oggi eminenti studiosi. La sua raison d’être fu mettere a disposizione degli studiosi una biblioteca digitale che servisse a una più rigorosa lettura storica dei testi filosofici e dei documenti del periodo in cui si formava il patrimonio della cultura europea, il Lessico intellettuale europeo. La biblioteca era inizialmente composta da un canone di 100 testi di filosofi e scienziati pubblicati tra il 1600 e il 1800, tra i quali molti di Galileo, Descartes, Spinoza, Leibniz, Vico e Kant. Si trattava di testi lemmatizzati, i metadati dei quali permettevano di trovare velocemente e facilmente lemmi e sintagmi, ampliando la ricerca da un testo ad altri, con il ricercatore che diveniva agente e il documento dinamico, aperto a diversi utenti in momenti differenti. Contro l’impostazione speculativa della storiografia idealistica, che lasciava in secondo piano lo studio dettagliato del testo, e con una buona dose d’innovazione culturale di marca CNR, Gregory aprì la stagione di una storia delle idee strettamente legata alla storia del lessico, nella convinzione che le idee non vivono in un mondo iperuranio, pure e immacolate, ma s’incarnano nei segni linguistici, impuri, spesso ambigui; segni linguistici che sono portatori di una lunga storia, crocevia di esperienze molteplici nell’intrecciarsi di correnti di pensiero e di lingue diverse, nella continua trascrizione e traduzione da una ad altra cultura . Il Lessico intellettuale europeo è uno dei pochi progetti a forte componente informatica che continuano a prosperare a cinquantadue anni dalla nascita. La collana omonima ha fatto uscire il centoventitreesimo volume ed è in preparazione la diciassettesima edizione dei colloqui triennali dell’istituto (dopo Nomos-Lex, nel 2016). Attorno alla sede nella Villa Mirafiori è venuta costruendosi nei decenni una rete amicale e di studio di una comunità aperta all’Europa, che non ha prodotto solo libri, pur eccellenti, ma ha fatto di più: ha trasformato un modo di fare storia della filosofia

    París en las memorias de Luzán

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    Ce propos consid\ue8re l\u2019innovation sociale et culturelle comme des faits politiques qu\u2019il faut traiter en tant qu\u2019objets d\u2019une gouvernance \ue0 plusieurs niveaux. \uab Innovation sociale et culturelle \ubb est un syntagme devenu maintenant d\u2019usage habituel entre les chercheurs. Il a \ue9t\ue9 \ue9tabli en raison du titre choisi pour le group du European Strategy Forum Research Infrastructures au niveau de l\u2019Union Europ\ue9enne qui s\u2019occupe des infrastructures li\ue9es aux sciences humaines et sociales. Innovation, \ue7a veut dire la cr\ue9ation de nouveaux produits et services occasionn\ue9s par une nouvelle id\ue9e. La croissance \ue9conomique se d\ue9roule autour des infrastructures, lesquelles permettent d\u2019acc\ue9der \ue0 des services ou tout simplement \ue0 des connaissances. C\u2019est donc la responsabilit\ue9 des gouvernements nationaux de construire de comp\ue9tences qui contribuent \ue0 l\u2019augmentation de la complexit\ue9. Au temps de la crise des migrants, c\u2019est enfin la responsabilit\ue9 des administrations locales d\u2019\ue9laborer \ue0 l\u2019avantage des nouveaux citoyens des politiques d\u2019innovation sociale et culturelle pour les accueillir en pleine dignit\ue9

    Innovazione per l'inclusione

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    «Social and Cultural Innovation» is a syntagma that has become of current usage among researchers due to the name chosen by the European Strategy Forum Research Infrastructures for the working group whose object are the research infrastructures that are primarily connected with Social Sciences and Humanities. Innovation means the creation of new products and services by bringing to the market a new idea. Economic growth turns on infrastructures, which provide access to services and knowledge, e.g. by overcoming the digital divide. It is up to the national governments to construct competencies that generate complexity. The current migrants and refugees crisis has made it clear with a terrific effectiveness that a most urgent objective is working out policies of social and cultural innovation to the advantage of new citizens that make them welcome in full dignity

    Introduzione: Scienziati gi\uf9 dalla torre d'avorio!

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    La circolazione ad accesso aperto dei risultati della ricerca, in particolare di quelli finanziati con fondi pubblici, riveste un ruolo prioritario per il progresso scientifico, economico, sociale e culturale di ogni paese. L\u2019accesso aperto consente di migliorare l\u2019intero ciclo dell\u2019informazione scientifica e contribuisce a razionalizzare i processi e gli investimenti della ricerca, accrescere la qualit\ue0 dei risultati, diffondere la conoscenza scientifica anche tra i non addetti ai lavori e infine favorire un rapporto pi\uf9 trasparente e pi\uf9 diretto tra la comunit\ue0 scientifica e la cittadinanza. Nella prospettiva accesso aperto (open source, open government, open data, open culture, open science), il patrimonio digitale pubblico assume il ruolo di motore essenziale per la crescita di tutta la societ\ue0. Da notare il ruolo di apripista svolto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche che ha firmato gi\ue0 nel novembre 2012 la Berlin Declaration on Open Access to Knowledge in the Sciences and Humanities, coordina la partecipazione italiana a molte infrastrutture di ricerca europee, partecipa attivamente a progetti e infrastrutture europee per l\u2019accesso aperto e coordina importanti progetti e infrastrutture nazionali a sostegno dell\u2019istanza open, primo fra tutti la Science & Technology Digital Library del Consiglio Nazionale delle Ricerche. In s\ue9 e per s\ue9, innovazione significa creazione di nuovi prodotti e servizi che portano sul mercato una nuova idea. Oggi si \ue8 d\u2019accordo che la ricerca sia curiosity driven, ma abbia al contempo un impatto traslazionale, poich\ue9 \ue8 il trasferimento di conoscenze a rendere possibile l\u2019innovazione, che \ue8 product driven, in quanto genera nuovi prodotti e linee di produzione. La lezione che governi e uomini di affari possono trarre dalla ricognizione compiuta nello Handbook of Global Science, Technology, and Innovation, curato da due ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Daniele Archibugi e Andrea Filippetti , \ue8 che la forza della tradizione garantisce un vantaggio decisivo ma non assoluto: per preservare le proprie posizioni nella scienza e la propria competitivit\ue0 economica occorre che governi e industria operino su due strategie parallele. Da una parte una predisposizione a collaborare per acquisire e generare conoscenza, sia dei governi, tramite il finanziamento di programmi di ricerca pubblici (nazionali e transnazionali), sia delle imprese, in una concezione dell\u2019innovazione aperta alla collaborazione piuttosto che la difesa settaria di diritti di propriet\ue0 intellettuale acquisiti. Dall\u2019altra, la capacit\ue0 di valorizzare dinamicamente le competenze acquisite in decenni e spesso addirittura in secoli, come insegna l\u2019esperienza dei distretti industriali, vista la persistente tendenza delle attivit\ue0 economiche ad alta intensit\ue0 di conoscenza ad agglomerarsi in spazi geografici limitati. L\u2019innovazione \ue8 competenza, non esclusiva ma certamente principale, dei consigli nazionali delle ricerche di tutto il mondo, istituzioni assai diverse dalle universit\ue0 e dalle accademie, che risalgono rispettivamente al Medioevo e al Rinascimento. Le universit\ue0 hanno come missione l\u2019insegnamento e i professori sono per\uf2 liberi di insegnare e fare ricerca su cosa piace loro di pi\uf9; mentre le accademie furono istituite dai re che volevano che degli scienziati vivessero a corte per avere risposte su questioni di loro, dei re, interesse. I consigli nazionali delle ricerche, invece, furono istituiti attorno alla prima guerra mondiale per ottenere risultati di rilevanza strategica per i loro paesi. Infatti, a chi crede che la globalizzazione riduca il pianeta a un paesaggio uniforme, si pu\uf2 obiettare che questo non \ue8 vero nel caso di scienza, tecnologia e innovazione. Sembra anzi che i meccanismi di autoesaltazione operino efficacemente, rendendo poche localit\ue0 di eccellenza destinate a produrre idee, scoperte e innovazioni diffuse in tutto il mondo. Del resto, Archibugi e Filippetti rammentano quanto sia facile diventare periferia dell\u2019impero scientifico e quanto invece sia difficile entrare nel club dei produttori di conoscenza. Governi e scienziati siano avvertiti: che ci sia dia da fare! Nel frattempo, \uabinnovazione sociale e culturale\ubb \ue8 un sintagma divenuto di uso corrente per via del nome usato dallo European Strategy Forum Research Infrastructures per il gruppo di lavoro che si occupa delle infrastrutture per le scienze umane e sociali . La grande sfida \ue8 l\u2019ampliamento dalla data science alla computational social science e alle data humanities. Non a caso, le scienze umane e sociali sono entrate a pieno titolo nella Research Data Alliance . L\u2019obiettivo \ue8 considerare gli aspetti scientifici e tecnologici in grado di offrire proposte innovative alle sfide sociali del nuovo millennio. Pensiamo a tecnologie abilitanti quali: NFC-Near Field Communication, CRM-Content Rights Management, Contents-Aware Networks (fruition and enjoyment), Low-Latency Networks (warning and security) e Huge-Bandwidth Networks (augmented reality). Le infrastrutture di ricerca si trasformano da infrastrutture digitali in infrastrutture sociali, per realizzare il passaggio dall\u2019innovazione tecnologica, all\u2019innovazione sociale e infine all\u2019innovazione culturale. In sostanza, se \ue8 vero che vediamo i presupposti per la creazione di migliaia di posti di lavoro sostenibili e di elevata qualit\ue0, \ue8 anche vero che occorrono maggiori investimenti per garantire che tutti possano accedere all\u2019internet ad alta velocit\ue0 a prezzi accessibili, cos\uec come occorre una riforma delle leggi europee sul diritto d\u2019autore che rafforzi i diritti dei creatori. Occorre soprattutto un equilibrio tra libert\ue0 dei contenuti e propriet\ue0 intellettuale che tuteli sia la libert\ue0 di fruizione dei contenuti che il diritto all\u2019equa remunerazione dell\u2019autore. Nel ruolo di attore principale per la costituzione di un\u2019infrastruttura innovativa e integrativa, le infrastrutture di ricerca per le scienze umane e sociali hanno una responsabilit\ue0 rilevante per il futuro dell\u2019editoria nel suo senso pi\uf9 ampio. Il libro digitale e le sue complesse relazioni con le infrastrutture per la conservazione (long term digital preservation), l\u2019accesso (digital libraries), la comunicazione (in Italia assicurata dal consorzio GARR per la ricerca pubblica) e l\u2019esplorazione dei dati (data mining) stanno al centro della discussione. Certo, si pu\uf2 non far nulla e attendere l\u2019ipotesi darwiniana di un modello di libro elettronico migliore di tutti che prima o poi si imporr\ue0 sugli altri modelli, probabilmente una combinazione di testi, audiovisivi, giochi e mappe spaziotemporali. Ma necessit\ue0 storica a parte, occorre una discussione sulle politiche. Nei contributi che seguono, Emanuela Reale considera i sistemi d\u2019incentivazione all\u2019open access e alla open innovation, Paola Galimberti presenta la altmetrics, nuovo approccio per la determinazione dell\u2019impatto e il controllo della qualit\ue0, Pietro Greco illustra la citizen science, uno dei cardini del nuovo approccio europeo al ruolo della scienza nella societ\ue0, Elena Giglia espone l\u2019intricato ambito diritto d\u2019autore e nuovi modelli di business, Paolo Manghi, Leonardo Candela e Donatella Castelli spiegano a che punto siamo con la costruzione di tecnologie e sistemi digitali a supporto dell\u2019Open Science, e infine Alberto Di Minin e Chiara De Marco chiudono con delle osservazioni sul rapporto tra open science e open innovation

    Innovation sociale et culturelle au temps de la crise des migrants et des r\ue9fug\ue9s

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    \uabInnovation sociale et culturelle\ubb est un syntagme devenu d\u2019usage habituel entre les chercheurs. Il a \ue9t\ue9 \ue9tabli en raison du titre choisi pour le groupe \uabEuropean Strategy Forum Research Infrastructures\ubb qui s\u2019occupe des infrastructures li\ue9es aux sciences humaines et sociales : The Social and Cultural Innovation SWG proposes possible solutions (related to RIs) that are able to help tackle the Grand Challenges facing society, such as health or demographic change, or the \uabInclusive, innovative and secure societies \ubb challenge from the third pillar of Horizon 2020, called \uabTackling societal challenges\ubb. It establi- shes possible methods through which social sciences and humanities could be used as an evaluation criterion for the activity of other RIs in the ESFRI roadmap (e.g. social impact, etc.). It also explores how RIs can contribute to social innovation or better knowledge transfer towards society (ESFRI 2016). \uabInnovation\ubb signifie cr\ue9ation de nouveaux produits et services occasionn\ue9s par une nouvelle id\ue9e. La croissance \ue9conomique se d\ue9roule autour des infrastructures, lesquelles permettent d\u2019acc\ue9der \ue0 des services ou tout simplement \ue0 des connaissances. C\u2019est donc la respon- sabilit\ue9 des gouvernements nationaux de construire des comp\ue9tences qui contribuent \ue0 l\u2019augmentation de la complexit\ue9 (Hidalgo 2009). L\u2019inno- vation est l\u2019affaire des conseils nationaux de recherche, qui datent de la premi\ue8re guerre mondiale. Quant aux Universit\ue9s, elles naquirent au Moyen \uc2ge et les acad\ue9mies \ue0 la Renaissance. La recherche de base, guid\ue9e par la curiosit\ue9, ne fait pas l\u2019innovation

    Il servizio bibliotecario nazionale nelle reti della ricerca

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    Si \ue8 d\u2019accordo che una biblioteca digitale sia uno spazio nel quale mettere insieme collezioni, servizi e persone per la creazione, l\u2019accesso e la conservazione dei dati e dunque per l\u2019informazione e la conoscenza. La prima occorrenza del sintagma risale al 1971; e la prima digital library fu il progetto Gutenberg (www.gutenberg.org), avviato da Michael Hart con l\u2019obiettivo di costituire una biblioteca di versioni elettroniche liberamente riproducibili di libri stampati. Ma se \ue8 vero che esistevano biblioteche digitali ben prima d\u2019internet, \ue8 anche vero che ve ne furono ancora prima che le si chiamassero cos\uec, quando gli unici supporti di registrazione erano le schede perforate, poi sostituite dai nastri magnetici e quindi dai floppy disk. Il primo a svilupparle in Italia fu il CNR, a partire dal 1963, quando il suo raggio d\u2019azione si ampli\uf2 finalmente a 360 gradi con l\u2019ingresso delle scienze umane, rendendo possibili imprese quali lo Index Thomisticus di Roberto Busa, concepito nel 1946 e pubblicato nel 1980 in 56 volumi con il sostegno dell\u2019Istituto di Linguistica Computazionale-CNR (www.ilc.cnr.it) diretto da Antonio Zampolli, il Vocabolario Giuridico Italiano, iniziato, ma non portato a termine, da Luigi Lombardi Vallauri presso l\u2019Istituto di Teoria e Tecnica dell\u2019Informazione Giuridica-CNR (www.ittig.cnr.it) a partire dal 1968, e il progetto del nuovo vocabolario storico italiano, l\u2019Istituto Opera del Vocabolario Italiano-CNR (www.ovi.cnr.it), ben noto in questa sala, iniziato da Aldo Duro nel 1965 presso l\u2019Accademia della Crusca e ammirabilmente continuato, senza desistere dall\u2019obiettivo, da Pietro Beltrami fino al 2013, e oggi da Lino Leonardi. Per antichit\ue0, ampiezza e longevit\ue0, il primato spetta tuttavia all\u2019Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee-CNR (www.iliesi.cnr.it), diretto oggi da Antonio Lamarra e fondato da Tullio Gregory con la collaborazione di Tullio De Mauro nel 1964, come gruppo di studio del CNR presso l\u2019Istituto di Filosofia dell\u2019Universit\ue0 di Roma. Nel corso dei decenni, l\u2019istituto fu luogo di studio e di formazione di giovani ricercatori, oggi eminenti studiosi. La sua raison d\u2019\ueatre fu mettere a disposizione degli studiosi una biblioteca digitale che servisse a una pi\uf9 rigorosa lettura storica dei testi filosofici e dei documenti del periodo in cui si formava il patrimonio della cultura europea, il Lessico intellettuale europeo. La biblioteca era inizialmente composta da un canone di 100 testi di filosofi e scienziati pubblicati tra il 1600 e il 1800, tra i quali molti di Galileo, Descartes, Spinoza, Leibniz, Vico e Kant. Si trattava di testi lemmatizzati, i metadati dei quali permettevano di trovare velocemente e facilmente lemmi e sintagmi, ampliando la ricerca da un testo ad altri, con il ricercatore che diveniva agente e il documento dinamico, aperto a diversi utenti in momenti differenti. Contro l\u2019impostazione speculativa della storiografia idealistica, che lasciava in secondo piano lo studio dettagliato del testo, e con una buona dose d\u2019innovazione culturale di marca CNR, Gregory apr\uec la stagione di una storia delle idee strettamente legata alla storia del lessico, nella convinzione che le idee non vivono in un mondo iperuranio, pure e immacolate, ma s\u2019incarnano nei segni linguistici, impuri, spesso ambigui; segni linguistici che sono portatori di una lunga storia, crocevia di esperienze molteplici nell\u2019intrecciarsi di correnti di pensiero e di lingue diverse, nella continua trascrizione e traduzione da una ad altra cultura . Il Lessico intellettuale europeo \ue8 uno dei pochi progetti a forte componente informatica che continuano a prosperare a cinquantadue anni dalla nascita. La collana omonima ha fatto uscire il centoventitreesimo volume ed \ue8 in preparazione la diciassettesima edizione dei colloqui triennali dell\u2019istituto (dopo Nomos-Lex, nel 2016). Attorno alla sede nella Villa Mirafiori \ue8 venuta costruendosi nei decenni una rete amicale e di studio di una comunit\ue0 aperta all\u2019Europa, che non ha prodotto solo libri, pur eccellenti, ma ha fatto di pi\uf9: ha trasformato un modo di fare storia della filosofia
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