18 research outputs found

    Sick Spontaneity. Madness and Pathology in the PhilosophyofFĂ©lix Ravaisson

    Get PDF
    In Ravaisson’s philosophy, the concept of spontaneity refers to the first, basic and organic form of improvisation. Nature consists in fact of a rational law of development named habit, that regulates all movements, summarizing the external impulsions and the internal penchants in the form of spontaneous activity. However the insertion of spontaneity in nature determines the appearance of unpredictability and negativity in life’s productions, like organic and psychical pathologies. Ravaisson will try to show how this morbid spontaneity belongs to nature’s rationality

    A proposito dell'appercezione

    No full text
    Dopo una travagliata vicenda editoriale, che ha tenuto per quasi due secoli il manoscritto di Maine de Biran Sull'appercezione immediata lontano dall'attenzione del pubblico, esce anche in Italia, nel 2013, un'edizione critica dello scritto, a cura di Stefano Cazzanelli e Marco Piazza. Testo di snodo tra due fasi del biranismo, il mémoire del 1807 risulta di fondamentale importanza sia per le sue molte innovazioni teoriche sia per i nuovi orizzonti di dibattito in esso dischiusi.After a long and troubled editorial process, that has kept Maine de Biran's manuscript Sull'appercezione immediata away from critics' attention for almost two centuries, an italian edition has finally been published in 2013, edited by Stefano Cazzanelli and Marco Piazza. An intersection between two phases of Biranism, the mémoire of 1807 is extremely important both for its theoretical innovations and for new horizons of debate disclosed in it

    La spontaneitĂ  malata. Fisiologia, patologia e alienazione mentale nello spiritualismo di FĂ©lix Ravaisson

    No full text
    La presente ricerca si pone come obiettivo lo studio delle influenze della fisiologia e della medicina sette-ottocentesche sullo spiritualismo di FĂ©lix Ravaisson. L’esigenza di approntare una simile analisi nasce da un rilievo anzitutto storiografico, ovvero dalla constatazione della quasi totale assenza di studi consacrati al rapporto tra filosofia ravaissoniana e dottrine medico-scientifiche. Se infatti, relativamente a un autore come Maine de Biran, si Ăš recentemente assistito al fiorire di numerosi studi sui punti di tangenza della sua psicologia con la coeva scienza fisiologica, altrettanto non puĂČ esser detto per il suo successore. L’unico testo interamente dedicato a queste tematiche Ăš lo scritto di Jean Cazeneuve del 1958, volto a ricostruire i richiami ravaissoniani alla medicina vitalista e animista nello scritto De l’Habitude (1838) – radi, e limitati a qualche articolo di rivista, sono invece i successivi studi sull’argomento. CiĂČ che allora pare mancare dal panorama scientifico internazionale Ăš la realizzazione di un lavoro organico e filologicamente aggiornato sulla philosophie mĂ©dicale di Ravaisson, destinato non solo ad articolare con maggiore sistematicitĂ  i suoi rimandi alla tradizione medica, ma anche ad indagare la possibile presenza di questo dialogo nelle opere della maturitĂ . Per fare questo, Ăš stato anzitutto necessario mostrare la valenza strutturale che fisiologia e anatomopatologia ricoprono nel corpus ravaissoniano. Il primo capitolo nasce allo scopo d’analizzare la metodologia spiritualista, per come essa Ăš presentata nel Rapport sur la philosophie en France au XIXe siĂšcle (1868), ed evidenziare l’importanza di tali discipline per la corroborazione della proposta metafisica finale. Il secondo capitolo si propone, invece, d’introdurre una delle tematiche portanti dell’intera ricerca, l’abitudine, intesa non solo come meccanismo d’apprendimento, ma anche come legge ontologica di regolazione del normale e del patologico del corpo. La storia del concetto, dall’animismo di Stahl sino alla fisiologia d’inizi ‘800, mostra chiaramente come tale nozione sia entrata nel vocabolario filosofico francese dotata di una valenza marcatamente fisiologica e medica. E la stessa riflessione di Ravaisson rappresenta un ripensamento, in termini metafisici, di questa peculiare tradizione. La terza parte del lavoro mostra dapprima l’azione dell’abitudine nelle dinamiche vegetative (circolazione, respirazione, ecc.) e animali (locomozione, percezione, ecc.) del corpo, per approdare infine allo studio della malattia. L’analisi della patologia, in quanto cattiva abitudine o spontaneitĂ  malata del corpo, sarĂ  cosĂŹ sviluppata attorno alla questione della sua coerenza rispetto alla razionalitĂ  sostanziale della natura. Il quarto capitolo segna il passaggio a un’opera della maturitĂ  (Rapport), sulla quale non sono ad oggi presenti approfondimenti relativi ai temi fisiologici e medici. L’analisi ravaissoniana della neurologia di Pierre-Marie Flourens e Alfred Vulpian si presenta, in questo scritto, sia come un tentativo di fuoriuscita dalla convinzione eclettica (e biraniana) della supremazia psicologica sulla fisiologia, sia come presentazione del sistema nervoso quale condizione del dinamismo e unitarismo delle funzioni psichiche. Tale studio conduce l’autore ad interrogarsi sullo statuto dell’io negli stati di alterazione nervosa, ma Ăš soltanto con l’approfondimento dell’alienazione mentale che questa ricerca trova definitiva formulazione. Il quinto, e conclusivo, capitolo indaga perciĂČ l’incontro ravaissoniano con le teorie dei medici alienisti della SociĂ©tĂ© mĂ©dico-psychologique di Parigi: l’individuazione, nella follia, di una nuova forma di spontaneitĂ  malata porterĂ  Ravaisson a confrontarsi con i meccanismi dei disturbi mentali (con riferimento a fenomeni quali il sonnambulismo, la follia monomaniaca, l’allucinazione, il rapporto genio/follia, ecc.) e ad armonizzare le diverse esperienze cliniche con la sua prospettiva spiritualista. This thesis aims to analyse the influences exercised by the eighteenth- and nineteenth-century medicine on Ravaisson’s Spiritualism. The idea of dealing with this subject comes primarily from a historiographical remark: most contemporary studies devoted to Ravaisson’s philosophy focus in particular on his metaphysical, ethical, aesthetic, and religious arguments, whereas the relationship between his philosophy and the acquisitions of the previous medical science remains neglected or, at best, barely examined. Upon closer inspection, Ravaisson’s entire corpus can be read as a constant attempt to perform a synthesis of knowledge. His early work, De l’Habitude (1838), is entirely characterized by recourse to Vitalistic and Animistic medical theories of the 17th and 18th centuries. He analyses the notion of “habit” not only from a philosophical point of view but also filtering it through the medical descriptions offered by figures such as Jean-Baptiste van Helmont, Georg Ernst Stahl, Friedrich Hoffmann, Xavier Bichat, and RĂ©gis Buisson, in order to develop a more polysemous picture of the concept of habit that brings together physiology and metaphysics. Similarly, in a later text composed for the Seventh Universal Exposition of Paris, the Rapport sur la philosophie en France au XIXe siĂšcle (1868), Ravaisson intertwines the history of French philosophy with the evolution of scientific thought. Twelve of the thirty-six sections of the Rapport are, in fact, dedicated to personalities drawn from the contemporary scientific milieu or to scientific subjects such as physiology, neurology, anatomopathology, psychiatry, etc. For, in the first part of the thesis (ch. I-II), we try to thematize the role of Animism and Vitalism in the development of Ravaisson’s description of habit, whereas in the second part (ch. III-IV) we highlight the influence of mid-nineteenth century French Neurology and Psychiatry (Alienism) on Ravaisson’s conception of mind and mental illness

    Hippocrate. Le médecin face à la maladie

    No full text
    Dans un passage de l'Ă©crit Des Vents, attribuĂ© Ă  Hippocrate de Cos, l’art mĂ©dical est prĂ©sentĂ© comme un art paradoxal : lĂ  oĂč il apporte du bien aux hommes qui bĂ©nĂ©ficient de ses soins, il cause, en mĂȘme temps, chagrins et soucis Ă  ceux qui le maĂźtrisent. Dans le cadre d’une Ă©tude sur le soin, Ă  cĂŽtĂ© de l’analyse de la maladie, de la condition du malade et du milieu qui l’entoure, c’est le rĂŽle du mĂ©decin qui demande Ă  son tour d’ĂȘtre approfondi et Ă©clairci, Ă  partir de sa condition Ă  la fois professionnelle et existentielle

    La spontaneitĂ  malata. Follia e patologia nella filosofia di FĂ©lix Ravaisson

    No full text
    The Morbid Spontaneity. Madness and pathology in Felix Ravaisson's philosophy. In Ravaisson's philosophy, the concept of spontaneity refers to the first, basic and organic form of improvisation. Nature consists in fact of a rational law of development named habit, that regulates all movements, summarizing the external impulsions and the internal penchants in the form of spontaneous activity. However the insertion of spontaneity in nature determines the appearance of unpredictability and negativity in life's productions, as organic and psychical pathologies. Ravaisson will try to show how this morbid spontaneity belongs to nature's rationality

    Il problema estetico in Henri Bergson: la critica di Raymond Bayer alla teoria della percezione pura

    No full text
    In 1941, namely the year of Henri Bergson’s death, Raymond Bayer publishes in Revue philosophique an inflammatory article on Bergson’s philosophy, wondering whether the French philosopher had ever delivered an actual aesthetic theory. Although it is well known that Bergson recurred, along his entire corpus, to several examples borrowed from art, and based his metaphysical assumptions on the psychological act of intuition, he never wrote a treatise on aesthetics, nor he dealt minutely with the problem of beauty. As shown by Bayer, this characteristic of Bergson’s philosophy raises several doubts: being his metaphysics essentially anchored on the concept of pure perception, and being this very perception a form of knowledge that primarily belongs to the artist, Bergson should have elaborated an aesthetic theory. Now the problem is to understand why he did not do that
    corecore