4 research outputs found

    Distribution of the brown bear (Ursus arctos marsicanus) in the Central Apennines, Italy, 2005-2014

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    Despite its critical conservation status, no formal estimate of the Apennine brown bear (Ursus arctos marsicanus) distribution has ever been attempted, nor a coordinated effort to compile and verify all recent occurrences has ever been ensured. We used 48331 verified bear location data collected by qualified personnel from 20052014 in the central Apennines, Italy, to estimate the current distribution of Apennine brown bears. Data sources included telemetry relocations, scats and DNA-verified hair samples, sightings, indirect signs of presence, photos from camera traps, and damage to properties. Using a grid-based zonal analysis to transform raw data density, we applied ordinary kriging and estimated a 4923 km2 main bear distribution, encompassing the historical stronghold of the bear population, and including a smaller (1460 km2) area of stable occupancy of reproducing female bears. National and Regional Parks cover 38.8% of the main bear distribution, plus an additional 19.5% encompassed by the Natura 2000 network alone. Despite some methodological and sampling problems related to spatial and temporal variation in sampling effort at the landscape scale, our approach provides an approximation of the current bear distribution that is suited to frequently update the distribution map. Future monitoring of this bear population would benefit from estimating detectability across a range on environmental and sampling variables, and from intensifying the collection of bear presence data in the peripheral portions of the distribution

    Il monitoraggio della produzione trofica: uno strumento per la gestione dell'orso bruno

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    La variabilità stagionale e annuale della disponibilità di cibo influenza gli spostamenti dell'orso bruno, il potenziale riproduttivo e la suscettibilità alla mortalità causata dall'uomo. Il monitoraggio della produzione trofica annuale e stagionale è un importante strumento gestionale, consentendo la valutazione delle potenzialità trofiche di un'area e la calibrazione di interventi di conservazione. La produzione trofica può essere valutata a diversi livelli secondo una complessità crescente. La valutazione visuale in classi fatta da osservatori esperti è un metodo veloce e poco dispendioso, ma la sua relazione con la produzione reale non è mai stata verificata. Lo scopo di questa ricerca è verificare se la produzione stimata visivamente in classi di abbondanza è un indice attendibile della produzione reale valutata con la conta dei frutti. Due osservatori hanno rilevato indipendentemente la valutazione della produzione trofica tramite a) stima visuale in classi di abbondanza, b) conta dei frutti presenti su 10 rami di 1937 piante appartenenti a 19 specie di arbusti. Sono state individuate 4 classi di abbondanza: 0, produzione nulla o quasi; 1, produzione < della media; 2, produzione media; 3, produzione > della media. I dati della valutazione sono stati raggruppati per classe di produzione (fattore di classificazione) con la conta totale dei frutti come variabile dipendente; tramite analisi della varianza è stato verificato se il numero di frutti in una certa classe di abbondanza fosse significativamente diverso dal numero di frutti rispetto alle altre classi di abbondanza. Il numero totale di frutti è risultato significativamente diverso tra le classi di produzione e per ogni confronto tra coppie di classi. Tali risultati giustificano un monitoraggio speditivo e visuale della produzione trofica con risparmio in termini di risorse umane, fornendo un quadro biologicamente e statisticamente correlato alla produzione reale, a patto che il campionamento venga oppportunamente stratificato e pianificato secondo uno schema rigoroso

    Monitoraggio non invasivo dell'orso bruno nell'Appennino abruzzese

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    Nell'ambito di un progetto LIFE sulla conservazione dell'orso bruno è in fase di definizione un protocollo di monitoraggio non invasivo della popolazione tramite raccolta di campioni biologici e tipizzazione del genotipo tramite <em>DNA fingerprinting</em>. I campioni biologici sono stati raccolti mediante: A- trappole per la cattura dei peli; B- campionamenti in centri di aggregazione stagionale; C- itinerari campione; D- opportunisticamente. Dal 2000 al 2002 sono stati raccolti complessivamente 355 campioni biologici: 67 nel 2000, 49 nel 2001 e 239 nel 2002. Nel 2002 sono stati raccolti 12 campioni provenienti dal trappolaggio dei peli, 63 campioni nei centri di aggregazione stagionale, 122 campioni tramite sopralluoghi e grazie a segnalazioni verificate, e 42 lungo percorsi campione. Sono stati individuati 13 genotipi. Di questi, 2 erano stati rinvenuti nel 2000 e nel 2001; 2 erano stati rinvenuti nel 2001 e 1 nel 2000. Nel 2002, nelle trappole di raccolta peli, sono stati rilevati 299 campioni, appartenenti a <em>Canidae</em>, <em>Ursus</em> e <em>Ungulata</em>. Il relativo successo di cattura per trappola (n. campioni totali anno/n. trappole totali anno) è stato pari a 1,4. Il successo di cattura per cella (n° campioni/n° celle) è stato pari a 8,5. Considerando solo i campioni di pelo di orso, identificati tramite analisi dell'mtDNA, il successo di cattura per trappola è stato pari a 0,009 e il successo di cattura per cella è stato di 0,05 (per 4 campioni le analisi genetiche sono ancora in corso). In tutti gli anni di campionamento il numero di genotipi rilevati è stato pari a 19. Il numero di campioni e genotipi rilevati varia in base alla metodologia di raccolta e alla localizzaizone geografica delle unità di campionamento. Nove genotipi provengono da ricerche effettuate all'esterno dell'area del progetto, a nord del Parco Nazionale d'Abruzzo. La densità minima dei genotipi rilevati nel 2002 nell'area del progetto LIFE è pari a 0,005/km² (1/180 km²). Considerando la bassa probabilità di identità (PId) risultante dalle analisi genetiche e la dimensione ridotta della popolazione (80-100 individui), non dovrebbero sussistere differenze rilevanti tra densità minima dei genotipi e densità minima di orsi

    Orso, ghianda e faggiola: produzione trofica e fattori ambientali

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    La produzione di ghianda e faggiola è stata monitorata nel 2001 e 2002 nell'area del progetto LIFE tramite griglia di plot (maglia= 500 m) distribuiti in maniera sistematica nell'area di studio. In faggeta sono stati campionati 214 plot da settembre a dicembre 2001 e 130 tra ottobre e novembre 2002. Nei querceti sono stati campionati 143 plot da gennaio a marzo 2002 e 143 plot da settembre a dicembre 2002. Nei plot (circolari, Ø= 40 m) i frutti sono stati raccolti in 17 stazioni (superficie= 1 m²) e sono stati successivamente divisi in 5 tipi in base alla grandezza e condizione del seme. Sia il numero totale di faggiole raccolte (148.1369 vs. 9.412) sia il numero medio di faggiole/plot (692,2 vs. 72,4) è stato maggiore nel 2001 rispetto al 2002. Analogamente, la densità media di faggiole (tipo 1+2) nell'autunno 2001 è stata maggiore di quella del 2002 (26,8 vs. 1,8). La produzione della ghianda di cerro è stata maggiore nel 2002 rispetto al 2001. Nell'inverno 2001/2002 sono state raccolte 5.445 ghiande, mentre nell'autunno 2002 il numero di ghiande raccolte è stato pari a 13.814. Il numero medio di ghiande di cerro totali / plot è stato pari a 57,9 nel 2001/2002 e a 121,2 nel 2002. Le evidenti differenze di produzione di faggiola (0,34 1259 g) e ghianda (0,434 - 9,99 g) tra i plot sembrano attribuibili alla gestione selvicolturale. Infatti, analisi preliminari hanno evidenziato che i fattori stazionali (quota, esposizione) non incidono in misura significativa sulla quantità di frutti prodotti. L'uso dello spazio nell'orso bruno è influenzato dalla disponibilità trofica, che nel periodo autunnale è importante in relazione a svernamento e gravidanza. Poiché, in funzione della disponibilità di faggiola risulta una variazione nell'alimentazione, si raccomandano interventi di monitoraggio della produzione e distribuzione della faggiola e delle fonti trofiche che ad essa si alternano. Così, sarà possibile inquadrare in un contesto territoriale coerente gli interventi di gestione come, p. es., il foraggiamento supplementare, la restrizione all'accesso in alcune aree e l'attività venatoria
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