30 research outputs found
L'invenzione dell'autore. Privilegi di stampa nella Venezia del Rinascimento
Contestualizzando una serie selezionata di esempi di concessione di privilegio da parte della Serenissima, "L'invenzione dell'autore" mette in luce le radici materiali e artigianali delle prime forme di riconoscimento di proprietà intellettuale
La peste e la stampa : Venezia nel XVI e XVII secolo
Quest’anno è quasi inevitabile riflettere sulle passate pandemie e sulle reazioni istituzionali e individuali di fronte a un nemico invisibile che nel corso della storia ha condizionato pesantemente le vite di ciascuno. Il volume propone un racconto costruito su una scelta di testi a stampa un tempo molto diffusi, ma oggi rarissimi, apparsi sul territorio italiano, per lo più veneto, sotto l’incalzare delle ondate epidemiche del Cinque e Seicento. Si tratta di esemplari unici come il foglio con le ricette per automedicazione insegnate da una «medichessa» al servizio della Repubblica, o un altro che raccoglie i motti (anche di spirito) che comparvero sui cartelli affissi alle botteghe serrate della città, o l’altrettanto unico campionario di versi di consumo su foglietti volanti, un po’ mordaci, un po’ moraleggianti o semplicemente desolati. Fanno da contrappunto e contesto i tanti provvedimenti ufficiali di confinamento e disinfezione stampati su fogli volanti, insieme a un toccante resoconto protogiornalistico dei giorni più cupi della Venezia appestata e reietta dagli altri stati. Pur senza scomparire, nei decenni le ricorrenti pandemie divennero più controllabili localmente anche grazie alla duttilità della stampa effimera, impiegata per scopi pratici oltre che ricreativi
La stampa medico-scientifica nell’Europa del XV secolo. Con cenni sulla fruizione dei libri di materia medica e ricettari
Indice: 1. Una rivoluzione dai margini, un po’ anonima e molto pseudonima; 2. Mappare il secolo che non c’è: latino e volgari, testi medievali, classici e contemporanei; 3. Medicina per l’università; 4. Medicina per professionisti; 5. Regimina sanitatis; 6. Libri di materia medica; 7. Ricettari, vademecum e medicina in versi: la medicina domestic
Il contagio dei libri in tempo di peste. Fra medicina accademica e medicina territoriale
During the epidemic peaks of the early modern age, there were sharp increases in the production of printed materials, often on flysheets that today survive as unica: decrees of health offices, pre-printed passes, recipes for the body and soul, short chronicles and a large number of verse compositions. After a brief introduction to the medical-scientific context, the essay focuses on the publication of poetic texts and official documents. The former expressed the widespread mood of people exacerbated by the epidemic and discouraged by a science that did not provide effective therapeutic answers. The latter, the decrees of the Health Office, some drawn up in collaboration with physicians practising in the area, were decisive in containing the contagion, codifying health monitoring and techniques for disinfecting movable and immovable property. The substances used for disinfection were endowed with antibacterial properties that were also confirmed by the most recent biochemical studies: they were the most effective response to the disease, in stark contrast to the sterile landscape of academic discussions.Durante i picchi epidemici della prima età moderna si registrano forti incrementi della produzione a stampa, spesso su fogli volanti che oggi sopravvivono in esemplare unico: decreti degli uffici di sanità, lasciapassare, ricette per il corpo e per l’anima, cronache di ragguaglio e moltissimi componimenti in versi. Dopo una breve premessa relativa al contesto medico-scientifico, il saggio si sofferma in particolare sulla pubblicazione di testi poetici e su quella di documenti ufficiali. I primi esprimevano l’umore diffuso di persone esacerbate dall’epidemia e sconfortate da una scienza che non dava risposte terapeutiche efficaci. I secondi invece, i decreti delle magistrature sanitarie, approntati in alcuni casi in collaborazione con medici praticanti sul territorio, furono determinanti per il contenimento del contagio, codificando il monitoraggio sanitario e le tecniche di disinfezione di beni mobili e immobili. Le sostanze usate per la disinfezione erano dotate di proprietà antibatteriche confermate anche dai più recenti studi biochimici, e costituirono la risposta più efficace al morbo, di contro all’incerto panorama delle controversie accademiche
Inventario di bottega di Antonio Bosio veneziano (1646-1694)
Nel 2009 è uscito per i tipi di FrancoAngeli Il secolo di carta. Antonio Bosio artigiano di testi e immagini nella Venezia del Seicento. Allargando lo sguardo oltre i limiti biografici del protagonista – libraio, tipografo e incisore – e quelli geografici di Venezia, lo studio aveva cercato di fare di un oscuro ma poliedrico artigiano della carta stampata la chiave di lettura del commercio di testi e immagini dell’epoca in cui operava. Qui la seconda e ultima puntata del Secolo di carta, l’edizione integrale dell’inventario di bottega di Antonio Bosio, dal quale la prima ricerca era sbocciata. Era importante dare la possibilità di scorrerne le pagine per la quantità e l’estrema varietà dei materiali ivi descritti, che va dal libro al foglio volante di preghiere, dall’incisione da collezione a quella d’arredo o per laurea, dalle cartegloria ai ventagli e a molto altro ancora. Varietà che rende l’inventario veneziano quasi unico. L’edizione dell’Inventario, con nuovi documenti sulla famiglia Bosio illustrati nell’introduzione, nasce sotto l’auspicio della collaborazione tra persone e discipline. Fra bibliografia e storia – a torto spesso ritenute in competizione tra loro –, perché l’edizione di una fonte come questa invita a formulare riflessioni storiche a partire dall’osservazione di fenomeni bibliografici, anche i più minuti e apparentemente insignificanti. Collaborazione fra persone perché invita tutti i lettori ad appassionarsi al gioco di individuazione degli esemplari superstiti delle voci d’inventario che ancora mancano di identificazione, o, al contrario, a prendere coscienza della loro definitiva scomparsa, spia sfuggente dei silenzi della storia
Sul filo dei segreti medicinali: praticanti e professionisti del mercato della cura a Venezia (secoli XVI-XVIII)
La ricerca ha per oggetto le autorizzazioni a manipolare e vendere medicamenti rilasciate fra XVI e XVIII secolo dai provveditori alla Sanit\ue0 di Venezia a 375 fra medici, speziali, droghieri, etc. ma anche figure non appartenenti alla professione medica (eccetto ciarlatani, gi\ue0 ben indagati dalla letteratura come dalla recente produzione accademica).
Nella prima parte si esamina l\u2019evoluzione normativa fra gli anni 1549-1798, estremi della prima ed ultima autorizzazione rilasciata per segreti medicinali. Evoluzione che evidenzia come i soggetti produttori di segreti non siano solo ciarlatani, opinione invalsa negli studi, ma appartengano a varie categorie professionali, che negli anni si definiscono sempre pi\uf9 dettagliatamente. La manipolazione dei segreti si innesta quindi nel circuito del mercato della cura condividendo un tratto peculiare della farmacopea veneta: l\u2019assenza di un codice farmaceutico di riferimento, che determina una grande libert\ue0 di invenzione e soprattutto una grande inclinazione chimica, spesso bandita dalle prime farmacopee ufficiali.
La parte centrale della tesi si cerca di ricostruire, nei limiti concessi dalle fonti, le basi culturali che muovono i manipolatori di segreti ad interessarsi agli studi naturalistici e chimici, passando in rassegna una serie di casi-studio. Sulla base della variazione in percentuale delle professioni lungo i secoli XVI-XVIII, i manipolatori di segreti vengono cos\uec inseriti nella tradizione locale di studi chimici, botanici e di farmacopea.
Nella terza parte si prende in esame l\u2019ultima stagione dei segreti medicinali, la produzione tardo settecentesca, in cui vengono a maturazione una serie di caratteristiche di fondo: esigenza di rinnovamento e originalit\ue0, ricerca di un impatto terapeutico dolce e non invasivo, tendenza a costruire reti commerciali sovranazionali. Tra i manipolatori di segreti, gli speziali sono i professionisti che pi\uf9 sono aumentati dal XVI secolo, assecondati in ci\uf2 anche dalle autorit\ue0 che vogliono ricondurre la produzione e vendita di segreti nelle botteghe medicinali. Il crepuscolo dei segreti \ue8 alle porte: la creativit\ue0 di professionisti e praticanti \ue8 ricondotta nell\u2019alveo di un sempre pi\uf9 capillare programma di disciplinamento socio-culturale.The purpose of the research are the medicines and remedies (\u201csecrets\u201d) patented by Venetian Health authorities to 375 among physicians, apothecaries, grocers, practitioners etc. (except \u201ccharlatans\u201d, already well explored) in sixteenth- to eighteenth-century Venice.
In the first part we analyse the development of the regulatory framework from 1549 to 1798, dates of first and last licence for secrets. Development that highlights how the secrets manipulators are not exclusively charlatans, as most of the academic studies support, but they belong to various professional groups, defining them more and more minutely over the years. The manipulation of remedies and medicines is part of the care market, sharing a peculiar feature with the Venetian pharmacopoea: the lack of a binding pharmaceutical code, exciting a great deal of inventivness and above all a good tendency to chemical studies, usually avoided from the official pharmacopoeias.
The central part of the research tries to reconstruct, to the extent permitted by sources, the socio-cultural background inducing the secrets manipulators to engage in naturalistic and chemical studies. We browse then a series of case studies along the XVI-XVIII centuries, concernig professionals and non professionals, inserting them in the local tradition of chemical, botanical and pharmaceutical tradition.
The third part of the research is devoted to the last flowering of secrets, the late seventeenth-century one, when many features mature: the pursuit of therapeutical sweetness, together with a noninvasive therapeutical impact and the tendency to build large commercial networks. From the sixteenth century, among the manipulators of secrets, apothecaries are the most increasing group of professionals, facilitated by Health authorities that want to bring the care market back into the medicine shops. This is the twilight of the medicinal secrets: creativity of professionals and practitioners is shrinking day by day, while authorities are creating an increasingly widespread system of socio-cultural disciplining
Games in the Drawer? The Third Mission of University in Research Projects
The article takes inspiration from the organization of a temporary exhibition as part of a Marie Skłodowska-Curie project held between Venice (Ca’ Foscari) and Providence (Brown University) to address certain problematic issues related to Third Mission initiatives. After a brief description of the project and event, along with some details regarding the broad spectrum of activities and products falling within the scope of the Third Mission, the focus of the article shifts to the development and valorization of a research product aimed at Public Engagement: the prototype of a board game
CULTURAS DE INVERNO NA SUPRESSÃO DE PLANTAS DANINHAS: RELAÇÃO COM O DESENVOLVIMENTO INICIAL DA CULTURA DA SOJA (Glycine max)
As plantas daninhas competem diretamente com as culturas implantadas, e essa competição, muitas vezes, pode causar problemas irreversíveis. Esse trabalho tem como objetivo avaliar o efeito de diferentes espécies de coberturas de solo cultivadas consorciadas ou em cultivo solteiro, sob a supressão de plantas daninhas e desenvolvimento inicial da cultura da soja (Glycine max). O experimento foi conduzido no ano agrícola de 2020/2021, na Área Experimental da Fazenda Escola da Universidade de Cruz Alta, na cidade de Cruz Alta/RS. Onde foram semeados 8 (oito) tratamentos, constituídos por 7 (sete) plantas de coberturas de inverno, utilizadas isoladas e em consórcio e 1 tratamento deixado em pousio (Testemunha), no período do inverno. No pleno florescimento das mesmas, foram feitas coletas para quantificar a massa seca e massa verde produzida. E posterior realizou-se a dessecação e a semeadura da soja. Aos 7 e 15 DAE (Dias Após a Emergência), foram realizadas analises para avaliar o desenvolvimento inicial da cultura, sendo aos 7 DAE quantificado o número de plântulas emergidas, e aos 15 DAE analisadas altura de plantas. O uso de plantas de coberturas de solo representa grande vantagem ao produtor, no sentido que reduz o potencial de competição das plantas daninhas. Cobertura de inverno proporcionada pelo consórcio de aveia preta (Avena strigosa) + nabo forrageiro (Raphanus sativus) + ervilhaca (Vicia sativa) desempenha papel supressor sobre plantas daninhas infestantes, em especial a buva (Conyza spp.), permitindo melhor desenvolvimento inicial da cultura da soja
Inventing a herbal tradition: The complex roots of the current popularity of Epilobium angustifolium in Eastern Europe
Ethnopharmacological relevance: Currently various scientific and popular sources provide a wide spectrum of ethnopharmacological information on many plants, yet the sources of that information, as well as the information itself, are often not clear, potentially resulting in the erroneous use of plants among lay people or even in official medicine. Our field studies in seven countries on the Eastern edge of Europe have revealed an unusual increase in the medicinal use of Epilobium angustifolium L., especially in Estonia, where the majority of uses were specifically related to “men's problems”. The aim of the current work is: to understand the recent and sudden increase in the interest in the use of E. angustifolium in Estonia; to evaluate the extent of documented traditional use of E. angustifolium among sources of knowledge considered traditional; to track different sources describing (or attributed as describing) the benefits of E. angustifolium; and to detect direct and indirect influences of the written sources on the currently documented local uses of E. angustifolium on the Eastern edge of Europe. Materials and methods: In this study we used a variety of methods: semi-structured interviews with 599 people in 7 countries, historical data analysis and historical ethnopharmacological source analysis. We researched historical and archival sources, and academic and popular literature published on the medicinal use of E. angustifolium in the regions of our field sites as well as internationally, paying close attention to the literature that might have directly or indirectly contributed to the popularity of E. angustifolium at different times in history. Results: Our results show that the sudden and recent popularity in the medical use of E. angustifolium in Estonia has been caused by local popular authors with academic medical backgrounds, relying simultaneously on “western” and Russian sources. While Russian sources have propagated (partially unpublished) results from the 1930s, “western” sources are scientific insights derived from the popularization of other Epilobium species by Austrian herbalist Maria Treben. The information Treben disseminated could have been originated from a previous peak in popularity of E. angustifolium in USA in the second half of the 19th century, caused in turn by misinterpretation of ancient herbals. The traditional uses of E. angustifolium were related to wounds and skin diseases, fever, pain (headache, sore throat, childbirth), and abdominal-related problems (constipation, stomach ache) and intestinal bleeding. Few more uses were based on the similarity principle. The main theme, however, is the fragmentation of use and its lack of consistency apart from wounds and skin diseases. Conclusions: Historical ethnobotanical investigations could help to avoid creating repeating waves of popularity of plants that have already been tried for certain diseases and later abandoned as not fully effective. There is, of course, a chance that E. angustifolium could also finally be proven to be clinically safe and cost-effective for treating benign prostatic hyperplasia, but this has not yet happened despite recent intensive research. Documented traditional use would suggest investigating the dermatological, intestinal anti-hemorrhagic and pain inhibiting properties of this plant, if any
Abstracts from the 20th International Symposium on Signal Transduction at the Blood-Brain Barriers
https://deepblue.lib.umich.edu/bitstream/2027.42/138963/1/12987_2017_Article_71.pd