41 research outputs found

    Assembly and disassembly – The module as a compositional element for a ‘new’ sustainability – The Spanish case

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    This paper investigates the concept of module based on Argan’s proposed dual definition of module-measure and module-object, reflecting on architectural design by ‘elements’ from a circular economy perspective. This reflection is conducted by selecting case studies on prefabricated architecture within the Iberian context, comparing contemporary projects with selected works by 20th-century Masters, following a reverse process. These works are offered as emblematic, in a logic of interaction and ‘synthesis’ between technology and design in relation to the contemporary global challenges of sustainability and energy transition. The investigation into new ways of understanding and designing architecture introduces the method of Design for Disassembly and extends the reflection on the reuse of buildings to the individual elements they are composed of.   Article info Received: 15/09/2023; Revised: 19/10/2023; Accepted: 26/10/202

    A case-report of a pulmonary tuberculosis with lymphadenopathy mimicking a lymphoma.

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    Abstract Clinical and radiological manifestations of tuberculosis (TB) are heterogeneous, and differential diagnosis can include both benign and malignant diseases (e.g., sarcoidosis, metastatic diseases, and lymphoma). Diagnostic dilemmas can delay appropriate therapy, favoring Mycobacterium tuberculosis transmission. We report on a case of TB in an immunocompetent, Somalian 22-year-old boy admitted in the respiratory unit of an Italian university hospital. His symptoms and clinical signs were thoracic pain, weight loss, latero-cervical, mediastinal, and abdominal lymphadenopathy. Smear microscopy and PCR were negative for Mycobacterium tuberculosis . The unclear histological pattern, the unusual clinical presentation, the CT scan signs, the BAL lymphocytes suggested the suspicion a lymphoma. Culture conversion proved Mycobacterium tuberculosis infection. This case report highlights the risk of misdiagnosis in patients with generalized lympho-adenopathy and pulmonary infiltrates, particularly in Africans young patients

    Covid-19 and the role of smoking: the protocol of the multicentric prospective study COSMO-IT (COvid19 and SMOking in ITaly).

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    The emergency caused by Covid-19 pandemic raised interest in studying lifestyles and comorbidities as important determinants of poor Covid-19 prognosis. Data on tobacco smoking, alcohol consumption and obesity are still limited, while no data are available on the role of e-cigarettes and heated tobacco products (HTP). To clarify the role of tobacco smoking and other lifestyle habits on COVID-19 severity and progression, we designed a longitudinal observational study titled COvid19 and SMOking in ITaly (COSMO-IT). About 30 Italian hospitals in North, Centre and South of Italy joined the study. Its main aims are: 1) to quantify the role of tobacco smoking and smoking cessation on the severity and progression of COVID-19 in hospitalized patients; 2) to compare smoking prevalence and severity of the disease in relation to smoking in hospitalized COVID-19 patients versus patients treated at home; 3) to quantify the association between other lifestyle factors, such as e-cigarette and HTP use, alcohol and obesity and the risk of unfavourable COVID-19 outcomes. Socio-demographic, lifestyle and medical history information will be gathered for around 3000 hospitalized and 700-1000 home-isolated, laboratory-confirmed, COVID-19 patients. Given the current absence of a vaccine against SARS-COV-2 and the lack of a specific treatment for -COVID-19, prevention strategies are of extreme importance. This project, designed to highly contribute to the international scientific debate on the role of avoidable lifestyle habits on COVID-19 severity, will provide valuable epidemiological data in order to support important recommendations to prevent COVID-19 incidence, progression and mortality

    Tra Archè e Techne. Sottili equilibri nell'opera di Oton Jugovec

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    Alcune opere dell’architetto sloveno Oton Jugovec sono utilizzate per indagare più in generale la sua ricerca figurativa e architettonica, in cui la definizione della forma può essere compresa solamente come il risultato di una sintesi di rapporti tra “costruzione” e “luogo”. L’evoluzione del suo pensiero manifesta un graduale allontanamento dai modi della standardizzazione internazionale, nell’intento di sviluppare un’architettura capace di estrarre e astrarre principi e forme derivate dallo studio di epoche precedenti, e della tradizione. Attenzione ai luoghi e memoria delle identità locali, combinate con l’invenzione formale e strutturale a partire da materiali della tradizione sono gli elementi che contraddistinguono il suo lavoro e costituiscono ancora elemento di attualità

    Le scatole magiche di Alejandro de la Sota

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    Sulla durata e la permanenza in architettura

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    Il n°315 della rivista Techniques & Architecture intitolato “du bon usage des énergies”, alla fine degli anni ’70, poneva l’attenzione sulla questione energetica dimostrando come questa costituisse già uno degli elementi di dibattito nel panorama architettonico. A distanza di circa quarant’anni più che interrogarci sull’attualità delle soluzioni proposte è di interesse valutare se e quanto le inaspettate crisi di questi ultimi anni abbiano realmente innescato un cambio di paradigma nel dibattito architettonico. In linea con l’editoriale della rivista francese, l’obiettivo di un’indagine sul buon uso delle energie non consiste nella redazione di un catalogo di “ricette rassicuranti grazie alle quali si apre la possibilità di usare un nuovo vocabolario” di elementi tecnologici, quanto forse di interrogarsi criticamente su trinomio beautiful | sustainable | together proposto dalla Presidente von der Leyen per il New European Bauhaus. Ma sostenibilità consiste nell’utilizzo dell’ultimo prodotto tecnologico il cui ciclo di vita, nella maggior parte dei casi, ha un tempo limitato e implica uno smaltimento spesso oneroso in termini economici, di utilizzo di risorse e produzione di rifiuti? O questa sempre più rapida accelerazione non necessita di una riflessione che torni a indagare l’architettura delle origini in cui il valore della durata e della permanenza costituiva uno degli elementi cardine e l’aspetto energetico la base per la definizione della forma e la scelta dell’uso dei materiali? Condividendo l’opinione di Francesco Venezia che “la modernità è la capacità di amministrare risorse che sono sempre più complesse, più ricche, più varie”, alcuni recenti progetti realizzati in paesi poveri muovono a riflessioni sui valori profondi della disciplina progettuale e sul ruolo dell’architetto di sapiente costruttore di futuro

    Nel tempo I Oltre il tempo. Appunti su alcuni allestimenti di Francesco Venezia

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    A partire dall’inizio del nuovo millennio, l’architetto partenopeo Francesco Venezia si cimenta nell’allestimento di una serie di mostre considerate eredi della tradizione delle opere espositive dei maestri italiani della seconda metà del Novecento. Tali progetti possono essere al contempo letti come espressione di inquietudini e ossessioni che permeano l’intera sua opera. Carattere distintivo e comune ai suoi allestimenti temporanei è l’accompagnare il visitatore all’interno di un racconto, che esprime precisi punti di vista sulle opere esposte e rende manifesta l’intenzione dell’autore di evocare significati risvegliando i sensi. Il testo indaga la natura polisemica dei racconti proposti da Venezia e dei plurimi registri narrativi che si dipanano lungo percorsi immaginati come sequenze di stanze del pensiero. Interpretando forme e spazi progettati dall’architetto, volumi dalle forme primarie, intercapedini abitate e giustapposizione tra opere di diversi periodi storici sono gli espedienti utilizzati per disvelare relazioni a distanza (nel tempo e nello spazio) e proporre allegorie del tempo. Nel suo lavoro aggregazioni provvisorie, intrecci di enigmi e interrogazioni infinite – per contrasto e differenza – rendono le opere esposte intelligibili e le traghettano all’interno di un tempo che riflette costantemente sull’idea della costanza e del mutamento

    Historical evidence, the enigma of beauty in Italy’s great war border territories

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    I territori di confine del nord est d’Italia si configurano come un palinsesto in cui i segni di antiche tracce, visibili o parzialmente sepolte, richiamano alla memoria le tragiche vicende dei conflitti che per secoli ne hanno trasformato l'aspetto e la conformazione. Ciò che resta di quegli eventi contribuisce alla definizione di una identità che attesta una straordinaria ricchezza di relazioni, e che si articola incessantemente in un processo continuo di riscrittura. Questo mondo di frammenti sparsi aspetta di essere riconosciuto e compreso, ma soprattutto di essere rimesso in rete a costruire percorsi culturali che recuperino e reinterpretino strati nascosti e sepolti. Più o meno antichi manufatti e infrastrutture, punti e linee, orme e impronte mantengono infatti al loro interno una carica vitale che attende solo di essere liberata, viaggiando a ritroso nel tempo. All'interno di una ricerca che per lungo tempo si è occupata dello studio delle infrastrutture militari della prima guerra mondiale in Veneto e Friuli, lo sguardo dell'architetto si è incrociato con quello del geografo per poter rileggere, tra le pieghe, memorie 'iscritte sul rovescio' del paesaggio. Una innumerevole quantità di documenti d'archivio ha reso possibile la rappresentazione di questi segni in disegni, carte e mappe utilizzate successivamente per alcune sperimentazioni progettuali di montaggio. Attraverso operazioni di accostamento, compenetrazione o sovrapposizione si è affidato al progetto il compito di reinterpretare e tramandare eventi che, se da un lato hanno prodotto ingenti distruzioni, al contempo hanno garantito e promosso lo sviluppo e l'infrastrutturazione di territori precedentemente poco abitati e organizzati. Questi nuovi progetti di sviluppo e riuso si propongono di articolare e valorizzare l'offerta turistico/culturale di località montane o pedemontane che, nel caso delle Dolomiti, presentano una pluriennale tradizione, mentre in altri casi devono parzialmente la loro fortuna turistica a questi eventi. La tradizione del turismo sui campi di battaglia al termine del primo conflitto mondiale ha aperto una stagione o addirittura un filone che ha riportato alla luce l'attenzione sulla storia delle nazioni in anni recenti e in particolare in occasione delle celebrazioni del centenario. L'attuale condizione dei confini europei inoltre sollecita una nuova riflessione sul loro ruolo all'interno dell'Unione Europea, e offre la possibilità di una rilettura di tali ricerche e progetti alla luce dei recenti eventi che hanno rivelato come in un mondo che vuole innalzare muri, la natura ci dimostra che i confini non esistono

    Sulla durata e la permanenza in architettura

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    Il n°315 della rivista Techniques & Architecture intitolato “du bon usage des énergies”, alla fine degli anni ’70, poneva l’attenzione sulla questione energetica dimostrando come questa costituisse già uno degli elementi di dibattito nel panorama architettonico. A distanza di circa quarant’anni più che interrogarci sull’attualità delle soluzioni proposte è di interesse valutare se e quanto le inaspettate crisi di questi ultimi anni abbiano realmente innescato un cambio di paradigma nel dibattito architettonico. In linea con l’editoriale della rivista francese, l’obiettivo di un’indagine sul buon uso delle energie non consiste nella redazione di un catalogo di “ricette rassicuranti grazie alle quali si apre la possibilità di usare un nuovo vocabolario” di elementi tecnologici, quanto forse di interrogarsi criticamente su trinomio beautiful | sustainable | together proposto dalla Presidente von der Leyen per il New European Bauhaus. Ma sostenibilità consiste nell’utilizzo dell’ultimo prodotto tecnologico il cui ciclo di vita, nella maggior parte dei casi, ha un tempo limitato e implica uno smaltimento spesso oneroso in termini economici, di utilizzo di risorse e produzione di rifiuti? O questa sempre più rapida accelerazione non necessita di una riflessione che torni a indagare l’architettura delle origini in cui il valore della durata e della permanenza costituiva uno degli elementi cardine e l’aspetto energetico la base per la definizione della forma e la scelta dell’uso dei materiali? Condividendo l’opinione di Francesco Venezia che “la modernità è la capacità di amministrare risorse che sono sempre più complesse, più ricche, più varie”, alcuni recenti progetti realizzati in paesi poveri muovono a riflessioni sui valori profondi della disciplina progettuale e sul ruolo dell’architetto di sapiente costruttore di futuro
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