89 research outputs found
Chronic obstructive pulmonary disease (COPD) and occupational exposures
Chronic obstructive pulmonary disease (COPD) is one of the leading causes of morbidity and mortality in both industrialized and developing countries. Cigarette smoking is the major risk factor for COPD. However, relevant information from the literature published within the last years, either on general population samples or on workplaces, indicate that about 15% of all cases of COPD is work-related. Specific settings and agents are quoted which have been indicated or confirmed as linked to COPD. Coal miners, hard-rock miners, tunnel workers, concrete-manufacturing workers, nonmining industrial workers have been shown to be at highest risk for developing COPD. Further evidence that occupational agents are capable of inducing COPD comes from experimental studies, particularly in animal models. In conclusion, occupational exposure to dusts, chemicals, gases should be considered an established, or supported by good evidence, risk factor for developing COPD. The implications of this substantial occupational contribution to COPD must be considered in research planning, in public policy decision-making, and in clinical practice
An Investigation into Quality of Care at the Time of Birth at Public and Private Sector Maternity Facilities in Uttar Pradesh, India
Background: Ensuring high quality care during labour and childbirth is important to eliminate
preventable maternal deaths, neonatal deaths and intrapartum stillbirths. My PhD
investigates quality of care (QoC) during normal labour and childbirth, and examines whether
QoC is influenced by management practices at 26 public and private sector maternity facilities
in Uttar Pradesh, India.
Methods: First, I conducted clinical observations of labour and childbirth. I used descriptive
statistics and multivariate analysis techniques to describe and compare differences in overall
QoC, and quality for obstetric and neonatal care. Second, I used quantitative and qualitative
methods to describe existing patterns of mistreatment encountered by women. Third, I
described existing management practices using a separate survey dataset and linked both
QoC and management datasets to examine the relationship between management practices
and QoC.
Results: QoC was found to be poor at both public and private sector facilities. The private
sector outperformed public sector facilities for overall essential care at birth, and for both
obstetric and newborn care. All women encountered at least one indicator of mistreatment.
There were no significant differences between qualified and unqualified personnel for QoC
and mistreatment levels. Qualitative results suggest that informal payments are widespread,
maternity care pathways are non-functional, and there are poor hygiene standards. Lastly, I
found that maternity facilities scored poorly on management best practices. Overall, I found
no association between total management scores and QoC.
Conclusions: The results of my PhD study indicate that in 2015, in maternity facilities of Uttar
Pradesh, unqualified personnel provided the bulk of maternity care, adherence to evidencebased
obstetric and neonatal care protocols was generally poor and all women encountered
at least one practice of mistreatment. These results suggest the need to comprehensively
measure and urgently improve QoC at the time of birth in Uttar Pradesh, India
Metodiche non invasive di misura dell’infiammazione broncopolmonare.
L’infi ammazione delle vie aeree è una componente importante di varie patologie respiratorie croniche, in particolare dell’asma e della BPCO. Lo studio dei meccanismi e delle caratteristiche dei processi infiammatori delle vie aeree ha contribuito a stabilire la patogenesi di queste malattie. La disponibilità di metodiche non invasive ha permesso di estendere la valutazione dell’infiammazione delle vie aeree dalla ricerca alla pratica clinica, favorendo un inquadramento più accurato del paziente affetto da alcune patologie polmonari. Le metodiche meglio standardizzate sono l’esame dell’espettorato indotto e la determinazione dell’ossido nitrico (NO) nell’aria espirata. Altre metodiche che sono trattate in questo capitolo sono la misura della temperatura dell’aria espirata e le analisi del condensato dell’aria espirata
L’esposizione professionale nella broncopneumopatia cronica ostruttiva
La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) è attualmente la quarta causa di morte nel mondo. Si stima
che l’impatto globale della BPCO continuerà a crescere nei prossimi decenni a causa della persistente esposizione
a particelle nocive e dell’invecchiamento della popolazione mondiale. Il fumo di tabacco è il fattore di
rischio principale per la malattia. Tuttavia, numerose evidenze indicano che circa il 15% di tutte le BPCO è
attribuibile a fattori di rischio occupazionali. I settori lavorativi maggiormente associati alla malattia sono quello
estrattivo, metallurgico, edile, tessile e agricolo. A questi dati si aggiungono evidenze sperimentali sulla capacità
di alcuni inalanti professionali di indurre BPCO in modelli animali. L’esposizione occupazionale, oltre ad
essere associata eziologicamente alla BPCO, correla con una peggiore qualità della vita, una maggiore gravità
della dispnea, una riduzione dei parametri di funzionalità respiratoria e un aumento del rischio di riacutizzazioni
nei pazienti già affetti dalla malattia. L’impatto della storia lavorativa sulla BPCO è quindi considerevole
e deve essere valutato nell’ambito della ricerca scientifica, nella pratica clinica e per l’attuazione di strategie
preventive efficaci
Asma professionale.Monografia “Rapporto sull’asma 2001”
none2---noneMAPP CE; BOSCHETTO P.Mapp, Ce; Boschetto, Pier
Occupational asthma
Early cessation of exposure is importan
COPD guidelines: The important thing is not to stop questioning
Not available, editoria
MALATTIE RESPIRATORIE DI ORIGINE PROFESSIONALE E/O AMBIENTALE
none3L’esposizione professionale è in grado di provocare gran parte delle malattie dell’apparato respiratorio. Alcune patologie respiratorie acute come la tracheobronchite acuta, la polmonite o l’edema polmonare possono conseguire all’inalazione di elevate concentrazioni di sostanze irritanti come il cloro, l’ammoniaca, gli ossidi di azoto, i fumi di incendi. Lavorazioni comportanti l’esposizione a rischio biologico possono essere responsabili di infezioni polmonari come la tubercolosi in operatori sanitari o le polmoniti virali (SARS in operatori sanitari, influenza aviaria in lavoratori avicoli e veterinari), o infezioni batteriche (legionellosi negli uffici), o fungine (aspergillosi in mugnai). Più frequentemente, fattori di rischio professionali sono in grado di determinare patologie respiratorie croniche. Alcune di queste come le pneumoconiosi, la polmonite da ipersensibilità e il mesotelioma sono malattie esclusivamente, o quasi, di origine professionale. Altre come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), l’asma bronchiale, il tumore polmonare o la bronchiolite obliterante sono patologie che possono avere eziologia professionale o più frequentemente non professionale. Tuttavia le caratteristiche cliniche, funzionali e anatomopatologiche di queste malattie non sono diverse quando la loro eziologia è professionale rispetto a quanto non lo è; inoltre esse sono spesso di natura multi-fattoriale, per cui spesso non è agevole discriminare il ruolo dell’esposizione lavorativa rispetto ad altri fattori come l’abitudine al fumo, l’inquinamento atmosferico o l’atopia.
Secondo fonti EUROSTAT del 2004, le malattie professionali respiratorie rappresentano circa il 17% dei casi di tutte le malattie professionali in Europa. In Italia su un totale di 24.673 malattie professionali denunciate all’INAIL nel 2006 circa il 13% era costituito da malattie respiratorie.noneP. Boschetto; C. Mapp; P. MaestrelliBoschetto, Piera; Mapp, Cristina; Maestrelli, Pier
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