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Environmental problems and Development Policies for Renewable Energy in BRIC Emerging Countries
According to well-known forecasts by Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) main challenge for future generations seems to be global warming mainly caused by fossil fuels source of energy. Kyoto protocol appears a weak response to this challenge, in particular as BRIC countries growth is increasing in last years with respect to developed countries.
But a detailed analysis reveals that BRIC countries aren’t energy-hungry as we could expect, and part of their increasing emissions depend on de-localization of industrial plant from developed countries. In addition to these, statistics reveal that BRIC countries face a major challenge in the land and forest management as sequestering instruments for CO2.
The consequence on long term GHGs emission path could be relevant, if policies on renewable “green” energy and energy efficiency will be adopted. So official commitments by each country at home and in the international system of the COP and the BRICS conference are analyzed and compared.
As energy is the most important cause for GHG emissions, we focalize on the pattern of overall energy consumption in the BRIC countries, the shift among sources and the reasons for its reduction.
Overall energy intensity seems to be reduced in the BRIC countries – less sharply after 2003 – excluding Brazil. We analyse this reduction. According to the existing analyses, a part of the decreasing emissions is due to the adoption of less polluting energy sources, including the renewable sources of energy. Their adoption of the renewables is relatively large in absolute terms, but is small in relative terms. As they remain uncompetitive in economic terms – like in the OECD countries – and lacking strong commitments to reduce emissions, we suppose that their adoption, driven by policy instruments, is mainly due to classical industrial policy reasons
La trasformazione silenziosa. Cambiamento strutturale e strategie d'impresa nella industria italiana.
Intorno alla meta degli anni novanta alcuni cambiamenti che si stavano sviluppando
da tempo nell’industria manifatturiera, secondo dinamiche autonome
e percorsi distinti, improvvisamente subiscono una accelerazione e tendono a
convergere verso un nuovo modello di produzione. Le caratteristiche essenziali
del nuovo paradigma sono l’emergere di un complesso produttivo di natura globale,
policentrico sul piano geografico e fortemente interdipendente. Si consolidano, inoltre,
forme concorrenziali basate su vantaggi competitivi temporanei che accrescono la volatilità
dei mercati e l’instabilità delle traiettorie tecnologiche. Contemporaneamente
viene abbandonato un tratto decisivo del precedente modello manifatturiero:
si rinuncia alla standardizzazione dei prodotti a favore della ricerca di soluzioni di massima
personalizzazione.
Questi elementi e soprattutto la loro combinazione rappresentano le novità di
maggior rilievo del mutamento in corso e nello stesso tempo definiscono lo
sfondo su cui si proietta l’evoluzione recente del manifatturiero italiano. I segnali
della partecipazione del sistema produttivo nazionale a questi processi erano e
sono visibili - prima fra tutti la capacità di basare le esportazioni su una elevata
e qualitativamente significativa capacità di differenziazione del prodotto - anche
se talvolta si manifestano con tendenze di natura contrastanti. Tali evidenze
comunque non sempre sono state raccolte e discusse, preferendo molti analisti
ribadire la più semplice e consolatoria profezia del ‘declino’. La conseguenza è
stata che si è trascurato di segnalare l’affiorare e il materializzarsi di una forte eterogeneità
delle condotte di impresa che ha preso la forma di una ‘trasformazione
silenziosa’ del paesaggio industriale italiano. Questo volume – che raccoglie contributi
di studiosi di formazione e di interessi di ricerca diversi - cerca di fornire
qualche elemento di riflessione per comprendere le traiettorie del rinnovamento
e tentare di identificare i soggetti e le forze che ne saranno parte attiva (e quelli
che tendenzialmente ne verranno esclusi)
Politica industriale e sviluppo sostenibile
Il libro riproduce ed amplia le relazioni presentate al workshop del 3 ottobre
2014 presso il Dipartimento di Economia dell’Università di Parma, ad opera
di studiosi appartenenti all’Università di Ferrara, allo Iefe-Università Bocconi
di Milano, all’Università di Modena, alla Scuola Sant’Anna di Pisa, nonché alla
stessa Università di Parma.
I cinque contributi qui presentati fotografano cinque diversi aspetti del rapporto
fra politica industriale (più in generale crescita economica diretta dalle istituzioni
pubbliche) e sviluppo sostenibile:
a livello nazionale, il possibile trade-off fra i due obiettivi di politica industriale
e di sostenibilità ambientale nel tentativo di gerarchizzare i “settori
strategici”, e la necessità che questo trade-off sia parzialmente compensato a
livello di sforzo innovativo (Di Tommaso e Tassinari);
a livello internazionale, la possibilità che politiche industriali nazionali non
operino all’interno di un gioco a somma zero, ma diano risultati favorevoli al
raggiungimento di un bene pubblico globale quale il cambiamento climatico
(Fabbri e Ninni);
a livello di imprese, la tendenziale riduzione delle contraddizioni fra incentivi
al loro operare e “impronta” ambientale, grazie agli accordi volontari e in
particolare all’importante ruolo della certificazione (Frey);
a livello di istituzioni, l’esistenza di tipologie diverse di obiettivi e di strumenti
a livello nazionale e a livello locale, e l’analisi in un confronto tra paesi
europei delle caratteristiche delle politiche ambientali impostate a livello
sub-nazionale (Croci e Molteni);
a livello di mercato del lavoro, l’effetto sul tessuto industriale delle politiche di aumento della flessibilità del lavoro nella singola impresa, come aspetto
particolare di una ridiscussione più ampia del concetto di sostenibilità
ambientale e dei suoi rapporti con la politica nei confronti delle imprese
(Giovannetti)
Biofuels Policy in Europe Under the Directive 2003/30: An Analysis of Goals, Hindrances, Instruments and Effects
Up to 2008/2009, biofuels were considered one of the best alternatives to oil consumption in a captive market like transports, being one of the pillars of the 20-20-20 initiative in Europe. Improvement of security of supply through partial substitution of imported oil; reduction of GHGs emissions; improvement of income and employment in the agricultural and rural sectors were the main drivers of the promotion of biofuels in Europe, as well as in the United States and in Brazil. In the European Union biofuels policy was supported through Directive 2003/30. However its effects proved to be disappointing: the consumption of biofuels was expected by the Directive to account for 5.75% share of road fuels in 2010 in the European MSs, but it came early clear that such a target could not be met. Above all, consensus about biofuels decreased sharply when their ability to strongly decrease overall GHGs emissions was questioned, and when they were blamed of being the main responsible of the 2007-2008 food price increase. Finally, a new Directive was approved on April 23rd, 2009, including the request of various certifications to prove the sustainability of biofuels. The paper deals deeply with the biofuel experience in Europe, providing a general analysis of the 2003/30 Directive. It includes an evaluation of the difficulties met in satisfying the requested targets, an assessment of the MSs policies to support biofuels, and a discussion about the main features of the (failed) birth of a new industry
Policies to Support Biofuels in Europe : The Changing Landscape of Instruments
Until 2008/2009, biofuels were considered among the best alternatives to oil consumption in a captive market such as transport fuels. Improvement of security of supply through partial substitution of imported oil, reduction of GHG emissions, improvement of income, and employment in the agricultural and rural sectors were quoted as the main drivers of the promotion of biofuels in Europe, as well as in the United States and Brazil. In the European Union, biofuels policy was supported mainly through Directive 2003/30. This article deals with the biofuel experience in Europe, providing a general analysis of the 2003/30 Directive
La libéralisation des marchés publics de la CEE et les changements de structure industrielle. L'industrie des équipements de production d'électricité
La libéralisation des marchés publics de la CEE s'effectue parallèlement à la restructuration de plusieurs industries. Cet article traite des dispositions relatives à la directive sur les secteurs exclus en se référant à l'industrie des équipements de production d'énergie. L'objectif est de discuter les effets des changements institutionnels sur les caractéristiques de ce secteur, à la fois du côté de l'offre et de la demande, en tenant compte des transformations récentes de ces industries. Après avoir présenté les effets possibles de la directive sur l'industrie et le processus de concentration en cours, cette directive peut être jugée inefficiente, inefficace ou inutile, mais elle est probablement pertinente pour standardiser le comportement des acheteurs publics des différents pays.Ninni Augusto. La libéralisation des marchés publics de la CEE et les changements de structure industrielle. L'industrie des équipements de production d'électricité. In: Politiques et management public, vol. 10, n° 2, 1992. pp. 81-100