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    L’adenocarcinoma dell’appendice ileo-ciecale: presentazione di un caso clinico e revisione della letteratura

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    L’adenocarcinoma dell’appendice ileo-ciecale è una neoplasia di rara osservazione rappresentando meno dello 0,5% di tutti i tumori dell’apparato gastrointestinale. Nella maggior parte dei casi viene diagnosticato all’esame istologico definitivo di un’appendice asportata per flogosi, talora invece rappresenta un reperto del tutto inatteso, documentato da biopsie estemporanee, in corso di intervento chirurgico eseguito per sospetta appendicite acuta o altra patologia non appendicolare. La storia naturale di tale neoplasia è fortemente condizionata dalle peculiari caratteristiche anatomiche del viscere che ne favoriscono la precoce diffusione e una notevole tendenza alla perforazione. Si associa frequentemente ad altre neoplasie primitive, sincrone o metacrone, a localizzazione colo-rettale o extraintestinale. Il trattamento chirurgico oncologicamente corretto è l’emicolectomia destra che può essere eseguita come prima procedura, nei casi in cui la neoplasia venga diagnosticata pre- o intraoperatoriamente, o come seconda procedura, due-tre settimane dopo l’appendicectomia, qualora soltanto l’esame istologico dell’appendice asportata riveli la presenza dell’adenocarcinoma. L’emicolectomia destra è il trattamento chirurgico più idoneo in tutti gli istotipi (colico, mucinoso, adenocarcinoide), in presenza di perforazione ed anche nelle neoplasie allo stadio A di Dukes. Durante l’atto operatorio è necessario effettuare un’accurata esplorazione della cavità addominale per la ricerca di neoplasie sincrone, mentre dopo l’intervento i pazienti dovranno essere sottoposti ad un follow-up regolare e prolungato nel tempo onde diagnosticare precocemente eventuali neoplasie metacrone. Riportiamo il caso di una donna di 78 anni con adenocarcinoma dell’appendice scoperto casualmente in corso di intervento chirurgico eseguito per un quadro di occlusione intestinale da sospetta neoplasia del cieco

    How future surgery will benefit from SARS-COV-2-related measures: a SPIGC survey conveying the perspective of Italian surgeons

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    COVID-19 negatively affected surgical activity, but the potential benefits resulting from adopted measures remain unclear. The aim of this study was to evaluate the change in surgical activity and potential benefit from COVID-19 measures in perspective of Italian surgeons on behalf of SPIGC. A nationwide online survey on surgical practice before, during, and after COVID-19 pandemic was conducted in March-April 2022 (NCT:05323851). Effects of COVID-19 hospital-related measures on surgical patients' management and personal professional development across surgical specialties were explored. Data on demographics, pre-operative/peri-operative/post-operative management, and professional development were collected. Outcomes were matched with the corresponding volume. Four hundred and seventy-three respondents were included in final analysis across 14 surgical specialties. Since SARS-CoV-2 pandemic, application of telematic consultations (4.1% vs. 21.6%; p < 0.0001) and diagnostic evaluations (16.4% vs. 42.2%; p < 0.0001) increased. Elective surgical activities significantly reduced and surgeons opted more frequently for conservative management with a possible indication for elective (26.3% vs. 35.7%; p < 0.0001) or urgent (20.4% vs. 38.5%; p < 0.0001) surgery. All new COVID-related measures are perceived to be maintained in the future. Surgeons' personal education online increased from 12.6% (pre-COVID) to 86.6% (post-COVID; p < 0.0001). Online educational activities are considered a beneficial effect from COVID pandemic (56.4%). COVID-19 had a great impact on surgical specialties, with significant reduction of operation volume. However, some forced changes turned out to be benefits. Isolation measures pushed the use of telemedicine and telemetric devices for outpatient practice and favored communication for educational purposes and surgeon-patient/family communication. From the Italian surgeons' perspective, COVID-related measures will continue to influence future surgical clinical practice

    La chirurgia del carcinoma del retto extraperitoneale

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    Nonostante i recenti progressi della radio-chemioterapia la chirurgia permane la principale modalità di trattamento del carcinoma del retto, l’unica in grado di offrire possibilità di guarigione. La definizione della tecnica di escissione totale del mesoretto con risparmio dell’innervazione autonoma della pelvi e le nuove modalità di ricostruzione intestinale hanno sensibilmente migliorato la prognosi come anche la qualità di vita dei pazienti operati. Risultati migliori si potranno ottenere solo attraverso un corretto approccio multidisciplinare. Gli Autori riportano la loro esperienza in merito al trattamento chirurgico del carcinoma del retto extraperitoneale puntualizzando le più significative innovazioni di tecnica adottate nel corso degli anni e sottolineando, ancora una volta, l’importanz

    La chirurgia con protesi dei laparoceli: studio prospettico e di confronto tra le procedure laparoscopica e laparotomica

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    Introduzione. Il laparocele è una complicanza che incide in maniera significativa sulla morbilità a lungo termine della chirurgia addominale. Il trattamento si avvale di diverse tecniche chirurgiche e ancora oggi può risultare in alcuni casi problematico. L’impiego delle protesi ha comportato un notevole miglioramento dei risultati di questa chirurgia. Abbiamo intrapreso uno studio prospettico per confrontare i risultati delle tecniche laparoscopica e laparotomica nella correzione dei laparoceli mediani. Pazienti e metodi. Il campione è costituito da 60 pazienti affetti da laparocele mediano che sono stati distribuiti con criterio casualistico in due gruppi: 30 sono stati sottoposti a plastica con protesi per via laparoscopica e 30 per via laparotomica, secondo la tecnica di Rives-Stoppa. I risultati a breve e lungo termine sono stati valutati con un follow-up medio di 45 mesi (range 31-78). Il confronto tra i gruppi è stato effettuato con analisi statistica. Risultati. I gruppi sono risultati omogenei per quanto concerne l’età dei pazienti, la distribuzione per sesso, l’indice di massa corporea, il punteggio ASA e le caratteristiche dei laparoceli. Sono stati riscontrati risultati significativamente migliori con la tecnica laparoscopica per quanto riguarda l’incidenza delle infezioni suppurative della ferita chirurgica, la durata dell’intervento, la durata della degenza ospedaliera e la ripresa dell’attività lavorativa e sociale mentre in ordine alle recidive non sono state riscontrate differenze tra le due tecniche. Conclusioni. Nella nostra esperienza la procedura laparoscopica si è dimostrata sicura, fattibile ed efficace quanto la tecnica classica di Rives- Stoppa e può essere proposta come valida alternativa a quest’ultima nel trattamento dei laparoceli

    Carcinoma paratiroideo: caso clinico e revisione della letteratura

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    Introduzione. Il carcinoma paratiroideo è una neoplasia endocrina rara, di difficile inquadramento clinico ed istopatologico. È responsabile di meno del 1% dei casi di iperparatiroidismo primitivo. Caso clinico. Viene presentato il caso di un paziente di 20 anni, con situs viscerum inversus (destrocardia), che riferiva la recente comparsa di una sintomatologia, rapidamente ingravescente, caratterizzata da astenia, oliguria, nausea, vomito, mialgie, parestesie degli arti inferiori e confusione mentale; i valori di calcemia e PTH erano molto elevati. Gli esami di laboratorio eseguiti nel corso del ricovero (PTH 580 pg/ml; Ca 12.40 mg/dl; P 1.9 mg/dl) e le indagini strumentali (ecografia, TC e scintigrafia paratiroidea), in associazione con i dati clinici, sostenevano l?ipotesi diagnostica, confermata poi all'esame istologico, di carcinoma paratiroideo. Il trattamento chirurgico è stato efficace determinando la normalizzazione dei livelli di calcio e PTH e conseguentemente la risoluzione della sintomatologia. A due anni dall'intervento il paziente non presenta segni certi di recidiva locale, ma sono stati evidenziati micronoduli polmonari di incerto significato patologico. Discussione e conclusione. Nessun indice clinico o bioumorale consente con certezza la diagnosi pre-operatoria di carcinoma paratiroideo. Solo l?esame istologico definitivo, con l?ausilio dell?immunoistochimica, dirime il dubbio diagnostico differenziando l?adenoma dal carcinoma. La chirurgia rappresenta l?unica forma di trattamento. La neoplasia tende a recidivare, dapprima localmente e tardivamente a distanza. Per tale motivo i pazienti devono essere sottoposti, dopo l?intervento chirurgico, ad uno stretto follow-up con dosaggio del PTH e della calcemia

    Adenocarcinoma insorto dopo proctocolectomia restaurativa per rettocolite ulcerosa: presentazione di un caso clinico e revisione della letteratura

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    La proctocolectomia restaurativa con pouch ileale è il trattamento chirurgico di scelta per la maggior parte dei pazienti affetti da rettocolite ulcerosa. L’insorgenza di un adenocarcinoma in tutta prossimità o all’interno della pouch ileale è un evento raro. Finora ne sono stati descritti solo 19 casi. Gli Autori riportano il caso di un uomo di 67 anni con adenocarcinoma in un piccolo moncone rettale residuo, insorto 12 anni dopo una proctocolectomia restaurativa con anastomosi pouch-rettale distale con doppia sutura meccanica incrociata, eseguita per rettocolite ulcerosa resistente a terapia medica. Dopo una revisione della letteratura, gli Autori analizzano alcuni aspetti tecnici dell’intervento e concludono sottolineando ancora una volta l’importanza di sottoporre tutti i pazienti operati di proctocolectomia restaurativa per rettocolite ulcerosa ad un follow-up clinico-strumentale regolare e prolungato nel tempo

    Reinterventi in chirurgia tiroidea: contributo casistico e revisione della letteratura

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    L'obiettivo di questo studio è di valutare la percentuale di complicanze nei reinterventi per patologia tiroidea e di individuare la metodologia di prevenzione delle stesse. Presentiamo la nostra casistica di 622 pazienti sottoposti ad intervento chirurgico per patologia tiroidea dal gennaio 2000 al settembre 2007. Di questi, 76 erano reinterventi per recidiva. Gli interventi di prima istanza nei rioperati erano: enucleoresezione in 9 (12.9%), lobectomia in 43 (55.5%), lobectomia più istmectomia in 7 (9.3%), tiroidectomia subtotale in 17 (22.2%). L’esame istologico definitivo deponeva per: iperplasia nodulare in 67 casi (88.15%), carcinoma papillifero in 4 casi (5.26%), tiroidite di Hashimoto in 2 casi (2.63%), adenoma follicolare in 1 caso (1.32%) e carcinoma follicolare in 2 casi (2.63%). Nei reinterventi si sono avute come complicanze maggiori: una (1.3%) sezione del nervo laringeo ricorrente, ricostruito con tecnica microchirurgica nello stesso atto operatorio; una (1.3%) insufficienza respiratoria acuta all’estubazione con paralisi delle corde vocali in adduzione ed integrità dei nervi ricorrenti verificata e documentata in occasione dell’immediato reintervento per il confezionamento della tracheostomia. Negli interventi di prima istanza si è avuto, invece, 1 caso (0.18%) di paralisi monolaterale di una corda vocale con dispnea lieve, stridore laringeo e disfonia. L'ipoparatiroidismo temporaneo (Ca<8mg/dl) si è avuto nel 47.3% dei pazienti sottoposti a reintervento e nel 45.2% dei pazienti sottoposti a tiroidectomia di prima istanza. Non si è avuto nessun caso di ipoparatiroidismo definitivo. Questo studio documenta che i reinterventi in chirurgia tiroidea possono essere realizzati con minima morbilità con un’accurata tecnica operatoria

    Trattamento chirurgico minivasivo d’urgenza di ernia gastrica iatale paraesofagea strozzata. Caso clinico

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    The Authors report a case of strangulated paraesophageal hiatal hernia occurred in a elderly woman and treated with laparascopic approach. After review of the literature regard on this uncommon pathology that present about 5% of the hiatal hernias, they emphasize that the laparoscopic approach is appropriated even in emergency and comprises complete reduction of the stomach in abdomen, control of suitable position of the distal esophagus and cardias and making of effective hiatus-plasty

    Laparoscopic diagnosis and treatment of diaphragmatic Morgagni hernie. Case report and review of the literature

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    BACKGROUND: Morgagni's hernia is a rare and congenital type of diaphragmatic hernia. The majority of these are asymptomatic and diagnosed incidentally during evaluation or treatment for other conditions. When diagnosis is made surgery is mandatory. The Authors report the laparoscopic repair of small Morgagni hernia, followed by review of the literature. MATERIALS AND METHODS: A case of 55-year-old woman complaining a sensation of tightness in her chest, but especially an oppressive epigastric pain with episodes of fainting fit and breathless is described. The definitive diagnosis was confirmed by laparoscopy. The hernia was repaired laparoscopically using a mesh fixed by hernia stapler after excision of the sac. RESULTS: In the postoperative patients has presented an episode of heart condition due to pericarditis treated pharmacologically. The patient was discharged on the seventh postoperative day symptom-free. CONCLUSIONS: Laparoscopic technique must be considered as a first line approach for the treatment of Morgagni hernia, easy and safe by carry out. We recommend do not excise hernia sac, even if small, and particular cure in the use of the mesh fixed by metal staples

    Chronic radiation-induced proctitis: The 4 % formalin application as non-surgical treatment

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    Purpose: Radiation proctitis is a known complication following radiation therapy for pelvic malignancy. The majority of cases are treated nonsurgically. Rectal instillation of formalin solution has been described as a successful treatment for chronic radiation-induced hemorrhagic proctitis resistant to medical treatment. We present our results in patients undergoing treatment with application of 4 % formalin for radiation-induced injury to the rectum. Methods: All patients were treated under anesthesia by direct application of 4 % formalin solution to the affected rectal areas. Patient gender, initial malignancy, grade of proctitis, need for blood transfusion, previous therapy, number of applications and response to treatment with formalin, complications, and length of follow-up were reviewed. Results: A total of 15 patients with a mean age of 68.9 (range, 48-77) years were followed for 31.3 (range, 18-51) months. The mean interval from the conclusion of radiotherapy and the onset of symptoms was 6.9 months. The mean duration of hemorrhagic proctitis before formalin application was 7.9 months. Ten patients had only one formalin application and five patients required a second application because of the persistent bleeding. Thirteen patients (87 %) had complete cessation of bleeding. No complications related to the formalin treatment were observed. Conclusions: According to a revision of the literature and our experience, despite the small number of patients in our trial, we can state that the application of 4 % formalin solution is an effective, safe, and well-tolerated treatment for chronic radiation-induced hemorrhagic proctitis with minimal discomfort and no severe complications. © 2012 Springer-Verlag
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