14 research outputs found

    A developmental perspective on adolescent psychoanalytic psychotherapy. An Italian study with the Adolescent Psychotherapy Q-Set

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    Introduction: despite large and widely accepted research on effectiveness, most of psychotherapy research has been done with adults; few studies have been published on the process of adolescent psychotherapy, due to the complexity of the subject and the absence of instruments sensitive enough to empirically capture its nuances. Within psychoanalytic framework, a developmental approach is particu-larly helpful in the psychotherapy of adolescents. Objective: the purpose of this study was to investigate the typical features of Italian Adolescence Psychodynamic Psychotherapy and its similarities and differences with other adolescence psycho-therapeutic approaches; We also aimed at analyzing typical therapists' responses to adolescent patients. Method: 50 italian adolescence psychotherapists filled a brief questionnaire about their clinical expertise, completed the Adolescent Psychothe-rapy Q – Set (APQ) and the Therapist Response Questionnaire (TRQ) in order to describe their "actual" practice with adolescents. Results: therapeutic process is characterized by a priority to helping adolescent make sense of his own experience, it focuses on present relationships and emotions rather than on past. Strong similar-ities with Mentalization Based Therapy, mild and no correlations with Cognitive-Behavioral Therapy and Classical Psychoanalysis respectively were found; towards adolescents therapists generaly display positive and protective countertransference responses. They less frequenlty show negative responses as overprotection, hostility or feeling of overwhelming. Conclusions: APQ and TRQ can provide meaningfull information about adolescent psychotherapy process. Instruments' improvement (i.e. reviewd items for APQ) and future perspectives are also discussed

    I contenuti tipici dei sogni. Una ricerca su sogni e narrative diurne di adolescenti e giovani adulti

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    La ricerca si propone di individuare i contenuti tipici dei sogni di adolescenti e giovani adulti, confrontandoli con narrazioni di episodi diurni. Metodo. A 500 femmine e 500 maschi adolescenti e giovani adulti è stato chiesto di scrivere un sogno e un episodio diurno recente della loro vita, con il metodo del “sogno più recente” (Hartmann, Elkin e Garg, 1991). I sogni e gli episodi sono stati codificati utilizzando una griglia costruita sulla base di elenchi di sogni tipici presenti in letteratura (Maggiolini, Cagnin, Crippa, Persico e Rizzi, 2010). Risultati. I sogni sono principalmente caratterizzati da attacchi, disorientamenti spaziali, da contenuti legati a vissuti gravitazionali e da sensazioni di impedimento fisico, mentre le relazioni di amicizia sono più frequenti negli episodi. I contenuti sessuali crescono con l’età, mentre quelli aggressivi diminuiscono. Le femmine sono più concentrate sulle relazioni interpersonali (amicizia, sessualità, accudimento), mentre i maschi sono più coinvolti in situazioni che richiedono la messa alla prova di abilità, anche fisiche. Conclusioni. La ricerca, individuando empiricamente i contenuti tipici dei sogni e la loro evoluzione, ne conferma la frequenza e consente di differenziare elementi di continuità e discontinuità tra contenuti notturni e diurni

    Dream contents of early adolescents, adolescents, and young adults: A cluster analysis with T-LAB

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    A text analysis of dreams and waking-life narratives let us detect typical dream contents. The sample is composed of 1,000 subjects, from early adolescents to young adults, including males and females. For each subject, we collected a dream and a waking-life episode according to “the most recent dream” (Hartmann, Elkin, & Garg, 1991) and “a recent episode” methodology (Maggiolini, Cagnin, Crippa, Persico and Rizzi, 2010)). Through a word analysis, we were able to identify the typical narratives of dreams and episodes. We identified 5 clusters of dreams: dreams of (a) fear and escape, (b) school, (c) competition and sport, (d) attack, and (e) falling and spatial disorientation. This research indicates a way of detecting typical dreams, not only as a description of similar contents, starting from arbitrary lists, but empirically finding just those contents that are typical of dreams compared with waking narratives

    Rappresentazioni della morte e del suicidio nei temi in classe degli adolescenti

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    RIASSUNTO: Obiettivo: Gli adolescenti spesso scrivono i propri pensieri e intenzioni di suicidio. La ricerca si propone di descrivere le rappresentazione della morte e del suicidio in temi in classe di adolescenti. Metodo: 272 temi di studenti di scuole superiori, a partire da una traccia che chiedeva di esporre le proprie riflessioni sulla morte, sono stati analizzati sia qualitativamente, attraverso le rappresentazioni prevalenti della morte, sia quantitativamente, sulla base di una griglia di analisi del contenuto. Risultati: Un riferimento esplicito al tema del suicidio è presente nel 16,2% dei temi; nel 6% è descritta un’ideazione di suicidio, con atteggiamenti di attrazione per la morte, vista come soluzione dei problemi, o di repulsione per la vita. Conclusioni: La ricerca sui temi mostra che a partire da uno stimolo specifico è possibile raccogliere i pensieri e individuare gli atteggiamenti degli adolescenti nei confronti della morte. I risultati sono confrontabili con gli esiti di altre ricerche condotte con questionari autosomministrati (Poggioli, Mansi, Mancaruso e Rigon, 2002), che rilevano percentuali di ideazione suicida e di tentativi molto superiori ai dati ufficiali (WHO, 2006a). Questi risultati possono costituire la premessa per una sensibilizzazione degli adulti nei confronti di questi studenti in difficoltà e per la progettazione di interventi di prevenzione

    Disturbi psicopatologici negli adolescenti sottoposti a procedimenti penali

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    Lo studio della prevalenza di disturbi psicologici nei giovani sottoposti a procedimenti penali è utile per orientare le scelte nell’organizzazione dei Servizi della giustizia. La ricerca si propone di determinare la presenza di problemi psicopatologici negli adolescenti che sono presi in carico dai Servizi della giustizia minorile, mettendoli in relazione con il rischio di recidiva. Metodo: Il campione di 66 minori (maschi, età media 16.3 anni; 35% italiani, 65% stranieri o nomadi), in ingresso nel circuito penale nel 2005 presso i Servizi della giustizia minorile di Milano (detenuti, residenti in comunità alloggio o in carico presso l’Ufficio di servizio sociale per minorenni) è stato valutato attraverso un questionario autosomministrato, la Youth Self Report, e un questionario compilato dagli operatori, la Teacher Report Form (Achenbach, 2001). Risultati: La valutazione da parte degli operatori rileva problemi internalizzanti nel 72% degli adolescenti e una stessa percentuale di esternalizzanti. I risultati del questionario autosomministrato indicano che il 38% degli adolescenti ha problemi esternalizzanti e il 29% internalizzanti. Il confronto tra i disturbi psicopatologici valutati dagli operatori e un indice di rischio di recidiva mostra che il 91,2% degli adolescenti con un alto indice di rischio ha un livello clinicamente significativo di problemi di rilevanza psicopatologica. Conclusioni: I disturbi sono diffusi tra i minori che entrano nel circuito penale. Il fatto che il disagio psicopatologico sia soprattutto presente tra i minori che sono a rischio di recidiva, porta a ritenere che l’intervento psicologico possa essere utile nel ridurre le recidive

    Attaccamento e problemi emotivo-comportamentali in adolescenza

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    Recenti ricerche indicano che, durante l’adolescenza, i modelli di attaccamento possono subire cambiamenti nella direzione dell’insicurezza; inoltre, in tale periodo, si rileva un’elevata presenza di problemi emotivi e comportamentali. Ciò sembra dipendere dal particolare compito di sviluppo centrato sull’individuazione e sulla costruzione di un’identità autonoma che caratterizza l’adolescenza. Come è noto rispetto a tale processo, il genere e i modelli di attaccamento possono configurarsi come fattori di rischio o di protezione per l’espressione di tali problematiche. Obiettivo e metodo: Il presente lavoro ha analizzato la distribuzione dei modelli di attaccamento, valutati nella prima adolescenza attraverso l’AICA, e la presenza di problemi emotivo-comportamentali, valutati con la YSR in relazione al genere e all’attaccamento di 42 adolescenti (21 maschi, 21 femmine). Risultati: La distribuzione dei modelli di attaccamento rivela una significativa maggioranza di soggetti con attaccamento distanziante, rispetto a campioni normativi adulti, sottolineando il percorso di autonomizzazione e la tendenza a minimizzare i bisogni di attaccamento in adolescenza. Per quanto riguarda i problemi emotivi e comportamentali, i maschi presentano punteggi relativi alla scala dei Problemi Esternalizzanti più elevati delle femmine, indipendentemente dall’attaccamento; inoltre, gli adolescenti insicuri presentano punteggi relativi ai Problemi Internalizzanti più elevati dei loro coetanei con attaccamento sicuro, indipendentemente dal genere. Conclusioni: Questi dati permettono di evidenziare l’attaccamento sicuro come un aspetto significativo per lo sviluppo in adolescenza, in grado di proteggere gli adolescenti, maschi e femmine, dall’emergere di problemi internalizzanti. Il genere maschile si delinea, d’altra parte, come un fattore di rischio per gli adolescenti rispetto ai problemi esternalizzanti, indipendentemente dal tipo di attaccamento

    La valutazione del rischio di recidiva nei servizi della giustizia minorile

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    In the assessment of young people entering the Juvenile Justice Systems an important aspect is given by the recidivism risk, as a criterion orienting institutional interventions.A correct assessment of risk factors is important to consider in order to provide effective treatments.While data on young people entering the Juvenile Justice System are available,in terms of number and type of offences committed clustered by age and Country of origin,data on the outcome of the interventions provided within the penal system are more difficult to obtain. The present research involved a sample of 103 male young people aged 14 to 18,clustered in Italians, gypsies and foreigners, prosecuted for a penal offence within Milan Juvenile Justice Services. The young people were assessed by the staff while entering the Services (i.e. First detention centre, Social Services, Detention centre) with the use of a risk assessment form, developed in cooperation with the staff. The results show that 54.1% of the young people displayed a high recidivism risk, 25.1% displayed a medium recidivism risk and 20.8% displayed a low recidivism risk. The initial assessment was compared with follow up data on recidivism rates. Two years after the intervention, 32% of the sample had another prosecution.The percentage increases up to  44% if young people previously assessed as at “high risk” are considered; mostly nomads or highly problematical Italians. The recidivism risk assessment form was adequate in preventing the actual recidivism rate and the decisions of the bench seem overall appropriate in relation to the risk level assessed.The percentages of recidivism risk assessed appear particularly low, in comparison to international data and more similar to the outcomes underlined by the best practices. However, there are high percentages of recidivism amongst young people in probation communities.Nella valutazione dei minori in ingresso nel circuito penale è importante l’individuazione del rischio di recidiva,come criterio per orientare gli interventi istituzionali.Una corretta valutazione dei fattori di rischio è una componente importante alla base di un efficace trattamento. Mentre è possibile disporre di dati in ingresso sulla giustizia minorile (numero e tipo di reati per diverse categorie di minori,per età e provenienza) è più difficile avere dati attendibili sull’esito degli interventi del sistema penale. La ricerca è stata condotta su un campione di 103 minori maschi (italiani, nomadi e stranieri) sottoposti a procedimenti penali nei Servizi della giustizia minorile di Milano.I minori sono stati valutati dagli operatori nella fase di ingresso nei Servizi (Centro di prima accoglienza,Ufficio di servizio sociale per i minorenni, Istituto penale minorile), attraverso una scheda di valutazione del rischio di recidiva,elaborata in collaborazione con gli operatori dei Servizi. I risultati indicano che un minore su due (54,1%) ha un rischio alto di recidiva;uno su quattro (25,1% ) un rischio medio e uno su cinque (20,8%) basso. La valutazione iniziale è stata confrontata con i dati sulla recidiva. A due anni di distanza dalla presa in carico il 32% dei minori ha avuto un altro procedimento penale,con una percentuale del 44% tra i minori valutati all’ingresso con un alto indice di rischio,in prevalenza nomadi o minori italiani particolarmente problematici.La scheda di valutazione del rischio si è dimostrata capace di prevedere la recidiva e le decisioni della magistratura appaiono complessivamente adeguate in rapporto al livello di rischio.Le percentuali di rischio rilevate sono particolarmente basse,confrontate con i dati internazionali ed equivalenti a quelle dei migliori progetti di intervento.Da rilevare comunque le elevate percentuali di recidiva dei ragazzi inseriti in comunità

    Effects of individual differences, society, and culture on youth-rated problems and strengths in 38 societies

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    BACKGROUND: Clinicians increasingly serve youths from societal/cultural backgrounds different from their own. This raises questions about how to interpret what such youths report. Rescorla et al. (2019, European Child & Adolescent Psychiatry, 28, 1107) found that much more variance in 72,493 parents' ratings of their offspring's mental health problems was accounted for by individual differences than by societal or cultural differences. Although parents' reports are essential for clinical assessment of their offspring, they reflect parents' perceptions of the offspring. Consequently, clinical assessment also requires self-reports from the offspring themselves. To test effects of individual differences, society, and culture on youths' self-ratings of their problems and strengths, we analyzed Youth Self-Report (YSR) scores for 39,849 11-17 year olds in 38 societies. METHODS: Indigenous researchers obtained YSR self-ratings from population samples of youths in 38 societies representing 10 culture cluster identified in the Global Leadership and Organizational Behavioral Effectiveness study. Hierarchical linear modeling of scores on 17 problem scales and one strengths scale estimated the percent of variance accounted for by individual differences (including measurement error), society, and culture cluster. ANOVAs tested age and gender effects. RESULTS: Averaged across the 17 problem scales, individual differences accounted for 92.5% of variance, societal differences 6.0%, and cultural differences 1.5%. For strengths, individual differences accounted for 83.4% of variance, societal differences 10.1%, and cultural differences 6.5%. Age and gender had very small effects. CONCLUSIONS: Like parents' ratings, youths' self-ratings of problems were affected much more by individual differences than societal/cultural differences. Most variance in self-rated strengths also reflected individual differences, but societal/cultural effects were larger than for problems, suggesting greater influence of social desirability. The clinical significance of individual differences in youths' self-reports should thus not be minimized by societal/cultural differences, which-while important-can be taken into account with appropriate norms, as can gender and age differences

    International Epidemiology of Child and Adolescent Psychopathology II: Integration and Applications of Dimensional Findings From 44 Societies

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    Objective: To build on Achenbach, Rescorla, and Ivanova (2012) by (a) reporting new international findings for parent, teacher, and self-ratings on the Child Behavior Checklist, Youth Self-Report, and Teacher's Report Form; (b) testing the fit of syndrome models to new data from 17 societies, including previously underrepresented regions; (c) testing effects of society gender, and age in 44 societies by integrating new and previous data; (d) testing cross-society correlations between mean item ratings; (e) describing the construction of multisociety norms; (f) illustrating clinical applications. Method: Confirmatory factor analyses (CFAs) of parent, teacher, and self-ratings, performed separately for each society; tests of societal, gender, and age effects on dimensional syndrome scales, DSM-oriented scales, Internalizing, Externalizing, and Total Problems scales; tests of agreement between low, medium, and high ratings of problem items across societies. Results: CFAs supported the tested syndrome models in all societies according to the primary fit index (Root Mean Square Error of Approximation [RMSEA]), but less consistently according to other indices; effect sizes were small-to-medium for societal differences in scale scores, but very small for gender, age, and interactions with society; items received similarly low, medium, or high ratings in different societies; problem scores from 44 societies fit three sets of multisociety norms. Conclusions: Statistically derived syndrome models fit parent, teacher, and self-ratings when tested individually in all 44 societies according to RMSEAs (but less consistently according to other indices). Small to medium differences in scale scores among societies supported the use of low-, medium-, and high-scoring norms in clinical assessment of individual children. J. Am. Acad. Child Aclolesc. Psychiatry; 2012; 51(12):1273-1283
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