22 research outputs found
Towards scalable user-deployed ultra-dense networks : Blockchain-enabled small cells as a service
Neutral Host Small Cell Providers (SCP) represent a key element of the 5G vision of ultra-dense mobile networks. However, current business models mostly focus on multi-year agreements for large venues, such as stadiums and hotel chains. These business agreements are regulated through binding Service Level Agreements (SLAs), which tend to be too cumbersome and costly for smaller scale SCPs. As a result, the neutral host model does not scale up to its full potential. In this paper, we propose a framework to enable the participation of small- to mediumsized players in the cellular market as providers offering network resources to Mobile Network Operators (MNOs). To this purpose, we review the current and emerging spectrum and technology opportunities that SCPs can use for neutral host deployments. We also propose the use of blockchain-enabled smart contracts as a simple and cost-efficient alternative to traditional SLAs for small-scale SCPs. To demonstrate this, we describe a proof of concept implementation of an Ethereum-based smart contract platform for best-effort service between an SCP and an MNO. Our simulations on potential smart contract-based deployments in city centre Dublin show that the received signal strength in the considered area will increase by an average of 10 percent
Physiological comparison between competitive and beginner high intensity functional training athletes
Introduction: Among high intensity trainings, high intensity functional training (HIFT) represent one of the most recent developments. The aim of the present study was to investigate the differences between a group of competitive (CMP) HIFT athletes and a group of age- and gender-matched beginner (BGN) HIFT athletes, to clarify the physiological characteristics of each group and the reasons for differences. Methods: 10 BGN (32.5 ± 6.2 years) and 10 CMP (29.0 ± 5.4 years) athletes, were included in the study and were evaluated for anthropometry, VO2peak, lactate threshold, isometric and isokinetic leg maximal power and strength, handgrip and maximal anaerobic power. Results: Compared to BGN athletes, CMP reached higher levels of VO2peak (56.1 ± 2.89 ml·kg-1·min-1 CMP vs. 46.5 ± 6.86 ml·kg-1·min-1 BGN; p .006), while anaerobic capacity did not show significant differences (101.8 ± 9.33 kJ CMP vs. 87.0 ± 28.37 kJ BGN; p = .1). Conclusions: CMP athletes showed greater physiological adaptations in aerobic fitness and strength than BGN. Differences may be attributed to the technical skills acquired by CMP and not only to the physiological adaptations induced by the specific training. The lack of differences in anaerobic capacity is likely due to an early and fast improvement in BGN, compared to other parameters
Physiological profile of high intensity functional training athletes
Introduction: High intensity functional trainings (HIFT) are among the most common and popular training modalities. The aim of the present study was to examine the physiological characteristics of a group of HIFT competitive athletes both in a laboratory and field setting. Methods: Twenty HIFT athletes, 10 men (29 ± 5.3 years) and 10 women (30 ± 3.2 years), were evaluated in the laboratory for anthropometric characteristics, VO2peak, lactate threshold, maximal anaerobic power, maximal voluntary isometric and isokinetic strength, and muscle power during a countermovement jump. Athletes were also monitored in the field by measuring VO2 and lactate during a training session. Results: HIFT competitive athletes reached high levels in VO2peak (52.9 ± 5.67 ml·kg-1·min-1 in men; 52.4 ± 6.17 ml·kg-1·min-1 in women), VO2 at lactate threshold (79.7% of VO2peak in men; 74.5% of VO2peak in women), maximal anaerobic power (7.6 ± 1.32 W·kg-1 in men; 5.0 ± 1.13 W·kg-1 in women; p < .05), maximal voluntary knee extension isometric strength (11.7 ± 1.43 N·kg-1 in men; 9.5 ± 2.25 N·kg-1 in women; p < .05) and isokinetic strength (281.4 ± 31.56 N·kg-1 in men; 243.1 ± 44.13 N·kg-1 in women; p < .05), and muscle power during a countermovement jump (54 ± 5.9 W·kg-1 in men; 40 ± 4.8 W·kg-1 in women; p < .05). VO2peak during the on-field training session (50.6 ± 3.82 ml·kg-1·min-1 in men; 51.9 ± 5.76 ml·kg-1·min-1 in women) and lactate production (10.4 ± 0.69 mmol·l-1 in men; 9.7 ± 0.96 mmol·l-1 in women) revealed the high intensity nature of HIFT. Conclusions: Overall, HIFT athletes show exceptional performances in physiological components that are key to many different sports. The lack of specialization in exclusively one domain of physical fitness reveals the comprehensive nature of this training methodology
OltreMare - Un progetto per il futuro della Biodiversità del Mediterraneo
Osservatorio e comunicazione.
Questo progetto narra dello sguardo degli artisti dell’Accademia di Belle Arti di Palermo sul lavoro di ricerca portato avanti dall’IAS - CNR (ex IAMC) riguardo
all’osservazione e alla tutela della Biodiversità e costituisce uno strumento eccellente di comunicazione per un pubblico quanto mai ampio.
La divulgazione della scienza è un’attività complessa e sicuramente necessita di competenze e attitudini multidisciplinari oltreché di motivazione ed entusiasmo.
La comunicazione delle tematiche scientifiche, di per sè ostiche nella traduzione al grande pubblico, grazie alla forza e all’immediatezza tipica dell’espressione artistica diventa prodigioso spunto di riflessione e di osservazione, sia per i giovani che per la comunità intera. Grazie al progetto Osservatorio della Biodiversità Siciliana, sono state realizzate da partners con competenze istituzionali complementari , quali l’Accademia di Belle Arti di Palermo e l’IAS - CNR di Capo Granitola, delle azioni didattiche e creative di
valore scientifico espresse con straordinaria forza e bellezza. La sinergia creata, nata da un rapporto consolidato ormai da tempo, ha portato ad uno scambio tra ricercatori e professori che si sono messi in gioco in uno sforzo congiunto per avvicinare le proprie competenze. In seguito ad un’intensa attività di coordinamento e pianificazione dei lavori, si è riusciti a portare avanti un progetto ambizioso e imponente, coinvolgendo moltissimi ambiti scientifici e altrettante cattedre, sensibilizzando così gli artisti ai temi della Biodiversità.
Le opere prodotte, accompagnate da schede scientifiche, hanno dunque acquisito un valore, oltreché artistico, didattico, e restano come testimonianze oggettive, nel percorso culturale, per i visitatori dell’Osservatorio.
Questa collaborazione conferma l’importanza e l’opportunità di unire arte e scienza per esaltare la percezione della ricerca scientifica da parte della
comunità e ,ancora una volta, si conferma come, per fare “cose straordinarie”, siano più importanti i rapporti umani piuttosto che le competenze tecniche.
A tal proposito, un ringraziamento sentito al Prof. Calogero Piro che, con passione e dedizione, ha reso possibile questa esperienza, e al gruppo di
Comunicazione EDU Lab dell’IAS - CNR, che è stato, per me, un supporto indispensabile per la realizzazione di questo complesso progetto
Tecniche di campionamento e isolamento della microfauna buccale da Muraena Helena
Le tecniche di seguito descritte, sono state eseguite con lo scopo di ricercare nuove fonti di proteasi da batteri marini. Le proteasi sono enzimi che possono essere classificati in quattro gruppi principali in base al residuo catalitico essenziale del loro sito attivo: serino proteasi, cisteino proteasi, aspartato proteasi e metalloproteasi. Ampiamente espressa negli eucarioti, procarioti e virus. Ad oggi, variegate sono le applicazioni di enzimi proteolitici nel campo della medicina rigenerativa. Queste includono, la dissociazione dei tessuti per l’isolamento di cellule da applicare alle terapie cellulari per l'ingegneria tissutale (Mineo et al., 2009). Recentemente, oggetto di studio sempre più crescente è l’identificazione di nuove fonti di enzimi proteolitici. A tal fine sono state studiate e identificate proteasi da pesci (Castillo-Yanez FJ et al., 2005)e da batteri marini (Klomklao et al.,2006; Gerday et al., 2000). È stato infatti dimostrato che gli enzimi marini hanno proprietà uniche, tra cui: l'alta efficienza a temperature più basse e la capacità di essere inattivate con un semplice innalzamento della temperatura (Zhang et al., 2010). Inoltre, dal momento che gli enzimi di microrganismi marini sono noti per essere più stabili e attivi di quelle animali e vegetali, è sorto un grande interesse per queste fonti microbiche di enzimi (Haddar et al., 2009; Macouzet et al., 2005). La crescente richiesta di questi tipi di enzimi ha portato a clonare e produrre varie proteasi, incluse le tripsine, in sistemi di espressione eterologa (Jónsdóttir et al., 2009; Uesugi et al., 2008). Sebbene tale famiglia consista principalmente di enzimi eucariotici, è stato dimostrato che batteri del genere Streptomyces producono tali enzimi (Olafson et al., 1975). Anche i batteri appartenenti a Vibrio sono noti per la produzione di diverse proteasi e collagenasi comprese metalloproteasi (Kim et al.,). Inoltre, tre differenti proteasi, denominati VesA, VesB e VesC, strutturalmente correlate alla tripsina, sono state identificate come componenti del secretoma di Vibrio colerae attraverso il meccanismo di azione di tipo II (Lawrence et al., 2011).
Batteri marini come il Vibrio spp, Putrefaciens Shewanella, e Staphylococcus e Micrococcus spp sono noti per causare infezioni delle ferite nell'uomo. Tali ferite sono a volte causate da morsi di pesci (Gadwal et al., 2014).
La murena, generalmente considerata aggressiva, è in grado di attaccare gli esseri umani e il loro morso rappresenta una potenziale causa di gravi infezioni batteriche. Per questo motivo si è deciso di effettuare studi di isolamento e caratterizzazione della microfauna batterica della bocca delle murene, e da essa caratterizzare l’attività di proteasi di interesse scientifico