6 research outputs found

    When there are no Pagodas on Pagoda Street: Navigating 19th Century Urban Singapore.

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    What does it mean to constitute the landscape in language? The author addresses the complications of navigating a colonial landscape such as 19th-century Singapore, and the complex web of mobilities emerging from multiple knowledges. Despite the existence of official streetnames, different racial groups possessed different names and references for the very same streets—even within the same language. How then can we ever know of a place if it is inscribed by the interplay of cultural and linguistic experiences that constitute specific worlds? Drawing from Wittgenstein and Derrida, the author attempts to engage with the linguistic assumptions governing mobility in the multilayered colonial space of Singapore in which the same street is always a different street—and experienced very differently

    Mon nerf

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    Mounir si sente un elettrone vagante, un extraterrestre, un selvaggio. Vorrebbe sfuggire alle continue lamentele dei suoi vicini e accontentare i suoi genitori, stacanovisti con un banco di ortofrutta al mercato, che ambiscono per lui a un futuro "al massimo". Vorrebbe, a volte, farsi piccolo come un lillipuziano, altre, invece, essere legato al dorso di un fuoco d'artificio. Vorrebbe diventare una star, abbagliare la notte durante il sonno. Nel frattempo, per\uf2, non pu\uf2 che accontentarsi di spazzare capelli pieni di forfora nel salone di un barbiere e vivere il suo "mal di silenzio". Perch\ue9 Mounir ha bisogno di parole per non scomparire, contare fino a dieci prima di parlare non fa per lui, la sua lingua non sopporta i numeri. Ogni settimana sale sul treno che collega la banlieu parigina in cui vive al centro della citt\ue0. Destinazione: lo studio di uno psicanalista. Il tragitto diventa il pretesto per ricordare gli episodi che hanno segnato la sua vita. Una circoncisione senza anestesia, il suo personaggio di seduttore virtuale, la sorellina "seme di rosa" e l'ambigua tenerezza di Gigi, la babysitter, di cui scoprir\ue0 solo in seguito (e a proprie spese) il vero mestiere. Rachid Dja\uefdani torna con un romanzo ancora pi\uf9 diretto e irriverente. Con una lingua aspra, ritmata, capace di aprirsi all'ironia e perfino alla tenerezza, racconta quanto sia difficile crescere - sempre e dovunque, ma in certi casi di pi\uf9. E quanto lo sia, dopo tutto e comunque, dire alle persone che amiamo "vi voglio bene IN MAIUSCOLO"
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