13 research outputs found

    Follow-up about two case reports after posaconazole therapy

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    Zygomycosis is a rare opportunistic fungal infection, that often complicates patients with uncontrolled Diabetes Mellitus, primary and acquired immunodeficiencies as defects of the cell-mediated immunity, myelodisplastic syndrome, hematological malignancies undergoing chemotherapy , HIV and long term therapy with steroid [1]. Mortality rate of these patient is very high, until 85% [2]. The causative organism is an aerobic saprophytic fungus, releasing spores, belonging to the order of Mucorales of the class Zygomycetes [3]. Inhalation and direct contamination of skin lesions are the major causes of infection, so the sporangiospores can migrate up to the lungs, nasal cavity and paranasal sinuses, gut and cutaneous tissues causing primary infection, hyphae invade vassels producing thrombi. Rhinocerebral Zygomycosis occurs with cranial nerve palsies, eye proptosis, pain and often blindness. Zygomicetes can invade central nervous system (CNS) from paranasal sinuses or remote site of infecton [1]. This life-threatening infection could be defeat through early detection, surgical excision and appropriate debridement, aggressive antifungal therapy, and control of risk factors, like diabetes mellitus like in our cases. We reported the follow up after long term therapy with Posaconazole in two Italian girls with Diabetes Mellitus Type 1 previously published [1,4]

    Improvement of a rapid screening test for chronic granulomatous disease

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    Diagnosis of CGD is made by demonstrating absent or markedly reduced oxidase activity in stimulated neutrophils. The screening test proposed is based upon the naked eye evaluation of the reduction of NBT on a solid surface. It seems to be a useful tool for rapid and inexpensive detection of CGD patients, especially for large-scale screening purposes. The test was carried out on forty-five subjects: two males affected by CGD, three female carriers and forty healthy donors. The test confirmed the results obtained with flow cytometric and NBT assays

    APLV: Ultime novità di trattamento

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    L’allergia alimentare presenta un’incidenza in costante aumento, prima tra tutte quella nei confronti delle proteine del latte vaccino (PLV), che si stima sia pari al 2-3% nella popolazione generale infantile dei paesi industrializzati

    RAPPORTI FRA ALLERGIA, VIRUS RESPIRATORI E ASMA

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    L’asma bronchiale è una patologia di grande interesse medico e socio-economico, oltre che estremamente invalidante se non diagnosticata e curata. La presenza di atopia insieme alla suscettibilità genetica e all’iperreattività bronchiale è un fattore predisponente l’asma, mentre le infezioni virali o batteriche sono i principali fattori aggravanti e scatenanti le riacutizzazioni. Nel bambino in età prescolare uno dei fattori scatenanti più importanti del wheezing è l’infezione respiratoria virale: si è evidenziato che nei primi tre anni di vita il wheezing ha per il 90% una eziologia virale. E’ stato stimato che una percentuale compresa tra il 40 e il 90% delle crisi asmatiche siano precipitate da infezioni respiratorie causate da virus. I Rhinovirus (RV) sono gli agenti più frequentemente responsabili almeno nell’80% dei casi. La precoce infezione da RV determinante wheezing è considerata il più potente fattore predittivo di sviluppo di asma all’età di 6 anni in bambini ad alto rischio. Le infezioni delle basse vie aeree e wheezing da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) o altri virus possono alterare il normale sviluppo del polmone e predisporre all’insorgenza di asma. La sensibilizzazione allergica e le infezioni respiratorie virali agiscono sinergicamente nell’aumentare il rischio di ospedalizzazione per asma acuto e nel contribuire allo sviluppo di asma persistente, soprattutto nei primi anni di vita. Il ruolo delle infezioni nell’asma refrattaria a tutt’oggi non è completamente chiarito. Si ipotizza che le infezioni possano scatenare una infiammazione cronica responsabile di alterazioni strutturali e rimodellamento a carico delle vie aeree iperreattive. La natura della risposta immunitaria ai virus può essere un importante determinante del rischio di esacerbazione dell’asma. Fattori genetici e ambientali possono condizionare un pattern di risposta immunitaria ai virus con innesco di infiammazione cronica responsabile dell’ostruzione bronchiale e dei sintomi di riacutizzazione dell’asma. Nel bambino atopico l’eccessiva risposta immunitaria all’infezione da VRS o RV, polarizzata verso il fenotipo Th2, contribuisce al deficit di produzione di citochine Th1 quali interferon β e interferon γ e ad una precoce morte delle cellule epiteliali. La scarsa risposta Th1 non riesce a bloccare l’attivazione del processo di infiammazione con conseguente produzione di citochine proinfiammatorie e di chemochine quali TNF-α, IL-6, CCL3/MIP 1α, CCL5/RANTES, CCL2/MCP-1, CXCL8/IL-8, leucotrieni e molecole di adesione ICAM-1. Le citochine prodotte dalle cellule dendritiche (DC) della mucosa delle vie aeree in seguito a infezione virale, promuovono a loro volta l’espressione di alti livelli del recettore FcɛRI da parte delle cellule midollari, esacerbando la risposta infiammatoria. Le IgE e gli allergeni presenti a livello della mucosa delle vie aeree, mediante il crosslink dei recettori FcɛRI, scatenano una reazione a cascata che porta allo sviluppo di cellule memory Th2 che inibiscono la risposta Th1, unica risposta utile all’eradicazione del virus. La condizione di infiammazione persistente è responsabile della stimolazione dei miofibroblasti con aumentata deposizione di matrice extracellulare e della induzione di fattori angiogenetici che sono alla base del rimodellamento del bronco. Nei bambini ospedalizzati con bronchiolite, oltre al Virus Respiratorio Sinciziale (VRS), sono frequentemente in causa i Rhinovirus (RV). Ultimamente è stato identificato un cappo (RV-C) apparentemente più virulento che è in grado di causare gravi esacerbazioni asmatiche. Agisce causando gravi ostruzioni delle basse vie aeree per effetto della liberazione di grandi quantità di citochine proinfiammatorie, creando così le basi della predisposizione dei pazienti asmatici a infezioni respiratorie più severe: in tutto questo il difetto della risposta dei Th1 sembra avere u ruolo determinante. Di certo nei bambini con wheezing da RV e atopia nel primo anno di vita, il RV si associa ad una elevata incidenza (86%)di asma negli anni successivi, mentre la sensibilizzazione ad aeroallergeni non influisce sullo sviluppo successivo di asma. Infatti al circa il 90% dei pazienti infettati da RV entro il terzo anno di vita manifesta asma ai 6 anni sia in presenza che in assenza di aerosensibilizzazione. altri virus possono colpire il tratto respiratorio, quali coronavirus, metapneumovirus, virus parainfluenzale, adenovirus e bocavirus e lo stesso virus dell’influenza H1N1, responsabile della pandemia del 2009, può indurre severe esacerbazioni in pazienti con asma. Nell’ambito infine delle infezioni respiratorie di origine batterica, solo alcuni batteri (quali Mycoplasma Pneumoniae e Clamydophila Pneumoniae) possono dare riacutizzazioni asmatiche ma gli studi a proposito sono contraddittori e non danno spiegazioni patogenetiche esaurienti. Forse nei bambini non allergici la forte risposta immunitaria Th1 per combattere l’infezione da C. Pneumoniae sopprime la risposta Th2 (quindi lo sviluppo di asma), mentre nei bambini allergici la risposta immunitaria prevalentemente Th2 può comportare la mancata eradicazione batterica con persistenza dell’infezione-infiammazione respiratoria. Nonostante siano ancora scarsi gli studi pediatrici sull’argomento, si è evidenziato che i macrolidi migliorano in modo significativo i sintomi in pazienti con asma causata da batteri atipici, scarsamente controllata dalla terapia, diminuendo nelle vie respiratorie l’espressione di TNF, IL-3, IL-4 e IL-5, la trascrizione del mRNA e riducendo l’infiammazione. Inoltre la contemporanea associazione di broncodilatatori al bisogno e corticosteroidi inalatori, nonostante questi ultimi non siano in grado di modificare la storia naturale dell’asma, favorirebbe la riduzione della infiammazione delle vie aeree e conseguentemente la diminuzione di frequenza di esacerbazioni di asma. Recentemente è stato suggerito che il supplemento con vitamina D in bambini atopici asmatici ad alto rischio è in grado di prevenire le riacutizzazioni di asma virus-indotte. Il meccanismo implicato è sconosciuto, tuttavia sembrerebbe che i livelli di vitamina D siano in grado di potenziare l’attività delle cellule T regolatorie. Anche l’esposizione indoor a funghi quali Aspergillo, Cladosporidio, Penicillum e Alternaria sembrerebbe determinare un aumento della frequenza di esacerbazione di asma. In conclusione non si può escludere che le infezioni respiratorie influenzino lo sviluppo dei disordini di sensibilizzazione e di atopia nei bambini delle età successive, ma di certo influenzano la comparsa di sma. Uno dei fini primari nella gestione dell’asma è senza dubbio minimizzare il rischio di future esacerbazioni. Obiettivo delle prossime ricerche sarà comprendere bene la complicata relazione che esiste tra virus, batteri e infiammazione allergica nella precoce infanzia e individuare se una determinata infezione sia o meno predittiva di uno specifico fenotipo di asma, allo scopo di ottenere nuovi target terapeutici in grado di prevenire gli episodi di wheezing virus-indotti e il successivo sviluppo di asma nel bambino

    Rhinocerebral zygomycosis with pansinusitis in a 14-year-old girl with type 1 diabetes: a case report and review of the literature

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    Background: Zygomycosis is a rare life-threatening fungal infection affecting mostly patients with predisposing conditions such as diabetes mellitus, immunodeficiency, haemochromatosis or major trauma. Methods. We describe a case of rhinocerebral zygomycosis in a girl with type 1 diabetes and review previous published cases and treatment options. Results: A 14-year-old girl with type 1 diabetes mellitus occurred with dental pain, facial swelling, ecchymosis and left eye decreased visual acuity, unresponsive to antibiotic therapy. The coltures of the sinusal mucosa were positive for fungal species belonging to the Zygomycetes. She performed antifungal therapy with posaconazole (POS) with a very slow improvement and a poor glycemic control, leading to blindness of the left eye. Conclusion: Our report adds further awareness on rhinocerebral zygomycosis and emphasizes on urgent diagnosis and timely management of this potentially fatal fungal infection through an adequate treatment. © 2013 di Coste et al.; licensee BioMed Central Ltd

    SERUM RESISTIN LEVELS IN CHILDREN WITH HABITUAL SNORING

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    Body: Introduction: Intermittent episodes of hypoxia, and reoxygenation in patients with habitual snoring(HS) might predispose to cell stress trough the activation of a proinflammatory response. Resistin , an adipokine produced by adipocytes, circulating monocytes and macrophages is known to be involved in the inflammatory response regulation. Objectives: To investigate the association between HS severity and serum levels of resistin. Methods: Fifty-three children (35 males; 66%) with HS aged between 4 and 16 years of life (mean age 8 ± 3 years) were selected by a SDB validate questionnaire and underwent nocturnal pulse-oximetry recording at home. Moreover 33 healthy non snorers children with similar age, sex and BMI, were included in the study as a control group. Results: Children with HS had serum resistin levels higher than the control group (4,67 ± 1,91 ng/ml vs 3,80 ± 1,50 ng/ml; p<0.04). Notably the highest resistin levels were found in children with not conclusive and positive pulse-oximetry (5,29 ± 1,91 ng/ml vs 4,20 ± 1,93 ng/ml; p<0.008). Conclusions: Our findings support the evidence of an increased production of pro-inflammatory mediators, such as resistin, in children with HS. These results might be probably due to the intermittent hypoxia and reoxygenation often occurring during sleep in children with Sleep disordered breathing. The presence of HS should be always investigated by pediatricians in order to identify children at risk of the early development of complications

    Predictivity of clinical efficacy of sublingual immunotherapy (SLIT) based on sensitisation pattern to molecular allergens in children with allergic rhinoconjunctivitis

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    Abstract BACKGROUND: The diagnostic and therapeutic approach to grass pollen allergy is now possible by detecting specific IgE (sIgE) to its allergenic components. AIM: To evaluate the correlation between the sensitisation to different molecular Phleum pratense (Phl p) allergens and clinical efficacy of SLIT. METHODS: The pilot study included 36 patients affected by allergic rhinoconjunctivitis, all treated with SLIT actively. We performed serum analysis of sIgE to Phl p 1, 2, 4, 5, 6, 7, 11 and 12. The Average Rhinoconjunctivitis Total Symptom Score (ARTSS) and the Average Combined Score (ACS) were evaluated before and after one year of immunotherapy. RESULTS: Three different groups of sensitisation were defined based on the range of IgE reactivity to Phleum pratense allergens at baseline: group I (sIgE reactive to 1-3 allergens); group II (sIgE reactive to 4-5 allergens); and group III (sIgE reactive to 6-8 allergens). At T0 ACS was 1.79±0.18 in group I; 1.81±0.23 in group II; and 1.95±0.34 in group III. At T1 ACS was 0.85±0.55 in group I; 1.01±0.31 in group II; and 1.44±0.39 in group III. At T1 there was a significant improvement of ARTSS and ACS for group I (p=0.001). CONCLUSIONS: Sublingual immunotherapy with a grass pollen is efficacious irrespective of the patients' baseline sensitisation to either single or multiple grass pollen molecular allergens. We found that patients with few sensitisations have a greater improvement in combined symptom and medication score. SLIT improves the clinical course of allergic patients although new sensitisations may appear

    Una storia di polmoniti e pancitopenia: diagnosi differenziali

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    Si descrive il caso clinico di D., un bambino di 3 anni, terzo di tre germani, con anamnesi remota di polmoniti e Infezioni Respiratorie Ricorrenti. Nell’anamnesi familiare decesso del primogenito all’età di 9 mesi per polmonite da Pneumocystis jiroveci diagnosticata in sede autoptica, esito di una pancitopenia esordita con piastrinopenia. D., al 4° episodio di polmonite, nonostante 3 cicli a domicilio di antibioticoterapia per os e intramuscolo, veniva ricoverato per febbre persistente trattata con boli di steroidi endovena(ev) senza completa defervescenza. Alle scadenti condizioni cliniche si associava una progressiva leucopenia e piastrinopenia, da cui l’indicazione ad eseguire puntato midollare, con riscontro di midollo cellulare e megacariociti diminuiti. Giungeva alla nostra osservazione per l’aggravarsi del quadro clinico ed ematologico, ormai evoluto in pancitopenia periferica. Il paziente effettuava: BAL, negativo per germi comuni, miceti e Micobatteri; Emocoltura sterile; RX torace con quadro di polmonite interstiziale; Antigenuria per Legionella, TB Gold, sierologie per EBV e CMV negativi. Entravano nella diagnosi differenziale di aplasia: la Sindrome Linfoproliferativa Autoimmune, esclusa per negatività del pannello autoanticorpale e sottopopolazioni linfocitarie, con marcatura dei T CD4+ doppi negativi (2,5%) nella norma; anemia di Fanconi, esclusa per genetica per DEB negativa ed RX scheletro in toto nella norma; aplasia da Parvovirus B19 per sierologie e PCR negative su siero e sangue midollare; Leishmaniosi per sierologie e PCR negative e mancato riscontro su aspirato midollare. Nel sospetto di una piastrinopenia autoimmune, con livelli di piastrine stabili a 22mila, in assenza di una ripresa dopo infusione di IVIG, si impostava terapia steroidea per os e in boli ev, senza tuttavia alcun miglioramento. L’ingravescente linfopenia(70/mmc) associata motivava l’approfondimento diagnostico con indagine molecolare dei geni PurinaNucleosideFosforilasi(PNP) e AdenosinDeaminasi(ADA). Quest’ultima evidenziava 2 mutazioni causative, confermando la diagnosi di deficit di ADA. Si procedeva pertanto alla tipizzazione sierologica HLA del fratello senza riscontro di idoneità. In attesa di donatore compatibile, si impostava terapia sostitutiva con ADA-PEG, con pronta ripresa dei valori di piastrine e linfociti. L’efficacia della terapia sostitutiva suggerisce una patogenesi non immunologica della piastrinopenia, da ricondurre probabilmente all’accumulo di metaboliti tossici, dovuto alla ridotta attività dell’enzima ADA

    Changes in skin prick test reactivity over 7-14 years in a population of food allergy children and asthmatic sympoms.

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    Background: Allergic disorders are an increasing health problem among children.Aim: to describe the prevalence of sensitization to common food and inhalant allergens at different ages and the association with asthmatic symptoms.Methods: 174 children with positive Skin Prick Test (SPT) to at least one food allergen <36 months were called after a follow-up period of 7-14 years to repeat SPT, to complete a questionnaire about asthmatic symptoms, and to perform spirometry.Results: 174 children complete the questionnaire: 25.8% had wheezing, 34.4 % had dry cough and 35.6% reported diagnosis of asthma. At the first observation 65 (37.3%) had positive SPT only to food allergens (F) and 109 (62.6%) had sensitization to food and inhalant allergens (F+I). At the second observation in the group with single sensitization to F 50% lost sensitization, 10% retained sensitization to food and developed sensitization to inhalants (F+I) and 40% showed sensitization only to inhalants. In the group with double sensitization (F+I) at the first observation: 50% remained positive to both allergens (F+I), more than 40% were positive only to inhalants and a small percentage (< 10%) became negative. The sensitization profiles differed significatly between two groups (F and F+I). FEV1 and FEF 25-75 were significantly lower in the group F+I at the first observation than in the group F (< p 0-01).Conclusion: We found an association between changes in SPT positivity and the development of asthmatic symptoms. The double sensitization (F+I) as well as the early sensitization to atlants would seem to correlate with the persistence of the allergy and with the development of respiratory disease
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