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Home > Vol 2, No 1 (2013) > Cicatello
Realismus bei Kant. Überlegungen zur Kritik der reinen Vernunft
Angelo Cicatello
Abstract
The essay examines in its basic attitude towards refuting the skeptical doubt about the world that Kant is stating on the basis of developments in the project of a transcendental critique of reason.Kant does not respond to the doubts of the skeptic with the demonstration of the existence of a world outside of us, but rather shows that these doubts are based on a questionable and artificial setting of the relationship between our representations and objects. It is not, in short, to answer the questions raised by the skeptic, but, more radically, to interrogate him skeptical about the legitimacy of the position from which he raises his doubts
Non nominare il nome di Dio invano. L'emendatio kantiana della prova ontologica
Se l'argomento a priori, che Kant nel Beweisgrund del 1762 oppone come l'unico possibile a quello cartesiano, muove dal concetto del possibile in generale, radicalizzando in modo esplicito la questione di Dio sul terreno della ricerca ontologica, ciò coinvolge in modo tutt'altro che indolore l'impianto speculativo dell'ontologia prekantiana, minandone alla radice i presupposti teorici.
Un attacco che si rivela tanto più fatale, dal momento che viene lanciato, per così dire, dall'interno stesso del razionalismo metafisico, e segnatamente da un autore, quale è il Kant dei primi anni '60, che coltiva ancora il sogno «dogmatico» di consolidare le pretese della metafisica nella conquista di una prova rigorosa dell'esistenza di Dio
IL DIRITTO DI VISITA ENTRO I LIMITI DELLA SEMPLICE RAGIONE NOTE A MARGINE DEL COSMOPOLITISMO DI KANT
Il diritto di visita di cui parla Kant nel Terzo articolo definitivo per pace perpetua richiede, in forza della sua stessa tessitura teorica, di essere iscritto in un registro più ampio, che non riguarda cioè, solo, gli aspetti specificamente politici e giuridici del progetto cosmopolitico, ma fa riferimento alla questione concernente il senso stesso in cui all’uomo può essere legittimamente riferito il possesso della ragione. Solo per questa via è possibile accedere in modo teoreticamente avveduto al senso precipuo del progetto cosmopolitico kantiano e al tema dell’ospitalità universale. Ed è forse la stessa via per la quale Kant, nel rispondere alle urgenze del suo tempo, può fornire indirettamente anche a noi suggerimenti decisivi per l’elaborazione di proposte concrete sulla questione dell’ospitalità e della convivenza pacifica tra i popoli
Ontologia critica e metafisica. Studio su Kant
Parlare di ontologia critica in Kant non vuol dire solo descrivere gli elementi e il progetto di un'ontologia che si accredita come tale unicamente nell'ambito dell'esperienza, ma vuol dire anche riconoscere che la stessa ontologia non copre l'intero ambito della metafisica; e ciò nel senso che il riferimento della ragione al soprasensibile, che chiama in causa in modo specifico le idee dell'anima e di Dio, reclama un essere diverso dall'esser qualcosa che costituisce lo statuto ontologico proprio dell'oggetto
Per una rilettura kantiana del principio di causalità
There is no contradiction between Kant’s statement that the proposition, “every alteration has its cause,” is of no interest to the Critique of Pure Reason because of its dependence on empirical contents (KrV, B 3) and his use of the same proposition as an example of pure a priori knowledge (KrV, B 5). There is only the arduousness and sometimes also the ambiguity of a passage in which Kant attempts to establish a new basis for the validity of the principle of causality
Ego sum, ego existo. Per una rilettura della res cogitans
The notion of res cogitans has constituted a privileged critical objective of
readings of modern subjectivity in a deconstructionist key, coming to act as a term
in which there seem to merge, in a sort of fatal alliance, hyperconscientialism, reification,
solipsism and everything the contemporary culture attributes to bad metaphysics,
or even to metaphysics tout court. However, also and above all when it
is understood within the ontologically strong meaning of substantia, the Cartesian
reference to res cogitans does not necessarily denote the simple outcome of the I
folding back into alleged and undisturbed autonomy. It also proves to be the locus
in which what is challenged is precisely the idea that the I-subject, in the sense of
that evidence that holds together the cogito and the sum, concerns a self-concussed
form of self-founded knowledge