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    Sarcoma miofibroblastico dei tessuti molli: studio morfologico e molecolare di una casistica originale

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    Introduzione: I sarcomi miofibroblastici sono entità non ben caratterizzate, la cui diagnosi verte esclusivamente su criteri morfologici, dal momento che non state identificate ad oggi anomalie genetiche specifiche. Essi comprendono neoplasie a diverso grado di differenziazione, associate a caratteristiche cliniche nettamente distinte. Il sarcoma miofibroblastico di basso grado è un tumore raramente metastatizzante, che mostra una predilezione per i tessuti molli profondi delle estremità. Gli elementi istologici essenziali al suo riconoscimento sono rappresentati dalla presenza di una crescita infiltrativa di fasci di cellule fusate a fenotipo miofibroblastico, con atipia nucleare almeno focale. Il sarcoma miofibroblastico di alto grado è un sarcoma pleomorfo con una differenziazione miofibroblastica documentabile sul piano istologico, immunoistochimico o ultrastrutturale. Entrambi i sottotipi mostrano positività immunoistochimica per actina e/o desmina. Il nostro studio si propone di effettuare un’indagine molecolare di una casistica di miofibrosarcomi dei tessuti molli e di integrare i dati ottenuti con una revisione istologica, immunoistochimica ed in parte ultrastrutturale, al fine di individuare eventuali correlazioni tra caratteristiche genetiche e morfologiche. A tale scopo, abbiamo raccolto una serie comprensiva di sarcomi miofibroblastici a diverso grado di malignità, includendo sarcomi miofibroblastici di basso ed alto grado. In questo modo, l’indagine si prefigge in primo luogo di caratterizzare sotto i diversi profili le due rispettive categorie di sarcoma miofibroblastico, e in seconda istanza di individuare eventuali aspetti genetici differenziali che possano in parte spiegare la distinzione intercorrente tra le due entità sul piano clinico-patologico e prognostico. Metodi: Lo studio è stato condotto retrospettivamente mediante la selezione di una casistica composta da 12 sarcomi miofibroblastici di basso grado e 8 miofibrosarcomi di alto grado diagnosticati dal 2007 al 2023. Ciascun caso è stato attentamente rivalutato alla luce delle caratteristiche istologiche, immunoistochimiche ed per alcune lesioni ultrastrutturali. All’indagine immunoistochimica sono stati testati i marcatori actina-muscolo liscio (AML), desmina, β-catenina, S100, SOX10, ALK, caldesmone, MUC4, miogenina e pan-citocheratina (panCK). Le indagini molecolari sono state effettuate mediante analisi di ibridazione in situ fluorescente (FISH) su tutti i casi di miofibrosarcoma indipendentemente dal grado di malignità. Il sequenziamento RNA mediante metodiche di next generation sequencing (NGS) è stato eseguito nei casi di sarcoma miofibroblastico di basso grado. I risultati genetici sono stati infine confrontati con le caratteristiche morfologiche ed immunoistochimiche precedentemente valutate. Risultati: I casi di sarcoma miofibroblastico di basso grado comprendevano 12 pazienti, di cui 5 femmine e 7 maschi con intervallo di età tra 12 e 87 anni. Le sedi di insorgenza erano rappresentate da estremità, tronco e distretto testa-collo. La serie di casi di pazienti con miofibrosarcoma pleomorfo era costituita da 4 femmine e 4 maschi di età compresa tra 41 e 87, con localizzazione a livello degli arti in 7 casi e del tronco in un caso. Tutti i pazienti sono stati trattati con escissione chirurgica ampia. Al follow-up, in nessun caso di miofibrosarcoma di basso grado è stata riscontrata recidiva di malattia. Tra i casi di miofibrosarcoma pleomorfo, un paziente ha mostrato recidiva locale ed un altro ha presentato recidiva locale e metastasi a distanza. A livello morfologico, in tutti i casi a basso grado di malignità, sono state osservate le caratteristiche istologiche essenziali del sarcoma miofibroblastico, rappresentate da fasci di cellule fusate a crescita infiltrativa, citoplasma tenuemente eosinofilo, nucleo affusolato con piccolo nucleolo ed occasionali atipie nucleari di grado moderato. In alcuni casi è stata osservata la presenza di caratteristiche insolite, con architettura multinodulare/plessiforme, prominente pattern vascolare, aggregati linfoidi periferici, cellule giganti osteoclasto-simili, cellule simil-gangliari e figure mitotiche atipiche. I miofibrosarcomi di alto grado hanno mostrato un’organizzazione in pattern solidi e fascicolati, spesso con architettura storiforme, associata alla presenza di variabili quantità di necrosi e marcato pleomorfismo cellulare, a tratti oscurante il fenotipo miofibroblastico. Le indagini immunoistochimiche hanno prodotto risultati simili, con positività per AML con pattern di colorazione tram-track in tutti i casi e diffusa positività per desmina in un caso. I marcatori β-catenina, S100, SOX10, ALK, caldesmone, MUC4, miogenina e panCK sono risultati negativi in tutti i casi. Gli studi ultrastrutturali sono stati condotti su 6 casi di miofibrosarcomi pleomorfi e hanno messo in luce elementi indicativi di differenziazione miofibroblastica, tra cui la presenza del fibronesso e di filamenti di actina subplasmalemmale, associati ad abbondante reticolo endoplasmatico rugoso contenente materiale flocculento elettrondenso. E’ stata successivamente effettuata una caratterizzazione molecolare con NGS, la quale ha individuato la traslocazione del gene USP6 in due casi, con geni partner di fusione rispettivamente rappresentati da RRBP1 e THBS2. Infine, è stata condotta l’indagine FISH sulla casistica globale di miofibrosarcomi, che ha confermato il riarrangiamento nei due casi sopracitati e ne ha riscontrato per la prima volta la presenza in un ulteriore caso di miofibrosarcoma di basso grado. Dall’integrazione con i dati morfologici è emerso che i casi con riarrangiamento di USP6 risultavano associati a caratteristiche istologiche distintive, unitamente alla presenza degli aspetti più classici della morfologia miofibroblastica. Conclusioni: Sebbene considerati di difficile riconoscimento, i sarcomi miofibroblastici rappresentano un’entità neoplastica degna di una precisa definizione nosologica, sulla base della presenza di specifiche caratteristiche istologiche ed ultrastrutturali. Le basi patogenetiche di questa rara neoplasia rimangono tuttora oscure, dato che non sono mai state individuate anomalie genetiche ricorrenti che possano contribuire ad una migliore caratterizzazione molecolare. Le analisi genetiche del nostro studio hanno evidenziato la presenza del riarrangiamento di USP6 in tre casi di miofibrosarcomi di basso grado con caratteristiche istologiche peculiari. Questi risultati suggeriscono possibilmente l’esistenza di un subset di sarcomi miofibroblastici caratterizzati da specifiche alterazioni genetiche e da aspetti istologici distintivi. Da ciò potrebbe discendere l’eventuale proposito di estendere tali studi molecolari ad una casistica di miofibrosarcomi più ampia e di integrare i dati istologici e molecolari con quelli clinici, allo scopo di individuare possibili correlazioni con la prognosi, eventualmente utili ai fini del trattamento

    The Histological Background of Recurrence in Laryngeal Squamous Cell Carcinoma: An Insight into the Modifications of Tumor Microenvironment

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    Recurrent laryngeal carcinoma presents differences from the primary tumor that largely depend on the treatment. In this article, we review the histologic and molecular treatment-induced changes that may affect the diagnosis of recurrent laryngeal carcinoma, the assessment of predictive markers, and the response to treatment with immune checkpoint inhibitors. Radiotherapy induces profound modifications that are strictly related to necrosis of different tissue components, fibrosis, and damage of the tumor vessels. Postradiotherapy recurrent/persistent laryngeal squamous cell carcinoma typically presents a discohesive growth pattern within a fibrotic background associated with significant changes of the tumor immune microenvironment, with both important immunosuppressive and immunostimulatory effects. Overall, the increase of immunoregulatory cells and immune checkpoints such as CTLA-4, TIM-3, PD-1, and PD-L1 induced by radiotherapy and chemotherapy strongly supports the use of immune checkpoint inhibitors in recurrent/persistent laryngeal carcinoma. Future studies aiming to identify predictive factors of the response to immune checkpoint inhibitors should consider such treatment-induced modifications

    Sinonasal nodular fasciitis: report of a case with USP6 rearrangement

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    : Nodular fasciitis (NF) is a benign myofibroblastic proliferation characterized by rapid growth, a self-limiting course, and USP6 gene rearrangement. Although it can arise in the head and neck region, very few cases of NF involving the sinonasal tract have been reported to date. Herein we report a case of NF involving the nasal cavity presenting as a polypoid well-defined mass causing obstructive symptoms in a male with a history of multiple local surgeries. Although the mass had an unusual clinical presentation, the histopathologic and immunohistochemical findings were consistent with NF. Fluorescent in situ hybridization performed with break-apart probes flanking the USP6 locus on chromosome 17p13 revealed the presence of USP6 gene rearrangement. The patient remained free of disease 124 months after surgical treatment. Considering its remarkably benign behavior despite its alarming clinical and histologic features, the distinction of NF from sinonasal malignant tumors is essential

    Recurrent USP6 rearrangement in a subset of atypical myofibroblastic tumours of the soft tissues: low-grade myofibroblastic sarcoma or atypical/malignant nodular fasciitis?

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    Aims: Low-grade myofibroblastic sarcoma (LGMS) is a rarely metastasizing myofibroblastic tumour mostly affecting extremities and the head and neck of adults. Histologically, it shows long infiltrative fascicles of spindle cells with moderate nuclear atypia. By immunohistochemistry, it stains positive for smooth muscle actin (SMA) and sometimes for desmin. To date, no recurrent genetic abnormalities have been described. Ubiquitin-specific peptidase 6 (USP6) gene rearrangement is typically found in some benign bone and soft-tissue tumours including nodular fasciitis (NF), among others. Nevertheless, rare cases of USP6-rearranged tumours resembling NF with atypical features have been reported. Methods and results: One index case of LGMS of the deltoid in a 56-year-old man presented the THBS2::USP6 translocation by RNA sequencing (Archer FusionPlex Sarcoma v2 panel). Further screening of 11 cases of LGMS using fluorescent in situ hybridization (FISH) analysis with a USP6 break-apart probe identified two additional cases. These cases were investigated with RNA-sequencing, and a RRBP1::USP6 translocation was detected in one. The other case was not assessable because of low-quality RNA. Noteworthy, rearranged LGMSs presented distinctive features including variable multinodular/plexiform architecture, prominent vasculature with occasional wall thickening, scattered osteoclast-like multinucleated giant cells, and peripheral lymphoid aggregates. Conclusion: Our findings support the notion that among soft-tissue neoplasms with fibroblastic/myofibroblastic phenotype, USP6 rearrangement is not limited to benign tumours, and warrants further investigation of genetic changes in myofibroblastic sarcomas

    Unusual Case of Pancreatic Adenocarcinoma with Bladder Metastasis

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    Abstract Background: The pancreas can be the site of neoplasms of several histogenetic origins; in most cases, tumors derive from the exocrine component, and ductal adenocarcinoma certainly prevails over the others. This tumor displays remarkably aggressive behavior, and it is often diagnosed at a late stage of disease. Case presentation: We discuss the rare case of a 76-year-old male with locally advanced pancreatic head adenocarcinoma who developed uncommon metastatic disease. The bladder constitutes a very rare site of metastases, mostly deriving from melanoma, gastric, lung and breast cancers. The bladder's secondary involvement in pancreatic malignancies represents an extremely unusual occurrence, and there are very few cases described in the literature to date. Conclusions: The finding of pancreatic adenocarcinoma metastases leads to a poor prognosis, and patients who are diagnosed at this stage constitute 53% of cases, with a 5-year survival of 3%. Although rare, therefore, the diagnostic hypothesis of pancreatic ductal adenocarcinoma (DAC) metastases to the bladder must, in some cases, be considered, especially if accompanied by a clinical picture that may suggest it

    Human Glucosylceramide Synthase at Work as Provided by "In Silico" Molecular Docking, Molecular Dynamics, and Metadynamics

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    Glucosylceramide synthase (GCS) is an enzyme that catalyzes the first reaction of ceramide glycosylation in sphingolipid metabolism. It represents a primary target in the pharmacological treatment of some lysosomal storage diseases (LSDs), such as Gaucher and Niemann-Pick syndromes. In this study, starting from the model reported in the AlphaFold Protein Structure Database, the location and conformations of GCS substrates and cofactors have been provided by a step-by-step in silico procedure, by which the functional manganese ion and the substrates have been inserted in the GCS structure through combined molecular docking and full-atomistic molecular dynamics approaches, including metadynamics. A detailed analysis by structural dynamics of the complete model system, i.e., the enzyme anchored to the plasma membrane, containing the manganese ion and the two substrates, has been carried out to identify its complex conformational landscape by means of well-tempered metadynamics. A final structure was selected, in which both substrates were present in the active site of the enzyme at minimum distance, thus giving support to a SNi-type reaction mechanism for catalysis. Asp236, Glu235, and Asp144 are found to interact with the metal cofactor, which is able to trap the phosphates of UDP-glucose, while Gly210, Trp276, and Val208 cooperate to provide its correct orientation. Phe205, Cys207, Tyr237, and Leu284 form a pocket for the polar head of the ceramide, which is transiently placed in position to determine the catalytic event, when His193 interacts with the head of the ceramide, thus anchoring the substrate to the active site
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