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    HIFU (HIGH INTENSITY FOCUSED ULTRASOUND) NEL TRATTAMENTO DEI LEIOMIOMI UTERINI: ESPERIENZA PRELIMINARE MONOCENTRICA

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    RIASSUNTO Negli ultimi decenni le ricerche mediche si sono concentrate sullo sviluppo di tecniche che consentissero di ridurre al minimo lā€™invasivitaĢ€ del paziente, ma anche di ridurre i tempi di ricovero ed i costi ospedalieri. In questo contesto si inserisce la tecnica HIFU (high intensity focused ultrasound), che consente il trattamento di patologie neoplastiche, benigne e maligne, attraverso lā€™utilizzo di un fascio ultrasonoro. Lā€™HIFU eĢ€ stata sviluppata prevalentemente grazie a studi e ricerche svolte in Cina. Il precursore di questi studi eĢ€ stato Lynn ed i suoi collaboratori, che nei primi anni ā€™40, generarono onde ultrasonore che diressero contro un reperto chirurgico, causando delle lesioni focali, riconducibili ad una necrosi coagulativa. Le ricerche progredirono, e vennero usate delle cavie in cui vennero indotti danni cerebrali focali, che risultarono evidenti in seguito allā€™autopsia. Negli anni seguenti lā€™HIFU venne inizialmente applicata per la cura di patologie neurologiche, fino a che, con i recenti progressi nella diagnostica per immagini e nella tecnologia ad ultrasuoni, eĢ€ aumentato l'interesse per l'eventuale applicazione dell'HIFU come metodo di ablazione dei tumori. CosiĢ€, negli ultimi 20 anni si sono succeduti numerosi studi clinici che hanno portato all'impiego dell'HIFU per il trattamento di varie patologie neoplastiche. Questa tecnica causa un aumento della temperatura della zona trattata che supera gli 80Ā°C; tale temperatura viene mantenuta per un periodo di tempo molto breve (circa 3 secondi), ma sufficiente ad indurre una necrosi coagulativa focale del tessuto bersaglio. La focalitaĢ€, cioeĢ€ la capacitaĢ€ di concentrare il fascio ultrasonoro in una regione molto precisa del corpo del paziente, eĢ€ uno dei principali vantaggi dellā€™HIFU; infatti consente di lasciare inalterati i tessuti sani circostanti. Durante tutto il trattamento, la procedura viene seguita in tempo reale mediante lā€™ausilio di una sonda ecografica, oppure mediante la risonanza magnetica. Questo consente allā€™operatore di osservare lā€™evoluzione del processo istante per istante, noncheĢ di intervenire nel caso in cui dovessero insorgere delle complicazioni, che sono comunque rare. In commercio sono presenti vari modelli di apparecchiature HIFU, la caratteristica piuĢ€ rilevante che permette una netta distinzione tra i vari tipi, eĢ€ la tipologia del trasduttore del fascio ultrasonoro, che puoĢ€ essere extracorporeo, oppure transrettale. Il principale campo in cui eĢ€ stata applicata questa tecnica eĢ€ stato quello oncologico, nel trattamento di patologie a carico di vari organi, tra cui: fegato, pancreas, prostata, reni, mammella ed utero. Nell'S.D. Chirurgia Generale dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana eĢ€ stata svolta una sperimentazione volta a verificare l'efficienza di questo strumento, con particolare attenzione al trattamento del mioma uterino. Il mioma uterino eĢ€ una neoplasia benigna che origina dalle cellule muscolari lisce del miometrio; eĢ€ la neoplasia ginecologica piuĢ€ comune, infatti si osserva in circa il 25% delle donne in etaĢ€ fertile. Le opzioni chirurgiche per l'asportazione del mioma (miomectomia) sono la laparotomia, la laparoscopia, l'asportazione robotica e nei casi di miomi sottomucosi eĢ€ prevista l'endoscopia interventistica con tecnica isteroscopica. Trattamenti alternativi sono l'embolizzazione dei vasi arteriosi afferenti alla lesione, attraverso l'inserimento di un catetere in arteria femorale sotto guida radiologica, con successiva iniezione di molecole embolizzanti (microsfere) che risultano in una cicatrizzazione del mioma. Essendo una patologia molto comune, eĢ€ di grande interesse affinare la tecnica HIFU in questo campo. Questo consentirebbe di ridurre il decorso postprocedurale, noncheĢ i costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Infatti, nel caso del mioma uterino, la terapia viene effettuata sotto blanda sedazione, fatto che permette allā€™operatore dā€™intervenire prontamente nel caso in cui la pazienta senta dolore, modificando il protocollo procedurale; riduce la degenza postprocedurale. Inoltre, tale tecnica consente di annullare tutti i rischi legati alle complicazioni di un intervento chirurgico svolto in anestesia generale. Le complicanze postprocedurali piuĢ€ comuni che possono essere riscontrate in seguito al trattamento HIFU, sono rappresentate dallā€™edema cutaneo e sottocutaneo, e dalle ustioni di vario grado di gravitaĢ€ che si possono sviluppare. Tuttavia questi effetti sono di scarsa rilevanza, considerando i vantaggi che derivano da questa tecnica. Lo scopo di questo studio eĢ€ quindi quello di riportare i risultati ottenuti dal trattamento con HIFU di pazienti affette da mioma uterino, valutandone la fattibilitaĢ€, la sicurezza e l'efficacia. Nel periodo tra Gennaio 2009 ed Aprile 2012, sono state trattate con metodica HIFU (S.D. Chirurgia Generale e S.D. Ecografia Diagnostica Interventistica nei Trapianti, Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana) 14 donne affette da mioma uterino, con un'etaĢ€ media di 47 anni (range 38-70). L'apparecchiatura utilizzata eĢ€ stata la JC200 della ditta Haifu di Chong Qing. Le 14 pazienti sono state selezionate attraverso alcuni criteri di esclusione: malattia sistemica, numero dei miomi maggiore di 2, controindicazioni alla sedazione; dimensioni del mioma superiori ai 120mm, finestra acustica non adeguata allo studio con ecografia B mode. Una volta stabiliti tutti i criteri, lā€™operatore indica le coordinate dei piani da trattare, identificando la prima e lā€™ultima fetta di tessuto interessate dalla procedura, inserendo anche lo spazio fra le fette (solitamente 5mm). Il trasduttore si muove quindi automaticamente andando a posizionarsi sulla fetta da termoablare. I risultati ottenuti, hanno mostrato unā€™elevata percentuale di riduzione della massa neoplastica, che eĢ€ rimasta prevalentemente immodificata ai controlli seguiti al trattamento, che sono stati previsti ad 1, 3, 6, 12 e 24 mesi dopo lā€™intervento. Tra i sintomi accusati dalle pazienti prima dell'intervento, vi erano: dismenorrea, metrorragia e disturbi urinari; ad eccezione della metrorragia, che eĢ€ scomparsa nel 50% dei casi, gli altri due sintomi sono scomparsi nel 100% dei casi. Solo in un caso si eĢ€ presentata una complicanza in seguito all'intervento, rappresentata da un'ustione di I grado, guarita con restitutio ad integrum. Quindi, dall'esperienza analizzata, possiamo concludere che il trattamento HIFU nella terapia dei miomi uterini eĢ€ una tecnica fattibile, sicura ed effiacace

    La nozione di 'servus fugitivus' in Ulp. 1 ad ed. aed. cur. D. 21.1.17 pr.-16.

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    In Ulp. 1 ad ed. aed. cur. D. 21.1.17 pr.-16 ĆØ conservata la piĆ¹ ampia articolazione superstite della giurisprudenza classica sulla nozione di ā€˜servus fugitivusā€™. Lā€™esegesi del testo consente di individuare nel genere letterario di commento alle clausole edittali edilizie la principale fonte di riferimento per la ricostruzione della nozione in esame, seguendo lo sviluppo che la conduce dalla memoria della piĆ¹ antica configurazione tardorepubblicana a quella affermatasi in etĆ  imperiale ad opera della riflessione sabiniano-proculiana. Il presente contributo ambisce a superare il radicato orientamento dottrinale che individua i requisiti indefettibili per la configurazione del servo come Ā«fuggitivoĀ» nella necessaria compresenza della materialitĆ  della condotta e dellā€™elemento intenzionale: ferma restando la riflessione dei giuristi anche sugli appena menzionati elementi, infatti, lā€™analisi dei paragrafi ulpianei permette di individuare il vero elemento di novitĆ  dellā€™elaborazione giurisprudenziale sul tema, in particolare tra le etĆ  giulio-claudia e flavia, nellā€™approfondimento della questione relativa alla fuoriuscita del servo dalla sfera di controllo dominicale

    Il divieto di patti successorii e gli acquisti a causa di morte nel diritto romano

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    Eā€™ frequente rinvenire nelle trattazioni civilistiche lā€™affermazione per cui il divieto di patti successorii si porrebbe in continuitĆ  col diritto romano, come peraltro sostenuto da ampia parte della dottrina romanistica. In seno a questā€™ultima, tuttavia, non mancano visioni differenti che, sulla base di unā€™attenta analisi delle fonti, restituiscono il problema alla sua dimensione storica, e ne circoscrivono la portata in maniera considerevole. In questa prospettiva, il presente saggio considera lā€™ampiezza dellā€™espressione ā€˜mortis causa capereā€™, usata dai giuristi classici per indicare una particolare categoria di acquisti patrimoniali, determinati da negozi disposti in vista della propria morte. Tali negozi non hanno natura testamentaria, e sono evidentemente costruiti in una dimensione contrattualistica. Emblematico, in tal senso, lā€™esempio della donatio mortis causa, lo sviluppo della cui dottrina in relazione al mortis causa capere sembra doversi ricondurre allā€™autoritĆ  di Giuliano, che affiora ripetutamente ā€“ ancora in etĆ  severiana ā€“ in frammenti giurisprudenziali non esenti da contraddizioni ed oscuritĆ , per la maggior parte raccolti nel titolo XXXIX.6 del Digesto di Giustiniano. Lā€™esame dei testi permette di ripercorrere la storia della menzionata influenza giulianea sui giuristi delle etĆ  successive e spinge ad un ulteriore approfondimento della ricerca sul rapporto tra la riflessione dei prudentes e la produzione autoritativa del considerato settore del diritto

    Lā€™archetipo delle Istituzioni di Gaio eĢ€ dunque solo vana immaginazione?

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    Il contributo affronta il tema relativo alla probabile esistenza di un archetipo delle Istituzioni di Gaio, portando, a favore della tesi positiva, argomenti testuali tratti proprio dal manuale istituzionale del giurista antoniniano

    La pelex tra poligamia e concubinato in Roma antica.

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    L'articolo ripercorre le informazioni sull'antichissima figura della pelex contenute nelle opere di glossografi, antiquari e giuristi antichi, e, sulla base di un'autorevole interpretazione formulata dalla dottrina contemporanea, propone una nuova ipotesi sulle ragioni sottostanti al rinnovato interesse nei confronti dell'istituto nell'et\ue0 tra Cesare e Augusto

    Riflessioni sulla norma ā€˜uti legassitā€™ (Tab. V.3)

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    Intervento

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    Strutture espositive in Gaio: condizione servile e potest\ue0 dominicale in inst. 1.52-54.

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    Il contributo illustra una tecnica di scrittura delle Istituzioni di Gaio mediante l'analisi della sequenza testuale contenuta in inst. 1.52-54

    Sul metodo compositivo delle Istituzioni di Gaio

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    Al fine di illustrare uno dei metodi compositivi delle Istituzioni di Gaio, il contributo si concentra su esempi testuali, tratti dal manuale gaiano, che sembrano il risultato di un'attivitaĢ€ di "interpolazione aggiuntiva" svolta dal giurista antoniniano su modelli evidentemente piuĢ€ antichi e bisognosi di ampliamenti o aggiornamenti alla luce di novitaĢ€ normative o giurisprudenziali
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