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    Percepire e rappresentare il rischio sismico nell’antropocene confronto tra due casi-studio : Mottafollone (Calabria) e Malta

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    La Terra, mite ed ospitale per diecimila anni, da circa due secoli è entrata nell’Antropocene, una nuova epoca geologica che si distingue per l’impatto dell’uomo sul clima e sull’ambiente. Secondo Sandro Calvani (2013), è certo che viviamo per la prima volta in un sistema planetario di relazioni tra umanità e natura in cui l’umanità controlla tutte le altre variabili ed è responsabile di tutte le conseguenze. Il genere umano è in grado per la prima volta di distruggere o salvare il suo futuro. Per questi motivi, da alcuni anni, in Italia, sta crescendo l’interesse per la Geoetica (Peppoloni e Di Capua, 2012) che si occupa delle implicazioni etiche, sociologiche e culturali delle Scienze della Terra, ampliando le prospettive e le aspettative delle Geoscienze ed evidenziando il ruolo fondamentale svolto dagli studi geologici e geografci nel trovare soluzioni ai problemi pratici della vita dell’uomo, compatibilmente con la preservazione della natura e del Pianeta. Infatti, l’uomo costituisce sempre parte attiva anche nei fenomeni catastrofci in quanto può fungere da amplifcatore del danno e delle dinamiche naturali. D’altra parte, per quanto tali fenomeni risultino solo parzialmente prevedibili, comunque si può intervenire sui parametri del rischio dipendenti dall’antropizzazione quali la vulnerabilità e valore esposto che segnano il discrimine tra evento e calamità. Attraverso l’informazione e la conoscenza del rischio è, quindi, possibile contenere al minimo i danni, affnando le tecniche di previsione e prevenzione. Nell’ambito di ricerca che riguarda la percezione dei rischi naturali, si collocano storicamente gli studi di tipo geografco orientati all’approfondimento degli elementi di natura descrittiva e all’analisi del comportamento sociale di fronte al verifcarsi di rischi naturali generati da fonti assunte date ed esogene (Gatto e Saitta, 2009). In tale contesto, è stato somministrato un questionario agli studenti della secondaria di primo grado di Mottafollone, in provincia di Cosenza, nell’area del Pollino, che costituisce un’area sismicamente attiva, e nell’isola di Malta, che costituisce, invece, un’area di bassa-moderata pericolosità sismica in cui la consapevolezza del rischio sismico non è culturalmente solida. Le isole maltesi hanno, tuttavia, risentito storicamente di una serie di terremoti, i cui epicentri furono in Sicilia orientale, nel Canale di Sicilia o nell’Arco Ellenico. Alcuni di questi terremoti hanno prodotto notevoli danni.N/
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